Trento - "Siamo uomini o caporali"
Riceviamo e diffondiamo testo di un volantino distribuito il 17 luglio a Trento, durante un
piccolo corteo spoantaneo in solidarietà con Kamilla, José e Leo, agli arresti domiciliari con l'accusa di aver attaccato cinque agenzie interinali.
Siamo uomini o caporali?
I “caporali” sono quelle figure particolarmente odiose che raccolgono i lavoratori alla giornata in qualche piazza e li portano sui cantieri o nei campi a farsi sfruttare e per questo trattengono, come una sorta di pizzo, una parte della loro (misera) paga.
La compravendita di manodopera rappresenta il lato più schiavistico dell'economia.
Dal 1998, grazie al “pacchetto Treu” introdotto dal governo Prodi con l'avallo dei sindacati, il caporalato è stato legalizzato. Questo ha portato alla diffusione anche in Italia delle agenzie interinali, effetto e insieme causa di un lavoro sempre più precario e sotto costante ricatto. Se non ti adegui, se non sei perfettamente “funzionale” alle esigenze del padrone, al termine di un giorno, di una settimana o di un mese il contratto interinale non ti verrà rinnovato e al tuo posto verrà chiamato qualcuno più remissivo (o semplicemente più disperato). Niente sciopero, niente rientro per qualche giorno al tuo paese se sei immigrato, niente rivendicazioni. Solo: “Sì, padrone”. Un sogno per i capitalisti (che infatti vi ricorrono il più possibile), un incubo per i poveri, sottoposti a una concorrenza spietata. La tua vita è costantemente subordinata alla telefonata dell'agenzia interinale. Non ti sta bene? Avanti un altro.
Nella notte tra il 14 e il 15 luglio, a Trento, tre anarchici vengono arrestati (e poi sottoposti agli arresti domiciliari) con l'accusa di aver danneggiato le vetrate di cinque agenzie interinali.
Non ci interessa sapere se sono stati loro.
Ciò che sappiamo è che le agenzie interinali hanno reso ancora più maledetta la maledizione del lavoro salariato.
Ciò che sappiamo è che sono sempre più odiate.
Ciò che sappiamo è che danneggiarle è il minimo.
Ciò che sappiamo è che Kamilla, José e Leo sono compagni nostri, combattivi e generosi.
Qualcuno potrà rispondere che con le azioni illegali non si ottiene nulla. A noi sembra invece che a forza di rispettare le leggi (che peraltro lo Stato e i padroni violano quando più gli fa comodo) siamo finiti con la testa nel cesso, costretti a chiedere il permesso per tirarla su e respirare.
Non ci sarà alcun cambiamento finché gli sfruttatori e i loro servi non cominceranno a sentire un po' di fiato sul collo.
Qualcuno, invece di rimirare rassegnato le vetrine della propria sottomissione, ha cominciato a infrangerle.
Per quanto ci riguarda, le vetrate dello sfruttamento le vogliamo tutte in frantumi.
Kamilla, José e Leo liberi! Liberi tutti!
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