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Dopo la guerra "umanitaria", ora e' la volta della pulizia etnica "soft&quo
by zip Thursday, Jun. 01, 2006 at 12:17 PM mail:

Plaudiamo ai "risultati" dell'iniziativa della politica estera dell'on. D'Alema nei Balcani e specificatamente nel Kosovo.

I "RISULTATI INIZIALI"

KOSOVO, LA CULTURA DELL'IMPUNITA' 1/6/06
Nel Kosovo post-1999 non c’è ancora giustizia per le vittime di crimini di guerra e delle violenze a sfondo etnico. Dopo più di 7 anni di amministrazione Onu e Nato, e a due anni dalle nuove violenze antiserbe del marzo 2004, nella piccola regione l’impunità è ancora la regola. È la denuncia dell'ultimo rapporto di Human Rights Watch, dal titolo "Not on the Agenda: The continuing failure to adress accountability in post-march 2004 Kosovo", che lancia l’allarme sul pessimo stato della giustizia dalle parti di Pristina. Proprio ora che la piccola provincia serba a maggioranza albanese si avvia all'indipendenza, senza il consenso di Belgrado.

Lucia Sgueglia

Giovedi' 1 Giugno 2006
Nel Kosovo post-1999 non c’è ancora giustizia per le vittime di crimini di guerra e delle violenze a sfondo etnico. Dopo più di 7 anni di amministrazione Onu e Nato, e a due anni dalle nuove violenze antiserbe del marzo 2004, nella piccola regione l’impunità è ancora la regola. È la denuncia di Human Rights Watch, contenuta in un rapporto pubblicato ieri che lancia l’allarme sul pessimo stato della giustizia dalle parti di Pristina.
Proprio a fine marzo 2004, dopo le violenze che presero di mira una comunità serba sempre più ridotta all’osso sotto gli occhi di 30.000 militari della Kfor (distrutte in pochi giorni 800 abitazioni e chiese, 19 vittime tra serbi e albanesi, mille feriti e 4100 nuovi profughi), il capomissione UNmiK Holkeri promise solennemente: giustizia sarà fatta. Furono creati ad hoc due nuovi ministeri per la Giustizia e gli Affari Interni, e varata una speciale operazione di polizia internazionale per investigare sui fatti (“Operation Thor”). Per avviare l’urgente riforma del sistema giudiziario e penale locale, si cominciò col togliere potere alla polizia locale per consegnarlo nelle mani dei procuratori. Ma fino ad oggi davvero poco è cambiato: dei quasi 50.000 kosovari coinvolti a diverso titolo nelle violenze del 2004, solo 426 sono stati incriminati (la maggior parte per reati minori come il furto), e di questi solo metà hanno visto una sentenza finale. E le pene, nota Hrw, sono state spesso così lievi da andare contro qualsiasi standard giudiziario, anche per i casi gestiti da giudizi internazionali. Colpevole indulgenza, dunque, unita a una generale assenza di trasparenza, e alla scarsa collaborazione tra i diversi istituti giudiziari e penali e le forze dell’ordine. Queste ultime sarebbero anche corresponsabili delle violenze di marzo 2004, poiché mancarono di intervenire con prontezza: ma ad oggi nessuno è stato perseguito. I problemi nella gestione del Kosovo da parte dell’amministrazione provvisoria internazionale vengono così dolorosamente a galla. A pregiudicare l’efficienza del sistema giudiziario è – come in tutti gli altri campi della vita pubblica – l’esistenza di “istituzioni parallele” dove l’amministrazione Onu si affianca a quella locale, rendendo difficile il coordinamento tra i vari poteri (talvolta volutamente smarcato dai locali). La polizia locale - prosegue Hrw - si è rivelata particolarmente inefficiente nella gestione dei crimini di stampo etnico, omettendo in molti casi di contattare e di proteggere vittime e testimoni appartenenti alle minoranze (serbi, rom, ashkali, gorani). Una situazione che ha naturalmente un pessimo impatto sulle minoranze: sempre più diffusa, specie tra gli sfollati serbi che dovrebbero far ritorno nelle proprie case, la sfiducia nella giustizia e nella possibilità di vivere in sicurezza nella piccola regione.
L’impunità non è del resto una novità nel Kosovo post-99, e non riguarda solo i crimini commessi contro le minoranze: ancora alla macchia sono gli assassini di tre ragazzini serbi dell’enclave di Gorazdevac presi a fucilate nell’agosto 2003, ma anche i responsabili degli omicidi di albanesi ‘moderati’ nella guerra del ’99. Tra gli ex ufficiali dell’Uck accusati di crimini di guerra, molti siedono oggi sugli scranni più alti della politica kosovara, o lavorano nel corpo di protezione civile locale (Kps).
Per HRW anche l’amministrazione Onu è colpevole, per aver messo in secondo piano il ripristino dello Stato di Diritto nel processo di conseguimento dei cosiddetti “standard” che avrebbero dovuto precedere qualsiasi discorso sullo status. Ma nel Kosovo d’oggi che pare avviarsi a grandi passi verso l’indipendenza dalla Serbia col benestare della comunità internazionale, gli standard sono ormai un optional. Pochi giorni fa ai colloqui di Vienna Pristina ha rifiutato anche l’ultima proposta di Belgrado: un’autonomia estremamente allargata accompagnata da un’ampia autonomia interna per le enclave serbe sotto forma di nuove municipalità. Ma stavolta L’Onu, nell’imbarazzo, frena: il delegato Ahtisaari ha rinviato qualsiasi decisione al 2007.

I"RISULTATI FINALI":


31 mag 14:20
Kosovo: Onu studia strategie per eventuale esodo serbi
BELGRADO - Le Nazioni Unite starebbero studiando un piano di emergenza per gestire il probabile esodo di massa della minoranza serba nel Kosovo. Una tale eventualita' potrebbe verificarsi, qualora venisse decisa la totale indipendenza della regione. Lo scrive il quotidiano serbo "Politika", secondo il quale l'organizzazione internazionale starebbe provvedendo anche ad allestire campi profughi per accogliere le famiglie in viaggio verso la Serbia. Secondo l'Onu, si legge ancora su "Politika", sarebbero circa 57.000 i serbi che abbandonerebbero il Kosovo in caso di indipendenza. Potrebbero salire a 77.000 se nel processo di transizione si verificassero scontri violenti. (Agr)


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Siamo "cornuti" scettico max Thursday, Jun. 01, 2006 at 5:13 PM
vedremo se spotter Thursday, Jun. 01, 2006 at 4:28 PM
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