Comincia formalmente il processo a compagni/e di Magliana per l'occupazione "8 marzo".
Arresti e carcere non possono fermare le lotte sociali.
La parola che va di moda oggi è "crisi". Si parla di crisi economica come fosse una catastrofe naturale imprevedibile oppure se ne parla come se fosse stata causata da noi lavoratori e lavoratrici perchè pretendiamo troppe garanzie. Si parla di crisi della politica come se i politici corrotti fossero delle mele marce all'interno di partiti politici costituiti da persone oneste. La salvezza del paese è in mano ai "tecnici". Finanza, imprenditori ed economisti rimetteranno in moto l'economia italiana salvandoci dal baratro. La magistratura si erge a difesa della democrazia colpendo i corrotti.
Come lavoratori e lavoratrici siamo relegati/e ad un ruolo di spettatori/rici. Ci vengono richiesti sacrifici, salari più bassi, la pensione sempre più lontana, l'azzeramento del welfare e sempre maggiore flessibilità. Bollette e affitti aumentano, le case restano sfitte e gli sfratti si moltiplicano.
In sostanza un adeguamento al ribasso verso gli standard dei paesi dell'Est Europa e dell'Asia. Chi si ribella a questa tendenza paga un prezzo alto. La magistratura ce lo ricorda spesso. Decine di anni di galera sono stati inflitti ad una manciata di manifestanti presi a caso a Genova nel 2001 e rinchiusi in galera dal luglio scorso.
Arresti, custodia cautelare e denunce e condanne per decine di compagni e compagne in tutta Italia dai No Tav, ai rastrellati del 15 ottobre scorso, fino agli antifascisti romani.
E' questo lo scenario in cui oggi, martedi 16 ottobre, si apre formalmente il processo contro cinque compagni e una compagna di Magliana in seguito all'occupazione dell'ex scuola 8 marzo.
L'edificio occupato nel giugno del 2007 fu bersaglio di un attacco repressivo senza precedenti nella storia della città. Carabinieri e politici del PDL, con l'appoggio dei quotidiani "Il Tempo" e "Il Messaggero" e di un paio di magistrati compiacenti, riuscirono a colpire un'esperienza di lotta radicata nel quartiere di Magliana. Il risultato fu di sei persone arrestate con accuse infamanti e totalmente inventate.
L'impianto accusatorio era talmente inverosimile che all'udienza preliminare del giugno scorso tutte le accuse più gravi sono cadute: il GUP ha prosciolto i compagni e la compagna dalle accuse di: associazione a delinquere, estorsione, possesso di armi da guerra, furto di rame. In quella sentenza viene riconosciuta la legittimità di darsi delle regole all'interno di un'occupazione abitativa come anche la legittimità del metodo assembleare. Restano in piedi accuse inventate di violenze private e lesioni, di furto di energia elettrica e di invasione di edificio pubblico. Restano i 17 giorni trascorsi in galera e i mesei ai domiciliari e sappiamo che per tutto questo nessuno ci chiederà scusa. Resta un'esperienza di lotta troncata e un'occupazione abitativa che i carabinieri e gli amici di Alemanno hanno volutamente ridotto ad un luogo di degrado costringendo compagni e compagne a starne lontani e permettendo la compravendita delle stanze, l'abusivismo edilizio ed un'infinità di episodi di sopraffazione e violenza.
Continueremo a difenderci in questo processo insieme ai nostri avvocati e ai Movimenti di Lotta per il Diritto all'Abitare. Continueremo ad impegnarci per far crescere l'opposizione sociale alla città degli speculatori e a costruire l'autorganizzazione e l'alternativa allo stato di cose presenti.
C.S.O.A. MACCHIA ROSSA
Coordinamento Cittadino di Lotta per la Casa
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