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LA CASA DI DIO NON PAGA LE TASSE
by il manifesto Friday, Oct. 07, 2005 at 6:43 PM mail:

LA CASA DI DIO NON PAGA LE TASSE !

Duecento o forse trecento milioni di euro tolti alle amministrazioni comunali. Teoricamente (ma non troppo) moltiplicabili per tredici, quanti sono gli anni di arretrati che la chiesa potrà chiedere indietro. E tolti proprio alle amministrazioni comunali, che già attualmente lamentano la mancanza di fondi, e che ora dovranno stringere un altro po' la corda del saio, pardon la cintura, per fare contenta la chiesa cattolica. Ieri pomeriggio il senato ha approvato la conversione in legge di un decreto legislativo che dà la possibilità alle curie di non pagare l'ici sugli immobili utilizzati «per le attività di assistenza e beneficenza, istruzione, educazione e cultura» «pur svolte in forma commerciale se connesse a finalità di religione o di culto». E' la conversione di un decreto estivo scritto dai ministri nel pieno delle vacanze senza neppure prendersi la briga di tornare a Roma, come rivela l'indicazione in calce «dato a La Maddalena il 17 agosto 2005». Le disposizioni urgenti in materia di infrastrutture contenevano una serie di chicche, come ha notato il senatore dei Ds Paolo Brutti. Tra le altre, l'aumento dell'indennità assegnata al presidente del registro italiano dighe, l'uscita dell'Anas dal bilancio dello stato, un finanziamento studiato su misura per l'amministrazione di Catania perché assuma a tempo indeterminato un certo numero di lavoratori socialmente utili (lsu). E poi, appunto il famigerato articolo 6, che rischia di aprire un ulteriore buco nei già rattoppati bilanci comunali.

La prima stima parla di una cifra che va dai 200 e i 300 milioni di euro di incassi Ici in meno. Cinque milioni solo a Roma, città curiale per eccellenza. Con due varianti devastanti. La prima è che l'articolo 6 è una «norma interpretativa» della legge che ha istitutito l'Ici. Già nel primo testo (D. lgs. 504/92) le chiese erano esentate dal pagamento della tassa che grava su tutti i proprietari di immobili. Fino a ieri, però, a non pagare la tassa erano solo le attività esplicitamente a fine religioso così come vuole la legge sui beni ecclesiastici e per il sostentamento del clero cattolico (Lg. 20 maggio 1985, n. 222). «Nella pratica ogni curia autocertificava quali edifici avessero fini religiosi e quali no», dice Esterino Montino che oltre a fare il senatore è anche segretario dei Ds a Roma : «In teoria i comuni avevano il diritto di controllare se i dati dell'autocerficazione fossero corretti. Nella pratica, però, non lo faceva nessuno». Per dieci anni tutto è sembrato procedere col quieto vivere proprio del bel paese. Finché un comune piccolo, e per di più in una regione che appena due secoli fa era parte dello Stato pontificio si è tirato su a dir la sua. Il comune di Vasto, quasi due anni fa ha deciso che il vescovo, residente nella «palazzo vescovile» dovesse pagare l'ici. Infondo - debbono aver ragionato al municipio - il palazzo è la sua abitazione privata dunque dovrà pagare, come tutti. Ne è nata una causa giudiziaria che a marzo scorso è arrivata davanti alla corte di Cassazione. E pure la Suprema corte (sentenza 6316 del 23 marzo 2005) ha dato ragione alla chiesa rigettando la richiesta del comune. La curia però, accorta agli affari di stato, ha presagito il pericolo. Anche se il vescovo di Vasto ha vinto la causa, il palazzaccio ha stabilito un principio: gli immobili della chiesa che abbiano fini «commerciali o comunque di lucro», comprese quelle con fini di «assistenza e beneficenza, istruzione, educazione e cultura» dovranno pagare la famigerata tassa. E l'estate scorsa qualcuno ha convinto i ministri ospiti di Silvio a riunirsi sull'isola sarda e fare un piccolo favore alla curia.

La decisione, inizialmente non aveva convinto neppure la destra. E infatti la settimana scorsa la commissione bilancio del senato aveva persino deciso di cassare la norma per mancanza di fondi. Ma poi una telefonata - pare di palazzo Chigi - ha convinto il presidente della commissione, Antonio Azzollini di Forza Italia, a convocare una riunione d'urgenza e modificare il parere. E ieri il senato ha dato l'ok.



COMMENTO

Stiamo tornando al Medioevo

MARGHERITA HACK

Niente tasse per il Vaticano. Giorni fa era stata presentata una sorprendente proposta in parlamento: non far pagare l'Ici agli edifici di proprietà della chiesa cattolica, anche quelli adibiti ad usi non di culto ma commerciali. La proposta ha sollevato scalpore e la rivolta soprattutto da parte dei comuni, che già condannati a subire i maggiori sacrifici per i tagli proposti dalla finanziaria, si vedrebbero decurtati anche da questi non trascurabili introiti. Poi forse qualcuno si è reso conto di averla fatta troppo grossa e sembrava che la proposta fosse rientrata. Ma ecco che viene di nuovo ripresentata: così non solo le chiese non pagheranno l'Ici ma ad esempio l'ospedale Gemelli ne sarà esentato mentre il Policlinico la dovrà pagare; le scuole private (che già prendono soldi dallo stato) cattoliche non pagheranno, ma quelle pubbliche sì! Era stato anche proposto di togliere l'Ici a tutti gli edifici religiosi, cattolici e non, protestanti, ebrei, islamici, ma non è stato accettato. Però l'Italia è uno stato laico, la religione cattolica non è religione di stato. Ma il Vaticano nomina i professori di religione, che entrano nelle scuole pubbliche senza concorso, scavalcando i tanti professori in attesa di nomina, eppure gli stipendi sono a carico dello stato, e se questi professori di religione per caso divorziano, o si scopre che convivono, o sono omosessuali, fuori! Vade retro Satana! Ma che bello stato laico! Quanto era laica la vecchia DC!

Se non vivessimo queste vicende, non ci crederemmo. Siamo veramente arrivati all'assurdo, a una vergognosa sottomissione ai voleri del Vaticano. Si fa approvare una legge sulla fecondazione assistita che è quanto di più retrogrado, assurdo, irrazionale e crudele verso i malati e verso le coppie che desiderano un figlio che non possono avere in modo naturale, si ostacola in tutti i modi l'informazione facendo fallire un referendum sacrosanto, si grida allo scandalo per una più che moderata proposta a favore delle coppie di fatto sia etero che omosessuali, si obietta che i Pacs sarebbero incostituzionali, mentre è vero il contrario, perché eliminerebbero una disparità di diritti fra cittadini, si dichiara che si vuol distruggere la famiglia, mentre è vero il contrario perché la famiglia si basa sulla libera convivenza di persone che si amano e non sul fatto che questa convivenza è legalizzata dalla chiesa e dallo stato, si cerca di bloccare la cosiddetta sperimentazione sulla pillola abortiva, che in molti paesi è già super sperimentata visto che la usano da un decennio, perché la donna costretta ad abortire va punita, deve soffrire, come se per le donne l'aborto fosse una scelta da fare a cuor leggero.

A quando il tribunale dell'inquisizione? Stiamo facendo retromarcia verso il medioevo; già in alcuni stati americani si pone sullo stesso piano evoluzionismo e creazionismo, o si adotta la foglia di fico dell'evoluzionismo col disegno intelligente. Forse a molti importa poco di Darwin e della scienza, ma una cosa deve importare perché tocca tutti noi e soprattutto le classi più disagiate: l'abolizione dell'Ici agli edifici di proprietà della chiesa cattolica, oltre ad essere incostituzionale, perché crea disparità fra cittadini di religioni diverse, avrà per effetto di costringere i comuni ad aumentare l'Ici a tutti gli altri, oppure a ridurre drasticamente quei servizi fondamentali, come gli asili nido, le scuole materne, gli aiuti agli anziani, agli handicappati, aumentare le tasse sull'immondizia, ridurre la manutenzione delle strade, ridurre i trasporti pubblici o aumentare le tariffe: a questo porterà l'asservimento al Vaticano, ad un trattamento dei più deboli nel modo meno cristiano possibile. Credenti e non credenti, cittadini e cittadine che subirete le più pesanti conseguenze di questa involuzione dello stato ribellatevi!


Norma retroattiva

Il famigerato articolo 6 è una norma interpretativa della legge che ha istituito l'ici nel '92. Le curie potranno chiedere indietroi soldi pagati fin'ora




PARADISO FISCALE
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commento

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Quell'ordine «dall'alto» mette in ginocchio il Polo
«Evidentemente c'è stata una volontà dall'alto, molto in alto». I senatori del centrosinistra non si spiegano in altra maniera il voltafaccia con cui il centrodestra ha dato il via libera al taglio dell'Ici per gli immobili di proprietà ecclesiastica che svolgono attività commerciale (quelli di culto sono già esenti). Volontà divina? «Per carità, una volontà molto terrena», risponde un senatore della Margherita. Una volontà cardinalizia di cui, secondo alcuni, si sarebbe fatto latore il cardinale laico Gianni Letta. E che chiaramente rientra nelle manovre per assecondare le gerarchie ecclesiastiche in vista delle politiche e di quello spicchio «determinante» del 3 per cento di consensi di cui sono ritenute depositarie se non addirittura proprietarie.

I verbali registrano infatti che in un primo tempo tanto la maggioranza (con il relatore Grillo) che il governo (con il sottosegretario Martinat) si erano espressi contro l'esenzione. Per altro, la norma è stata inserita, insieme ad altri interventi del tutto eterogenei, nel ddl di conversione di un decreto sulle infrastrutture incentrato sul «registro dighe»: aspetto che ha fatto sollevare dubbi di costituzionalità al centrosinistra, in quanto fa mancare le prerogative di «urgenza» e «necessità» che sovrintendono alla conversione dei decreti.

Proprio la disposizione della maggioranza a non dar seguito all'esenzione per gli edifici ecclesiastici era stato il motivo per cui il centrosinistra non ha presentato emendamenti soppressivi dell'articolo. Dopo il passaggio in commissione, però, è arrivato il contrordine «dall'alto». E così sonoro che tutta la maggioranza si è allineata. Cosicché in aula il centrosinistra non ha avuto spazio di manovra per controbattere se non con dotti interventi.

Quanto il mondo religioso sia oculato è cosa risaputa. Qualcuno ricorda a memoria, «ma non vorrei sbagliare», che un provvedimento del genere sarebbe stato già preso «a inizio legislatura» nei confronti dell'ordine di Malta, con l'autorevole appoggio del senatore a vita Andreotti.

Tra l'altro si tratta di una norma interpretativa di una legge del `93 che esentava dall'Ici i luoghi di culto. Perciò non c'è che da aspettare che oculati prelati si presentino a batter cassa presso le amministrazioni comunali per chiedere la restituzione del maltolto di oltre un decennio.

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tassa vescovile? giuppo Wednesday, Sep. 06, 2006 at 2:51 PM
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