[Va] Presidio nazionale contro uninsubria

14/07/2008 - 15:00
14/07/2008 - 19:00

PRESIDIO NAZIONALE A VARESE
LUNEDI’ 14 LUGLIO ORE 15, VIA RAVASI 2

10 ANNI DI UNINSUBRIA
10 ANNI DI TORTURE

MARONI A LEZIONE DA MENGELE

"Prima di tutti vennero a prendere gli animali e fui contento perché sporcavano.
Poi vennero a prendere gli zingari e fui contento perchè rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perchè mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi niente perchè non ero comunista.
Un giorno vennero a prendermi e non c'era rimasto nessuno a protestare"

PER UN MONDO SENZA CAPRI ESPIATORI
Il 14 luglio, a Varese, l’Università degli Studi dell’Insubria si appresta a "festeggiare" i suoi dieci anni di vita invitando personalità di spicco come il Ministro Roberto Maroni, il Presidente della Regione Roberto Formigoni, il Ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini.

L’Offensiva all’Uninsubria della Coalizione contro la Vivisezione nelle Università sarà presente a ricordare, ancora una volta, che il decennale di questo ateneo nasconde le pratiche di tortura più aberranti ai danni di migliaia di animali, attuate da anni e in numero crescente negli scantinati delle varie sedi dislocate sul territorio. Varese, Saronno, Busto Arsizio ospitano laboratori in cui si pratica quotidianamente la vivisezione, per lo più all’insaputa degli studenti e dei cittadini, e naturalmente con soldi pubblici.

Le rivendicazioni della Coalizione contro la Vivisezione nelle Università, volte a fermare queste sadiche pratiche, hanno trovato la totale chiusura dei vertici dell’ateneo, a partire dal Rettore Renzo Dionigi, che fugge intenzionalmente dal dibattito aperto su un tema così importante e così sentito dalla popolazione, una popolazione che chiede di sapere che cosa veramente accada nei laboratori chiusi al pubblico. Le risposte evasive, le connivenze delle amministrazioni locali (il comune di Busto Arsizio finanzia con milioni di euro dei contribuenti le sedi della sperimentazione animale sul suo territorio e intende ampliarle), il rifiuto di fornire i protocolli di ricerca e di aprire i laboratori alla popolazione, si sono di recente mostrati come una precisa strategia difensiva, grazie ad un video, pubblicato su internet, che mostra almeno una piccola parte di quello che accade in queste camere di tortura (http://it.youtube.com/watch?v=KfG3ivknjJw).

Siamo curiosi di sapere che cosa Renzo Dionigi dirà di fronte all'opinione pubblica, di fronte agli studenti, a tutte le persone interessate a conoscere le realtà nascoste e ad interrompere la lunga e atroce serie di sevizie inferte nei dieci anni di esistenza dell’ateneo.

E per celebrare dieci anni di torture non poteva esistere scelta migliore se non quella di chiamare un individuo che propone la schedatura dei rom con i loro bambini, che intende prendere le impronte digitali ad intere etnìe e domani – chissà – a precisi gruppi sociali, ai dissidenti, ai "diversi", ai non omologati. Roberto Maroni, con il suo razzismo, inevitabilmente violento ed esplicito, si troverà certamente a proprio agio fra le mura in cui esponenti di specie "inferiori" (gli animali non umani) vengono continuamente schedati, imprigionati, torturati e uccisi a migliaia.

Razzisti e specisti celebrano, proprio il 14 luglio, il loro disprezzo della libertà, sanciscono senza pudore il diritto del più forte, quel diritto di disporre a piacimento dei corpi di chi non può far sentire la propria voce, perché è "solo un topo", "solo uno zingaro", "solo un clandestino". Celebrano, nel giorno della presa della Bastiglia, un regime carcerario diffuso, che si snoda fra gli stabulari accademici e i Centri di Permanenza Temporanea, moderni Lager di Stato.

Celebreranno, insieme a queste carceri, le carceri in cui si rinchiudono, con i più svariati pretesti, i dissidenti delle nazioni “democratiche”: dalla “civile” Austria, in cui dieci militanti animalisti sono in carcere da quasi due mesi senza accuse precise e nel disprezzo di tutte le garanzie costituzionali, alla “solita” Italia, dove la semplice determinazione nelle lotte ecologiste, animaliste e sociali costa a Paola Gori – cui dedichiamo la giornata del 14 luglio – il regime di isolamento carcerario, nel quadro di un’inchiesta di tipo politico, come sempre più spesso accade, appare sfrontatamente come un processo a qualsiasi idea di rivolta.

Coloro che si autocelebrano come eminenti esponenti della cultura, si dimostrano coloro che ne negano i principi elementari: il confronto e la trasparenza.

Il Ministro Maroni e il Rettore Dionigi saranno in buona compagnia. Si troveranno a proprio agio, fra le mura dell'Uninsubria, anche coloro che, come Giovanni Berlinguer e Maria Stella Gelmini, hanno chiarito ancora una volta che l’Università non deve essere un luogo di cultura e di critica, ma uno strumento di profitto, meglio se privatizzato: lo hanno chiarito come Ministri dell’Università e dell’Istruzione, con un’opera di demolizione dei residui di libertà nella scuola e nelle accademie, con la precarizzazione di insegnanti, ricercatori, personale tecnico-amministrativo, fino alla recente proposta di trasformazione delle università in fondazioni private.

E si troverà a proprio agio, in questa sede di tortura istituzionalizzata, il Presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, coinvolto nello scandalo "Oil for Food" e nelle relative operazioni di arricchimento alle spalle della popolazione irachena. Non ci siamo dimenticati delle imprese accusate di intascarsi parte dei proventi dell’acquisto del petrolio iracheno, proventi destinati ad alleviare - seppur ipocritamente - le sofferenze derivanti dall’embargo con cibo e medicinali… Né delle tangenti che avrebbero versato alla dittatura di Saddam Hussein per poter continuare a fare la cresta indisturbate…

Noi non ci stiamo.
Noi vogliamo che le porte della Bastiglia si aprano per sempre.

Per fortuna, esistono persone che non accettano questa logica di esclusione. Donne e uomini che non rinunciano ad immedesimarsi nell’"altro", che non esitano a guardare negli occhi i deportati di tutte le razze e di tutte le specie, a confrontarsi con quello sguardo animale che svela un intero mondo di sentimenti, relazioni, progetti.
Persone che vedono con rabbia e preoccupazione come la persecuzione dei diversi faccia leva sull’annientamento di questa capacità di "mettersi nei panni altrui", sulla degradazione di animali e non umani a puri oggetti, nella direzione di una mercificazione di tutto e di tutti.
Persone che intendono spezzare quel tirocinio alla crudeltà che si compie nell’addestramento dei laureandi e dei giovani ricercatori alla violazione di vite uniche e irripetibili, nella manipolazione mediatica dei sentimenti dei cittadini, nella svalutazione dell’empatia e della solidarietà verso i più deboli.

Noi riteniamo che le pratiche di condizionamento mediatico per la creazione di un clima di emergenza e di insicurezza, di violenza verso i più deboli, le deportazioni e la reclusione nei Centri di Permanenza Temporanea (eufemismo per Lager di Stato), la progressiva erosione delle più elementari capacità empatiche nei confronti di esseri senzienti in generale, facciano parte della medesima logica che struttura i laboratori di vivisezione degli atenei italiani, che perpetua una società di cavie umane e non umane: simili le strutture, simili i gesti, simili gli obiettivi.

E’ dunque ora di smascherare la falsità degli appelli alla sicurezza che poggiano su paure ingigantite o create ad arte per sfruttare le fasce della popolazione meno tutelate, distogliendo l’attenzione dalle disuguaglianze, dai conflitti e da tutte le vere cause del senso di insicurezza che pervade le democrazie “avanzate”.

Ed è ora di smascherare l’ipocrisia degli appelli alla salute che poggiano su malattie ingigantite o create ad arte per disporre senza limiti di animali "da esperimento", distogliendo l’attenzione dall’inquinamento ambientale ed esistenziale che ci rende cronicamente malati e schiavi di una pratica medica che non abbiamo scelto.

Noi saremo lì, a ricordare a questi individui che non hanno il diritto di sentirsi a proprio agio fino in fondo. La nostra visione antispecista ci fa dire in modo inequivocabile che le lotte degli immigrati, quelle delle lesbiche e degli omosessuali, quelle delle donne, quelle degli animali uccisi nei macelli e negli scantinati della scienza, non possono che essere la stessa lotta.

Saremo dunque a Varese il 14 luglio anche per avviare un percorso di dialogo e riflessione con tutti coloro che sentono ancora l’urgenza della liberazione, dell’empatia, della solidarietà verso i più indifesi. Saremo lì per portare la nostra sensibilità di antispecisti e di antirazzisti, per approfondire questa sensibilità ed ampliarla, per cercare forme per esprimerla e forme d’azione.

Saremo lì per confrontarci con altre sensibilità, con altre tensioni alla libertà, con altre realtà; per parlare di questione animale e di discriminazioni, di vivisezione e di clandestini, di scienza e università, di cultura della morte e di volontà di vivere, senza isolare i problemi, ma al contrario cominciando ad esplorare i nessi che li collegano e li rinforzano a danno di tutti gli esseri senzienti.

PRESIDIO NAZIONALE A VARESE
LUNEDI’ 14 LUGLIO ORE 15, VIA RAVASI 2
CONTRO OGNI FORMA DI DISCRIMINAZIONE

Sab, 12/07/2008 – 13:06
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