articoli L'Unita', Il Manifesto, Liberazione su violazione privacy per l'avvenuta pubblicazione dei nomi di alcuni testimoni dei fatti di Napoli.
da L'Unita' di oggi 1° Maggio 2002(pag 11)
SERVENTI LONGHI: *GRAVE ERRORE PUBBLICARE I NOMI DEI TESTIMONI*
ROMA *Alcuni organi di informazione hanno pubblicato nei giorni scorsi i nomi e cognomi, per esteso, dei testimoni nel procedimento aperto dalla Procura della Repubblica di Napoli contro gli agenti di polizia accusati di violenze. Tra questi vi e' un giornalista del network multimediale indymedia. Ritengo un errore grave la pubblicazione dei nomi dei testimoni per esteso*. Lo dice il segretario generale della Fsni Paolo Serventi Longhi in una nota spiegando che si tratta di *una iniziativa che contrasta con elementari norme deontologiche e con il codice previsto dalla legge sulla privacy*. Per il segretario *vicende come quelle di Napoli e Genova, cosi' come processi delicati che riguardano esponenti politici, dell'economia, della criminalita' organizzata richiedono grande equilibrio e senso di responsabilita' da parte di chi dirige i media e da parte di tutti i colleghi. Occorre tenere conto delle possibili conseguenze per i testimoni della rivelazione di informazioni che li possano facilmente far individuare. D'altra parte, per garantire il sacrosanto diritto di cronaca e la liberta' di informazione e' sufficiente usare pseudonimi oppure le soli iniziali dei nomi. Un comportamento professionale di questo tipo consente di rendere completa l'informazione e di tutelare i diritti delle persone che decidono volontariamente di contribuire alla causa della giustizia*. In effetti l'Fsni ha ragione, alcuni giornali, tra cui L'Unita' (e per questo riconosciamo l'errore) hanno pubblicato i nomi dei testimoni. Indymedia Italia ieri ci ha inviato un comunicato in cui tra le altre cose spiega: *Il Gip ha richiesto gli arresti domicialiari dei sei poliziotti ritenendo in pericolo i testimoni, eppure agenzie, giornali e televisioni si sono affrettate a pubblicare riferimenti utili a identificarli, come la citta' e l'area di appartenenza politica, violando la privacy ed esponendoli ad un rischio annunciato. Un atto gravissimo questo - sottolinea Indymedia Italia - che puo' mettere in serio rischio un tentativo di fare luce sulla verita' e che aggiunge veleno al clima di intimidazione che si sta creando attorno a chi osa contestare il comportamento fuorilegge delle forze dell'ordine, sia in occasione del Global Forum, sia, non dimentichiamolo, del piu' recente G8*. Anche altri testimoni dei fatti di Napoli hanno detto la stessa cosa, che questo giornale ritiene fondata.
da Il Manifesto di oggi 1° maggio 2002 (pag 5)
NAPOLI Alcuni testimoni: *Privacy violata dai giornali*
*Alcuni organi di informazione hanno pubblicato nei giorni scorsi i nomi e i cognomi, per esteso, dei testimoni nel procedimento aperto dalla procura della repubblica di Napoli contro gli agenti di polizia accusati di violenze. Tra questi vi e' un giornalista del network multimediale Indymedia. Ritengo un errore grave la pubblicazione dei nomi per esteso*. Cosi' il segretario della Federazione nazionale della stampa, Paolo Serventi Longhi, ha stigmatizzato il comportamento di alcuni quotidiani. A provocare la reazione del segretario della Fsni, la protesta di alcuni testimoni dei fatti di Napoli, che si sono visti individuati con nome e cognome sull'Unita' prima, poi su Nazione e Stampa (che cita nome e cognome di un testimone definendolo un "giornalista" di Indymedia) e Repubblica, Agi e Ansa (che hanno pubblicato nomi con cognomi puntati). *Non crediamo che sia cosi' difficile comprendere quanto la mancata tutela della nostra privacy costituisca un gravissimo precedente e un fortissimo regresso che ci riporta al tempo in cui l'accusatore diventava imputato di processi sommari in piazze predisposte al linciaggio*, accusano due testimoni, Jacopo Mariani e Nicolo' Villinger, che si chiedono *se cio' che e' avvenuto a noi potra' accadere ancora: ai testimoni contro le forze dell'ordine implicate nei momenti di gravi violenze a Genova cosi' come a ogni cittadino che si sovraespone per indicare un politico o qualunque altro rappresentante istituzionale colluso con la mafia*. Da' loro ragione Serventi Longhi, che gia' domenica scorsa, nel dibattito sulla liberta' d'informazione organizzato dal manifesto al centro sociale Villaggio globale di Roma, aveva dichiarato che *chi tocca Indymedia tocca il giornalismo italiano*, anche se i media-attivisti non sono formalmente riconosciuti come giornalisti. *Occorre tenere conto delle possibili conseguenze per i testimoni della rivelazione di informazioni che li possano facilmente far individuare. D'altra parte, per garantire il sacrosanto diritto di cronaca e la liberta' d'informazione e' sufficiente usare pseudonimi oppure le sole iniziali dei nomi*, ha proseguito.
da Liberazione di oggi 1° maggio 2002 (pag.13)
Fsni e testimoni *Sbagliato pubblicare i nomi*
E' *un errore grave* pubblicare per esteso i nomi dei testimoni nel procedimento napoletano contro gli agenti accusati di violenze. Paolo Serventi Longhi, segretario generale della Fsni, si schiera contro quesgli organi di stampa che hanno "sbattuto in prima pagina" i nomi dei ragazzi coinvolti nell'inchiesta. Tra questi c'e' un attivista di Indymedia. Per Serventi Longhi, la pubblicazione *contrasta con elementari norme deontologiche e con il codice sulla privacy: occorre tener conto sulle possibili conseguenze per i testimoni*. La denuncia della violazione della propria privacy e' giunta anche da una lettera di due testimoni pubblicata dal sito di Indymedia Italia: *Non giustifichiamo - scrivono i due testimoni - l'assenza di una traccia deontologica e di un comportamento etico che mette a rischio di ritorsioni chi decide di testimoniare contro un'ingiustizia*.
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