UN resoconto dalla strade di La Paz del 12 febbraio 2003
Bolivia dalla strada Sebastian Hacher / Pablo Indio
Resoconto dei fatti di oggi, visto dalle strade di La Paz.
Si sente la stessa agitazione nel petto che il 20 di dicembre nel nostro paese, pero' non e' la stessa cosa. Il fuoco delle mitragliatrici, le grida disperate, i proiettili che non si sanno da dove arrivino suonano diversi.
Alle 11 siamo arrivati in piazza Murrillo e abbiamo incontrato uno scenario di guerra. Una manifestazione di studenti delle secondarie, tutti molto giovani, sono arrivati fino alla porta del palazzo del governo, rompendone le vetrate con bastoni e martelli. L'esercito che e' arrivato nelle strade per rimpiazzare la polizia ammutinata, ha cominciato a tirare lacrimogeni, mentre la polizia in trincea nella cancelleria e nella stanza del GES (Gruppo Specialle di Sicurezza) ha cominciato a tirare lacrimogeni contro i militari.
La gente si lanciava contro i cordoni dei soldati armati con fucili FAL gridando loro in faccia che si ribellassero. Noi ancora eravamo nella piazza, rifugiandoci in un cantuccio tra movimenti nervosi di battaglioni che non smettevano di arrivare e gas lacrimogeni che di volta in volta ci arrivavano vicino.
Si sentono dei colpi, corriamo con gli altri giornalisti a rifugiarci in un edificio e retrocediamo come possiamo, in un andare e venire che non si ferma mai. Ci sono soldati a terra e molto nervosismo.
Quando comincia la sparatoria non e' possibile restare li'. Corriamo e ci mischiamo con la gente che si sposta di un isolato. Rimane a terra un collega, di canal 5 pare, con una pallottola di FAL. Non sappiamo del suo destino, pero' molti nelle strade dicevano che era morto.
Si sentono colpi di mitragliatrice. Non so quanto tempo e' passato. Abbiamo perso la nozione del tempo. L'esercito retrocede, al passo del leopardo, e si rifugia nel palazzo del Governo, a 100 metri da noi. Pare che la polizia sta avanzando.
Tre militari rimangono indietro e la multitudine si va valiente; li assale e gli ruba le armi. Alcuni dicono che si consegnino alla polizia pero' i fucili si perdono nella moltitudine e non sappiamo dove siano finiti.
Usciamo dall'isolato che circonda la piazza. Migliaia di persone si raccolgono ai margini; in piazza Perez ci sono barricate improvvisate con mattoni e legna. Su una grata, circa 200 persone improvvisano una assemblea dove si chiedono le dimissioni del presidente. E' lo stesso grido che abbiamo sentito in Murillo.
La massa avanza, e mescolandoci con essa arriviamo fino al Ministero del Lavoro. C'e' un falo' con mobili e l'edificio e' totalmente distrutto. di li' a poco la gente entra e lo svuota, buttando tutto, infiammabile o no, nel fuoco. Ci sono giovani, signore, uomini eleganti e anziani.
In questo momento ci sono 89 feriti e tra i 13 e i 18 morti e la retromarcia del presidente sull'impuestazo che sembra essergli stato fatale. Ora lo slogna e' "che se ne vada il gringo!".
Cosi' come prende fuoco il ministero del lavoro, anche l'edificio della vicepresidenza prende fuoco. E dove siamo noi arrivano gli studenti universitari del Barricada Roja, del MST e di altre organizzazioni di cui non riesco a sentire gli slogan.
Qualcuno grida "alla casa rosada" che e' la sede storica del MNR, il partito che fino ad oggi ha governato il paese.
E la moltitudine avanza. In ogni luogo, diversi militanti giocano il loro ruolo organizzando la ritirata, dando voce a notizie e perfino facendo discorsi con proposte. Tutto viene accettato; i boliviani sono un popolo organizzato e con una forte tradizione combattiva.
Quando andiamo alla casa del MNR ci incrociamo con alcuni poliziotti. Sono armati male e alcuni di loro hanno il casco della moto per proteggersi. Sono parte della movida e la moltitudine li ignora. Durante tutto il giorno la relazione con la polizia e' contraddittoria: alcuni li acclamano, altri li insultano, altri gli gridano che non devono tornare a reprimere mai piu'.
Mentre centinaia di giovani distruggono il luogo di partito, altri edifici vengono saccheggiati nella citta'. In televisione il governo torna a richiamare alla tranquillita'.
Arriva la notte e i saccheggi si generalizzano. Noi apprendiamo che un gruppo ha bruciato la sede del MIR, altro partito della coalizione di Governo.
Il discredito contro i media prende fuoco: ci sono 4 canali fuori servizio e alcuni sono stati saccheggiati e distrutti. I computer e altro equipaggiamento cadono dagli ultimi piani degli uffici. In tutta la citta' ci sono saccheggi di grandi esercizi commerciali, cambi, banche che alla fine vengono bruciati. Non c'e' polizia a reprimere, cosi' che la gente si sente libera di fare quello che vuole. In piazza ancora ci sono scene di tensione con franchi tiratori e soldati.
Stiamo cercando di raccogliere informazioni sulle altre citta'; sappiamo di El Altro, a 20 minuti da La Paz, dove ci sono stati scontri tutto il giorno. e di Cochabamba dove la mobilitazione fu enorme e di altre citta' con ammuntimenti della polizia
Alcuni minuti fa, il governo ha annunciato che i militari pattuglieranno la citta'. I rumori di stato di asssedio continuano. Non ci sono videocamere o macchine fotografiche nelle strade; i pochi canali di televisione rimasti stanno trasmettendo reportage telefonici. I saccheggi seguno fino a che non giungera' loro voce che alcune carceri hanno riaperto. Nessuno vuole essere filmato. Finalmente la rivoluzione non sara' trasmessa per televisione.
argentina.indymedia.org/news/2003/02/82103.php
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