Torino - Escrementi a Forza Italia | Contestato presidio razzista | Mongiello, chi era costui?
Varie da Macerie, trasmissione radiofonica in onda su radio blackout (105.250 in etere e in streaming il Giovedì dalle 10.30 alle 12.30 e ora reperibile su internet all'indirizzo http://www.autistici.org/macerie)
La fogna
29 febbraio. Due sconosciuti fanno irruzione nella sede torinese di Forza Italia e vi gettano un secchio colmo di escrementi.
Provincia Grama
1 marzo. Carmagnola, mercato del sabato. Volantinaggio itinerante contro il razzismo, in solidarietà con i tre di piazza Rebaudengo. Nei pressi di un banchetto della Lega Nord, i pericolosi volantinatori vengono circondati e identificati da una decina tra vigili e carabinieri. Una discreta folla di curiosi assiste alla scena e in molti esprimono solidarietà agli antirazzisti. Il volantinaggio continua fino a quando i leghisti non lasciano la piazza.
Mongiello, chi era costui?
Il signor Dario Mongiello (da Pinerolo) è uno sconosciuto perfetto. Mezza età, calvizie incipiente, qualche chilo di troppo sotto al golfino: proprio il personaggio che, bene o male, tende a passare sempre inosservato. Così, a colpo d’occhio: un’ombra, un’ombra insignificante.
Però, nonostante le apparenze, non è che Dario Mongiello sia un perfetto sconosciuto - per lo meno a Pinerolo. È l’esimio direttore di un giornaletto locale, “La Voce Pinerolese”.
E così - sarà per combattere la solitudine; - sarà per scongiurare il vortice pauroso dell’insignificanza; - sarà, più semplicemente, per vendere qualche copia in più del suo giornale che proprio lui, il signor Dario Mongiello, si è deciso a compiere un gesto eclatante, un gesto di protesta e pregno di significati.
Sabato scorso, in pieno giorno, ha preso una latta di vernice ed un pennello ed è andato a cancellare le scritte inneggianti all’attentato di Nassiriya che decoravano da mesi una vecchia caserma nel centro di Pinerolo. Arrivano i giornalisti e lui spiega: «queste frasi ingiuriose rappresentano un’offesa inaccettabile per tutti coloro che credono profondamente nell’amor patrio e nel coraggio di chi si è sacrificato nel nome della pace. I nostri eroi […] non vanno dimenticati e non possono essere oggetto del vilipendio di alcuni balordi. […] Abiuro recisamente queste farneticanti esaltazioni apologetiche di quel brutale attentato.»
Erano anni che non udivamo un linguaggio tanto forbito, soprattutto a Pinerolo. E come tutti sanno, tanto spesso le iperboli e la retorica non servono a svelar la realtà, bensì a nasconderla. Pensate cosa sarebbe successo se, proprio lì, nel centro di Pinerolo, il signor Dario Mongiello avesse deciso di stupire veramente tutti, parlando per una volta chiaro e fuori dai denti.
Le sue parole sarebbero suonate più o meno così: «queste frasi che cancello offendono tutti quelli che sperano di ricavar qualcosa dalle guerre che l’Italia contribuisce a far scoppiare, e offendono ancora di più tutti quelli che già ci ricavano molto. Peggio ancora, queste frasi svillaneggiano i soldati che vanno in giro per il mondo a difendere la nostra parte di bottino mettendo a rischio la pelle propria e sforacchiando allegramente la pelle altrui. Quando i nostri soldati muoiono dobbiamo ricordarli ed onorarli, dobbiamo trasformarli in eroi e farne un modello affinché spuntino fuori altri ragazzi da poter spedire al fronte al posto loro. Solo grazie ad operazioni continue di marketing e di maquillage continueranno ad essere visti come messaggeri di pace e non, invece, come volgari invasori.»
Questo avrebbe potuto dire, il signor Dario Mongiello, direttore de “La Voce Pinerolese”, prima di ritornare dentro al nulla dal quale, poco prima, era uscito.
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