milano: dal Corriere sul 25 Aprile
by rassegna stampa Monday April 28, 2003 at 11:09 AM
Il Primo Maggio con i sindacati tornano in piazza i centri sociali. I commercianti di corso Buenos Aires: non si passi da qui. Vandali in corteo, rapporto in Procura. Al magistrato i filmati di polizia e vigili. Cgil, Cisl e Uil: la violenza va isolata.
Sarà consegnato questa mattina, alla Procura della Repubblica, il dossier sugli atti vandalici compiuti sia durante il corteo dei centri sociali del 25 aprile sia al termine del presidio di sabato in ricordo di Davide «Dax» Cesare. Un rapporto dettagliato, che comprende le relazioni della questura e i filmati registrati in corso Buenos Aires e che il Comune ha messo a disposizione dei magistrati. È proprio attraverso le immagini delle telecamere per controllare il traffico che si spera di raccogliere elementi utili per l¹identificazione degli autori dei danneggiamenti: vale a dire le vetrine infrante, l¹auto dei vigili urbani incendiata, il bancomat messo fuori uso, i muri imbrattati. Intanto, i commercianti di corso Buenos Aires hanno intenzione di chiedere al questore che il corteo del Primo Maggio non passi per la via. E proprio la prossima festa dei lavoratori sarà tutt¹altro che rituale. Il referendum imminente sull¹articolo 18, le divisioni nettissime nel sindacato, le violenze durante le ultime manifestazioni. Centri sociali di nuovo in piazza. Addirittura uno sciopero dei mezzi pubblici. Tutto concorre a fare di giovedì prossimo una giornata chiave. Ma dalla confusione, secondo il segretario Cisl, Maria Grazia Fabrizio, potrebbe nascere qualcosa di nuovo: perché «proprio qui, a Milano, ripartiamo in modo unitario. Nella speranza che la Cgil, il 6 e il 7 maggio, decida di non sostenere il sì al referendum». In piazza ci saranno due figure chiave della contrapposizione: il segretario della Camera del lavoro, Antonio Panzeri, schierato contro l¹appoggio al referendum, e il promotore della consultazione, Paolo Cagna Ninchi. L¹appello generale: «La violenza va isolata».
«Primo Maggio in piazza senza violenti». Confederali e autonomi tornano in corteo: basta con i vandali. La Cisl: da Milano riparte l¹unità sindacale.
Un Primo Maggio così, forse non si era visto mai. Il referendum imminente sull¹articolo 18, le divisioni nettissime nel sindacato, le violenze durante le ultime manifestazioni. Addirittura uno sciopero dei mezzi pubblici. Tutto concorre a fare della festa dei lavoratori di giovedì prossimo un appuntamento tutt¹altro che rituale. Ma dalla confusione, secondo il segretario Cisl Maria Grazia Fabrizio, potrebbe nascere qualcosa di nuovo: e dunque giovedì prossimo sarà «una giornata storica». I cortei saranno due: il primo, al mattino, dei sindacati confederali. Sfileranno uniti, e non era poi scontato: Cgil assieme a Cisl e Uil dopo i fischi a Savino Pezzotta del 25 Aprile. Poi, nel pomeriggio, sul tema del lavoro precario, ci sarà il corteo dei sindacati autonomi (Cub) insieme ai «chainworkers» - i dipendenti delle grandi catene di distribuzione - e ai centri sociali: la cosiddetta «Mayday parade»: secondo i promotori, parteciperanno 40 mila persone da tutta Italia. Una manifestazione che i commercianti vedono con preoccupazione: da tutti gli ultimi cortei della sinistra radicale si sono staccati gruppetti violenti che hanno messo a ferro e fuoco questo o quel tratto di città. Secondo Maria Grazia Fabrizio, «ciò che dà fastidio è che sempre più spesso nei cortei si infiltrino persone che c¹entrano poco anche con i centri sociali. E che gettano un¹ombra su tutte le rivendicazioni legittime». Di certo inedito è uno sciopero il Primo Maggio: l¹ha proclamato lo Slai Cobas proprio per il fatto che i mezzi pubblici Atm funzioneranno anche nel giorno della festa del lavoro. Ma, a dominare la scena è il referendum del 15 giugno per l¹estensione dell¹articolo 18. Un tema che lacera il sindacato - e la sinistra - come forse non accadeva da decenni. E che proprio a Milano trova una piazza importante. Anzi, secondo Fabrizio, «la più importante». Perché, i fischi a Pezzotta del 25 Aprile hanno ricordato a Fabrizio «il 1992, quando tirarono i bulloni a Sergio D¹Antoni. Fu il momento più basso, da cui il sindacato seppe risollevarsi con un colpo di reni». E dunque, «chi ha fischiato Pezzotta ha fatto al sindacato confederale il più grande favore che potesse fargli». Perché «proprio qui, a Milano, ripartiamo in modo unitario. Nella speranza che la Cgil, il 6 e il 7 maggio, decida di non sostenere il sì al referendum». La contrapposizione ha una sua incarnazione fisica: giovedì in piazza ci saranno due protagonisti, su fronti opposti, della discussione: Antonio Panzeri e Paolo Cagna Ninchi. Il primo chiuderà la manifestazione confederale con un discorso che sarà anche l¹ultimo da segretario della Camera del lavoro milanese: il 9 maggio il suo mandato scadrà. E c¹è chi azzarda: le sue nettissime prese di posizione contro il sì al referendum sarebbero il preludio ad un suo ingresso nella segreteria nazionale della Cgil come rappresentante della minoranza interna. Paolo Cagna è il presidente e l¹ideatore del comitato promotore del referendum. Non rinnega i fischi a Pezzotta: «Si può fischiare all'opera e non si può fischiare chi ha firmato il Patto per l'Italia? Certo preferiremmo parlare. Ma per farlo, bisognerebbe sedersi intorno a un tavolo». Insomma, la sfida comincia da qui.
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