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Intervista a un esponente dell'intelligence indiana sull'atomica islamica.
by mazzetta Tuesday, Dec. 21, 2004 at 1:01 AM mail:

Qualche tempo addietro mi convinsi che per conoscere nel dettaglio i traffici nucleari pakistani, sarebbe stato utile l'aiuto di una fonte indiana di alto livello.

Intervista a un espo...
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Nessuno è più interessato al Pakistan degli indiani, e probabilmente nessuno li conosce meglio. E' stato seguendo questa idea che sono entrato in contatto con B. Raman, una delle più autorevoli ed obiettive fonti vicine al governo e all'intelligence indiana. Raman è stato membro del governo indiano, capo della Commissione per la riforma dell’intelligence nel suo paese; anima e dirige alcuni think tank, indiani ed asiatici; è stato relatore al Congresso americano e alla Banca Mondiale; è editorialista di diverse testate asiatiche.

La nostra corrispondenza si è concentrata sulla diffusione che il Pakistan ha fatto negli anni delle proprie conoscenze sul nucleare, partendo dal vasto traffico scoperto dagli ispettori della AIEA (Agenzia Atomica) fino ad integrare l’excursus con una descrizione completa del “cammino atomico” pakistano e dei suoi traffici e collaborazioni con altri paesi, al fine di ottenere la bomba atomica islamica e dei missili necessari per recapitarla. Il quadro attuale delineato da B. Raman, e descritto allo stesso modo anche da autorevoli commentatori britannici e statunitensi, allunga pesanti ombre sull’atteggiamento americano verso il regime pakistano, e sulla vicinanza e connivenza di questo con la jihad estremista; evidenziando come il fanatismo islamico sia molto, forse troppo, vicino a chi maneggia le bombe atomiche islamiche.

Traduco e trasmetto le risposte avute da B. Raman in merito ai traffici nucleari dal Pakistan ai cosiddetti “paesi canaglia”.

Negli ultimi anni di governo Zulfiqar Ali Bhutto (padre di Benazir Bhutto) allargò ad Arabia Saudita, Iran e Libia il progetto pakistano per l’atomica, convertendolo nel progetto per una bomba atomica islamica da contrapporre a quelle che abitualmente chiamava le bombe cristiane, ebraiche ed hindù e persuase I loro governi a condividere i costi del progetto.

1. Se l’esatta contribuzione di ciascun paese non è nota, la gran parte del denaro è arrivato dall’Arabia Saudita e dalla Libia, in misura minore dall’Iran.

2. Mentre il flusso dei fondi per la bomba islamica fu sostanzioso e regolare da Arabia Saudita e Libia, fu sporadico dall’Iran. Regolare fino al 1979, fino a che lo Shah iraniano restò al potere.Dopo il successo della Rivoluzione Islamica in Iran nel 1979, gli Usa ed alcuni paesi occidentali imposero sanzioni economiche contro Teheran. Gli Stati Uniti congelarono tutti i conti iraniani nelle banche americane. La guerra Iran-Iraq del 1980 aggravò le difficoltà economiche iraniane.L’Arabia Sudita, uno stato wahabita, era molto diffidente verso I rivoluzionari sciiti iraniani. Il generale Zia-ul-Haq, che depose Z.A. Bhutto nel 1977 e prese il potere, era pure preoccupato della radicalizzazione degli sciiti pakistani a causa della vicina rivoluzione iraniana, sciiti che sono circa il 20% della popolazione. Gli Usa erano interessati nel successo iracheno nella guerra con l’Iran, e non avrebbero visto di buon grado il Pakistan congiurare con l’Iran ed aumentarne la forza militare.

3. Tutti questi fattori rallentarono il flusso di denaro dall’Iran, ma non l’interesse iraniano a beneficiare dell’esperienza atomica pakistana, e della sua tecnologia militare. Dopo la fine della guerra con l’Iran il flusso dei contributi è ripreso, aumentato e continuato.

4. quando Z.A. Bhutto e gli altri leader pakistani proposero la bomba pakistana come Bomba Islamica enfatizzarono questi punti:
· Il Pakistan avrebbe custodito la bomba, in rappresentanza di tutta la Ummah (Ndr: comunità islamica)
· La bomba avrebbe potuto essere usata, se ci fosse stata la necessità, non solo contro l’India, ma anche contro Israele.
· Se uno tra i paesi fondatori (Arabia Saudita, Libia e Iran) avesse sentito il bisogno di sviluppare una capacità atomica indipendente per proteggersi da Israele, il Pakistan sarebbe stato felice di assisterlo nell’addestrare i suoi scienziati negli stabilimenti pakistani, di condividere la tecnologia e l’esperienza accumulata e di mettere a sua disposizione i propri canali clandestini per procurarsi i materiali necessari.

5. In osservanza di questo accordo, squadre di scienziati nucleari di Arabia Saudita, Libia ed Iran hanno regolarmente visitato il Pakistan fin dagli anni ’80 per essere istruiti negli stabilimenti nucleari e scambiare esperienze con gli scienziati pakistani. Il dottor A.Q. Kahn, il cosiddetto padre della bomba pakistana, ha regolarmente visitato questi paesi fornendo loro assistenza.Il Pakistan acconsentì anche ad aiutare Libia ed Iran nella costruzione di impianti per l’arricchimento dell’uranio basati sul modello dell’istallazione di Kahuta, costruita su un modello olandese, sulla base dei disegni rubati da A.Q. Kahn, che vi aveva lavorato in precedenza (Ndr: nello stabilimento anglo-olandese a Utrecht).

6. L’assistenza a Libia ed Iran, fu limitata alla costruzione degli impianti per l’arricchimento o andò oltre aiutando questi paesi ad aumentare la propria capacità militare?
La bomba pakistana era costruita su modello cinese grazie a disegni forniti da Pechino ad Islamabad per bilanciare la capacità nucleare indiana. Fonti affidabili hanno riferito che quando il Pakistan condusse I suoi test nucleari a Chagai, nel maggio del 1998, scienziati sauditi e nordcoreani erano presenti, e che uno degli ordigni proveniva dalla Corea del Nord. Altri rapporti in passato avevano rivelato la presenza di nordcoreani a Chagai, ma quelli più recenti parlano della presenza di scienziati sauditi nell’istallazione, come maggiori finanziatori del progetto. Dicono anche che il Pakistan ha sicuramente consegnato i disegni cinesi ad Iran e Libia.

7. Qual’è la posizione dell’Arabia Saudita? Anche lei era interessata a sviluppare la capacità di produzione dell’uranio arricchito, e stava ricevendo l’aiuto pakistano?
Sulla base delle prove attualmente disponibili, io non lo credo. Secondo le mie conoscenze l’Arabia Saudita non ha un programma nucleare civile ambizioso, e troverebbe molte più difficoltà dello stesso Iran a giustificarne il bisogno.

8. In ogni caso, l’Arabia Saudita, che prende sul serio il progetto pakistano per la bomba islamica, e che ne è la maggiore fonte finanziaria, approfitta di una posizione privilegiata negli stabilimenti pakistani, la vista dei quali non è ancora stata concessa a libici o iraniani. Approfitta allo stesso tempo della sepoltura dei legami pakistani con questi paesi da parte dell’alleanza Usa-Uk dopo il 9/11. Questa posizione privilegiata è dimostrata dal fatto che l’ambasciatore saudita a Islamabad, o per lui un rappresentante fidato del regime saudita, siede in tutte le riunioni segrete tra militari e scienziati pakistani che discutono il programma pakistano e che quando giunge in Pakistan il principe della corona Abdullah compie poco pubblicizzate visite all’impianto per l’arricchimento di Kahuta e agli altri stabilimenti nucleari, e di abitudine veniva relazionato da A.Q. Kahn e altri eminenti scienziati sui vari aspetti del programma pakistano.

9. Ci sono alcune domande che rimangono inesaudite: La monarchia saudita non ha mai avuto fiducia in Iran e Libia. Era al corrente dei dettagli dell’assistenza a loro fornita dal Pakistan, e, se sì, perché non hanno cercato di spingere il freno e bloccarla?
E’ successo solo per la fiducia nel fatto che Libia ed Iran userebbero la loro capacità nucleare solo verso Israele e non contro altri paesi islamici?

10. Mentre l’assistenza pakistana ad Arabia Saudita, Iran e Libia nasceva da considerazioni di solidarietà islamica ed obblighi religiosi nell’aiutare un paese islamico fratello, quella fornita alla Corea del Nord era motivata dall’esigenza di ottenere dai coreani i missili a medio e lungo raggio e la tecnologia per produrli. La Cina ha fornito al Pakistan missili a breve raggio, in grado di portare testate nucleari, e forse anche a medio raggio, e la tecnologia per produrli; ma non ha mai accettato di fornire quelli a lungo raggio. Solo la Corea del Nord era disposta a fornirli loro, parte in cambio di denaro quanto mai necessario, parte per l’assistenza pakistana al fine di sviluppare una capacità nucleare. L’asse nucleare Pakistan-Corea del Nord è un’alleanza puramente utilitaristica.

11. C’erano o non c’erano altri paesi non islamici con I quali il Pakistan ha avuto contatti in passato?
SI. Brasile e Corea del Sud. Entrambi interessati al disegno e alle tecnologie di Kahuta. Non esiste, in ogni caso, alcuna prova che i contatti con questi paesi siano sfociati in accordi di effettiva assistenza.

12. Non è stupido da parte del Pakistan avere contemporaneamente contatti nucleari clandestini con reciproci avversari storici come il Nord e Sud Corea, o Arabia Saudita ed Iran?
Quello che a noi sembra stupido, ai leader pakistani appare come una opportunità per favori i propri interessi nazionali. Questa doppiezza, e questo doppio gioco in politica estera sono stati costanti nella storia pakistana sin dalla fondazione del paese nel 1947. Il Pakistan coopera con gli Usa nel monitorare i cosiddetti santuari in territorio iraniano. Allo stesso tempo condivide con l’Iran le informazioni sulla presenza e le attività americane in Afghanistan.

13. Quanto è alta la probabilità che il Pakistan, o alcuni scienziati pakistani individualmente, aiutino al Qaeda e il Fronte Islamico Internazionale (IIF) nell’acquisire capacità nucleare?
Come ho ripetutamente sottolineato fin dal 9/11, la Lashkar-e-Toiba (LET) che è membra dell’IFF ed ora ne esercita la leadership, ha seguaci nella comunità degli scienziati nucleari pakistani. Alcuni rapporti sulla riunione annuale della LET nel suo quartier generale di Muridike, nel Punjab pakistano, ci parlano della presenza di scienziati nucleari, mai però identificati, a queste riunioni. Questa comunità è stata penetrata anche dall’ Hizbut Tehrir (HT) (Ndr: altra corrente fondamentalista, però su base elitaria e pare nonviolenta, di pakistani istruiti in occidente che inorriditi dall’esperienza propugnano il rinascimento islamico). C’è una crescente comunità di scienziati nucleari jihadisti in Pakistan. Lo scienziato in pensione, Sultan Bashiruddin Chaudhry e Abdul Majid, che furono scoperti ad avere contatti con Osama Bin Laden in nome di una organizzazione non governativa di aiuto umanitario, costituiscono solo la punta dell’iceberg della presenza della jihad all’interno dell’establishment nucleare pakistano.Il pericolo che esista la probabilità che si verifichi un trasferimento di materiali e tecnologie nucleari ad al Qaeda e all’IFF da parte di alcuni di questi; è reale.

14. Il mondo sembra aver dimenticato quello che i servizi occidentali scoprirono tra il 1985 e il 1988, un network pakistano clandestino per recuperare rifiuti nucleari dagli stabilimenti nucleari in Germania ed altri paesi europei. Queste attività sono ulteriori rispetto a quelle del network con il quale A.Q Kahn operava per fornire tecnologia per l’arricchimento dell’uranio e macchinari. Perché erano interessati a procurarsi rifiuti nucleari? Per cercare di usarli contro l’India in ordigni radioattivi (bomba sporca), se ce ne fosse stato il bisogno. (Ndr: in settembre la nave Bbc China viene dirottata da Suez nel porto di Taranto, dal suo interno misteriosi materiali vengono trasferiti in segreto in Germania. Mentre vengono fermati tre cittadini tedeschi e un sudafricano, si scopre che il materiale era stato spedito dalla Malesia, dove i pakistani producevano i pezzi, alla Libia; si trattava di pezzi per la costruzione di centrifughe nucleari.)
15. Gli americani sostengono di avere una conoscenza accurate dei dettagli della produzione e dello stoccaggio del sistema pakistano. Ma, cosa successe alle grandi quantità di rifiuti nucleari procurati da Kahn & co. negli anni ’80?
Nessuno lo sa. Non essere sorpreso se scopriremo queste scorte nelle mani di al Qaeda in attesa di impiego.

16. La promiscuità nucleare pakistana, non è fatta di relazioni una-botta-e-via. E’ un lungo e continuo affare. A.Q.Khan e mezza dozzina di scienziati ostentatamente arrestati ed interrogati dal presidente Pervez Musharraf all’inizio di quest’anno, non erano i soli partecipanti in esso. Ogni generale pakistano, da Zia fino a Musharraf compreso ha partecipato attivamente. Se si vuole stabilire e completare il quadro, A.Q Kahn e gli altri scienziati coinvolti d+evono essere prelevati dal Pakistan ed interrogati da una squadra di esperti internazionali. Fino a che questo non sarà fatto la spada di Damocle nucleare continuerà a pendere sulle nostre teste. ( Ndr: Questa richiesta non è stata mai proposta dall’amministrazione Usa, mentre la settimana scorsa, in una intervista al Washington Post, Musharraf metteva le mani avanti dichiarando che tale richiesta sarebbe una offesa all’onore del Pakistan.)

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http://italy.indymedia.org/news/2004/12/693209.php

(1) Bahukutumbi Raman:
notes & biography

Segretario aggiunto (ex), segretario del gabinetto, già membro (2000-2002), del National Security Advisory Board (NSAB); già membro della Task Force per la riforma dell'intelligence; governo indiano, New Delhi; e ora direttore, dell'Institute for Topical studies di Chennai (Madras), e distinto socio e relatore della Observer Research Foundation (ORF), Chennai Chapter.

- Ha relazionato in due occasioni (2002 e 2004) alla Commissione sull'Intelligence del Senato Americano.
- Durante la sua visita nel 2002 ha tenuto vari discorsi su vari aspetti del terrorismo in Asia alla University of California Los Angeles (Feb 23, 2002), Potomac Institute of Policy Studies, Washington DC (Feb 25, 2002), India Club, World Bank, Washington DC (Feb 26, 2002) e al James A. Baker III Institute For Public Policy, Rice University, Houston (Feb 28, 2002).
- Visita regolarmente diversi altri paesi per incontri sulla sicurezza regionale.
- B. Raman è autore di due libri: "Intelligence-Past, Present And Future" e "A Terrorist State As A Frontline Ally", entrambi editi da Lancer Publications di New Delhi nel 2001.
- Ha cominciato la sua carriera come giornalista ed è editorialista fisso della "Indian Defence Review" di New Delhi ed è nel consiglio degli editorialisti e consulenti onorari della rivista.
- E' associato anche al South Asia Analysis Group (SAAG), New Delhi, da ottobre, 1998 e i suoi articoli sono pubblicati su http://www.saag.org e su Outlook India (http://www.outlookindia.com), nonchè su http://www.atimes.com .
-- Membro del Consiglio Nazionale di Sicurezza (National Security Advisory Board;NSAB) del governo indiano nel 2000-01 e nel 2001-02.
- Tiene relazioni regolari su terrorismo, sicurezza interna etc. alla National Police Academy, Hyderabad, Andhra Pradesh; al National Defence College, New Delhi; al Defence Services Staff College, Wellington, Tamil Nadu, e all''Army College of Combat, Mhow, Madhya Pradesh.


mazzetta
http://www.reporterassociati.org

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