Brigatisti necessari
Il 24 ottobre scorso, i mezzi di informazione hanno dato notizia di una operazione
antiterrorismo che avrebbe sgominato le "nuove" Brigate Rosse.
La "maxi operazione", firmata dai magistrati Ionta e Saviotti di Roma, dal procuratore aggiunto di Firenze Fleury e dal pm di Bologna Giovagnoli, ha dato il via ad una serie di arresti e
perquisizioni. Due delle persone arrestate si sono dichiarate
"prigioniere politiche". Gli inquirenti intanto presentavano in pompa magna alla stampa nazionale i documenti dell'inchiesta.
C'era una volta la presunzione di innocenza: secondo tutte le leggi del
mondo, siamo innocenti (almeno) fino alla condanna da parte di un
tribunale. Versione aggiornata in salsa italiana: parte l'arresto e in pasto ai media si consegnano Colpevoli.
Erano 4 anni d'altronde che sulle "nuove bierre" i Ros collezionavano buchi
nell'acqua. E solo pochi giorni erano passati dalla pubblicazione su "La
Repubblica" dell'atto di accusa contro gli stessi Ros spacciatori di
eroina. Era tempo che ci provasse in grande stile l'antiterrorismo.
A dirigere l'operazione troviamo due personaggi di calibro, freschi freschi
dalla scuola Diaz: Francesco
Gratteri - che esordisce come capo dell'antiterrorismo (ex Ucigos) -
ed il direttore della sezione investigativa Giovanni
Luperi.
La notizia con singolare
tempismo ha oscurato completamente quella dello Sciopero
Generale che avrebbe altrimenti occupato le cronache mediatiche.
E la sicurezza con la quale i media hanno
sbattuto "i mostri" in prima pagina - TUTTE le persone coinvolte
nell'inchiesta, anche quelle che si sono dichiarate estranee ai fatti
contestati - sembra fatta apposta per richiamare l'attenzione di una
opinione pubblica interessata oggi da ben altri problemi (precariato,
inflazione, pensioni...)
che non da una - improbabile - ripresa della lotta armata.
Ma mentre l'inchiesta della magistratura va avanti giornali [
in prima fila le testate del gruppo L'Espresso: il settimanale omonimo
pubblica in prima pagina le immagini dei pedinamenti; il quotidiano La
Repubblica invece: 1 - 2 - 3] e salotti
televisivi hanno puntato gli occhi su un particolare: molti degli arrestati
hanno attraversato centri sociali o erano iscritti a sindacati di base o di
sinistra.
Basta questo
per accusare il movimento di "concorso morale" rispetto alla lotta
armata e per stabilire una connessione diretta tra "turbolenza di
piazza" e omicidio politico? Secondo molti giornali, ministri e parlamentari la condanna č gią scritta.
Il quotidiano "la Repubblica" si é appropriato del titolo di questa feature,
nel tentativo di collocarci in giurassiche schematizzazioni. Una macchinazione che
dimostra - per chi ne avesse ancora bisogno - il pessimo servizio
informativo che quel foglio offre all'opinione pubblica e a chi questi
"giornalisti" sono necessari.
Le
certezze, spesso tirate fuori dal cilindro magico, noi le lasciamo agli
apparati
repressivi, agli esperti creatori di casi mediatici in cerca di
audience. Preferiamo continuare a tenere gli occhi aperti: diffidiamo di chi
confeziona senza scrupolo realta' funzionali agli indici di ascolto.
E prepara il terreno per le prossime, necessarie misure repressive
anti-terrorismo.
Perche' sono gią almeno due anni che
assistiamo ad una lunga serie di inchieste giudiziarie, corredate da
innumerevoli incriminazioni, perquisizioni ed arresti, che hanno colpito un
po' tutte le aree del "movimento". Per farlo sono stati usati strumenti
legislativi ereditati dai cosiddetti "anni di piombo" e persino dal
ventennio fascista.
.. terroristi a chi? terroristi voi!
Roma: giovedi
6 novembre: assemblea cittadina
Dal newswire
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