il no di delturco
REGIONI Toscana e Abruzzo: no cpt E sette. Anche Martini e Del Turco aderiscono al forum nazionale proposto dal governatore pugliese ANTONIO MASSARI Un terzo delle regioni italiane si dichiara contrario alla legge Bossi-Fini e chiede la chiusura dei Centri di permanenza temporanea. A una settimana dall'appello lanciato dal presidente della regione Puglia, Nichi Vendola, il fronte dei governatori ribelli si fa sempre più largo: con le adesioni di Ottaviano Del Turco, presidente dell'Abruzzo, e di Claudio Martini, presidente della Toscana, ieri è salito a sette il numero dei presidenti che parteciperanno al «Forum nazionale per la chiusura dei Cpt». Forum che Vendola ha indetto attraverso un'intervista al manifesto e che si terrà presto in Puglia. Nei giorni scorsi avevano già aderito i governatori di Calabria, Basilicata, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia: «E' il caso di discuterne seriamente», dice Martini, «i Cpt, così come sono strutturati adesso, con il filo spinato e la sorveglianza `carceraria', non sono una risposta ai bisogni di sicurezza e alle libertà dei cittadini, siano essi toscani o stranieri, per questo sono anch'io contrario alla loro realizzazione». In Toscana, per il momento, non esiste alcuna struttura: «Cinque anni fa», continua Martini, «quando abbiamo discusso se ospitare o no un centro, abbiamo ottenuto che non si decidesse contro la volontà dei Comuni. D'altronde i Cpt avrebbero dovuto rispondere a una situazione di estrema emergenza, ma poi, con il tempo, si sono verificati abusi e inefficienze, sia riguardo i diritti individuali, sia riguardo le minime garanzie di prima accoglienza. Riguardo i diritti umani sono stati criticati anche da organizzazioni internazionali come Medici senza frontiere: non è solo una questione politica, ma anche di accoglienza civile verso i migranti». Altrettanto netto il giudizio di Ottaviano Del Turco: «Sono d'accordo con la proposta di Vendola», spiega il governatore abruzzese, «mi associo al forum nazionale per costituire un tavolo di discussione tra istituzioni regionali, provinciali e comunali, associazioni e sindacati in grado di sperimentare progetti legislativi. E' indispensabile trovare una soluzione rapida e positiva poiché la chiusura dei centri esistenti e il blocco dei nuovi non risolve un problema che è assolutamente urgente». A unire i governatori, quindi, non c'è solo la volontà di chiudere i Cpt, ma anche l'esigenza di indirizzare il legislatore per una nuova politica sull'immigrazione. «Quella sui cpt non è una semplice battaglia politica fra centrodestra e centrosinistra, ma qualcosa di più», conclude Martini, «la Bossi-Fini rappresenta un deciso passo indietro rispetto alla legge precedente, che aveva imboccato la strada della programmazione degli ingressi, rinnovando le procedure di ammissione. La nostra riflessione deve allargarsi all'impianto stesso della legge: è doveroso, da parte dei presidenti di regione, sostenere questa esigenza con l'obiettivo di indirizzare le scelte del governo».
Intanto, dopo aver scoperto che pochi giorni fa, nel centro di identificazione di Borgo Mezzanone (Foggia), gli immigrati sono stati contrassegnati con dei numeri scritti sulle braccia, il Silp (Sindacato italiano lavoratori di polizia) ha scritto al presidente della repubblica: «Chiediamo il suo intervento per identificare ideatore e responsabili», scrive Michele Pellegrino, segretario della provincia di Foggia, «la Storia è piena di episodi simili che hanno dato inizio a tragedie. Il popolo ebraico ci ha insegnato che i giusti sono la nostra coscienza, facendo cadere gli alibi di chi si auto-assolve con la formula `ho ubbidito agli ordini'. Sono d'accordo con Vendola: questi luoghi andrebbero gestiti da migranti e senza forze dell'ordine».
e ora costruiamo una legge democraticamente avanzata e partecipata!
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