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Il vicepremier ceceno: «Il commando stava per liberare gli ostaggi»
by john barleycorn Tuesday, Oct. 29, 2002 at 10:31 AM mail:

Il vicepremier ceceno: «Il commando stava per liberare gli ostaggi»


La rivelazione è stata fatta alla conferenza filo-separatista di Copenaghen: «I servizi segreti di Mosca sapevano che si era a un passo dalla soluzione pacifica. Ma hanno deciso di colpire lo stesso»


DAL NOSTRO INVIATO
COPENAGHEN - Venerdì sera, alla vigilia del blitz russo nel teatro Dubrovka, l'ex presidente ceceno Zelimkhan Yandarbiev riesce a mettersi in contatto con il commando di terroristi. «Liberiamo gli ostaggi domani mattina alle 11 - gli assicurano - aspettiamo solo l'incontro con Kazantsev (inviato plenipotenziario di Putin nel Distretto federale Sud, ndr )». La crisi appare a un passo dalla soluzione pacifica, ma i servizi russi intercettano la telefonata e, non si capisce il perché, decidono di agire nella notte.
La rivelazione è di fonte cecena e a raccontarla nel corso di una conferenza stampa è stato ieri pomeriggio Akhmed Zakaev, vice primo ministro della Repubblica caucasica e inviato dal presidente Maskhadov al Congresso mondiale ceceno 2002 in corso a Copenaghen. Un appuntamento in calendario da tempo, che casca al culmine della crisi tra Mosca e Grozny e che ha aperto una forte polemica tra il numero uno russo Vladimir Putin e il governo danese titolare della presidenza di turno Ue. La Russia ha chiesto a Copenaghen di impedire la conferenza, perché la ritiene un covo di terroristi, minacciando in caso contrario di far saltare il vertice Russia-Ue in programma sempre qui per l'11 novembre. La risposta è stata un garbato no: impossibile per noi bloccare un'iniziativa di organizzazioni private. Anders Fogh Rasmussen, primo ministro danese, ha poi deciso di spostare a Bruxelles il summit Ue della discordia e Putin si è detto disponibile, annullando comunque ogni visita ufficiale a Copenaghen.
«Non siamo terroristi, sono i russi a volerci dipingere così», ha ribadito Zakaev, accolto con un lungo applauso dagli esuli presenti nella sala dell'Hotel Radisson. Poco più di un centinaio di persone, militanti, insegnanti, qualche pensionato, studenti, giornalisti della diaspora cecena, assediati dalle troupe televisive di tutto il mondo. Nella hall antistante la sala del congresso gli organizzatori hanno appeso fotografie degli orrori di Grozny, bimbi mutilati, cadaveri bruciati, catene di profughi. Esuli, interpreti per l'occasione, si sono prodigati nel tradurre e far capire ai giornalisti il messaggio da far arrivare nelle capitali europee e americane. «Siamo pronti a trattare per la pace, dipende solo dai russi» dichiara Zakaev. «Il Consiglio di sicurezza dell'Onu è debole, non ha mai preso una posizione decisa sulla questione cecena» è l'opinione di Ruslan Khasbulatov, primo presidente del Parlamento russo, leader della rivolta contro Boris Eltsin nell'ottobre 1993 (finì in carcere e fu poi amnistiato), «Putin rifiuta qualsiasi trattativa».
Khasbulatov, 55 anni, è di origini cecene e ha preso parte alla trattativa con i terroristi del teatro. Poteva esserci un'altra soluzione? «Gli alti comandi dell'Armata russa - sostiene - dovevano farsi vedere, i generali avrebbero dovuto parlare con i terroristi, spiegare loro che la guerra finirà». Insomma Putin «non è stato all'altezza del compito». Ma era a conoscenza, minuto per minuto, di quello che stava accadendo? Il professore sorride e risponde «sì», poi fa una pausa e aggiunge: «Non posso dirlo con certezza». Ignorare il problema, avverte, può portare a conseguenze ancora più pesanti, può spingere tutte le regioni caucasiche a battersi per abbandonare la Russia.
Qualcuno, dal palco del Congresso, paragona Putin a Hitler. «Sta compiendo un genocidio, come fecero i nazisti con gli ebrei». Lo stesso vice primo ministro Zakaev non cerca mezze misure e nella conferenza stampa, ancora a proposito del blitz notturno, sostiene che «i russi non hanno trovato il nostro codice genetico, altrimenti avrebbero messo a punto un gas anticeceno», senza far del male agli altri. Le espressioni di Zakaev sono dure, trapela un odio profondo per il nemico di Mosca, responsabile del massacro nel teatro. Hanno raccontato solo bugie, dice, non è vero che il commando intendeva uccidere gli ostaggi uno a uno, come hanno annunciato i russi per giustificare il blitz. La trattativa, ribadisce, si poteva concludere positivamente, come è possibile che gli uomini uccidano donne addormentate? Mosca non fa differenza tra i guerriglieri e il governo regolarmente eletto nel 1997, in uno dei pochi periodi di pace vissuti nella tormentata Repubblica cecena. Sono tutti uguali. Ma anche Zakaev mette più o meno sullo stesso piano i terroristi, «con i quali non è assolutamente d'accordo», e i russi, espressione del «terrorismo di Stato». Nega, senza indugi, ogni legame con Al Qaeda, come invece denunciato a più riprese da Putin. Dice di non essere in grado di controllare i gesti di singoli, le scelte disperate di chi si sente colpito dalle misure repressive degli occupanti. Come dire, l'azione della scorsa settimana non sarà probabilmente l'ultima. «Il blitz non avrà alcun impatto sui rapporti, perché da noi non è cambiato nulla, la guerra continua, i morti aumentano giorno dopo giorno». «Ci risulta che i russi stiano arrestando ceceni ovunque - conclude -, solo a Mosca ne hanno presi negli ultimissimi giorni 1500».
clindner@corriere.it
Claudio Lindner


http://www.corriere.it/edicola/index.jsp?path=ESTERI&doc=CECENI



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Titolo Autore Data
NoGas ma... FreeForLife Tuesday, Oct. 29, 2002 at 1:07 PM
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