Nel corso di un colloquio avuto sabato scorso nel carcere di Secondigliano col detenuto genovese Bernardo Di Vuono, peraltro dichiarato già incompatibile col regime carcerario da un Perito d'Ufficio nominato dalla Sorveglianza di Genova oltre un anno fà, e ciò nonostante ancora dentro nonostante tre interventi chirurgici al cuore e nonostante debba scontare ancora poco più di un anno di pena, lo stesso mi ha consegnato una missiva con richiesta esplicita di farne pubblica denuncia:
"Gentile Avv. Trupiano, più il tempo passa e sempre più temo per la mia vita. Il motivo è dovuto ad una non corretta coagulazione del sangue. Il sottoscritto necessita di visite specialistiche cardiologiche e non più di un dottore generico, per cui non mi resta che chiedere l'incompatibilità con tutti i dottori generici di codesta casa circondariale di Secondigliano. Adesso ho capito perchè ci sono tutti questi morti in questo carcere, perchè i dottori sono degli incapaci oltre che dei menefreghisti della salute dei pazienti detenuti. A mio avviso questi dottori che esercitano in questo carcere sono uguali ai dottori dei lager tedeschi e pertanto andrebbero processati e condannati per tutti i morti che sono avvenuti in questo carcere. Io faccio solo alcuni nomi di persone che sono morte in questo carcere, anche se la direzione dichiarò che le persone sono morte durante il tragitto in ambulanza o in ospedale. La direzione dichiarò e scrisse il falso, e complici sono i barellieri dell'ambulanza e i medici che scrissero i verbali di morte di Racco Francesco, Rosmini Diego e Albanese Francesco, più altri. Quanti altri morti ci dovranno stare prima che qualcuno prenda provvedimenti? Non sono io a dover decidere a decidere a chi scrivere o no, chi decide per me è il direttore, e quando chiedo spiegazioni se sono partite le mmie lettere o i fax, mi rispondono che loro le hanno inviate e che la colpa è delle poste. Tanto varrebbe la pena fucilare i detenuti malati o fargli una puntura letale e farla finita. Siamo in Italia in questo carcere di Secondigliano o siamo in un Gulag Staliniano? Copia di questa lettera la consegnerò al mio legale Avv. Vittorio Trupiano."
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Sono stato nominato difensore di Bernardo Di Vuono solo in data 13 gennaio 2005, in quanto precedente nomina era inficiata dal fatto che lo stesso non avesse revocato due dei suoi tre precedenti difensori e, come è noto, per ogni procedimento non si possono nominare più di due difensori. In occasione del mio incontro con Di Vuono ho spiegato a questi, come già avevo fatto in precedenza con Catgiù, con Dorigo e tanti altri, in utimo anche con Rossetti Busa nella nostra conversazione telefonica di martedi scorso, un concetto per me essenziale. Tutti i nominati prigionieri mi hanno richiesto di assisterli col gratuito patrocinio. Il mio rifiuto è politico e concettuale al tempo stesso: con tale forma di assistenza, infatti, chi mi pagherebbe è lo Stato, quindi sarebbe lo Stato in ultima analisi il mio vero cliente. Tutto ciò per me è inacettabile in quanto tradirei la fiducia di chi vado assistere per il semplice motivo che se è lo Stato a permettere che tutto ciò accada, accettarne il pagamento significa diventarne complici. Non si può assistere la vittima e farsi pagare dal carnefice, è quanto spiegai pure alla madre di Marcello Lonzi. Come potevo farmi pagare dallo Stato se l'Amministrazione Penitenziaria ne fa parte? Dai toturati e dagli schiavi del regime non accetto soldi, nemmeno per interposte persone.
Vittorio Trupiano
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Reference: http://italy.indymedia.org/news/2005/01/709394.php
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