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« Dicembre 28, 2009 - Gennaio 27, 2010 »
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12 / 28
(all day)
Start: 30/11/2009 - 19:00
End: 30/11/2009 - 23:59
Lunedì 30 Novembre '09 No cena benefit, ma Apericena Bellavita: porta da bere ed i cibi già cucinati. A seguire Assemblea Coordinamento antisgomberi. Si discuterà delle prossime iniziative da fare in comune con le altre realtà torinesi.
Presso il Nuovo Fenix Occupato, piazza Arbarello 8, Turin
Start: 20:00
Start: 28/12/2009 - 20:00
End: 01/01/2010 - 07:00
Torino 2009/2010
domenica 27 dicembre'09: accoglienza nelle case e cinepizza al Barocchio Squat (per chi vuole arrivare in anticipo) lunedì 28 dicembre: Contest di Cocktails e Antipasti alla Boccia e Presentazione del libro "Il Rogo delle Vanità" sulla rivolta delle Banlieu, con l'autore Alessi dell'Umbria da marsiglia - Autoproduzioni Fenix! (la parte colta della situazione) martedì 29 dicembre: Contest di Primi all'Asilo mercoledì 30 dicembre: Contest di Secondi e Dolci al Barocchio giovedì 31 dicembre: la grande truffa della Boxe al Mezcal + Fuochi artificiali davanti al Carcere + Festa finale Bellavita e pugni tutta la notte (porta da bbere)
Inutile accennare che è tutto bellavita e che non vi saranno clienti ma solo complici, quindi: il tegame ce l'abbiamo noi qua (anche quello di tua madre) voi ripulite supermercati e autogrill, cucite le tasche nuove alle giacche e arrivate farciti di idee da cucinare!! Niente si vende, niente si paga, si partecipa e si porta!!! La Boxe è a scommesse ed è una vera e propria truffa, chi vuole potrà anche scazzottare, quindi fate un pò di palestra!!!! Metteremo anche in pratica quello che più ci piace, l'azione diretta… ma questa è una sorpresa…
se mi mandate in mail degli indirizzi postali a cui spedire i volantini presto potrete darci anche voi una mano per gli inviti e la pubblicità.. sicuri che ci riinviterete a primavera a firenze per un bel Firenze VS Torino Ritorno vi salutiamo..
Torino Squatters
P.S.: girate la mail e l'invito è aperto a tutti quelli che volete anche fuori firenze, le città sono solo convenzioni.. per contatti indirizzi email: cymex@libero.it oppure fenix-occupato@inventati.org
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(all day)
Start: 30/11/2009 - 19:00
End: 30/11/2009 - 23:59
Lunedì 30 Novembre '09 No cena benefit, ma Apericena Bellavita: porta da bere ed i cibi già cucinati. A seguire Assemblea Coordinamento antisgomberi. Si discuterà delle prossime iniziative da fare in comune con le altre realtà torinesi.
Presso il Nuovo Fenix Occupato, piazza Arbarello 8, Turin
(all day)
Start: 28/12/2009 - 20:00
End: 01/01/2010 - 07:00
Torino 2009/2010
domenica 27 dicembre'09: accoglienza nelle case e cinepizza al Barocchio Squat (per chi vuole arrivare in anticipo) lunedì 28 dicembre: Contest di Cocktails e Antipasti alla Boccia e Presentazione del libro "Il Rogo delle Vanità" sulla rivolta delle Banlieu, con l'autore Alessi dell'Umbria da marsiglia - Autoproduzioni Fenix! (la parte colta della situazione) martedì 29 dicembre: Contest di Primi all'Asilo mercoledì 30 dicembre: Contest di Secondi e Dolci al Barocchio giovedì 31 dicembre: la grande truffa della Boxe al Mezcal + Fuochi artificiali davanti al Carcere + Festa finale Bellavita e pugni tutta la notte (porta da bbere)
Inutile accennare che è tutto bellavita e che non vi saranno clienti ma solo complici, quindi: il tegame ce l'abbiamo noi qua (anche quello di tua madre) voi ripulite supermercati e autogrill, cucite le tasche nuove alle giacche e arrivate farciti di idee da cucinare!! Niente si vende, niente si paga, si partecipa e si porta!!! La Boxe è a scommesse ed è una vera e propria truffa, chi vuole potrà anche scazzottare, quindi fate un pò di palestra!!!! Metteremo anche in pratica quello che più ci piace, l'azione diretta… ma questa è una sorpresa…
se mi mandate in mail degli indirizzi postali a cui spedire i volantini presto potrete darci anche voi una mano per gli inviti e la pubblicità.. sicuri che ci riinviterete a primavera a firenze per un bel Firenze VS Torino Ritorno vi salutiamo..
Torino Squatters
P.S.: girate la mail e l'invito è aperto a tutti quelli che volete anche fuori firenze, le città sono solo convenzioni.. per contatti indirizzi email: cymex@libero.it oppure fenix-occupato@inventati.org
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(all day)
Start: 30/11/2009 - 19:00
End: 30/11/2009 - 23:59
Lunedì 30 Novembre '09 No cena benefit, ma Apericena Bellavita: porta da bere ed i cibi già cucinati. A seguire Assemblea Coordinamento antisgomberi. Si discuterà delle prossime iniziative da fare in comune con le altre realtà torinesi.
Presso il Nuovo Fenix Occupato, piazza Arbarello 8, Turin
(all day)
Start: 28/12/2009 - 20:00
End: 01/01/2010 - 07:00
Torino 2009/2010
domenica 27 dicembre'09: accoglienza nelle case e cinepizza al Barocchio Squat (per chi vuole arrivare in anticipo) lunedì 28 dicembre: Contest di Cocktails e Antipasti alla Boccia e Presentazione del libro "Il Rogo delle Vanità" sulla rivolta delle Banlieu, con l'autore Alessi dell'Umbria da marsiglia - Autoproduzioni Fenix! (la parte colta della situazione) martedì 29 dicembre: Contest di Primi all'Asilo mercoledì 30 dicembre: Contest di Secondi e Dolci al Barocchio giovedì 31 dicembre: la grande truffa della Boxe al Mezcal + Fuochi artificiali davanti al Carcere + Festa finale Bellavita e pugni tutta la notte (porta da bbere)
Inutile accennare che è tutto bellavita e che non vi saranno clienti ma solo complici, quindi: il tegame ce l'abbiamo noi qua (anche quello di tua madre) voi ripulite supermercati e autogrill, cucite le tasche nuove alle giacche e arrivate farciti di idee da cucinare!! Niente si vende, niente si paga, si partecipa e si porta!!! La Boxe è a scommesse ed è una vera e propria truffa, chi vuole potrà anche scazzottare, quindi fate un pò di palestra!!!! Metteremo anche in pratica quello che più ci piace, l'azione diretta… ma questa è una sorpresa…
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Torino Squatters
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Start: 15:00
End: 19:00
Mercoledì 30 dicembre dalle ore 15 alle 19
PRESIDIO FUORI LE MURA DEL CARCERE
via Daste Spalenga zona "Ortofrutta Ravellini"
SOLIDARITA' E COMPLICITA' CON I PRIGIONIERI/E ANARCHICI IN SCIOPERO DELLA FAME DA 20 DICEMBRE AL 1 GENNAIO
SOLIDARIETA' AI DETENUTI/E RINCHIUSI, TORTURATI E SOTTOMESSI NELLE GALERE E NEI LAGER ITALIANI C.I.E./C.P.T. (Centri d'Identificazione e d'Espulsione)
Comitato Contro il Carcere e la Repressione -BG-
c/o USI Fermo Posta 24020 Fiorano al Serio (Bergamo)
c.c.c.r.bg@gmail.com
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(all day)
Start: 30/11/2009 - 19:00
End: 30/11/2009 - 23:59
Lunedì 30 Novembre '09 No cena benefit, ma Apericena Bellavita: porta da bere ed i cibi già cucinati. A seguire Assemblea Coordinamento antisgomberi. Si discuterà delle prossime iniziative da fare in comune con le altre realtà torinesi.
Presso il Nuovo Fenix Occupato, piazza Arbarello 8, Turin
(all day)
Start: 28/12/2009 - 20:00
End: 01/01/2010 - 07:00
Torino 2009/2010
domenica 27 dicembre'09: accoglienza nelle case e cinepizza al Barocchio Squat (per chi vuole arrivare in anticipo) lunedì 28 dicembre: Contest di Cocktails e Antipasti alla Boccia e Presentazione del libro "Il Rogo delle Vanità" sulla rivolta delle Banlieu, con l'autore Alessi dell'Umbria da marsiglia - Autoproduzioni Fenix! (la parte colta della situazione) martedì 29 dicembre: Contest di Primi all'Asilo mercoledì 30 dicembre: Contest di Secondi e Dolci al Barocchio giovedì 31 dicembre: la grande truffa della Boxe al Mezcal + Fuochi artificiali davanti al Carcere + Festa finale Bellavita e pugni tutta la notte (porta da bbere)
Inutile accennare che è tutto bellavita e che non vi saranno clienti ma solo complici, quindi: il tegame ce l'abbiamo noi qua (anche quello di tua madre) voi ripulite supermercati e autogrill, cucite le tasche nuove alle giacche e arrivate farciti di idee da cucinare!! Niente si vende, niente si paga, si partecipa e si porta!!! La Boxe è a scommesse ed è una vera e propria truffa, chi vuole potrà anche scazzottare, quindi fate un pò di palestra!!!! Metteremo anche in pratica quello che più ci piace, l'azione diretta… ma questa è una sorpresa…
se mi mandate in mail degli indirizzi postali a cui spedire i volantini presto potrete darci anche voi una mano per gli inviti e la pubblicità.. sicuri che ci riinviterete a primavera a firenze per un bel Firenze VS Torino Ritorno vi salutiamo..
Torino Squatters
P.S.: girate la mail e l'invito è aperto a tutti quelli che volete anche fuori firenze, le città sono solo convenzioni.. per contatti indirizzi email: cymex@libero.it oppure fenix-occupato@inventati.org
Start: 14:00
End: 19:08
PRESIDIO AL CARCERE DI SAN MICHELE ALESSANDRIA
In solidarietà ai prigionieri rivoluzionari in lotta
GIOVEDÌ 31 DICEMBRE ORE 14
Start: 16:00
End: 19:10
Presidio sotto le mura del carcere a partire dalle 16.00. Per prendere contatto con i detenuti ed estendere la solidarietà.
Start: 21:00
SALUTO DI CAPODANNO AI COMPAGNI ARRESTATI A BOLOGNA
Ore 21: Aperitivo a Fuoriluogo (via san Vitale 80, Bologna)
Ore 23: Saluto di capodanno a Robbi e Nicu e a tutti i detenuti del carcere della Dozza
Start: 22:30
Start: 31/12/2009 - 22:30
End: 01/01/2010 - 01:00
E' da piu di un anno che portiamo avanti periodicamente i presidi sotto il carcere di Lugano. Nonostante il blocco delle lettere in uscita verso il nostro indirizzo da parte della direzione, la risposta dei e delle detenute è sempre forte. All'ultimo presidio, carte infuocate lanciate dalle finestre hanno riscaldato gli animi congelati dal freddo.
Il carcere di Lugano in questo periodo è in sovraffollamento, di conseguenza nelle celle stanno aggiungendo letti a castello, nonostante le grandezze delle celle siano "ideate" per una persona.
Il 31 dicembre dalle 22.30 torneremo sotto quelle odiate mura
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End: 07:00
Start: 28/12/2009 - 20:00
End: 01/01/2010 - 07:00
Torino 2009/2010
domenica 27 dicembre'09: accoglienza nelle case e cinepizza al Barocchio Squat (per chi vuole arrivare in anticipo) lunedì 28 dicembre: Contest di Cocktails e Antipasti alla Boccia e Presentazione del libro "Il Rogo delle Vanità" sulla rivolta delle Banlieu, con l'autore Alessi dell'Umbria da marsiglia - Autoproduzioni Fenix! (la parte colta della situazione) martedì 29 dicembre: Contest di Primi all'Asilo mercoledì 30 dicembre: Contest di Secondi e Dolci al Barocchio giovedì 31 dicembre: la grande truffa della Boxe al Mezcal + Fuochi artificiali davanti al Carcere + Festa finale Bellavita e pugni tutta la notte (porta da bbere)
Inutile accennare che è tutto bellavita e che non vi saranno clienti ma solo complici, quindi: il tegame ce l'abbiamo noi qua (anche quello di tua madre) voi ripulite supermercati e autogrill, cucite le tasche nuove alle giacche e arrivate farciti di idee da cucinare!! Niente si vende, niente si paga, si partecipa e si porta!!! La Boxe è a scommesse ed è una vera e propria truffa, chi vuole potrà anche scazzottare, quindi fate un pò di palestra!!!! Metteremo anche in pratica quello che più ci piace, l'azione diretta… ma questa è una sorpresa…
se mi mandate in mail degli indirizzi postali a cui spedire i volantini presto potrete darci anche voi una mano per gli inviti e la pubblicità.. sicuri che ci riinviterete a primavera a firenze per un bel Firenze VS Torino Ritorno vi salutiamo..
Torino Squatters
P.S.: girate la mail e l'invito è aperto a tutti quelli che volete anche fuori firenze, le città sono solo convenzioni.. per contatti indirizzi email: cymex@libero.it oppure fenix-occupato@inventati.org
End: 01:00
Start: 31/12/2009 - 22:30
End: 01/01/2010 - 01:00
E' da piu di un anno che portiamo avanti periodicamente i presidi sotto il carcere di Lugano. Nonostante il blocco delle lettere in uscita verso il nostro indirizzo da parte della direzione, la risposta dei e delle detenute è sempre forte. All'ultimo presidio, carte infuocate lanciate dalle finestre hanno riscaldato gli animi congelati dal freddo.
Il carcere di Lugano in questo periodo è in sovraffollamento, di conseguenza nelle celle stanno aggiungendo letti a castello, nonostante le grandezze delle celle siano "ideate" per una persona.
Il 31 dicembre dalle 22.30 torneremo sotto quelle odiate mura
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Start: 21:00
End: 23:59
CONCERTO BENEFIT PER DARIO E INES ACCUSATI DI AVER PARTECIPATO ALLA MOBILITAZIONE DEL G8 DI GENOVA 2001
SOLIDARIETà A TUTTI I RECLUSI per l'interesse di pochi CAPITALISTI!!
10 100 1000 DEVASTAZIONI E SACCHEGGI!!
concerto con
HOBOPHOBIC (crispiano hardcore)
A TESTA BASSA (mola old school)
ZAT (Salerno hc)
ENTACT (Massafra black punk)
DJ ALL NIGHT LONG
MASSERIA AUTOGESTITA VALENTE CRISPIANO (TA)
PER ARRIVARE DA CRISPIANO, SEGUIRE PER IL PARCO DELLE QUERCE
2 KM PRIMA CI SIAMO NOI
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01 / 6
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01 / 7
Start: 17:30
End: 22:30
Lo Sconfino
spazio di documentazione
via Rossini 45, s.Grato- Ivrea
appuntamenti:
Giovedì 7 gennaio 2010
dalle ore 17:30
Incontro e discussione sulla "sorveglianza speciale"
Venerdì 15 gennaio 2010
dalle ore 17:30
serata.
Start: 21:00
End: 23:59
presentazione del libro
Miguel Amoros: La città totalitaria. Nautilus, pagine 56, , € 3,00
Un programma radicale deve opporsi allo sviluppo e reclamare un ritorno alla città, cioè all’agorà, all’assemblea. Deve proporsi di fissare limiti allo spazio urbano, restituirgli la forma, ridurre le dimensioni, frenare la mobilità. Riunire i frammenti, ricostruire i luoghi, ristabilire relazioni solidali e vincoli fraterni, ricreare la vita pubblica. Demotorizzarsi, vivere senza fretta. Dimenticarsi del mercato, rilocalizzare la produzione, mantenere un equilibrio con la campagna, demolire tre quarti del costruito, decementificare il territorio. L’economia deve tornare a essere una semplice faccenda domestica. Uscire dall’anonimato. L’individuo deve evolversi fino a trovare il proprio posto nella collettività e mettere radici. La città deve generare un’aria che renda liberi gli abitanti che la respirano.
Giovedì 7 gennaio 2010 Ore 21,00 Calusca City Lights Via Conchetta 18 - Milano
Venerdì 8 gennaio 2010 ore 19,30 aperitivo ore 21 presentazione libro Sala Pasquale Cavaliere, via Palazzo di Città 14 - Torino
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01 / 8
Start: 19:00
End: 23:30
A ROBBI, NICU E ANDREA, CHE A DISTANZA DI UN MESE SONO ANCORA RECLUSI, VA TUTTO IL NOSTRO AMORE E LA NOSTRA COMPLICITA'.
LA RABBIA DELL'AZIONE NON SI SPEGNE.
Lunedì 25/1 ore 19.00, allo spazio di documentazione Fuoriluogo di via san vitale 80 aperitivo benefit, a seguire presentazione del libro "Gli Arditi del Popolo" di Luigi Balsamini. Presentano Gigi e Francesco.
Start: 19:30
End: 23:59
Presentazione di
LA CITTA’ TOTALITARIA come affrontare le nocività urbane e chi le produce
interviene l'autore Miguel Amoros
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01 / 9
Start: 12:00
Start: 09/01/2010 - 12:00
End: 10/01/2010 - 12:00
ASSEMBLEA ANTICARCERARIA NAZIONALE
Come compagni de “ La Bella” quest’estate abbiamo organizzato degli incontri in varie realtà italiane per verificare la fattività della proposta, nata dall’assemblea anticarceraria tenuta a Napoli nel maggio 2009 (vedi n° 16 e 17 de La Bella), che individuava principalmente il sistema economico che regge le carceri come aspetto da contrastare. Le proposte dei detenuti stessi infatti riguardavano, ad esempio, l’attuazione di scioperi dei lavoranti, sciopero dello spesino, sospensione di tutte le attività trattamentali ecc., per rivendicare l’abolizione dell’ergastolo, del 41 bis e di tutti i regimi di isolamento e contro la presenza dei bambini in carcere. Nonostante molti compagni abbiano dato la loro disponibilità a sostenere questa lotta, la difficoltà della comunicazione con l’interno, al momento quasi interrotta del tutto, non ci consente un confronto e un coordinamento adeguati con i detenuti. Anche per questo motivo abbiamo deciso di convocare un incontro nazionale per valutare se esistono ancora le basi per attuare una mobilitazione che riesca ad esprimere una forza reale e dia incisività alla lotta. Invitiamo tutti i detenuti e i compagni che interverranno ad esprimere le loro proposte e le loro perplessità per dare concretezza a questo percorso.
L’incontro si terrà a Napoli il 9 (ore 12) e 10 Gennaio Presso lo spazio anarchico 76 A Via ventaglieri 76 a (Montesanto)
Start: 18:00
End: 23:59
la presentazione di la città totalitaria si farà anche in valsusa
Sabato 9 gennaio 2010 ore 18 presentazione libro a seguire buffet Piazza del Popolo, locale "la pescheria" Avigliana
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01 / 10
End: 12:00
Start: 09/01/2010 - 12:00
End: 10/01/2010 - 12:00
ASSEMBLEA ANTICARCERARIA NAZIONALE
Come compagni de “ La Bella” quest’estate abbiamo organizzato degli incontri in varie realtà italiane per verificare la fattività della proposta, nata dall’assemblea anticarceraria tenuta a Napoli nel maggio 2009 (vedi n° 16 e 17 de La Bella), che individuava principalmente il sistema economico che regge le carceri come aspetto da contrastare. Le proposte dei detenuti stessi infatti riguardavano, ad esempio, l’attuazione di scioperi dei lavoranti, sciopero dello spesino, sospensione di tutte le attività trattamentali ecc., per rivendicare l’abolizione dell’ergastolo, del 41 bis e di tutti i regimi di isolamento e contro la presenza dei bambini in carcere. Nonostante molti compagni abbiano dato la loro disponibilità a sostenere questa lotta, la difficoltà della comunicazione con l’interno, al momento quasi interrotta del tutto, non ci consente un confronto e un coordinamento adeguati con i detenuti. Anche per questo motivo abbiamo deciso di convocare un incontro nazionale per valutare se esistono ancora le basi per attuare una mobilitazione che riesca ad esprimere una forza reale e dia incisività alla lotta. Invitiamo tutti i detenuti e i compagni che interverranno ad esprimere le loro proposte e le loro perplessità per dare concretezza a questo percorso.
L’incontro si terrà a Napoli il 9 (ore 12) e 10 Gennaio Presso lo spazio anarchico 76 A Via ventaglieri 76 a (Montesanto)
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01 / 11
Start: 21:30
End: 23:59
La guerra in tutte le sue forme
Secondo ciclo cinematografico settimanale sulle guerre degli Stati contro gli oppressi: Lunedì 4 Gennaio – Il leone del deserto (1981, 205 mm, Moustapha Akkad) Lunedì 11 Gennaio – Uomini contro (1970, 100 mm, Francesco Rosi) Lunedì 18 Gennaio - La battaglia di Algeri (1966, 120 mm, Gillo Pontecorvo) Lunedì 25 Gennaio - Storie di scorie (pièce teatrale sul nucleare, Ulderico Pesce, 70 mm) Lunedì 1 Febbraio – Queimada (1969, 120 mm, Gillo Pontecorvo) Lunedì 8 Febbraio – The fog of war (2003, 95 mm, Errol Morris) Lunedì 15 Febbraio – Tepepa (1968, 136 mm, Giulio Petroni) Lunedì 22 Febbraio – L’odio (1995, 95 mm, Mathieu Kassovitz)
NB: Lunedì 4 gennaio il film verrà proiettato alle 20:30 invece che alle 21
Dalle ore 21 presso lo spazio di documentazione “Il Grimaldello” VIA DELLA MADDALENA 81 R – grimaldellogeibero.it
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01 / 12
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01 / 13
Start: 18:00
End: 23:59
Ore 18 - Assemblea a palazzo nuovo
Successivamente - Assemblea al presidio notav di Collegno (in Via Martiri 30 Aprile - alla rotonda fra Via Torino e via 27 Marzo, al sottopasso della stazione ferroviaria). A seguire cena bellavita (spostata dal Mezcal al presidio)
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01 / 14
Start: 17:30
End: 22:30
Lo Sconfino
spazio di documentazione
via Rossini 45, s.Grato- Ivrea
appuntamenti:
Giovedì 7 gennaio 2010
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01 / 15
Start: 09:00
Start: 15/01/2010 - 09:00
End: 21/01/2010 - 23:59
15-21 Febbraio 2010 SETTIMANA INTERNAZIONALE DI LOTTA ALLE BIOTECNOLOGIE
“Quando la striscia tecnologica dell'arco alpino, nei suoi baricentri costituiti da Ginevra e Grenoble, si illuminerà completamente, quando le punte dei poli di competenza come le biotecnologie di Losanna, la fisica e l'informatica del CERN a Ginevra, l'energia solare di Chambery e le nanotecnologie di Grenoble formeranno una lunga colonna vertebrale, noi avremo vinto” Jean Therme, responsabile della ricerca tecnologica e direttore del CEA - Grenoble
L'urgenza di fermare l'avanzata delle biotecnologie non può più permettersi di rimanere soltanto in uno specifico ambito territoriale. La manipolazione in atto ha la forma di un cerchio che con ogni mezzo prova a chiudersi, le ramificazioni del suo controllo e intervento hanno assunto dimensioni globali. Ogni stato è chiamato a preparare le condizioni per una totale accettazione di questa ingegnerizzazione del vivente, con tutta la ricerca pubblica diretta a far uscire dai propri laboratori le chimere “che dovranno salvare il mondo”. Questo con il sostegno della finanza internazionale, della Banca Mondiale e delle organizzazioni per il commercio. Ma il sostegno maggiore deriva dall'attuale devastazione ambientale e bisogno di continue risorse in cui le così dette “scienze della vita” si pongono come una nuova soluzione verde. Nel mentre poche multinazionali detengono il monopolio e reggono le fila di tutto questo, questa nuova “rivoluzione verde” rappresenta una possibilità quasi illimitata di sviluppare profitti, dove in un sistema ciclico la nocività crea altre nocività. La loro gestione diventa più certa con il massiccio impiego dei brevetti e delle varie patenti, che di fatto trasformano la manipolazione in laboratorio di una pianta, di un animale e di esseri umani in diritto di proprietà. Dalle monocolture delle coltivazioni OGM, fino ad animali transgenici e modificazioni della linea germinale: qualcosa di più di un prodotto OGM che potremmo trovare su uno scaffale di un supermercato, rappresentano l'attacco e il dominio sul vivente che si fa totale. Nei paesi del sud del mondo il dominio delle multinazionali si manifesta con l'imposizione ai contadini di semi sterili OGM, con la conseguente distruzione di antiche varietà originarie e di ecosistemi. Un mondo naturale fulcro di una biodiversità unica che sta scomparendo per sempre, come grandi parti della foresta amazzonica, per far posto alle piantagioni OGM e ai biocarburanti. Distruzione di antichi saperi per poi rinchiudere semi antichi e parti di vita selvaggia nelle banche di conservazione del germoplasma, la faccia della stessa medaglia di un sistema che mentre distrugge cerca di preservare. Ma un seme congelato tra due vetrini a centinaia di metri dentro il permafrost artico diventa solo l'immagine reificata di un mondo artificializzato che nulla ha più della sua naturalità, un sistema che ha bisogno di circoscrivere, rinchiudere il naturale e il selvaggio che rimane, rinchiuderlo per poterlo meglio controllare e farlo diventare oggetto di proprietà, per poterlo usare come strumento di ricatto e potere partendo dalle basi delle odierne varietà. C'è un filo che lega i paesi del sud a quelli del nord, proprio da noi le multinazionali hanno i loro centri di ricerca e le loro sedi. Anche il loro potere qua si manifesta, ma più subdolamente, con la creazione di illusioni e di falsi bisogni, rendendo necessarie e accettate le innumerevoli innovazioni-protesi tecnologiche. Come imprigionano i semi nel ghiaccio imprigionano le nostri menti in un eterno presente di consumo e merci. Si fanno spazio con l'approvazione di ricerche biotech in campo medico, facendo leva sul ricatto della salute, conquistano terreno con la creazione di semi arricchiti di vitamina A “che salverebbero la fame del mondo”, facendo leva sulla carità dei paesi ricchi per poter poi lavarsi la coscienza. Passata una ricerca, qualunque essa sia, piantato un OGM, in qualunque parte del mondo, il loro cerchio si restringerà sempre più fino a chiudersi. Così qua vediamo i ricercatori dell'Idea's Lab di Minatech pensare a come bloccare in origine un dissenso verso le nanotecnologie, evitando gli errori fatti con gli OGM. Vediamo gli investimenti miliardari in nuove ricerche, i forum internazionali tra scienziati e industriali, e incominciamo anche a vedere anche i campi sperimentali OGM. Tutto questo non si può ridurre alla scelta di voler o meno consumare un cibo OGM, dobbiamo capire l'immensa portata dell'ingegneria genetica nella continua distruzione di questo mondo e quanto è necessaria allo stesso sistema per sopravvivere. Con la comprensione di tutte le fitte maglie del potere interconnesse: biotecnologie, nanotecnologie, neuroscienze, informatica. Un attacco al vivente dalle dimensioni globali non può non aver come risposta una lotta che anch'essa si fa globale. Dal sud al nord dobbiamo spezzare quel cerchio che vogliono rendere ineluttabile. Per questo abbiamo pensato a una chiamata internazionale di mobilitazione, una settimana di lotta in cui ciascuno può portare il proprio contributo secondo le proprie priorità contro l'ingegneria genetica e le sue ampie manifestazioni mortifere. Come Coalizione contro le nocività abbiamo identificato come punto di partenza l'EFSA, l'Ente Europeo per la Sicurezza Alimentare, con sede a Parma, organo centrale a cui la Commissione Europea fa riferimento per l'approvazione e il passaggio di varie nocività tra cui gli OGM. Proprio adesso L'EFSA, che a livello europeo sta dando il via libera a un OGM dietro l'altro, dovrà esprimersi per l'autorizzazione dell'ennesimo mais ogm della Monsanto MON810 e del riso ogm della Bayer LLRICE62.
CONTRO EFSA MONSANTO E BAYER FERMIAMO L'INGEGNERIA GENETICA ADESSO!
Coalizione contro le nocività
MBE 222, C.so Diaz 51, 471OO, Forlì www.inventati.org/contronocivita email: nonanobio@inventati.org
Start: 17:30
End: 22:30
VENERDI’ 15
GENNAIO 2010
RITROVO DALLE ORE
17:30 puntuali
SERATA :
“PACCHETTO
SICUREZZA”
DISCUSSIONE SULLA
REPRESSIONE
INTERVERRA’
L’AVVOCATO
Start: 21:00
End: 23:59
SERATA ANTIPSICHIATRICA Presentazione del libro “Il Sopravvissuto. Cronache di sofferenze” di e con Sabatino Catapano (Durante la serata… proiezione video & performance teatrale)
VENERDI’ 15 GENNAIO 2010 ore 21.00 c/o Csa Capolinea (Via Volta n.9 – FAENZA)
SABATO 16 GENNAIO 2010 ore 21.00 c/o Spazio libertario “Sole e Baleno” (Sobborgo Valzania n.27 – CESENA vicino Porta Santi)
IL SOPRAVVISSUTO Cronache di sofferenze (Libro e DVD, 2009) di e con Sabatino Catapano
Un giorno i fiori nasceranno dalle labbra e profumeranno di libertà. Il grido di libertà spaventa il potere, che impugna l’arma spietata e impersonale della legge per piegare chi osa ribellarsi all’ordine perverso costituito. Come macchina schiacciasassi calpesta e umilia diritti e sentimenti, fino a violare la più Profonda intimità. Prima la crudeltà del sistema carcerario, poi il sadismo dell’istituzione manicomiale non sono riusciti in quindici lunghi anni, ad assopire il desiderio di libertà in Sabatino e tanto meno ad annichilire la sua gioia di vivere e la sua voglia di partecipare alle battaglie in difesa dei maltrattati e degli umiliati dall’arroganza del potere. Al contrario, proprio queste tristi esperienze hanno alimentato la fiamma dell’ideale e fatto emergere tutta l’essenza di un animo libertario. La dignità diventa mezzo di sopravvivenza nella vita di Sabatino e per sopravvivere bisogna resistere con tutte le proprie forze. La lucida analisi che Sabatino propone nel suo italo-napoletano raggiunge punte di sottile indagine psicologica quando descrive la deriva sadica, maniacale, deviata a cui giungono direttori e secondini, mettendo in atto loro stessi quelle pratiche e quei comportamenti che lo stato afferma di voler correggere o sopprimere attraverso la detenzione.
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01 / 16
(all day)
Start: 15/01/2010 - 09:00
End: 21/01/2010 - 23:59
15-21 Febbraio 2010 SETTIMANA INTERNAZIONALE DI LOTTA ALLE BIOTECNOLOGIE
“Quando la striscia tecnologica dell'arco alpino, nei suoi baricentri costituiti da Ginevra e Grenoble, si illuminerà completamente, quando le punte dei poli di competenza come le biotecnologie di Losanna, la fisica e l'informatica del CERN a Ginevra, l'energia solare di Chambery e le nanotecnologie di Grenoble formeranno una lunga colonna vertebrale, noi avremo vinto” Jean Therme, responsabile della ricerca tecnologica e direttore del CEA - Grenoble
L'urgenza di fermare l'avanzata delle biotecnologie non può più permettersi di rimanere soltanto in uno specifico ambito territoriale. La manipolazione in atto ha la forma di un cerchio che con ogni mezzo prova a chiudersi, le ramificazioni del suo controllo e intervento hanno assunto dimensioni globali. Ogni stato è chiamato a preparare le condizioni per una totale accettazione di questa ingegnerizzazione del vivente, con tutta la ricerca pubblica diretta a far uscire dai propri laboratori le chimere “che dovranno salvare il mondo”. Questo con il sostegno della finanza internazionale, della Banca Mondiale e delle organizzazioni per il commercio. Ma il sostegno maggiore deriva dall'attuale devastazione ambientale e bisogno di continue risorse in cui le così dette “scienze della vita” si pongono come una nuova soluzione verde. Nel mentre poche multinazionali detengono il monopolio e reggono le fila di tutto questo, questa nuova “rivoluzione verde” rappresenta una possibilità quasi illimitata di sviluppare profitti, dove in un sistema ciclico la nocività crea altre nocività. La loro gestione diventa più certa con il massiccio impiego dei brevetti e delle varie patenti, che di fatto trasformano la manipolazione in laboratorio di una pianta, di un animale e di esseri umani in diritto di proprietà. Dalle monocolture delle coltivazioni OGM, fino ad animali transgenici e modificazioni della linea germinale: qualcosa di più di un prodotto OGM che potremmo trovare su uno scaffale di un supermercato, rappresentano l'attacco e il dominio sul vivente che si fa totale. Nei paesi del sud del mondo il dominio delle multinazionali si manifesta con l'imposizione ai contadini di semi sterili OGM, con la conseguente distruzione di antiche varietà originarie e di ecosistemi. Un mondo naturale fulcro di una biodiversità unica che sta scomparendo per sempre, come grandi parti della foresta amazzonica, per far posto alle piantagioni OGM e ai biocarburanti. Distruzione di antichi saperi per poi rinchiudere semi antichi e parti di vita selvaggia nelle banche di conservazione del germoplasma, la faccia della stessa medaglia di un sistema che mentre distrugge cerca di preservare. Ma un seme congelato tra due vetrini a centinaia di metri dentro il permafrost artico diventa solo l'immagine reificata di un mondo artificializzato che nulla ha più della sua naturalità, un sistema che ha bisogno di circoscrivere, rinchiudere il naturale e il selvaggio che rimane, rinchiuderlo per poterlo meglio controllare e farlo diventare oggetto di proprietà, per poterlo usare come strumento di ricatto e potere partendo dalle basi delle odierne varietà. C'è un filo che lega i paesi del sud a quelli del nord, proprio da noi le multinazionali hanno i loro centri di ricerca e le loro sedi. Anche il loro potere qua si manifesta, ma più subdolamente, con la creazione di illusioni e di falsi bisogni, rendendo necessarie e accettate le innumerevoli innovazioni-protesi tecnologiche. Come imprigionano i semi nel ghiaccio imprigionano le nostri menti in un eterno presente di consumo e merci. Si fanno spazio con l'approvazione di ricerche biotech in campo medico, facendo leva sul ricatto della salute, conquistano terreno con la creazione di semi arricchiti di vitamina A “che salverebbero la fame del mondo”, facendo leva sulla carità dei paesi ricchi per poter poi lavarsi la coscienza. Passata una ricerca, qualunque essa sia, piantato un OGM, in qualunque parte del mondo, il loro cerchio si restringerà sempre più fino a chiudersi. Così qua vediamo i ricercatori dell'Idea's Lab di Minatech pensare a come bloccare in origine un dissenso verso le nanotecnologie, evitando gli errori fatti con gli OGM. Vediamo gli investimenti miliardari in nuove ricerche, i forum internazionali tra scienziati e industriali, e incominciamo anche a vedere anche i campi sperimentali OGM. Tutto questo non si può ridurre alla scelta di voler o meno consumare un cibo OGM, dobbiamo capire l'immensa portata dell'ingegneria genetica nella continua distruzione di questo mondo e quanto è necessaria allo stesso sistema per sopravvivere. Con la comprensione di tutte le fitte maglie del potere interconnesse: biotecnologie, nanotecnologie, neuroscienze, informatica. Un attacco al vivente dalle dimensioni globali non può non aver come risposta una lotta che anch'essa si fa globale. Dal sud al nord dobbiamo spezzare quel cerchio che vogliono rendere ineluttabile. Per questo abbiamo pensato a una chiamata internazionale di mobilitazione, una settimana di lotta in cui ciascuno può portare il proprio contributo secondo le proprie priorità contro l'ingegneria genetica e le sue ampie manifestazioni mortifere. Come Coalizione contro le nocività abbiamo identificato come punto di partenza l'EFSA, l'Ente Europeo per la Sicurezza Alimentare, con sede a Parma, organo centrale a cui la Commissione Europea fa riferimento per l'approvazione e il passaggio di varie nocività tra cui gli OGM. Proprio adesso L'EFSA, che a livello europeo sta dando il via libera a un OGM dietro l'altro, dovrà esprimersi per l'autorizzazione dell'ennesimo mais ogm della Monsanto MON810 e del riso ogm della Bayer LLRICE62.
CONTRO EFSA MONSANTO E BAYER FERMIAMO L'INGEGNERIA GENETICA ADESSO!
Coalizione contro le nocività
MBE 222, C.so Diaz 51, 471OO, Forlì www.inventati.org/contronocivita email: nonanobio@inventati.org
Start: 09:00
Start: 16/01/2010 - 09:00
End: 24/01/2010 - 23:59
BRUCIAMO LE FRONTIERE!
La rivolta che ha portato all’incendio della più grande prigione per stranieri in Francia è una risposta concreta e storica all’esistenza dei centri di trattenimento e all’insieme della politica di controllo dei flussi migratori. Nei giorni 25, 26 e 27 gennaio, dieci persone saranno giudicate per questa rivolta nel Tribunale di Parigi (Metropolitana Cité). La nostra solidarietà deve essere all’altezza della posta in gioco: rilascio degli accusati e, inoltre, libertà di movimento e di insediamento. Il 22 giugno 2008, il più grande CPT di Francia è bruciato. Tra giugno 2008 e giugno 2009, una decina di ex- trattenuti sono stati arrestati e collocati in detenzione preventiva – per la maggior parte da quasi un anno -. Sono accusati di danneggiamento, distruzione di edifici del centro di trattenimento amministrativo di Vincennes e/o violenza contro le forze dell’ordine. Durante i sei mesi precedenti all’incendio, il centro di Vincennes è luogo di continui movimenti di protesta di coloro lì rinchiusi perché sprovvisti di documenti. Scioperi della fame, piccoli incendi, rifiuto all’appello, diverbi con la polizia, forme di opposizione individuali o collettive, si sono succeduti all’interno del centro per tutto questo periodo. All’esterno, manifestazioni e iniziative denunciano l’esistenza stessa di questi centri e sostengono gli atti di rivolta. Il 21 giugno 2008, Salem Souli muore nella sua stanza dopo aver invano chiesto di essere curato. Il giorno dopo, una marcia organizzata dai detenuti in ricordo di quest’uomo, è repressa con violenza. Scoppia allora una rivolta collettiva e il centro di trattenimento brucia.
Un processo esemplare Per impedire che questo tipo di rivolta si diffonda, lo Stato deve colpire duramente, trovare dei responsabili. Queste dieci persone sono state arrestate per servire come esempio. Non importa che siano “innocenti” o “colpevoli”. Lo Stato, punendoli, desidera veder scomparire la contestazione, la ribellione, gli atti di resistenza di quelli che si trovano, o si troveranno un giorno, rinchiusi fra le mura di questi centri. La rivolta di Vincennes non è isolata. Ovunque esistano questi centri di reclusione, scoppiano rivolte, avvengono incendi, evasioni, scioperi della fame, ammutinamenti, devastazioni. È successo in Francia (Nantes, Bordeaux, Toulouse dove sono bruciati dei centri) e in numerosi paesi europei (Italia, Belgio, Olanda, Germania) o nei paesi dove i controlli delle frontiere avvengono alla partenza, come in Libia e in Turchia. L’incendio del centro di Vincennes non è solo simbolico: la scomparsa di 280 posti all’interno del centro ha avuto come conseguenza immediata una importante diminuzione delle retate e delle espulsioni nei dintorni di Parigi, durante il periodo successivo. In concreto, migliaia di arresti sono stati evitati. Con il loro agire, i detenuti hanno bloccato per un lasso di tempo il funzionamento del meccanismo di espulsione.
Prigione per stranieri: rinchiudere, espellere, dissuadere l’immigrazione I centri di trattenimento sono una delle tappe tra l’arresto e l’espulsione. Servono a tenere rinchiusi gli stranieri per il tempo necessario a preparare le condizioni necessarie alle espulsioni, che si tratti di un passaporto o di un lasciapassare rilasciato da un consolato e un posto in aereo o in nave. Più uno Stato vuole espellere, più sono i centri di reclusione che costruisce. Ovunque, il loro numero continua ad aumentare. In Europa, c’è la tendenza ad allungare i tempi di trattenimento, il che permette di aumentare le espulsione, ma anche di dissuadere l’immigrazione. Di fatto, questi luoghi di trattenimento sono strutture punitive. Vengono sempre più costruiti come fossero carceri: video-sorveglianza, unità ridotte, celle d’isolamento… In Francia, ad esempio, il più grande centro in costruzione a Mesnil-Amelot (240 posti), che aprirà tra qualche settimana, ha adottato questo modello. In Olanda, dove i suicidi e i decessi ‘inspiegabili’ sono frequenti nei centri, la detenzione dura 18 mesi e può essere riconfermata una volta tornati in libertà, le persone sono rinchiuse singolarmente in cellule molto piccole, oppure su battelli- prigione, con scarse possibilità di accedere all’esterno.
Clandestini: mano d’opera fatta su misura… I centri di reclusione sono parte della politica di “gestione dei flussi migratori”, elaborata secondo i criteri della “immigrazione scelta” ossia in funzione dei bisogni di mano d’opera dei paesi europei. Non è da oggi che il padronato dei paesi ricchi fa ricorso ai lavoratori immigrati per accrescere i profitti. In modo legale come nel caso del lavoro a termine, di quello che era il contratto OMI (che permette di adeguare il diritto di presenza sul territorio al tempo dei lavori stagionali) oppure con il lavoro nero, dove gli stranieri sono impiegati molto spesso nei settori più difficili (BTP, lavori nei ristoranti, pulizie, lavori stagionali, …). Questi settori richiedono una mano d’opera flessibile, da adattare ai bisogni immediati della produzione. Oltre all’assenza di diritti legati al loro statuto, per esempio in caso di infortunio, la costante minaccia di arresto e di espulsione che pesa sui clandestini, permette ovviamente ai padroni di pagarli di meno, se non addirittura di non pagarli per niente (non è poi così raro). Questo abbassamento dei salari e delle condizioni di lavoro permette al padronato di rafforzare lo sfruttamento di tutti. Gli innumerevoli scioperi dei lavoratori privi di documenti mostrano a che punto padroni e Stato hanno bisogno di questa mano d’opera, ma anche che organizzandosi insieme, i clandestini possono talvolta tenere loro testa ed ottenere di essere messi in regola.
… e capro espiatorio ideale La politica migratoria, e i centri di reclusione che fanno parte dell’ingranaggio, serve soprattutto a stigmatizzare chi non ha documenti. Lo Stato ne fa il capro espiatorio delle difficoltà che incontra oggi il popolo francese. L’utilizzo spettacolare delle espulsioni di Stato contribuisce a dimostrare da una parte l’ampiezza del “pericolo” che l’immigrazione irregolare rappresenta per la Francia e dall’altra l’efficacia di uno Stato che protegge i propri concittadini contro questo pericolo. Lo Stato utilizza artifici come le cosiddette “minacce dell’immigrazione clandestina”, la “feccia delle periferie”, le “donne che portano il velo”, o la campagna sull’identità nazionale, per suscitare i peggio rigurgiti xenofobi e razzisti e tentare di creare consenso intorno al potere e al mondo che produce.
Frontiere ovunque I centri di reclusione costituiscono un elemento indispensabile per applicare una politica europea di controllo dei flussi migratori che, mentre pretende abolire le frontiere all’interno dello spazio di Schengen, all’esterno le rafforza, in particolare con il dispositivo Frontex. Così il controllo inizia aldilà delle porte dell’Europa in accordo con paesi come la Libia, la Mauritania, la Turchia o l’Ucraina, dove vengono finanziati campi di detenzione per stranieri decretati indesiderabili, prima ancora che abbiano avuto la possibilità di mettere piede in Europa. Allo stesso tempo dentro questo spazio territoriale le frontiere si moltiplicano, si spostano e quindi sono ovunque: ogni controllo di identità può portare all’espulsione. Perché la frontiera non è solo una linea che demarca un paese, ma soprattutto un posto di controllo, di pressione, di scelta. Così la strada, i trasporti, le amministrazioni, le banche, le agenzie di lavoro a termine, di fatto funzionano come frontiere. I centri di reclusione, come tutti i campi per migranti, sono particole di frontiere assassine dell’Europa di Schengen. Sono luoghi dove si aspetta, rinchiusi, a volte senza scadenza e senza sentenza, dove si muore per mancanza di cure, dove ci si suicida piuttosto che essere espulsi. Bisogna farla finita con le frontiere! Per tutte queste ragioni e perché la gestione dei flussi migratori non è “giusta”. Perché ciascuno deve poter decidere di vivere dove gli pare. Noi siamo solidali con gli accusati della rivolta e dell’incendio del centro di reclusione di Vincennes.
LIBERTÀ PER TUTTI GLI ACCUSATI! LIBERTÀ DI CIRCOLAZIONE E DI INSEDIAMENTO! CHIUSURA DEI CENTRI DI RECLUSIONE! BASTA COI DOCUMENTI!
SETTIMANA DI SOLIDARIETÀ DAL 16 AL 24 GENNAIO 2010 Primo appuntamento il 16 gennaio 2010: Documentari, Dibattito, Informazioni alle 19.00 al CICP (21 ter, rue Voltaire, 75011 Paris)
Start: 10:00
End: 16:00
Sabato 16 gennaio 2010
Concentramento alle Ore 10.00 in
Piazza della Repubblica - Livorno
Manifestazione 16-01-2010 Livorno Hanno confermato la presenza: MARIA CIUFFI per MARCELLO LONZI HAIDI GIULIANI per CARLO GIULIANI PATRIZIA ALDROVANDI per FEDERICO ALDROVANDI ORNELLA GEMINI per NIKI APRILE GATTI BIANZINO per ALDO BIANZINO RITA CUCCHI per STEFANO CUCCHI MARIA IANNUCCI per IAIO INFORMIAMO ED INVITIAMO I FAMILIARI DELLE ALTRE VITTIME di STATO A PARTECIPARE ADERENDO
Start: 16:00
End: 20:00
A BARI c'è un LAGER:
il Centro Identificazione ed Espulsione di Bari-Palese
SABATO 16 GENNAIO DALLE 16 ALLE 20
PRESIDIO SOTTO IL CIE DI BARI PALESE
in viale europa
IN SOLIDARIETA’ AI RECLUSI E AI MIGRANTI DI ROSARNO
Start: 17:00
End: 23:59
Sabato 16 Gennaio (programma provvisorio)
Dalle 17:00 fiera del libro anarchico in trasferta dal Circolo dei Malfattori di Milano.
dalle 18:00 Presentazione dell'opuscolo antimilitarista - Chi fa la guerra non va lasciato in pace - con alcuni dei compagni che hanno partecipato alla sua stesura
dalle 20:30 buffet vegan
dalle 21:30 concerto benefit HC per le spese dell'opuscolo, con: Kalashnikov Collective (Milano romantic punx) Vivere Merda (Udine Chaos Punx) Into The Baobab (Bologna Anarchopunk) Reparto 7-7 (Lecco Militant punk) Land Of Devastation (Ovunque D-Beat Crust)
tutto ciò ovviamente @ TeLOSquat in Via Milano 17 Saronno - VA
http://collafenice.wordpress.com // collettivolafenice@email.it
allegati i flyer. Qui il programma:
Dal 15 al 17 Gennaio tra il Circolo dei malfattori di Milano e il TeLOS di Saronno si svolgerà la seconda fiera dell’editoria libertaria, organizzata dai compagni di Milano e i9n trasferta a Saronno per la presentazione dell’opuscolo antimilitarista “Chi fa la guerra non va lasciato in pace”
Start: 17:00
End: 20:00
Un saluto solidale a Nicu che è stato trasferito a Sollicciano e a tutti gli altri reclusi.
Porteremo un po' di musica sotto le mura di quel carcere agghiacciante, saluti e interventi.
Tutti liberi
Fuoco alle galere
Start: 18:00
End: 21:00
Presentazione del libro "Delta In rivolta" Edizioni Porfido con la presenza dell'autore e proiezione film "Delta oil’s dirty business".
A seguire dibattito.
SABATO 16 GENNAIO 2010 ORE 18.00 presso Libreria EDISON - Via C. Del Fante, 5 Livorno
per contatti: anarchicisolidali@virgilio.it
Start: 20:00
End: 23:59
SPAZIO LIBERTARIO ‘SOLE&BALENO’
SABATO 16/01/2010 DALLE ORE 20.00
CENA VEGAN A BUFFET
Start: 21:00
End: 23:59
Sabato 16 Gebbaio al CSOA Auro si terrà una serata benefit per i compagni arrestati nell'operazione Tramonto.
controinformazione, videoproiezioni e dj set drum n bass.
CSOA Auro
Via S.M. del Rosario 28 - Catania
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15-21 Febbraio 2010 SETTIMANA INTERNAZIONALE DI LOTTA ALLE BIOTECNOLOGIE
“Quando la striscia tecnologica dell'arco alpino, nei suoi baricentri costituiti da Ginevra e Grenoble, si illuminerà completamente, quando le punte dei poli di competenza come le biotecnologie di Losanna, la fisica e l'informatica del CERN a Ginevra, l'energia solare di Chambery e le nanotecnologie di Grenoble formeranno una lunga colonna vertebrale, noi avremo vinto” Jean Therme, responsabile della ricerca tecnologica e direttore del CEA - Grenoble
L'urgenza di fermare l'avanzata delle biotecnologie non può più permettersi di rimanere soltanto in uno specifico ambito territoriale. La manipolazione in atto ha la forma di un cerchio che con ogni mezzo prova a chiudersi, le ramificazioni del suo controllo e intervento hanno assunto dimensioni globali. Ogni stato è chiamato a preparare le condizioni per una totale accettazione di questa ingegnerizzazione del vivente, con tutta la ricerca pubblica diretta a far uscire dai propri laboratori le chimere “che dovranno salvare il mondo”. Questo con il sostegno della finanza internazionale, della Banca Mondiale e delle organizzazioni per il commercio. Ma il sostegno maggiore deriva dall'attuale devastazione ambientale e bisogno di continue risorse in cui le così dette “scienze della vita” si pongono come una nuova soluzione verde. Nel mentre poche multinazionali detengono il monopolio e reggono le fila di tutto questo, questa nuova “rivoluzione verde” rappresenta una possibilità quasi illimitata di sviluppare profitti, dove in un sistema ciclico la nocività crea altre nocività. La loro gestione diventa più certa con il massiccio impiego dei brevetti e delle varie patenti, che di fatto trasformano la manipolazione in laboratorio di una pianta, di un animale e di esseri umani in diritto di proprietà. Dalle monocolture delle coltivazioni OGM, fino ad animali transgenici e modificazioni della linea germinale: qualcosa di più di un prodotto OGM che potremmo trovare su uno scaffale di un supermercato, rappresentano l'attacco e il dominio sul vivente che si fa totale. Nei paesi del sud del mondo il dominio delle multinazionali si manifesta con l'imposizione ai contadini di semi sterili OGM, con la conseguente distruzione di antiche varietà originarie e di ecosistemi. Un mondo naturale fulcro di una biodiversità unica che sta scomparendo per sempre, come grandi parti della foresta amazzonica, per far posto alle piantagioni OGM e ai biocarburanti. Distruzione di antichi saperi per poi rinchiudere semi antichi e parti di vita selvaggia nelle banche di conservazione del germoplasma, la faccia della stessa medaglia di un sistema che mentre distrugge cerca di preservare. Ma un seme congelato tra due vetrini a centinaia di metri dentro il permafrost artico diventa solo l'immagine reificata di un mondo artificializzato che nulla ha più della sua naturalità, un sistema che ha bisogno di circoscrivere, rinchiudere il naturale e il selvaggio che rimane, rinchiuderlo per poterlo meglio controllare e farlo diventare oggetto di proprietà, per poterlo usare come strumento di ricatto e potere partendo dalle basi delle odierne varietà. C'è un filo che lega i paesi del sud a quelli del nord, proprio da noi le multinazionali hanno i loro centri di ricerca e le loro sedi. Anche il loro potere qua si manifesta, ma più subdolamente, con la creazione di illusioni e di falsi bisogni, rendendo necessarie e accettate le innumerevoli innovazioni-protesi tecnologiche. Come imprigionano i semi nel ghiaccio imprigionano le nostri menti in un eterno presente di consumo e merci. Si fanno spazio con l'approvazione di ricerche biotech in campo medico, facendo leva sul ricatto della salute, conquistano terreno con la creazione di semi arricchiti di vitamina A “che salverebbero la fame del mondo”, facendo leva sulla carità dei paesi ricchi per poter poi lavarsi la coscienza. Passata una ricerca, qualunque essa sia, piantato un OGM, in qualunque parte del mondo, il loro cerchio si restringerà sempre più fino a chiudersi. Così qua vediamo i ricercatori dell'Idea's Lab di Minatech pensare a come bloccare in origine un dissenso verso le nanotecnologie, evitando gli errori fatti con gli OGM. Vediamo gli investimenti miliardari in nuove ricerche, i forum internazionali tra scienziati e industriali, e incominciamo anche a vedere anche i campi sperimentali OGM. Tutto questo non si può ridurre alla scelta di voler o meno consumare un cibo OGM, dobbiamo capire l'immensa portata dell'ingegneria genetica nella continua distruzione di questo mondo e quanto è necessaria allo stesso sistema per sopravvivere. Con la comprensione di tutte le fitte maglie del potere interconnesse: biotecnologie, nanotecnologie, neuroscienze, informatica. Un attacco al vivente dalle dimensioni globali non può non aver come risposta una lotta che anch'essa si fa globale. Dal sud al nord dobbiamo spezzare quel cerchio che vogliono rendere ineluttabile. Per questo abbiamo pensato a una chiamata internazionale di mobilitazione, una settimana di lotta in cui ciascuno può portare il proprio contributo secondo le proprie priorità contro l'ingegneria genetica e le sue ampie manifestazioni mortifere. Come Coalizione contro le nocività abbiamo identificato come punto di partenza l'EFSA, l'Ente Europeo per la Sicurezza Alimentare, con sede a Parma, organo centrale a cui la Commissione Europea fa riferimento per l'approvazione e il passaggio di varie nocività tra cui gli OGM. Proprio adesso L'EFSA, che a livello europeo sta dando il via libera a un OGM dietro l'altro, dovrà esprimersi per l'autorizzazione dell'ennesimo mais ogm della Monsanto MON810 e del riso ogm della Bayer LLRICE62.
CONTRO EFSA MONSANTO E BAYER FERMIAMO L'INGEGNERIA GENETICA ADESSO!
Coalizione contro le nocività
MBE 222, C.so Diaz 51, 471OO, Forlì www.inventati.org/contronocivita email: nonanobio@inventati.org
(all day)
Start: 16/01/2010 - 09:00
End: 24/01/2010 - 23:59
BRUCIAMO LE FRONTIERE!
La rivolta che ha portato all’incendio della più grande prigione per stranieri in Francia è una risposta concreta e storica all’esistenza dei centri di trattenimento e all’insieme della politica di controllo dei flussi migratori. Nei giorni 25, 26 e 27 gennaio, dieci persone saranno giudicate per questa rivolta nel Tribunale di Parigi (Metropolitana Cité). La nostra solidarietà deve essere all’altezza della posta in gioco: rilascio degli accusati e, inoltre, libertà di movimento e di insediamento. Il 22 giugno 2008, il più grande CPT di Francia è bruciato. Tra giugno 2008 e giugno 2009, una decina di ex- trattenuti sono stati arrestati e collocati in detenzione preventiva – per la maggior parte da quasi un anno -. Sono accusati di danneggiamento, distruzione di edifici del centro di trattenimento amministrativo di Vincennes e/o violenza contro le forze dell’ordine. Durante i sei mesi precedenti all’incendio, il centro di Vincennes è luogo di continui movimenti di protesta di coloro lì rinchiusi perché sprovvisti di documenti. Scioperi della fame, piccoli incendi, rifiuto all’appello, diverbi con la polizia, forme di opposizione individuali o collettive, si sono succeduti all’interno del centro per tutto questo periodo. All’esterno, manifestazioni e iniziative denunciano l’esistenza stessa di questi centri e sostengono gli atti di rivolta. Il 21 giugno 2008, Salem Souli muore nella sua stanza dopo aver invano chiesto di essere curato. Il giorno dopo, una marcia organizzata dai detenuti in ricordo di quest’uomo, è repressa con violenza. Scoppia allora una rivolta collettiva e il centro di trattenimento brucia.
Un processo esemplare Per impedire che questo tipo di rivolta si diffonda, lo Stato deve colpire duramente, trovare dei responsabili. Queste dieci persone sono state arrestate per servire come esempio. Non importa che siano “innocenti” o “colpevoli”. Lo Stato, punendoli, desidera veder scomparire la contestazione, la ribellione, gli atti di resistenza di quelli che si trovano, o si troveranno un giorno, rinchiusi fra le mura di questi centri. La rivolta di Vincennes non è isolata. Ovunque esistano questi centri di reclusione, scoppiano rivolte, avvengono incendi, evasioni, scioperi della fame, ammutinamenti, devastazioni. È successo in Francia (Nantes, Bordeaux, Toulouse dove sono bruciati dei centri) e in numerosi paesi europei (Italia, Belgio, Olanda, Germania) o nei paesi dove i controlli delle frontiere avvengono alla partenza, come in Libia e in Turchia. L’incendio del centro di Vincennes non è solo simbolico: la scomparsa di 280 posti all’interno del centro ha avuto come conseguenza immediata una importante diminuzione delle retate e delle espulsioni nei dintorni di Parigi, durante il periodo successivo. In concreto, migliaia di arresti sono stati evitati. Con il loro agire, i detenuti hanno bloccato per un lasso di tempo il funzionamento del meccanismo di espulsione.
Prigione per stranieri: rinchiudere, espellere, dissuadere l’immigrazione I centri di trattenimento sono una delle tappe tra l’arresto e l’espulsione. Servono a tenere rinchiusi gli stranieri per il tempo necessario a preparare le condizioni necessarie alle espulsioni, che si tratti di un passaporto o di un lasciapassare rilasciato da un consolato e un posto in aereo o in nave. Più uno Stato vuole espellere, più sono i centri di reclusione che costruisce. Ovunque, il loro numero continua ad aumentare. In Europa, c’è la tendenza ad allungare i tempi di trattenimento, il che permette di aumentare le espulsione, ma anche di dissuadere l’immigrazione. Di fatto, questi luoghi di trattenimento sono strutture punitive. Vengono sempre più costruiti come fossero carceri: video-sorveglianza, unità ridotte, celle d’isolamento… In Francia, ad esempio, il più grande centro in costruzione a Mesnil-Amelot (240 posti), che aprirà tra qualche settimana, ha adottato questo modello. In Olanda, dove i suicidi e i decessi ‘inspiegabili’ sono frequenti nei centri, la detenzione dura 18 mesi e può essere riconfermata una volta tornati in libertà, le persone sono rinchiuse singolarmente in cellule molto piccole, oppure su battelli- prigione, con scarse possibilità di accedere all’esterno.
Clandestini: mano d’opera fatta su misura… I centri di reclusione sono parte della politica di “gestione dei flussi migratori”, elaborata secondo i criteri della “immigrazione scelta” ossia in funzione dei bisogni di mano d’opera dei paesi europei. Non è da oggi che il padronato dei paesi ricchi fa ricorso ai lavoratori immigrati per accrescere i profitti. In modo legale come nel caso del lavoro a termine, di quello che era il contratto OMI (che permette di adeguare il diritto di presenza sul territorio al tempo dei lavori stagionali) oppure con il lavoro nero, dove gli stranieri sono impiegati molto spesso nei settori più difficili (BTP, lavori nei ristoranti, pulizie, lavori stagionali, …). Questi settori richiedono una mano d’opera flessibile, da adattare ai bisogni immediati della produzione. Oltre all’assenza di diritti legati al loro statuto, per esempio in caso di infortunio, la costante minaccia di arresto e di espulsione che pesa sui clandestini, permette ovviamente ai padroni di pagarli di meno, se non addirittura di non pagarli per niente (non è poi così raro). Questo abbassamento dei salari e delle condizioni di lavoro permette al padronato di rafforzare lo sfruttamento di tutti. Gli innumerevoli scioperi dei lavoratori privi di documenti mostrano a che punto padroni e Stato hanno bisogno di questa mano d’opera, ma anche che organizzandosi insieme, i clandestini possono talvolta tenere loro testa ed ottenere di essere messi in regola.
… e capro espiatorio ideale La politica migratoria, e i centri di reclusione che fanno parte dell’ingranaggio, serve soprattutto a stigmatizzare chi non ha documenti. Lo Stato ne fa il capro espiatorio delle difficoltà che incontra oggi il popolo francese. L’utilizzo spettacolare delle espulsioni di Stato contribuisce a dimostrare da una parte l’ampiezza del “pericolo” che l’immigrazione irregolare rappresenta per la Francia e dall’altra l’efficacia di uno Stato che protegge i propri concittadini contro questo pericolo. Lo Stato utilizza artifici come le cosiddette “minacce dell’immigrazione clandestina”, la “feccia delle periferie”, le “donne che portano il velo”, o la campagna sull’identità nazionale, per suscitare i peggio rigurgiti xenofobi e razzisti e tentare di creare consenso intorno al potere e al mondo che produce.
Frontiere ovunque I centri di reclusione costituiscono un elemento indispensabile per applicare una politica europea di controllo dei flussi migratori che, mentre pretende abolire le frontiere all’interno dello spazio di Schengen, all’esterno le rafforza, in particolare con il dispositivo Frontex. Così il controllo inizia aldilà delle porte dell’Europa in accordo con paesi come la Libia, la Mauritania, la Turchia o l’Ucraina, dove vengono finanziati campi di detenzione per stranieri decretati indesiderabili, prima ancora che abbiano avuto la possibilità di mettere piede in Europa. Allo stesso tempo dentro questo spazio territoriale le frontiere si moltiplicano, si spostano e quindi sono ovunque: ogni controllo di identità può portare all’espulsione. Perché la frontiera non è solo una linea che demarca un paese, ma soprattutto un posto di controllo, di pressione, di scelta. Così la strada, i trasporti, le amministrazioni, le banche, le agenzie di lavoro a termine, di fatto funzionano come frontiere. I centri di reclusione, come tutti i campi per migranti, sono particole di frontiere assassine dell’Europa di Schengen. Sono luoghi dove si aspetta, rinchiusi, a volte senza scadenza e senza sentenza, dove si muore per mancanza di cure, dove ci si suicida piuttosto che essere espulsi. Bisogna farla finita con le frontiere! Per tutte queste ragioni e perché la gestione dei flussi migratori non è “giusta”. Perché ciascuno deve poter decidere di vivere dove gli pare. Noi siamo solidali con gli accusati della rivolta e dell’incendio del centro di reclusione di Vincennes.
LIBERTÀ PER TUTTI GLI ACCUSATI! LIBERTÀ DI CIRCOLAZIONE E DI INSEDIAMENTO! CHIUSURA DEI CENTRI DI RECLUSIONE! BASTA COI DOCUMENTI!
SETTIMANA DI SOLIDARIETÀ DAL 16 AL 24 GENNAIO 2010 Primo appuntamento il 16 gennaio 2010: Documentari, Dibattito, Informazioni alle 19.00 al CICP (21 ter, rue Voltaire, 75011 Paris)
Start: 15:01
End: 18:01
Un saluto solidale a Robbi che è stato trasferito a Pavia e a tutti gli altri reclusi.
Porteremo un po' di musica sotto le mura del carcere, saluti e interventi.
Tutti liberi
Fuoco alle galere
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01 / 18
(all day)
Start: 15/01/2010 - 09:00
End: 21/01/2010 - 23:59
15-21 Febbraio 2010 SETTIMANA INTERNAZIONALE DI LOTTA ALLE BIOTECNOLOGIE
“Quando la striscia tecnologica dell'arco alpino, nei suoi baricentri costituiti da Ginevra e Grenoble, si illuminerà completamente, quando le punte dei poli di competenza come le biotecnologie di Losanna, la fisica e l'informatica del CERN a Ginevra, l'energia solare di Chambery e le nanotecnologie di Grenoble formeranno una lunga colonna vertebrale, noi avremo vinto” Jean Therme, responsabile della ricerca tecnologica e direttore del CEA - Grenoble
L'urgenza di fermare l'avanzata delle biotecnologie non può più permettersi di rimanere soltanto in uno specifico ambito territoriale. La manipolazione in atto ha la forma di un cerchio che con ogni mezzo prova a chiudersi, le ramificazioni del suo controllo e intervento hanno assunto dimensioni globali. Ogni stato è chiamato a preparare le condizioni per una totale accettazione di questa ingegnerizzazione del vivente, con tutta la ricerca pubblica diretta a far uscire dai propri laboratori le chimere “che dovranno salvare il mondo”. Questo con il sostegno della finanza internazionale, della Banca Mondiale e delle organizzazioni per il commercio. Ma il sostegno maggiore deriva dall'attuale devastazione ambientale e bisogno di continue risorse in cui le così dette “scienze della vita” si pongono come una nuova soluzione verde. Nel mentre poche multinazionali detengono il monopolio e reggono le fila di tutto questo, questa nuova “rivoluzione verde” rappresenta una possibilità quasi illimitata di sviluppare profitti, dove in un sistema ciclico la nocività crea altre nocività. La loro gestione diventa più certa con il massiccio impiego dei brevetti e delle varie patenti, che di fatto trasformano la manipolazione in laboratorio di una pianta, di un animale e di esseri umani in diritto di proprietà. Dalle monocolture delle coltivazioni OGM, fino ad animali transgenici e modificazioni della linea germinale: qualcosa di più di un prodotto OGM che potremmo trovare su uno scaffale di un supermercato, rappresentano l'attacco e il dominio sul vivente che si fa totale. Nei paesi del sud del mondo il dominio delle multinazionali si manifesta con l'imposizione ai contadini di semi sterili OGM, con la conseguente distruzione di antiche varietà originarie e di ecosistemi. Un mondo naturale fulcro di una biodiversità unica che sta scomparendo per sempre, come grandi parti della foresta amazzonica, per far posto alle piantagioni OGM e ai biocarburanti. Distruzione di antichi saperi per poi rinchiudere semi antichi e parti di vita selvaggia nelle banche di conservazione del germoplasma, la faccia della stessa medaglia di un sistema che mentre distrugge cerca di preservare. Ma un seme congelato tra due vetrini a centinaia di metri dentro il permafrost artico diventa solo l'immagine reificata di un mondo artificializzato che nulla ha più della sua naturalità, un sistema che ha bisogno di circoscrivere, rinchiudere il naturale e il selvaggio che rimane, rinchiuderlo per poterlo meglio controllare e farlo diventare oggetto di proprietà, per poterlo usare come strumento di ricatto e potere partendo dalle basi delle odierne varietà. C'è un filo che lega i paesi del sud a quelli del nord, proprio da noi le multinazionali hanno i loro centri di ricerca e le loro sedi. Anche il loro potere qua si manifesta, ma più subdolamente, con la creazione di illusioni e di falsi bisogni, rendendo necessarie e accettate le innumerevoli innovazioni-protesi tecnologiche. Come imprigionano i semi nel ghiaccio imprigionano le nostri menti in un eterno presente di consumo e merci. Si fanno spazio con l'approvazione di ricerche biotech in campo medico, facendo leva sul ricatto della salute, conquistano terreno con la creazione di semi arricchiti di vitamina A “che salverebbero la fame del mondo”, facendo leva sulla carità dei paesi ricchi per poter poi lavarsi la coscienza. Passata una ricerca, qualunque essa sia, piantato un OGM, in qualunque parte del mondo, il loro cerchio si restringerà sempre più fino a chiudersi. Così qua vediamo i ricercatori dell'Idea's Lab di Minatech pensare a come bloccare in origine un dissenso verso le nanotecnologie, evitando gli errori fatti con gli OGM. Vediamo gli investimenti miliardari in nuove ricerche, i forum internazionali tra scienziati e industriali, e incominciamo anche a vedere anche i campi sperimentali OGM. Tutto questo non si può ridurre alla scelta di voler o meno consumare un cibo OGM, dobbiamo capire l'immensa portata dell'ingegneria genetica nella continua distruzione di questo mondo e quanto è necessaria allo stesso sistema per sopravvivere. Con la comprensione di tutte le fitte maglie del potere interconnesse: biotecnologie, nanotecnologie, neuroscienze, informatica. Un attacco al vivente dalle dimensioni globali non può non aver come risposta una lotta che anch'essa si fa globale. Dal sud al nord dobbiamo spezzare quel cerchio che vogliono rendere ineluttabile. Per questo abbiamo pensato a una chiamata internazionale di mobilitazione, una settimana di lotta in cui ciascuno può portare il proprio contributo secondo le proprie priorità contro l'ingegneria genetica e le sue ampie manifestazioni mortifere. Come Coalizione contro le nocività abbiamo identificato come punto di partenza l'EFSA, l'Ente Europeo per la Sicurezza Alimentare, con sede a Parma, organo centrale a cui la Commissione Europea fa riferimento per l'approvazione e il passaggio di varie nocività tra cui gli OGM. Proprio adesso L'EFSA, che a livello europeo sta dando il via libera a un OGM dietro l'altro, dovrà esprimersi per l'autorizzazione dell'ennesimo mais ogm della Monsanto MON810 e del riso ogm della Bayer LLRICE62.
CONTRO EFSA MONSANTO E BAYER FERMIAMO L'INGEGNERIA GENETICA ADESSO!
Coalizione contro le nocività
MBE 222, C.so Diaz 51, 471OO, Forlì www.inventati.org/contronocivita email: nonanobio@inventati.org
(all day)
Start: 16/01/2010 - 09:00
End: 24/01/2010 - 23:59
BRUCIAMO LE FRONTIERE!
La rivolta che ha portato all’incendio della più grande prigione per stranieri in Francia è una risposta concreta e storica all’esistenza dei centri di trattenimento e all’insieme della politica di controllo dei flussi migratori. Nei giorni 25, 26 e 27 gennaio, dieci persone saranno giudicate per questa rivolta nel Tribunale di Parigi (Metropolitana Cité). La nostra solidarietà deve essere all’altezza della posta in gioco: rilascio degli accusati e, inoltre, libertà di movimento e di insediamento. Il 22 giugno 2008, il più grande CPT di Francia è bruciato. Tra giugno 2008 e giugno 2009, una decina di ex- trattenuti sono stati arrestati e collocati in detenzione preventiva – per la maggior parte da quasi un anno -. Sono accusati di danneggiamento, distruzione di edifici del centro di trattenimento amministrativo di Vincennes e/o violenza contro le forze dell’ordine. Durante i sei mesi precedenti all’incendio, il centro di Vincennes è luogo di continui movimenti di protesta di coloro lì rinchiusi perché sprovvisti di documenti. Scioperi della fame, piccoli incendi, rifiuto all’appello, diverbi con la polizia, forme di opposizione individuali o collettive, si sono succeduti all’interno del centro per tutto questo periodo. All’esterno, manifestazioni e iniziative denunciano l’esistenza stessa di questi centri e sostengono gli atti di rivolta. Il 21 giugno 2008, Salem Souli muore nella sua stanza dopo aver invano chiesto di essere curato. Il giorno dopo, una marcia organizzata dai detenuti in ricordo di quest’uomo, è repressa con violenza. Scoppia allora una rivolta collettiva e il centro di trattenimento brucia.
Un processo esemplare Per impedire che questo tipo di rivolta si diffonda, lo Stato deve colpire duramente, trovare dei responsabili. Queste dieci persone sono state arrestate per servire come esempio. Non importa che siano “innocenti” o “colpevoli”. Lo Stato, punendoli, desidera veder scomparire la contestazione, la ribellione, gli atti di resistenza di quelli che si trovano, o si troveranno un giorno, rinchiusi fra le mura di questi centri. La rivolta di Vincennes non è isolata. Ovunque esistano questi centri di reclusione, scoppiano rivolte, avvengono incendi, evasioni, scioperi della fame, ammutinamenti, devastazioni. È successo in Francia (Nantes, Bordeaux, Toulouse dove sono bruciati dei centri) e in numerosi paesi europei (Italia, Belgio, Olanda, Germania) o nei paesi dove i controlli delle frontiere avvengono alla partenza, come in Libia e in Turchia. L’incendio del centro di Vincennes non è solo simbolico: la scomparsa di 280 posti all’interno del centro ha avuto come conseguenza immediata una importante diminuzione delle retate e delle espulsioni nei dintorni di Parigi, durante il periodo successivo. In concreto, migliaia di arresti sono stati evitati. Con il loro agire, i detenuti hanno bloccato per un lasso di tempo il funzionamento del meccanismo di espulsione.
Prigione per stranieri: rinchiudere, espellere, dissuadere l’immigrazione I centri di trattenimento sono una delle tappe tra l’arresto e l’espulsione. Servono a tenere rinchiusi gli stranieri per il tempo necessario a preparare le condizioni necessarie alle espulsioni, che si tratti di un passaporto o di un lasciapassare rilasciato da un consolato e un posto in aereo o in nave. Più uno Stato vuole espellere, più sono i centri di reclusione che costruisce. Ovunque, il loro numero continua ad aumentare. In Europa, c’è la tendenza ad allungare i tempi di trattenimento, il che permette di aumentare le espulsione, ma anche di dissuadere l’immigrazione. Di fatto, questi luoghi di trattenimento sono strutture punitive. Vengono sempre più costruiti come fossero carceri: video-sorveglianza, unità ridotte, celle d’isolamento… In Francia, ad esempio, il più grande centro in costruzione a Mesnil-Amelot (240 posti), che aprirà tra qualche settimana, ha adottato questo modello. In Olanda, dove i suicidi e i decessi ‘inspiegabili’ sono frequenti nei centri, la detenzione dura 18 mesi e può essere riconfermata una volta tornati in libertà, le persone sono rinchiuse singolarmente in cellule molto piccole, oppure su battelli- prigione, con scarse possibilità di accedere all’esterno.
Clandestini: mano d’opera fatta su misura… I centri di reclusione sono parte della politica di “gestione dei flussi migratori”, elaborata secondo i criteri della “immigrazione scelta” ossia in funzione dei bisogni di mano d’opera dei paesi europei. Non è da oggi che il padronato dei paesi ricchi fa ricorso ai lavoratori immigrati per accrescere i profitti. In modo legale come nel caso del lavoro a termine, di quello che era il contratto OMI (che permette di adeguare il diritto di presenza sul territorio al tempo dei lavori stagionali) oppure con il lavoro nero, dove gli stranieri sono impiegati molto spesso nei settori più difficili (BTP, lavori nei ristoranti, pulizie, lavori stagionali, …). Questi settori richiedono una mano d’opera flessibile, da adattare ai bisogni immediati della produzione. Oltre all’assenza di diritti legati al loro statuto, per esempio in caso di infortunio, la costante minaccia di arresto e di espulsione che pesa sui clandestini, permette ovviamente ai padroni di pagarli di meno, se non addirittura di non pagarli per niente (non è poi così raro). Questo abbassamento dei salari e delle condizioni di lavoro permette al padronato di rafforzare lo sfruttamento di tutti. Gli innumerevoli scioperi dei lavoratori privi di documenti mostrano a che punto padroni e Stato hanno bisogno di questa mano d’opera, ma anche che organizzandosi insieme, i clandestini possono talvolta tenere loro testa ed ottenere di essere messi in regola.
… e capro espiatorio ideale La politica migratoria, e i centri di reclusione che fanno parte dell’ingranaggio, serve soprattutto a stigmatizzare chi non ha documenti. Lo Stato ne fa il capro espiatorio delle difficoltà che incontra oggi il popolo francese. L’utilizzo spettacolare delle espulsioni di Stato contribuisce a dimostrare da una parte l’ampiezza del “pericolo” che l’immigrazione irregolare rappresenta per la Francia e dall’altra l’efficacia di uno Stato che protegge i propri concittadini contro questo pericolo. Lo Stato utilizza artifici come le cosiddette “minacce dell’immigrazione clandestina”, la “feccia delle periferie”, le “donne che portano il velo”, o la campagna sull’identità nazionale, per suscitare i peggio rigurgiti xenofobi e razzisti e tentare di creare consenso intorno al potere e al mondo che produce.
Frontiere ovunque I centri di reclusione costituiscono un elemento indispensabile per applicare una politica europea di controllo dei flussi migratori che, mentre pretende abolire le frontiere all’interno dello spazio di Schengen, all’esterno le rafforza, in particolare con il dispositivo Frontex. Così il controllo inizia aldilà delle porte dell’Europa in accordo con paesi come la Libia, la Mauritania, la Turchia o l’Ucraina, dove vengono finanziati campi di detenzione per stranieri decretati indesiderabili, prima ancora che abbiano avuto la possibilità di mettere piede in Europa. Allo stesso tempo dentro questo spazio territoriale le frontiere si moltiplicano, si spostano e quindi sono ovunque: ogni controllo di identità può portare all’espulsione. Perché la frontiera non è solo una linea che demarca un paese, ma soprattutto un posto di controllo, di pressione, di scelta. Così la strada, i trasporti, le amministrazioni, le banche, le agenzie di lavoro a termine, di fatto funzionano come frontiere. I centri di reclusione, come tutti i campi per migranti, sono particole di frontiere assassine dell’Europa di Schengen. Sono luoghi dove si aspetta, rinchiusi, a volte senza scadenza e senza sentenza, dove si muore per mancanza di cure, dove ci si suicida piuttosto che essere espulsi. Bisogna farla finita con le frontiere! Per tutte queste ragioni e perché la gestione dei flussi migratori non è “giusta”. Perché ciascuno deve poter decidere di vivere dove gli pare. Noi siamo solidali con gli accusati della rivolta e dell’incendio del centro di reclusione di Vincennes.
LIBERTÀ PER TUTTI GLI ACCUSATI! LIBERTÀ DI CIRCOLAZIONE E DI INSEDIAMENTO! CHIUSURA DEI CENTRI DI RECLUSIONE! BASTA COI DOCUMENTI!
SETTIMANA DI SOLIDARIETÀ DAL 16 AL 24 GENNAIO 2010 Primo appuntamento il 16 gennaio 2010: Documentari, Dibattito, Informazioni alle 19.00 al CICP (21 ter, rue Voltaire, 75011 Paris)
Start: 19:00
End: 23:30
A ROBBI, NICU E ANDREA, CHE A DISTANZA DI UN MESE SONO ANCORA RECLUSI, VA TUTTO IL NOSTRO AMORE E LA NOSTRA COMPLICITA'.
LA RABBIA DELL'AZIONE NON SI SPEGNE.
Lunedì 18/1 ore 19.00, allo spazio di documentazione Fuoriluogo di via san vitale 80 aperitivo benefit, a seguire proiezione del film "The Experiment"
Start: 21:00
End: 23:59
La guerra in tutte le sue forme
Secondo ciclo cinematografico settimanale sulle guerre degli Stati contro gli oppressi: Lunedì 4 Gennaio – Il leone del deserto (1981, 205 mm, Moustapha Akkad) Lunedì 11 Gennaio – Uomini contro (1970, 100 mm, Francesco Rosi) Lunedì 18 Gennaio - La battaglia di Algeri (1966, 120 mm, Gillo Pontecorvo) Lunedì 25 Gennaio - Storie di scorie (pièce teatrale sul nucleare, Ulderico Pesce, 70 mm) Lunedì 1 Febbraio – Queimada (1969, 120 mm, Gillo Pontecorvo) Lunedì 8 Febbraio – The fog of war (2003, 95 mm, Errol Morris) Lunedì 15 Febbraio – Tepepa (1968, 136 mm, Giulio Petroni) Lunedì 22 Febbraio – L’odio (1995, 95 mm, Mathieu Kassovitz)
NB: Lunedì 4 gennaio il film verrà proiettato alle 20:30 invece che alle 21
Dalle ore 21 presso lo spazio di documentazione “Il Grimaldello” VIA DELLA MADDALENA 81 R – grimaldellogeibero.it
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(all day)
Start: 15/01/2010 - 09:00
End: 21/01/2010 - 23:59
15-21 Febbraio 2010 SETTIMANA INTERNAZIONALE DI LOTTA ALLE BIOTECNOLOGIE
“Quando la striscia tecnologica dell'arco alpino, nei suoi baricentri costituiti da Ginevra e Grenoble, si illuminerà completamente, quando le punte dei poli di competenza come le biotecnologie di Losanna, la fisica e l'informatica del CERN a Ginevra, l'energia solare di Chambery e le nanotecnologie di Grenoble formeranno una lunga colonna vertebrale, noi avremo vinto” Jean Therme, responsabile della ricerca tecnologica e direttore del CEA - Grenoble
L'urgenza di fermare l'avanzata delle biotecnologie non può più permettersi di rimanere soltanto in uno specifico ambito territoriale. La manipolazione in atto ha la forma di un cerchio che con ogni mezzo prova a chiudersi, le ramificazioni del suo controllo e intervento hanno assunto dimensioni globali. Ogni stato è chiamato a preparare le condizioni per una totale accettazione di questa ingegnerizzazione del vivente, con tutta la ricerca pubblica diretta a far uscire dai propri laboratori le chimere “che dovranno salvare il mondo”. Questo con il sostegno della finanza internazionale, della Banca Mondiale e delle organizzazioni per il commercio. Ma il sostegno maggiore deriva dall'attuale devastazione ambientale e bisogno di continue risorse in cui le così dette “scienze della vita” si pongono come una nuova soluzione verde. Nel mentre poche multinazionali detengono il monopolio e reggono le fila di tutto questo, questa nuova “rivoluzione verde” rappresenta una possibilità quasi illimitata di sviluppare profitti, dove in un sistema ciclico la nocività crea altre nocività. La loro gestione diventa più certa con il massiccio impiego dei brevetti e delle varie patenti, che di fatto trasformano la manipolazione in laboratorio di una pianta, di un animale e di esseri umani in diritto di proprietà. Dalle monocolture delle coltivazioni OGM, fino ad animali transgenici e modificazioni della linea germinale: qualcosa di più di un prodotto OGM che potremmo trovare su uno scaffale di un supermercato, rappresentano l'attacco e il dominio sul vivente che si fa totale. Nei paesi del sud del mondo il dominio delle multinazionali si manifesta con l'imposizione ai contadini di semi sterili OGM, con la conseguente distruzione di antiche varietà originarie e di ecosistemi. Un mondo naturale fulcro di una biodiversità unica che sta scomparendo per sempre, come grandi parti della foresta amazzonica, per far posto alle piantagioni OGM e ai biocarburanti. Distruzione di antichi saperi per poi rinchiudere semi antichi e parti di vita selvaggia nelle banche di conservazione del germoplasma, la faccia della stessa medaglia di un sistema che mentre distrugge cerca di preservare. Ma un seme congelato tra due vetrini a centinaia di metri dentro il permafrost artico diventa solo l'immagine reificata di un mondo artificializzato che nulla ha più della sua naturalità, un sistema che ha bisogno di circoscrivere, rinchiudere il naturale e il selvaggio che rimane, rinchiuderlo per poterlo meglio controllare e farlo diventare oggetto di proprietà, per poterlo usare come strumento di ricatto e potere partendo dalle basi delle odierne varietà. C'è un filo che lega i paesi del sud a quelli del nord, proprio da noi le multinazionali hanno i loro centri di ricerca e le loro sedi. Anche il loro potere qua si manifesta, ma più subdolamente, con la creazione di illusioni e di falsi bisogni, rendendo necessarie e accettate le innumerevoli innovazioni-protesi tecnologiche. Come imprigionano i semi nel ghiaccio imprigionano le nostri menti in un eterno presente di consumo e merci. Si fanno spazio con l'approvazione di ricerche biotech in campo medico, facendo leva sul ricatto della salute, conquistano terreno con la creazione di semi arricchiti di vitamina A “che salverebbero la fame del mondo”, facendo leva sulla carità dei paesi ricchi per poter poi lavarsi la coscienza. Passata una ricerca, qualunque essa sia, piantato un OGM, in qualunque parte del mondo, il loro cerchio si restringerà sempre più fino a chiudersi. Così qua vediamo i ricercatori dell'Idea's Lab di Minatech pensare a come bloccare in origine un dissenso verso le nanotecnologie, evitando gli errori fatti con gli OGM. Vediamo gli investimenti miliardari in nuove ricerche, i forum internazionali tra scienziati e industriali, e incominciamo anche a vedere anche i campi sperimentali OGM. Tutto questo non si può ridurre alla scelta di voler o meno consumare un cibo OGM, dobbiamo capire l'immensa portata dell'ingegneria genetica nella continua distruzione di questo mondo e quanto è necessaria allo stesso sistema per sopravvivere. Con la comprensione di tutte le fitte maglie del potere interconnesse: biotecnologie, nanotecnologie, neuroscienze, informatica. Un attacco al vivente dalle dimensioni globali non può non aver come risposta una lotta che anch'essa si fa globale. Dal sud al nord dobbiamo spezzare quel cerchio che vogliono rendere ineluttabile. Per questo abbiamo pensato a una chiamata internazionale di mobilitazione, una settimana di lotta in cui ciascuno può portare il proprio contributo secondo le proprie priorità contro l'ingegneria genetica e le sue ampie manifestazioni mortifere. Come Coalizione contro le nocività abbiamo identificato come punto di partenza l'EFSA, l'Ente Europeo per la Sicurezza Alimentare, con sede a Parma, organo centrale a cui la Commissione Europea fa riferimento per l'approvazione e il passaggio di varie nocività tra cui gli OGM. Proprio adesso L'EFSA, che a livello europeo sta dando il via libera a un OGM dietro l'altro, dovrà esprimersi per l'autorizzazione dell'ennesimo mais ogm della Monsanto MON810 e del riso ogm della Bayer LLRICE62.
CONTRO EFSA MONSANTO E BAYER FERMIAMO L'INGEGNERIA GENETICA ADESSO!
Coalizione contro le nocività
MBE 222, C.so Diaz 51, 471OO, Forlì www.inventati.org/contronocivita email: nonanobio@inventati.org
(all day)
Start: 16/01/2010 - 09:00
End: 24/01/2010 - 23:59
BRUCIAMO LE FRONTIERE!
La rivolta che ha portato all’incendio della più grande prigione per stranieri in Francia è una risposta concreta e storica all’esistenza dei centri di trattenimento e all’insieme della politica di controllo dei flussi migratori. Nei giorni 25, 26 e 27 gennaio, dieci persone saranno giudicate per questa rivolta nel Tribunale di Parigi (Metropolitana Cité). La nostra solidarietà deve essere all’altezza della posta in gioco: rilascio degli accusati e, inoltre, libertà di movimento e di insediamento. Il 22 giugno 2008, il più grande CPT di Francia è bruciato. Tra giugno 2008 e giugno 2009, una decina di ex- trattenuti sono stati arrestati e collocati in detenzione preventiva – per la maggior parte da quasi un anno -. Sono accusati di danneggiamento, distruzione di edifici del centro di trattenimento amministrativo di Vincennes e/o violenza contro le forze dell’ordine. Durante i sei mesi precedenti all’incendio, il centro di Vincennes è luogo di continui movimenti di protesta di coloro lì rinchiusi perché sprovvisti di documenti. Scioperi della fame, piccoli incendi, rifiuto all’appello, diverbi con la polizia, forme di opposizione individuali o collettive, si sono succeduti all’interno del centro per tutto questo periodo. All’esterno, manifestazioni e iniziative denunciano l’esistenza stessa di questi centri e sostengono gli atti di rivolta. Il 21 giugno 2008, Salem Souli muore nella sua stanza dopo aver invano chiesto di essere curato. Il giorno dopo, una marcia organizzata dai detenuti in ricordo di quest’uomo, è repressa con violenza. Scoppia allora una rivolta collettiva e il centro di trattenimento brucia.
Un processo esemplare Per impedire che questo tipo di rivolta si diffonda, lo Stato deve colpire duramente, trovare dei responsabili. Queste dieci persone sono state arrestate per servire come esempio. Non importa che siano “innocenti” o “colpevoli”. Lo Stato, punendoli, desidera veder scomparire la contestazione, la ribellione, gli atti di resistenza di quelli che si trovano, o si troveranno un giorno, rinchiusi fra le mura di questi centri. La rivolta di Vincennes non è isolata. Ovunque esistano questi centri di reclusione, scoppiano rivolte, avvengono incendi, evasioni, scioperi della fame, ammutinamenti, devastazioni. È successo in Francia (Nantes, Bordeaux, Toulouse dove sono bruciati dei centri) e in numerosi paesi europei (Italia, Belgio, Olanda, Germania) o nei paesi dove i controlli delle frontiere avvengono alla partenza, come in Libia e in Turchia. L’incendio del centro di Vincennes non è solo simbolico: la scomparsa di 280 posti all’interno del centro ha avuto come conseguenza immediata una importante diminuzione delle retate e delle espulsioni nei dintorni di Parigi, durante il periodo successivo. In concreto, migliaia di arresti sono stati evitati. Con il loro agire, i detenuti hanno bloccato per un lasso di tempo il funzionamento del meccanismo di espulsione.
Prigione per stranieri: rinchiudere, espellere, dissuadere l’immigrazione I centri di trattenimento sono una delle tappe tra l’arresto e l’espulsione. Servono a tenere rinchiusi gli stranieri per il tempo necessario a preparare le condizioni necessarie alle espulsioni, che si tratti di un passaporto o di un lasciapassare rilasciato da un consolato e un posto in aereo o in nave. Più uno Stato vuole espellere, più sono i centri di reclusione che costruisce. Ovunque, il loro numero continua ad aumentare. In Europa, c’è la tendenza ad allungare i tempi di trattenimento, il che permette di aumentare le espulsione, ma anche di dissuadere l’immigrazione. Di fatto, questi luoghi di trattenimento sono strutture punitive. Vengono sempre più costruiti come fossero carceri: video-sorveglianza, unità ridotte, celle d’isolamento… In Francia, ad esempio, il più grande centro in costruzione a Mesnil-Amelot (240 posti), che aprirà tra qualche settimana, ha adottato questo modello. In Olanda, dove i suicidi e i decessi ‘inspiegabili’ sono frequenti nei centri, la detenzione dura 18 mesi e può essere riconfermata una volta tornati in libertà, le persone sono rinchiuse singolarmente in cellule molto piccole, oppure su battelli- prigione, con scarse possibilità di accedere all’esterno.
Clandestini: mano d’opera fatta su misura… I centri di reclusione sono parte della politica di “gestione dei flussi migratori”, elaborata secondo i criteri della “immigrazione scelta” ossia in funzione dei bisogni di mano d’opera dei paesi europei. Non è da oggi che il padronato dei paesi ricchi fa ricorso ai lavoratori immigrati per accrescere i profitti. In modo legale come nel caso del lavoro a termine, di quello che era il contratto OMI (che permette di adeguare il diritto di presenza sul territorio al tempo dei lavori stagionali) oppure con il lavoro nero, dove gli stranieri sono impiegati molto spesso nei settori più difficili (BTP, lavori nei ristoranti, pulizie, lavori stagionali, …). Questi settori richiedono una mano d’opera flessibile, da adattare ai bisogni immediati della produzione. Oltre all’assenza di diritti legati al loro statuto, per esempio in caso di infortunio, la costante minaccia di arresto e di espulsione che pesa sui clandestini, permette ovviamente ai padroni di pagarli di meno, se non addirittura di non pagarli per niente (non è poi così raro). Questo abbassamento dei salari e delle condizioni di lavoro permette al padronato di rafforzare lo sfruttamento di tutti. Gli innumerevoli scioperi dei lavoratori privi di documenti mostrano a che punto padroni e Stato hanno bisogno di questa mano d’opera, ma anche che organizzandosi insieme, i clandestini possono talvolta tenere loro testa ed ottenere di essere messi in regola.
… e capro espiatorio ideale La politica migratoria, e i centri di reclusione che fanno parte dell’ingranaggio, serve soprattutto a stigmatizzare chi non ha documenti. Lo Stato ne fa il capro espiatorio delle difficoltà che incontra oggi il popolo francese. L’utilizzo spettacolare delle espulsioni di Stato contribuisce a dimostrare da una parte l’ampiezza del “pericolo” che l’immigrazione irregolare rappresenta per la Francia e dall’altra l’efficacia di uno Stato che protegge i propri concittadini contro questo pericolo. Lo Stato utilizza artifici come le cosiddette “minacce dell’immigrazione clandestina”, la “feccia delle periferie”, le “donne che portano il velo”, o la campagna sull’identità nazionale, per suscitare i peggio rigurgiti xenofobi e razzisti e tentare di creare consenso intorno al potere e al mondo che produce.
Frontiere ovunque I centri di reclusione costituiscono un elemento indispensabile per applicare una politica europea di controllo dei flussi migratori che, mentre pretende abolire le frontiere all’interno dello spazio di Schengen, all’esterno le rafforza, in particolare con il dispositivo Frontex. Così il controllo inizia aldilà delle porte dell’Europa in accordo con paesi come la Libia, la Mauritania, la Turchia o l’Ucraina, dove vengono finanziati campi di detenzione per stranieri decretati indesiderabili, prima ancora che abbiano avuto la possibilità di mettere piede in Europa. Allo stesso tempo dentro questo spazio territoriale le frontiere si moltiplicano, si spostano e quindi sono ovunque: ogni controllo di identità può portare all’espulsione. Perché la frontiera non è solo una linea che demarca un paese, ma soprattutto un posto di controllo, di pressione, di scelta. Così la strada, i trasporti, le amministrazioni, le banche, le agenzie di lavoro a termine, di fatto funzionano come frontiere. I centri di reclusione, come tutti i campi per migranti, sono particole di frontiere assassine dell’Europa di Schengen. Sono luoghi dove si aspetta, rinchiusi, a volte senza scadenza e senza sentenza, dove si muore per mancanza di cure, dove ci si suicida piuttosto che essere espulsi. Bisogna farla finita con le frontiere! Per tutte queste ragioni e perché la gestione dei flussi migratori non è “giusta”. Perché ciascuno deve poter decidere di vivere dove gli pare. Noi siamo solidali con gli accusati della rivolta e dell’incendio del centro di reclusione di Vincennes.
LIBERTÀ PER TUTTI GLI ACCUSATI! LIBERTÀ DI CIRCOLAZIONE E DI INSEDIAMENTO! CHIUSURA DEI CENTRI DI RECLUSIONE! BASTA COI DOCUMENTI!
SETTIMANA DI SOLIDARIETÀ DAL 16 AL 24 GENNAIO 2010 Primo appuntamento il 16 gennaio 2010: Documentari, Dibattito, Informazioni alle 19.00 al CICP (21 ter, rue Voltaire, 75011 Paris)
Start: 21:00
End: 23:59
VENERDI' 19 FEBBRAIO
dalle 21.00
Presentazione del libro:
Difendere la "razza"
di Nicoletta Poidimani (Ed. Sensibili alle foglie 2009)
...dalle politiche xenofobe e sessiste del ventennio ad oggi...
Incontro con l'autrice e dibattito
TUTTI I LUNEDI
dalle 21 alle 23
Assemblea di gestione
...partecipa anche tu!
Spazio Libertario "Sole&Baleno"
Sobb.Valzania, 27 - CESENA (vicino a Porta Santi)
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01 / 20
(all day)
Start: 15/01/2010 - 09:00
End: 21/01/2010 - 23:59
15-21 Febbraio 2010 SETTIMANA INTERNAZIONALE DI LOTTA ALLE BIOTECNOLOGIE
“Quando la striscia tecnologica dell'arco alpino, nei suoi baricentri costituiti da Ginevra e Grenoble, si illuminerà completamente, quando le punte dei poli di competenza come le biotecnologie di Losanna, la fisica e l'informatica del CERN a Ginevra, l'energia solare di Chambery e le nanotecnologie di Grenoble formeranno una lunga colonna vertebrale, noi avremo vinto” Jean Therme, responsabile della ricerca tecnologica e direttore del CEA - Grenoble
L'urgenza di fermare l'avanzata delle biotecnologie non può più permettersi di rimanere soltanto in uno specifico ambito territoriale. La manipolazione in atto ha la forma di un cerchio che con ogni mezzo prova a chiudersi, le ramificazioni del suo controllo e intervento hanno assunto dimensioni globali. Ogni stato è chiamato a preparare le condizioni per una totale accettazione di questa ingegnerizzazione del vivente, con tutta la ricerca pubblica diretta a far uscire dai propri laboratori le chimere “che dovranno salvare il mondo”. Questo con il sostegno della finanza internazionale, della Banca Mondiale e delle organizzazioni per il commercio. Ma il sostegno maggiore deriva dall'attuale devastazione ambientale e bisogno di continue risorse in cui le così dette “scienze della vita” si pongono come una nuova soluzione verde. Nel mentre poche multinazionali detengono il monopolio e reggono le fila di tutto questo, questa nuova “rivoluzione verde” rappresenta una possibilità quasi illimitata di sviluppare profitti, dove in un sistema ciclico la nocività crea altre nocività. La loro gestione diventa più certa con il massiccio impiego dei brevetti e delle varie patenti, che di fatto trasformano la manipolazione in laboratorio di una pianta, di un animale e di esseri umani in diritto di proprietà. Dalle monocolture delle coltivazioni OGM, fino ad animali transgenici e modificazioni della linea germinale: qualcosa di più di un prodotto OGM che potremmo trovare su uno scaffale di un supermercato, rappresentano l'attacco e il dominio sul vivente che si fa totale. Nei paesi del sud del mondo il dominio delle multinazionali si manifesta con l'imposizione ai contadini di semi sterili OGM, con la conseguente distruzione di antiche varietà originarie e di ecosistemi. Un mondo naturale fulcro di una biodiversità unica che sta scomparendo per sempre, come grandi parti della foresta amazzonica, per far posto alle piantagioni OGM e ai biocarburanti. Distruzione di antichi saperi per poi rinchiudere semi antichi e parti di vita selvaggia nelle banche di conservazione del germoplasma, la faccia della stessa medaglia di un sistema che mentre distrugge cerca di preservare. Ma un seme congelato tra due vetrini a centinaia di metri dentro il permafrost artico diventa solo l'immagine reificata di un mondo artificializzato che nulla ha più della sua naturalità, un sistema che ha bisogno di circoscrivere, rinchiudere il naturale e il selvaggio che rimane, rinchiuderlo per poterlo meglio controllare e farlo diventare oggetto di proprietà, per poterlo usare come strumento di ricatto e potere partendo dalle basi delle odierne varietà. C'è un filo che lega i paesi del sud a quelli del nord, proprio da noi le multinazionali hanno i loro centri di ricerca e le loro sedi. Anche il loro potere qua si manifesta, ma più subdolamente, con la creazione di illusioni e di falsi bisogni, rendendo necessarie e accettate le innumerevoli innovazioni-protesi tecnologiche. Come imprigionano i semi nel ghiaccio imprigionano le nostri menti in un eterno presente di consumo e merci. Si fanno spazio con l'approvazione di ricerche biotech in campo medico, facendo leva sul ricatto della salute, conquistano terreno con la creazione di semi arricchiti di vitamina A “che salverebbero la fame del mondo”, facendo leva sulla carità dei paesi ricchi per poter poi lavarsi la coscienza. Passata una ricerca, qualunque essa sia, piantato un OGM, in qualunque parte del mondo, il loro cerchio si restringerà sempre più fino a chiudersi. Così qua vediamo i ricercatori dell'Idea's Lab di Minatech pensare a come bloccare in origine un dissenso verso le nanotecnologie, evitando gli errori fatti con gli OGM. Vediamo gli investimenti miliardari in nuove ricerche, i forum internazionali tra scienziati e industriali, e incominciamo anche a vedere anche i campi sperimentali OGM. Tutto questo non si può ridurre alla scelta di voler o meno consumare un cibo OGM, dobbiamo capire l'immensa portata dell'ingegneria genetica nella continua distruzione di questo mondo e quanto è necessaria allo stesso sistema per sopravvivere. Con la comprensione di tutte le fitte maglie del potere interconnesse: biotecnologie, nanotecnologie, neuroscienze, informatica. Un attacco al vivente dalle dimensioni globali non può non aver come risposta una lotta che anch'essa si fa globale. Dal sud al nord dobbiamo spezzare quel cerchio che vogliono rendere ineluttabile. Per questo abbiamo pensato a una chiamata internazionale di mobilitazione, una settimana di lotta in cui ciascuno può portare il proprio contributo secondo le proprie priorità contro l'ingegneria genetica e le sue ampie manifestazioni mortifere. Come Coalizione contro le nocività abbiamo identificato come punto di partenza l'EFSA, l'Ente Europeo per la Sicurezza Alimentare, con sede a Parma, organo centrale a cui la Commissione Europea fa riferimento per l'approvazione e il passaggio di varie nocività tra cui gli OGM. Proprio adesso L'EFSA, che a livello europeo sta dando il via libera a un OGM dietro l'altro, dovrà esprimersi per l'autorizzazione dell'ennesimo mais ogm della Monsanto MON810 e del riso ogm della Bayer LLRICE62.
CONTRO EFSA MONSANTO E BAYER FERMIAMO L'INGEGNERIA GENETICA ADESSO!
Coalizione contro le nocività
MBE 222, C.so Diaz 51, 471OO, Forlì www.inventati.org/contronocivita email: nonanobio@inventati.org
(all day)
Start: 16/01/2010 - 09:00
End: 24/01/2010 - 23:59
BRUCIAMO LE FRONTIERE!
La rivolta che ha portato all’incendio della più grande prigione per stranieri in Francia è una risposta concreta e storica all’esistenza dei centri di trattenimento e all’insieme della politica di controllo dei flussi migratori. Nei giorni 25, 26 e 27 gennaio, dieci persone saranno giudicate per questa rivolta nel Tribunale di Parigi (Metropolitana Cité). La nostra solidarietà deve essere all’altezza della posta in gioco: rilascio degli accusati e, inoltre, libertà di movimento e di insediamento. Il 22 giugno 2008, il più grande CPT di Francia è bruciato. Tra giugno 2008 e giugno 2009, una decina di ex- trattenuti sono stati arrestati e collocati in detenzione preventiva – per la maggior parte da quasi un anno -. Sono accusati di danneggiamento, distruzione di edifici del centro di trattenimento amministrativo di Vincennes e/o violenza contro le forze dell’ordine. Durante i sei mesi precedenti all’incendio, il centro di Vincennes è luogo di continui movimenti di protesta di coloro lì rinchiusi perché sprovvisti di documenti. Scioperi della fame, piccoli incendi, rifiuto all’appello, diverbi con la polizia, forme di opposizione individuali o collettive, si sono succeduti all’interno del centro per tutto questo periodo. All’esterno, manifestazioni e iniziative denunciano l’esistenza stessa di questi centri e sostengono gli atti di rivolta. Il 21 giugno 2008, Salem Souli muore nella sua stanza dopo aver invano chiesto di essere curato. Il giorno dopo, una marcia organizzata dai detenuti in ricordo di quest’uomo, è repressa con violenza. Scoppia allora una rivolta collettiva e il centro di trattenimento brucia.
Un processo esemplare Per impedire che questo tipo di rivolta si diffonda, lo Stato deve colpire duramente, trovare dei responsabili. Queste dieci persone sono state arrestate per servire come esempio. Non importa che siano “innocenti” o “colpevoli”. Lo Stato, punendoli, desidera veder scomparire la contestazione, la ribellione, gli atti di resistenza di quelli che si trovano, o si troveranno un giorno, rinchiusi fra le mura di questi centri. La rivolta di Vincennes non è isolata. Ovunque esistano questi centri di reclusione, scoppiano rivolte, avvengono incendi, evasioni, scioperi della fame, ammutinamenti, devastazioni. È successo in Francia (Nantes, Bordeaux, Toulouse dove sono bruciati dei centri) e in numerosi paesi europei (Italia, Belgio, Olanda, Germania) o nei paesi dove i controlli delle frontiere avvengono alla partenza, come in Libia e in Turchia. L’incendio del centro di Vincennes non è solo simbolico: la scomparsa di 280 posti all’interno del centro ha avuto come conseguenza immediata una importante diminuzione delle retate e delle espulsioni nei dintorni di Parigi, durante il periodo successivo. In concreto, migliaia di arresti sono stati evitati. Con il loro agire, i detenuti hanno bloccato per un lasso di tempo il funzionamento del meccanismo di espulsione.
Prigione per stranieri: rinchiudere, espellere, dissuadere l’immigrazione I centri di trattenimento sono una delle tappe tra l’arresto e l’espulsione. Servono a tenere rinchiusi gli stranieri per il tempo necessario a preparare le condizioni necessarie alle espulsioni, che si tratti di un passaporto o di un lasciapassare rilasciato da un consolato e un posto in aereo o in nave. Più uno Stato vuole espellere, più sono i centri di reclusione che costruisce. Ovunque, il loro numero continua ad aumentare. In Europa, c’è la tendenza ad allungare i tempi di trattenimento, il che permette di aumentare le espulsione, ma anche di dissuadere l’immigrazione. Di fatto, questi luoghi di trattenimento sono strutture punitive. Vengono sempre più costruiti come fossero carceri: video-sorveglianza, unità ridotte, celle d’isolamento… In Francia, ad esempio, il più grande centro in costruzione a Mesnil-Amelot (240 posti), che aprirà tra qualche settimana, ha adottato questo modello. In Olanda, dove i suicidi e i decessi ‘inspiegabili’ sono frequenti nei centri, la detenzione dura 18 mesi e può essere riconfermata una volta tornati in libertà, le persone sono rinchiuse singolarmente in cellule molto piccole, oppure su battelli- prigione, con scarse possibilità di accedere all’esterno.
Clandestini: mano d’opera fatta su misura… I centri di reclusione sono parte della politica di “gestione dei flussi migratori”, elaborata secondo i criteri della “immigrazione scelta” ossia in funzione dei bisogni di mano d’opera dei paesi europei. Non è da oggi che il padronato dei paesi ricchi fa ricorso ai lavoratori immigrati per accrescere i profitti. In modo legale come nel caso del lavoro a termine, di quello che era il contratto OMI (che permette di adeguare il diritto di presenza sul territorio al tempo dei lavori stagionali) oppure con il lavoro nero, dove gli stranieri sono impiegati molto spesso nei settori più difficili (BTP, lavori nei ristoranti, pulizie, lavori stagionali, …). Questi settori richiedono una mano d’opera flessibile, da adattare ai bisogni immediati della produzione. Oltre all’assenza di diritti legati al loro statuto, per esempio in caso di infortunio, la costante minaccia di arresto e di espulsione che pesa sui clandestini, permette ovviamente ai padroni di pagarli di meno, se non addirittura di non pagarli per niente (non è poi così raro). Questo abbassamento dei salari e delle condizioni di lavoro permette al padronato di rafforzare lo sfruttamento di tutti. Gli innumerevoli scioperi dei lavoratori privi di documenti mostrano a che punto padroni e Stato hanno bisogno di questa mano d’opera, ma anche che organizzandosi insieme, i clandestini possono talvolta tenere loro testa ed ottenere di essere messi in regola.
… e capro espiatorio ideale La politica migratoria, e i centri di reclusione che fanno parte dell’ingranaggio, serve soprattutto a stigmatizzare chi non ha documenti. Lo Stato ne fa il capro espiatorio delle difficoltà che incontra oggi il popolo francese. L’utilizzo spettacolare delle espulsioni di Stato contribuisce a dimostrare da una parte l’ampiezza del “pericolo” che l’immigrazione irregolare rappresenta per la Francia e dall’altra l’efficacia di uno Stato che protegge i propri concittadini contro questo pericolo. Lo Stato utilizza artifici come le cosiddette “minacce dell’immigrazione clandestina”, la “feccia delle periferie”, le “donne che portano il velo”, o la campagna sull’identità nazionale, per suscitare i peggio rigurgiti xenofobi e razzisti e tentare di creare consenso intorno al potere e al mondo che produce.
Frontiere ovunque I centri di reclusione costituiscono un elemento indispensabile per applicare una politica europea di controllo dei flussi migratori che, mentre pretende abolire le frontiere all’interno dello spazio di Schengen, all’esterno le rafforza, in particolare con il dispositivo Frontex. Così il controllo inizia aldilà delle porte dell’Europa in accordo con paesi come la Libia, la Mauritania, la Turchia o l’Ucraina, dove vengono finanziati campi di detenzione per stranieri decretati indesiderabili, prima ancora che abbiano avuto la possibilità di mettere piede in Europa. Allo stesso tempo dentro questo spazio territoriale le frontiere si moltiplicano, si spostano e quindi sono ovunque: ogni controllo di identità può portare all’espulsione. Perché la frontiera non è solo una linea che demarca un paese, ma soprattutto un posto di controllo, di pressione, di scelta. Così la strada, i trasporti, le amministrazioni, le banche, le agenzie di lavoro a termine, di fatto funzionano come frontiere. I centri di reclusione, come tutti i campi per migranti, sono particole di frontiere assassine dell’Europa di Schengen. Sono luoghi dove si aspetta, rinchiusi, a volte senza scadenza e senza sentenza, dove si muore per mancanza di cure, dove ci si suicida piuttosto che essere espulsi. Bisogna farla finita con le frontiere! Per tutte queste ragioni e perché la gestione dei flussi migratori non è “giusta”. Perché ciascuno deve poter decidere di vivere dove gli pare. Noi siamo solidali con gli accusati della rivolta e dell’incendio del centro di reclusione di Vincennes.
LIBERTÀ PER TUTTI GLI ACCUSATI! LIBERTÀ DI CIRCOLAZIONE E DI INSEDIAMENTO! CHIUSURA DEI CENTRI DI RECLUSIONE! BASTA COI DOCUMENTI!
SETTIMANA DI SOLIDARIETÀ DAL 16 AL 24 GENNAIO 2010 Primo appuntamento il 16 gennaio 2010: Documentari, Dibattito, Informazioni alle 19.00 al CICP (21 ter, rue Voltaire, 75011 Paris)
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Start: 15/01/2010 - 09:00
End: 21/01/2010 - 23:59
15-21 Febbraio 2010 SETTIMANA INTERNAZIONALE DI LOTTA ALLE BIOTECNOLOGIE
“Quando la striscia tecnologica dell'arco alpino, nei suoi baricentri costituiti da Ginevra e Grenoble, si illuminerà completamente, quando le punte dei poli di competenza come le biotecnologie di Losanna, la fisica e l'informatica del CERN a Ginevra, l'energia solare di Chambery e le nanotecnologie di Grenoble formeranno una lunga colonna vertebrale, noi avremo vinto” Jean Therme, responsabile della ricerca tecnologica e direttore del CEA - Grenoble
L'urgenza di fermare l'avanzata delle biotecnologie non può più permettersi di rimanere soltanto in uno specifico ambito territoriale. La manipolazione in atto ha la forma di un cerchio che con ogni mezzo prova a chiudersi, le ramificazioni del suo controllo e intervento hanno assunto dimensioni globali. Ogni stato è chiamato a preparare le condizioni per una totale accettazione di questa ingegnerizzazione del vivente, con tutta la ricerca pubblica diretta a far uscire dai propri laboratori le chimere “che dovranno salvare il mondo”. Questo con il sostegno della finanza internazionale, della Banca Mondiale e delle organizzazioni per il commercio. Ma il sostegno maggiore deriva dall'attuale devastazione ambientale e bisogno di continue risorse in cui le così dette “scienze della vita” si pongono come una nuova soluzione verde. Nel mentre poche multinazionali detengono il monopolio e reggono le fila di tutto questo, questa nuova “rivoluzione verde” rappresenta una possibilità quasi illimitata di sviluppare profitti, dove in un sistema ciclico la nocività crea altre nocività. La loro gestione diventa più certa con il massiccio impiego dei brevetti e delle varie patenti, che di fatto trasformano la manipolazione in laboratorio di una pianta, di un animale e di esseri umani in diritto di proprietà. Dalle monocolture delle coltivazioni OGM, fino ad animali transgenici e modificazioni della linea germinale: qualcosa di più di un prodotto OGM che potremmo trovare su uno scaffale di un supermercato, rappresentano l'attacco e il dominio sul vivente che si fa totale. Nei paesi del sud del mondo il dominio delle multinazionali si manifesta con l'imposizione ai contadini di semi sterili OGM, con la conseguente distruzione di antiche varietà originarie e di ecosistemi. Un mondo naturale fulcro di una biodiversità unica che sta scomparendo per sempre, come grandi parti della foresta amazzonica, per far posto alle piantagioni OGM e ai biocarburanti. Distruzione di antichi saperi per poi rinchiudere semi antichi e parti di vita selvaggia nelle banche di conservazione del germoplasma, la faccia della stessa medaglia di un sistema che mentre distrugge cerca di preservare. Ma un seme congelato tra due vetrini a centinaia di metri dentro il permafrost artico diventa solo l'immagine reificata di un mondo artificializzato che nulla ha più della sua naturalità, un sistema che ha bisogno di circoscrivere, rinchiudere il naturale e il selvaggio che rimane, rinchiuderlo per poterlo meglio controllare e farlo diventare oggetto di proprietà, per poterlo usare come strumento di ricatto e potere partendo dalle basi delle odierne varietà. C'è un filo che lega i paesi del sud a quelli del nord, proprio da noi le multinazionali hanno i loro centri di ricerca e le loro sedi. Anche il loro potere qua si manifesta, ma più subdolamente, con la creazione di illusioni e di falsi bisogni, rendendo necessarie e accettate le innumerevoli innovazioni-protesi tecnologiche. Come imprigionano i semi nel ghiaccio imprigionano le nostri menti in un eterno presente di consumo e merci. Si fanno spazio con l'approvazione di ricerche biotech in campo medico, facendo leva sul ricatto della salute, conquistano terreno con la creazione di semi arricchiti di vitamina A “che salverebbero la fame del mondo”, facendo leva sulla carità dei paesi ricchi per poter poi lavarsi la coscienza. Passata una ricerca, qualunque essa sia, piantato un OGM, in qualunque parte del mondo, il loro cerchio si restringerà sempre più fino a chiudersi. Così qua vediamo i ricercatori dell'Idea's Lab di Minatech pensare a come bloccare in origine un dissenso verso le nanotecnologie, evitando gli errori fatti con gli OGM. Vediamo gli investimenti miliardari in nuove ricerche, i forum internazionali tra scienziati e industriali, e incominciamo anche a vedere anche i campi sperimentali OGM. Tutto questo non si può ridurre alla scelta di voler o meno consumare un cibo OGM, dobbiamo capire l'immensa portata dell'ingegneria genetica nella continua distruzione di questo mondo e quanto è necessaria allo stesso sistema per sopravvivere. Con la comprensione di tutte le fitte maglie del potere interconnesse: biotecnologie, nanotecnologie, neuroscienze, informatica. Un attacco al vivente dalle dimensioni globali non può non aver come risposta una lotta che anch'essa si fa globale. Dal sud al nord dobbiamo spezzare quel cerchio che vogliono rendere ineluttabile. Per questo abbiamo pensato a una chiamata internazionale di mobilitazione, una settimana di lotta in cui ciascuno può portare il proprio contributo secondo le proprie priorità contro l'ingegneria genetica e le sue ampie manifestazioni mortifere. Come Coalizione contro le nocività abbiamo identificato come punto di partenza l'EFSA, l'Ente Europeo per la Sicurezza Alimentare, con sede a Parma, organo centrale a cui la Commissione Europea fa riferimento per l'approvazione e il passaggio di varie nocività tra cui gli OGM. Proprio adesso L'EFSA, che a livello europeo sta dando il via libera a un OGM dietro l'altro, dovrà esprimersi per l'autorizzazione dell'ennesimo mais ogm della Monsanto MON810 e del riso ogm della Bayer LLRICE62.
CONTRO EFSA MONSANTO E BAYER FERMIAMO L'INGEGNERIA GENETICA ADESSO!
Coalizione contro le nocività
MBE 222, C.so Diaz 51, 471OO, Forlì www.inventati.org/contronocivita email: nonanobio@inventati.org
(all day)
Start: 16/01/2010 - 09:00
End: 24/01/2010 - 23:59
BRUCIAMO LE FRONTIERE!
La rivolta che ha portato all’incendio della più grande prigione per stranieri in Francia è una risposta concreta e storica all’esistenza dei centri di trattenimento e all’insieme della politica di controllo dei flussi migratori. Nei giorni 25, 26 e 27 gennaio, dieci persone saranno giudicate per questa rivolta nel Tribunale di Parigi (Metropolitana Cité). La nostra solidarietà deve essere all’altezza della posta in gioco: rilascio degli accusati e, inoltre, libertà di movimento e di insediamento. Il 22 giugno 2008, il più grande CPT di Francia è bruciato. Tra giugno 2008 e giugno 2009, una decina di ex- trattenuti sono stati arrestati e collocati in detenzione preventiva – per la maggior parte da quasi un anno -. Sono accusati di danneggiamento, distruzione di edifici del centro di trattenimento amministrativo di Vincennes e/o violenza contro le forze dell’ordine. Durante i sei mesi precedenti all’incendio, il centro di Vincennes è luogo di continui movimenti di protesta di coloro lì rinchiusi perché sprovvisti di documenti. Scioperi della fame, piccoli incendi, rifiuto all’appello, diverbi con la polizia, forme di opposizione individuali o collettive, si sono succeduti all’interno del centro per tutto questo periodo. All’esterno, manifestazioni e iniziative denunciano l’esistenza stessa di questi centri e sostengono gli atti di rivolta. Il 21 giugno 2008, Salem Souli muore nella sua stanza dopo aver invano chiesto di essere curato. Il giorno dopo, una marcia organizzata dai detenuti in ricordo di quest’uomo, è repressa con violenza. Scoppia allora una rivolta collettiva e il centro di trattenimento brucia.
Un processo esemplare Per impedire che questo tipo di rivolta si diffonda, lo Stato deve colpire duramente, trovare dei responsabili. Queste dieci persone sono state arrestate per servire come esempio. Non importa che siano “innocenti” o “colpevoli”. Lo Stato, punendoli, desidera veder scomparire la contestazione, la ribellione, gli atti di resistenza di quelli che si trovano, o si troveranno un giorno, rinchiusi fra le mura di questi centri. La rivolta di Vincennes non è isolata. Ovunque esistano questi centri di reclusione, scoppiano rivolte, avvengono incendi, evasioni, scioperi della fame, ammutinamenti, devastazioni. È successo in Francia (Nantes, Bordeaux, Toulouse dove sono bruciati dei centri) e in numerosi paesi europei (Italia, Belgio, Olanda, Germania) o nei paesi dove i controlli delle frontiere avvengono alla partenza, come in Libia e in Turchia. L’incendio del centro di Vincennes non è solo simbolico: la scomparsa di 280 posti all’interno del centro ha avuto come conseguenza immediata una importante diminuzione delle retate e delle espulsioni nei dintorni di Parigi, durante il periodo successivo. In concreto, migliaia di arresti sono stati evitati. Con il loro agire, i detenuti hanno bloccato per un lasso di tempo il funzionamento del meccanismo di espulsione.
Prigione per stranieri: rinchiudere, espellere, dissuadere l’immigrazione I centri di trattenimento sono una delle tappe tra l’arresto e l’espulsione. Servono a tenere rinchiusi gli stranieri per il tempo necessario a preparare le condizioni necessarie alle espulsioni, che si tratti di un passaporto o di un lasciapassare rilasciato da un consolato e un posto in aereo o in nave. Più uno Stato vuole espellere, più sono i centri di reclusione che costruisce. Ovunque, il loro numero continua ad aumentare. In Europa, c’è la tendenza ad allungare i tempi di trattenimento, il che permette di aumentare le espulsione, ma anche di dissuadere l’immigrazione. Di fatto, questi luoghi di trattenimento sono strutture punitive. Vengono sempre più costruiti come fossero carceri: video-sorveglianza, unità ridotte, celle d’isolamento… In Francia, ad esempio, il più grande centro in costruzione a Mesnil-Amelot (240 posti), che aprirà tra qualche settimana, ha adottato questo modello. In Olanda, dove i suicidi e i decessi ‘inspiegabili’ sono frequenti nei centri, la detenzione dura 18 mesi e può essere riconfermata una volta tornati in libertà, le persone sono rinchiuse singolarmente in cellule molto piccole, oppure su battelli- prigione, con scarse possibilità di accedere all’esterno.
Clandestini: mano d’opera fatta su misura… I centri di reclusione sono parte della politica di “gestione dei flussi migratori”, elaborata secondo i criteri della “immigrazione scelta” ossia in funzione dei bisogni di mano d’opera dei paesi europei. Non è da oggi che il padronato dei paesi ricchi fa ricorso ai lavoratori immigrati per accrescere i profitti. In modo legale come nel caso del lavoro a termine, di quello che era il contratto OMI (che permette di adeguare il diritto di presenza sul territorio al tempo dei lavori stagionali) oppure con il lavoro nero, dove gli stranieri sono impiegati molto spesso nei settori più difficili (BTP, lavori nei ristoranti, pulizie, lavori stagionali, …). Questi settori richiedono una mano d’opera flessibile, da adattare ai bisogni immediati della produzione. Oltre all’assenza di diritti legati al loro statuto, per esempio in caso di infortunio, la costante minaccia di arresto e di espulsione che pesa sui clandestini, permette ovviamente ai padroni di pagarli di meno, se non addirittura di non pagarli per niente (non è poi così raro). Questo abbassamento dei salari e delle condizioni di lavoro permette al padronato di rafforzare lo sfruttamento di tutti. Gli innumerevoli scioperi dei lavoratori privi di documenti mostrano a che punto padroni e Stato hanno bisogno di questa mano d’opera, ma anche che organizzandosi insieme, i clandestini possono talvolta tenere loro testa ed ottenere di essere messi in regola.
… e capro espiatorio ideale La politica migratoria, e i centri di reclusione che fanno parte dell’ingranaggio, serve soprattutto a stigmatizzare chi non ha documenti. Lo Stato ne fa il capro espiatorio delle difficoltà che incontra oggi il popolo francese. L’utilizzo spettacolare delle espulsioni di Stato contribuisce a dimostrare da una parte l’ampiezza del “pericolo” che l’immigrazione irregolare rappresenta per la Francia e dall’altra l’efficacia di uno Stato che protegge i propri concittadini contro questo pericolo. Lo Stato utilizza artifici come le cosiddette “minacce dell’immigrazione clandestina”, la “feccia delle periferie”, le “donne che portano il velo”, o la campagna sull’identità nazionale, per suscitare i peggio rigurgiti xenofobi e razzisti e tentare di creare consenso intorno al potere e al mondo che produce.
Frontiere ovunque I centri di reclusione costituiscono un elemento indispensabile per applicare una politica europea di controllo dei flussi migratori che, mentre pretende abolire le frontiere all’interno dello spazio di Schengen, all’esterno le rafforza, in particolare con il dispositivo Frontex. Così il controllo inizia aldilà delle porte dell’Europa in accordo con paesi come la Libia, la Mauritania, la Turchia o l’Ucraina, dove vengono finanziati campi di detenzione per stranieri decretati indesiderabili, prima ancora che abbiano avuto la possibilità di mettere piede in Europa. Allo stesso tempo dentro questo spazio territoriale le frontiere si moltiplicano, si spostano e quindi sono ovunque: ogni controllo di identità può portare all’espulsione. Perché la frontiera non è solo una linea che demarca un paese, ma soprattutto un posto di controllo, di pressione, di scelta. Così la strada, i trasporti, le amministrazioni, le banche, le agenzie di lavoro a termine, di fatto funzionano come frontiere. I centri di reclusione, come tutti i campi per migranti, sono particole di frontiere assassine dell’Europa di Schengen. Sono luoghi dove si aspetta, rinchiusi, a volte senza scadenza e senza sentenza, dove si muore per mancanza di cure, dove ci si suicida piuttosto che essere espulsi. Bisogna farla finita con le frontiere! Per tutte queste ragioni e perché la gestione dei flussi migratori non è “giusta”. Perché ciascuno deve poter decidere di vivere dove gli pare. Noi siamo solidali con gli accusati della rivolta e dell’incendio del centro di reclusione di Vincennes.
LIBERTÀ PER TUTTI GLI ACCUSATI! LIBERTÀ DI CIRCOLAZIONE E DI INSEDIAMENTO! CHIUSURA DEI CENTRI DI RECLUSIONE! BASTA COI DOCUMENTI!
SETTIMANA DI SOLIDARIETÀ DAL 16 AL 24 GENNAIO 2010 Primo appuntamento il 16 gennaio 2010: Documentari, Dibattito, Informazioni alle 19.00 al CICP (21 ter, rue Voltaire, 75011 Paris)
Start: 21:00
End: 23:59
"La solidarietà dei compagni è l'arma migliore per superare i momenti di carcerazione, è l'amore solidale dei compagni e delle compagne quello che impedisce al sistema di distruggerci. Sono le lettere, le visite, le pubblicazioni, la propaganda..."
Diego, prigioniero nel carcere Devoto - Buenos Aires
h 21 cena benefit in solidarietà a Diego e Leandro
In funzione la birreria
L38 Squat
via Giuliotti 8x, Sixth Bridge
bus 776 da metro B Laurentina
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(all day)
Start: 16/01/2010 - 09:00
End: 24/01/2010 - 23:59
BRUCIAMO LE FRONTIERE!
La rivolta che ha portato all’incendio della più grande prigione per stranieri in Francia è una risposta concreta e storica all’esistenza dei centri di trattenimento e all’insieme della politica di controllo dei flussi migratori. Nei giorni 25, 26 e 27 gennaio, dieci persone saranno giudicate per questa rivolta nel Tribunale di Parigi (Metropolitana Cité). La nostra solidarietà deve essere all’altezza della posta in gioco: rilascio degli accusati e, inoltre, libertà di movimento e di insediamento. Il 22 giugno 2008, il più grande CPT di Francia è bruciato. Tra giugno 2008 e giugno 2009, una decina di ex- trattenuti sono stati arrestati e collocati in detenzione preventiva – per la maggior parte da quasi un anno -. Sono accusati di danneggiamento, distruzione di edifici del centro di trattenimento amministrativo di Vincennes e/o violenza contro le forze dell’ordine. Durante i sei mesi precedenti all’incendio, il centro di Vincennes è luogo di continui movimenti di protesta di coloro lì rinchiusi perché sprovvisti di documenti. Scioperi della fame, piccoli incendi, rifiuto all’appello, diverbi con la polizia, forme di opposizione individuali o collettive, si sono succeduti all’interno del centro per tutto questo periodo. All’esterno, manifestazioni e iniziative denunciano l’esistenza stessa di questi centri e sostengono gli atti di rivolta. Il 21 giugno 2008, Salem Souli muore nella sua stanza dopo aver invano chiesto di essere curato. Il giorno dopo, una marcia organizzata dai detenuti in ricordo di quest’uomo, è repressa con violenza. Scoppia allora una rivolta collettiva e il centro di trattenimento brucia.
Un processo esemplare Per impedire che questo tipo di rivolta si diffonda, lo Stato deve colpire duramente, trovare dei responsabili. Queste dieci persone sono state arrestate per servire come esempio. Non importa che siano “innocenti” o “colpevoli”. Lo Stato, punendoli, desidera veder scomparire la contestazione, la ribellione, gli atti di resistenza di quelli che si trovano, o si troveranno un giorno, rinchiusi fra le mura di questi centri. La rivolta di Vincennes non è isolata. Ovunque esistano questi centri di reclusione, scoppiano rivolte, avvengono incendi, evasioni, scioperi della fame, ammutinamenti, devastazioni. È successo in Francia (Nantes, Bordeaux, Toulouse dove sono bruciati dei centri) e in numerosi paesi europei (Italia, Belgio, Olanda, Germania) o nei paesi dove i controlli delle frontiere avvengono alla partenza, come in Libia e in Turchia. L’incendio del centro di Vincennes non è solo simbolico: la scomparsa di 280 posti all’interno del centro ha avuto come conseguenza immediata una importante diminuzione delle retate e delle espulsioni nei dintorni di Parigi, durante il periodo successivo. In concreto, migliaia di arresti sono stati evitati. Con il loro agire, i detenuti hanno bloccato per un lasso di tempo il funzionamento del meccanismo di espulsione.
Prigione per stranieri: rinchiudere, espellere, dissuadere l’immigrazione I centri di trattenimento sono una delle tappe tra l’arresto e l’espulsione. Servono a tenere rinchiusi gli stranieri per il tempo necessario a preparare le condizioni necessarie alle espulsioni, che si tratti di un passaporto o di un lasciapassare rilasciato da un consolato e un posto in aereo o in nave. Più uno Stato vuole espellere, più sono i centri di reclusione che costruisce. Ovunque, il loro numero continua ad aumentare. In Europa, c’è la tendenza ad allungare i tempi di trattenimento, il che permette di aumentare le espulsione, ma anche di dissuadere l’immigrazione. Di fatto, questi luoghi di trattenimento sono strutture punitive. Vengono sempre più costruiti come fossero carceri: video-sorveglianza, unità ridotte, celle d’isolamento… In Francia, ad esempio, il più grande centro in costruzione a Mesnil-Amelot (240 posti), che aprirà tra qualche settimana, ha adottato questo modello. In Olanda, dove i suicidi e i decessi ‘inspiegabili’ sono frequenti nei centri, la detenzione dura 18 mesi e può essere riconfermata una volta tornati in libertà, le persone sono rinchiuse singolarmente in cellule molto piccole, oppure su battelli- prigione, con scarse possibilità di accedere all’esterno.
Clandestini: mano d’opera fatta su misura… I centri di reclusione sono parte della politica di “gestione dei flussi migratori”, elaborata secondo i criteri della “immigrazione scelta” ossia in funzione dei bisogni di mano d’opera dei paesi europei. Non è da oggi che il padronato dei paesi ricchi fa ricorso ai lavoratori immigrati per accrescere i profitti. In modo legale come nel caso del lavoro a termine, di quello che era il contratto OMI (che permette di adeguare il diritto di presenza sul territorio al tempo dei lavori stagionali) oppure con il lavoro nero, dove gli stranieri sono impiegati molto spesso nei settori più difficili (BTP, lavori nei ristoranti, pulizie, lavori stagionali, …). Questi settori richiedono una mano d’opera flessibile, da adattare ai bisogni immediati della produzione. Oltre all’assenza di diritti legati al loro statuto, per esempio in caso di infortunio, la costante minaccia di arresto e di espulsione che pesa sui clandestini, permette ovviamente ai padroni di pagarli di meno, se non addirittura di non pagarli per niente (non è poi così raro). Questo abbassamento dei salari e delle condizioni di lavoro permette al padronato di rafforzare lo sfruttamento di tutti. Gli innumerevoli scioperi dei lavoratori privi di documenti mostrano a che punto padroni e Stato hanno bisogno di questa mano d’opera, ma anche che organizzandosi insieme, i clandestini possono talvolta tenere loro testa ed ottenere di essere messi in regola.
… e capro espiatorio ideale La politica migratoria, e i centri di reclusione che fanno parte dell’ingranaggio, serve soprattutto a stigmatizzare chi non ha documenti. Lo Stato ne fa il capro espiatorio delle difficoltà che incontra oggi il popolo francese. L’utilizzo spettacolare delle espulsioni di Stato contribuisce a dimostrare da una parte l’ampiezza del “pericolo” che l’immigrazione irregolare rappresenta per la Francia e dall’altra l’efficacia di uno Stato che protegge i propri concittadini contro questo pericolo. Lo Stato utilizza artifici come le cosiddette “minacce dell’immigrazione clandestina”, la “feccia delle periferie”, le “donne che portano il velo”, o la campagna sull’identità nazionale, per suscitare i peggio rigurgiti xenofobi e razzisti e tentare di creare consenso intorno al potere e al mondo che produce.
Frontiere ovunque I centri di reclusione costituiscono un elemento indispensabile per applicare una politica europea di controllo dei flussi migratori che, mentre pretende abolire le frontiere all’interno dello spazio di Schengen, all’esterno le rafforza, in particolare con il dispositivo Frontex. Così il controllo inizia aldilà delle porte dell’Europa in accordo con paesi come la Libia, la Mauritania, la Turchia o l’Ucraina, dove vengono finanziati campi di detenzione per stranieri decretati indesiderabili, prima ancora che abbiano avuto la possibilità di mettere piede in Europa. Allo stesso tempo dentro questo spazio territoriale le frontiere si moltiplicano, si spostano e quindi sono ovunque: ogni controllo di identità può portare all’espulsione. Perché la frontiera non è solo una linea che demarca un paese, ma soprattutto un posto di controllo, di pressione, di scelta. Così la strada, i trasporti, le amministrazioni, le banche, le agenzie di lavoro a termine, di fatto funzionano come frontiere. I centri di reclusione, come tutti i campi per migranti, sono particole di frontiere assassine dell’Europa di Schengen. Sono luoghi dove si aspetta, rinchiusi, a volte senza scadenza e senza sentenza, dove si muore per mancanza di cure, dove ci si suicida piuttosto che essere espulsi. Bisogna farla finita con le frontiere! Per tutte queste ragioni e perché la gestione dei flussi migratori non è “giusta”. Perché ciascuno deve poter decidere di vivere dove gli pare. Noi siamo solidali con gli accusati della rivolta e dell’incendio del centro di reclusione di Vincennes.
LIBERTÀ PER TUTTI GLI ACCUSATI! LIBERTÀ DI CIRCOLAZIONE E DI INSEDIAMENTO! CHIUSURA DEI CENTRI DI RECLUSIONE! BASTA COI DOCUMENTI!
SETTIMANA DI SOLIDARIETÀ DAL 16 AL 24 GENNAIO 2010 Primo appuntamento il 16 gennaio 2010: Documentari, Dibattito, Informazioni alle 19.00 al CICP (21 ter, rue Voltaire, 75011 Paris)
Start: 11:00
End: 14:06
Da luglio 2008 si sta tenendo un’assemblea su guerra e sicurezza che coinvolge compagni anarchici e libertari di diverse realtà. L’assemblea, itinerante e a scadenza più o meno bimestrale, è nata dall’esigenza di confrontarsi su idee e metodi per intervenire nell’attuale contesto sociale, in particolare su un terreno che a molti è sembrato basilare: il rapporto tra guerra esterna e guerra interna. Per circoscrivere ulteriormente: militarizzazione, controllo, razzismo. L’assemblea, come spazio di discussione e occasione organizzativa, cerca di intrecciare tra loro tre aspetti: – confronto su quello che i compagni stanno portando avanti a livello locale, per condividere idee, suggerimenti, critiche; – mutuo appoggio per rafforzare collettivamente l’intervanto locale quando i compagni lo ritengono opportuno; – elaborazione di proposte per iniziative comuni indipendenti dalle lotte locali specifiche.
Gli incontri sono stati finora piuttosto preziosi, avendo permesso approfondimenti teorici e indicazioni pratiche utili in vista dei vari appuntamenti di lotta. Ci sembra davvero importante vederci di persona e ragionare insieme sui limiti e sulle prospettive del nostro agire antiautoritario, per affinare i nostri progetti e arrivare meglio preparati alle occasioni propizie. Riflettere e organizzarsi d’anticipo è sempre buono, soprattutto in tempi burrascosi e imprevedibili come quelli che stiamo vivendo. Spetta ai compagni che di volta in volta ospitano l’assemblea decidere se affiancare al momento di discussione qualche iniziativa sul territorio. Visto che alle ultime assemblee, anche per problemi di comunicazione, i contatti si sono un po’ sfilacciati, invitiamo tutti i compagni interessati a partecipare al prossimo appuntamento.
SABATO 23 GENNAIO, ORE 16,00 PIAZZA FIERA, TRENTO
Presidio contro la base militare di Mattarello, contro la repressione (fogli di via, avvisi orali, denunce annunciate per devastazione), in solidarietà con Sara, Evelin e Mike, compagni arrestati in relazione allo sgombero dell’Assillo, spazio occupato proprio per rilanciare la lotta contro la base
DOMENICA 24 GENNAIO, ORE 11,00 SALA CIRCOSCRIZIONALE DI LIZZANELLA (ROVERETO SUD) Assemblea su guerra e sicurezza
anarchiche e anarchici di Rovereto e Trento navedeifolli@gmail.com
Start: 23:00
End: 23:59
COMUNICATO STAMPA CON PREGHIERA DI PUBBLICAZIONE E/O DIFFUSIONE. GRAZIE!
Radio Blackout è l'unica radio libera dell'etere torinese. Dal 1992 trasmette sui 105.250 in FM, si autogestisce e si autofinanzia. Sulle sue frequenze non passano spot commerciali pertanto ogni mese le attività della radio vengono sostenute da iniziative benefit (concerti, dj set, cene). Nel corso di questi anni Radio Blackout ha dato voce alle minoranze e ai movimenti che
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(all day)
Start: 16/01/2010 - 09:00
End: 24/01/2010 - 23:59
BRUCIAMO LE FRONTIERE!
La rivolta che ha portato all’incendio della più grande prigione per stranieri in Francia è una risposta concreta e storica all’esistenza dei centri di trattenimento e all’insieme della politica di controllo dei flussi migratori. Nei giorni 25, 26 e 27 gennaio, dieci persone saranno giudicate per questa rivolta nel Tribunale di Parigi (Metropolitana Cité). La nostra solidarietà deve essere all’altezza della posta in gioco: rilascio degli accusati e, inoltre, libertà di movimento e di insediamento. Il 22 giugno 2008, il più grande CPT di Francia è bruciato. Tra giugno 2008 e giugno 2009, una decina di ex- trattenuti sono stati arrestati e collocati in detenzione preventiva – per la maggior parte da quasi un anno -. Sono accusati di danneggiamento, distruzione di edifici del centro di trattenimento amministrativo di Vincennes e/o violenza contro le forze dell’ordine. Durante i sei mesi precedenti all’incendio, il centro di Vincennes è luogo di continui movimenti di protesta di coloro lì rinchiusi perché sprovvisti di documenti. Scioperi della fame, piccoli incendi, rifiuto all’appello, diverbi con la polizia, forme di opposizione individuali o collettive, si sono succeduti all’interno del centro per tutto questo periodo. All’esterno, manifestazioni e iniziative denunciano l’esistenza stessa di questi centri e sostengono gli atti di rivolta. Il 21 giugno 2008, Salem Souli muore nella sua stanza dopo aver invano chiesto di essere curato. Il giorno dopo, una marcia organizzata dai detenuti in ricordo di quest’uomo, è repressa con violenza. Scoppia allora una rivolta collettiva e il centro di trattenimento brucia.
Un processo esemplare Per impedire che questo tipo di rivolta si diffonda, lo Stato deve colpire duramente, trovare dei responsabili. Queste dieci persone sono state arrestate per servire come esempio. Non importa che siano “innocenti” o “colpevoli”. Lo Stato, punendoli, desidera veder scomparire la contestazione, la ribellione, gli atti di resistenza di quelli che si trovano, o si troveranno un giorno, rinchiusi fra le mura di questi centri. La rivolta di Vincennes non è isolata. Ovunque esistano questi centri di reclusione, scoppiano rivolte, avvengono incendi, evasioni, scioperi della fame, ammutinamenti, devastazioni. È successo in Francia (Nantes, Bordeaux, Toulouse dove sono bruciati dei centri) e in numerosi paesi europei (Italia, Belgio, Olanda, Germania) o nei paesi dove i controlli delle frontiere avvengono alla partenza, come in Libia e in Turchia. L’incendio del centro di Vincennes non è solo simbolico: la scomparsa di 280 posti all’interno del centro ha avuto come conseguenza immediata una importante diminuzione delle retate e delle espulsioni nei dintorni di Parigi, durante il periodo successivo. In concreto, migliaia di arresti sono stati evitati. Con il loro agire, i detenuti hanno bloccato per un lasso di tempo il funzionamento del meccanismo di espulsione.
Prigione per stranieri: rinchiudere, espellere, dissuadere l’immigrazione I centri di trattenimento sono una delle tappe tra l’arresto e l’espulsione. Servono a tenere rinchiusi gli stranieri per il tempo necessario a preparare le condizioni necessarie alle espulsioni, che si tratti di un passaporto o di un lasciapassare rilasciato da un consolato e un posto in aereo o in nave. Più uno Stato vuole espellere, più sono i centri di reclusione che costruisce. Ovunque, il loro numero continua ad aumentare. In Europa, c’è la tendenza ad allungare i tempi di trattenimento, il che permette di aumentare le espulsione, ma anche di dissuadere l’immigrazione. Di fatto, questi luoghi di trattenimento sono strutture punitive. Vengono sempre più costruiti come fossero carceri: video-sorveglianza, unità ridotte, celle d’isolamento… In Francia, ad esempio, il più grande centro in costruzione a Mesnil-Amelot (240 posti), che aprirà tra qualche settimana, ha adottato questo modello. In Olanda, dove i suicidi e i decessi ‘inspiegabili’ sono frequenti nei centri, la detenzione dura 18 mesi e può essere riconfermata una volta tornati in libertà, le persone sono rinchiuse singolarmente in cellule molto piccole, oppure su battelli- prigione, con scarse possibilità di accedere all’esterno.
Clandestini: mano d’opera fatta su misura… I centri di reclusione sono parte della politica di “gestione dei flussi migratori”, elaborata secondo i criteri della “immigrazione scelta” ossia in funzione dei bisogni di mano d’opera dei paesi europei. Non è da oggi che il padronato dei paesi ricchi fa ricorso ai lavoratori immigrati per accrescere i profitti. In modo legale come nel caso del lavoro a termine, di quello che era il contratto OMI (che permette di adeguare il diritto di presenza sul territorio al tempo dei lavori stagionali) oppure con il lavoro nero, dove gli stranieri sono impiegati molto spesso nei settori più difficili (BTP, lavori nei ristoranti, pulizie, lavori stagionali, …). Questi settori richiedono una mano d’opera flessibile, da adattare ai bisogni immediati della produzione. Oltre all’assenza di diritti legati al loro statuto, per esempio in caso di infortunio, la costante minaccia di arresto e di espulsione che pesa sui clandestini, permette ovviamente ai padroni di pagarli di meno, se non addirittura di non pagarli per niente (non è poi così raro). Questo abbassamento dei salari e delle condizioni di lavoro permette al padronato di rafforzare lo sfruttamento di tutti. Gli innumerevoli scioperi dei lavoratori privi di documenti mostrano a che punto padroni e Stato hanno bisogno di questa mano d’opera, ma anche che organizzandosi insieme, i clandestini possono talvolta tenere loro testa ed ottenere di essere messi in regola.
… e capro espiatorio ideale La politica migratoria, e i centri di reclusione che fanno parte dell’ingranaggio, serve soprattutto a stigmatizzare chi non ha documenti. Lo Stato ne fa il capro espiatorio delle difficoltà che incontra oggi il popolo francese. L’utilizzo spettacolare delle espulsioni di Stato contribuisce a dimostrare da una parte l’ampiezza del “pericolo” che l’immigrazione irregolare rappresenta per la Francia e dall’altra l’efficacia di uno Stato che protegge i propri concittadini contro questo pericolo. Lo Stato utilizza artifici come le cosiddette “minacce dell’immigrazione clandestina”, la “feccia delle periferie”, le “donne che portano il velo”, o la campagna sull’identità nazionale, per suscitare i peggio rigurgiti xenofobi e razzisti e tentare di creare consenso intorno al potere e al mondo che produce.
Frontiere ovunque I centri di reclusione costituiscono un elemento indispensabile per applicare una politica europea di controllo dei flussi migratori che, mentre pretende abolire le frontiere all’interno dello spazio di Schengen, all’esterno le rafforza, in particolare con il dispositivo Frontex. Così il controllo inizia aldilà delle porte dell’Europa in accordo con paesi come la Libia, la Mauritania, la Turchia o l’Ucraina, dove vengono finanziati campi di detenzione per stranieri decretati indesiderabili, prima ancora che abbiano avuto la possibilità di mettere piede in Europa. Allo stesso tempo dentro questo spazio territoriale le frontiere si moltiplicano, si spostano e quindi sono ovunque: ogni controllo di identità può portare all’espulsione. Perché la frontiera non è solo una linea che demarca un paese, ma soprattutto un posto di controllo, di pressione, di scelta. Così la strada, i trasporti, le amministrazioni, le banche, le agenzie di lavoro a termine, di fatto funzionano come frontiere. I centri di reclusione, come tutti i campi per migranti, sono particole di frontiere assassine dell’Europa di Schengen. Sono luoghi dove si aspetta, rinchiusi, a volte senza scadenza e senza sentenza, dove si muore per mancanza di cure, dove ci si suicida piuttosto che essere espulsi. Bisogna farla finita con le frontiere! Per tutte queste ragioni e perché la gestione dei flussi migratori non è “giusta”. Perché ciascuno deve poter decidere di vivere dove gli pare. Noi siamo solidali con gli accusati della rivolta e dell’incendio del centro di reclusione di Vincennes.
LIBERTÀ PER TUTTI GLI ACCUSATI! LIBERTÀ DI CIRCOLAZIONE E DI INSEDIAMENTO! CHIUSURA DEI CENTRI DI RECLUSIONE! BASTA COI DOCUMENTI!
SETTIMANA DI SOLIDARIETÀ DAL 16 AL 24 GENNAIO 2010 Primo appuntamento il 16 gennaio 2010: Documentari, Dibattito, Informazioni alle 19.00 al CICP (21 ter, rue Voltaire, 75011 Paris)
Start: 14:00
End: 18:00
Utilizzano oltre 1500 uomini tra polizia, carabinieri e guardia di finanza per tutelare l'illegalità dei sondaggi e dicono che c'è il consenso della popolazione.
Parlano di accurati sondaggi per raccogliere dati sulle falde acquifere ma montano una trivella all'alba poi la smontano al tramonto e fanno credere all'Europa che stanno lavorando seriamente.
Barano con i numeri, confondono le migliaia con le centinaia e le decine quando parlano delle proteste notav, poi organizzano un "grande" manifestazione bipartisan sitav in una piccola sala del Lingotto
Il presidente della privincia e l'assessore ai trasporti della regione si riducono a volantinare nella piazza del mercato a Susa, poi balbettano e se ne vanno di fronte alle richieste di chiarimenti tecnici e alle domande scomode.
E' in atto una grande operazione mediatica che punta a fare numerose vittime: la Valsusa in primo luogo ma anche tutti coloro che vedono i TG e leggono i quotidiani.
La verità è che sono con l'acqua alla gola e sabato 23 Gennaio glielo ricorderemo ancora una volta.
Partecipate numerosi alla manifestazione a fianco della Valsusa!
Per arrivare al punto di partenza della manifestazione:
Con l'autostrada A32: prendere l'uscita per SUSA EST e seguire le indicazioni per Autoporto In alternativa: seguire la statale 24 in direzione Susa, superare S.Giorio e proseguire per 7- 8 Km fino all'autoporto di Susa (frazione Traduerivi)
Start: 15:00
End: 18:00
A ROBBI, NICU E ANDREA, CHE A DISTANZA DI UN MESE SONO ANCORA RECLUSI, VA TUTTO IL NOSTRO AMORE E LA NOSTRA COMPLICITA'.
LA RABBIA DELL'AZIONE NON SI SPEGNE.
Sabato 23/1 ore 15.00 presidio al carcere della Dozza, via del Gomito 2, capolinea bus 25, con musica e microfono aperto
Start: 16:00
End: 19:06
CHE L’ASSILLO CONTINUI...
La tendenza di questa società è sempre più evidente: ghettizzare i poveri, reprimere i dissidenti, difendere i privilegi dei ricchi, se necessario con l’esercito. È in questo contesto che si inseriscono il progetto della base militare di Mattarello, da un lato, e la repressione contro gli anarchici, dall’altro. L’ex Asilo di via Manzoni a Trento – uno stabile vuoto e inutilizzato da anni, ribattezzato l’Assillo – era stato occupato, nel settembre scorso, per farne uno spazio autogestito, un luogo di incontro e di lotta proprio contro la base militare di Mattarello. La repressione che ne è seguita – sgomberi, trenta fogli di via da Trento, otto “avvisi orali”, arresti domiciliari per tre compagni – è il tentativo di impedire l’opposizione alla base di Mattarello e di chiudere gli spazi autogestiti che non sono disposti a mediare con le istituzioni. La manifestazione del 7 novembre a Trento è stata una decisa risposta a tutto questo. Stando ai giornali, ora 39 persone sono state denunciate per il corteo. Tra le accuse, quella di devastazione. I devastatori del Trentino – Dellai, Andreatta e soci, promotori di TAV, inceneritore, base di Mattarello, megacentrale sotto l’Altissimo, impianti di risalita, responsabili dell’avvelenamento della Valsugana tramite le Acciaierie e la discarica di monte Zaccon – accusano i manifestanti di devastazione per le scritte sui muri e i bancomat danneggiati... Questa manovra dei padroni della città non deve passare.
SABATO 23 GENNAIO, ORE 16,00 PIAZZA FIERA, A TRENTO
PRESIDIO contro la base militare di Mattarello contro la repressione in solidarietà con Sara, Mike e Evelin
anarchiche e anarchici Assillo in movimento
Start: 18:00
Start: 23/01/2010 - 18:00
End: 24/01/2010 - 02:45
Radiocane Benefit sabato 23 gennaio @ TeLOS -
SARONNO(via Milano 17)
ore 18 : presentazione progetto e discussione
ore 20 : aperi/cena vegan
ore 21.30 : proiezione del video "Divide et Impera"
dalle 22 fino a tarda notte: DJ-SET con "The Enver Brothers"
collettivolafenice@email.it - radiocane@autistici.org
www.radiocane.info
Start: 18:00
End: 23:59
SABATO 23 GENNAIO 2010 18 ANNI DI AUTOGESTIONE SENZA COMPROMESSI
“OGGI CERCO UN’ORA DI FURIBONDA ANARCHIA E PER QUELL’ORA DAREI TUTTI I MIEI SOGNI, TUTTI I MIEI AMORI, TUTTA LA MIA VITA” (Renzo Novatore)
ORE 18 Incontro dibattito: Anarchismo verde- Azione e resistenza. Presentazione del nuovo numero di Terra Selvaggia- Pagine anticivilizzatrici e la lotta del prigioniero rivoluzionario Marco Camenisch. Discussione sulle prospettive di lotta contro la reimposizione del nucleare.
Gozzilla e le 3 bambine coi baffi in concerto. Palco liberasuoni d’amore e rabbia degli amici di cuore.
CREANDO E RICREANDOCI NELLA LOTTA CONTRO OGNI AUTORITARISMO APPASSIONATI DELL’INCERTO VOLO DELLA LIBERTA’.
TORRE MAURA OCCUPATA Via delle Averle 10 Bus 312 105 556 tranvetto Roma-Giardinetti
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End: 23:59
Start: 16/01/2010 - 09:00
End: 24/01/2010 - 23:59
BRUCIAMO LE FRONTIERE!
La rivolta che ha portato all’incendio della più grande prigione per stranieri in Francia è una risposta concreta e storica all’esistenza dei centri di trattenimento e all’insieme della politica di controllo dei flussi migratori. Nei giorni 25, 26 e 27 gennaio, dieci persone saranno giudicate per questa rivolta nel Tribunale di Parigi (Metropolitana Cité). La nostra solidarietà deve essere all’altezza della posta in gioco: rilascio degli accusati e, inoltre, libertà di movimento e di insediamento. Il 22 giugno 2008, il più grande CPT di Francia è bruciato. Tra giugno 2008 e giugno 2009, una decina di ex- trattenuti sono stati arrestati e collocati in detenzione preventiva – per la maggior parte da quasi un anno -. Sono accusati di danneggiamento, distruzione di edifici del centro di trattenimento amministrativo di Vincennes e/o violenza contro le forze dell’ordine. Durante i sei mesi precedenti all’incendio, il centro di Vincennes è luogo di continui movimenti di protesta di coloro lì rinchiusi perché sprovvisti di documenti. Scioperi della fame, piccoli incendi, rifiuto all’appello, diverbi con la polizia, forme di opposizione individuali o collettive, si sono succeduti all’interno del centro per tutto questo periodo. All’esterno, manifestazioni e iniziative denunciano l’esistenza stessa di questi centri e sostengono gli atti di rivolta. Il 21 giugno 2008, Salem Souli muore nella sua stanza dopo aver invano chiesto di essere curato. Il giorno dopo, una marcia organizzata dai detenuti in ricordo di quest’uomo, è repressa con violenza. Scoppia allora una rivolta collettiva e il centro di trattenimento brucia.
Un processo esemplare Per impedire che questo tipo di rivolta si diffonda, lo Stato deve colpire duramente, trovare dei responsabili. Queste dieci persone sono state arrestate per servire come esempio. Non importa che siano “innocenti” o “colpevoli”. Lo Stato, punendoli, desidera veder scomparire la contestazione, la ribellione, gli atti di resistenza di quelli che si trovano, o si troveranno un giorno, rinchiusi fra le mura di questi centri. La rivolta di Vincennes non è isolata. Ovunque esistano questi centri di reclusione, scoppiano rivolte, avvengono incendi, evasioni, scioperi della fame, ammutinamenti, devastazioni. È successo in Francia (Nantes, Bordeaux, Toulouse dove sono bruciati dei centri) e in numerosi paesi europei (Italia, Belgio, Olanda, Germania) o nei paesi dove i controlli delle frontiere avvengono alla partenza, come in Libia e in Turchia. L’incendio del centro di Vincennes non è solo simbolico: la scomparsa di 280 posti all’interno del centro ha avuto come conseguenza immediata una importante diminuzione delle retate e delle espulsioni nei dintorni di Parigi, durante il periodo successivo. In concreto, migliaia di arresti sono stati evitati. Con il loro agire, i detenuti hanno bloccato per un lasso di tempo il funzionamento del meccanismo di espulsione.
Prigione per stranieri: rinchiudere, espellere, dissuadere l’immigrazione I centri di trattenimento sono una delle tappe tra l’arresto e l’espulsione. Servono a tenere rinchiusi gli stranieri per il tempo necessario a preparare le condizioni necessarie alle espulsioni, che si tratti di un passaporto o di un lasciapassare rilasciato da un consolato e un posto in aereo o in nave. Più uno Stato vuole espellere, più sono i centri di reclusione che costruisce. Ovunque, il loro numero continua ad aumentare. In Europa, c’è la tendenza ad allungare i tempi di trattenimento, il che permette di aumentare le espulsione, ma anche di dissuadere l’immigrazione. Di fatto, questi luoghi di trattenimento sono strutture punitive. Vengono sempre più costruiti come fossero carceri: video-sorveglianza, unità ridotte, celle d’isolamento… In Francia, ad esempio, il più grande centro in costruzione a Mesnil-Amelot (240 posti), che aprirà tra qualche settimana, ha adottato questo modello. In Olanda, dove i suicidi e i decessi ‘inspiegabili’ sono frequenti nei centri, la detenzione dura 18 mesi e può essere riconfermata una volta tornati in libertà, le persone sono rinchiuse singolarmente in cellule molto piccole, oppure su battelli- prigione, con scarse possibilità di accedere all’esterno.
Clandestini: mano d’opera fatta su misura… I centri di reclusione sono parte della politica di “gestione dei flussi migratori”, elaborata secondo i criteri della “immigrazione scelta” ossia in funzione dei bisogni di mano d’opera dei paesi europei. Non è da oggi che il padronato dei paesi ricchi fa ricorso ai lavoratori immigrati per accrescere i profitti. In modo legale come nel caso del lavoro a termine, di quello che era il contratto OMI (che permette di adeguare il diritto di presenza sul territorio al tempo dei lavori stagionali) oppure con il lavoro nero, dove gli stranieri sono impiegati molto spesso nei settori più difficili (BTP, lavori nei ristoranti, pulizie, lavori stagionali, …). Questi settori richiedono una mano d’opera flessibile, da adattare ai bisogni immediati della produzione. Oltre all’assenza di diritti legati al loro statuto, per esempio in caso di infortunio, la costante minaccia di arresto e di espulsione che pesa sui clandestini, permette ovviamente ai padroni di pagarli di meno, se non addirittura di non pagarli per niente (non è poi così raro). Questo abbassamento dei salari e delle condizioni di lavoro permette al padronato di rafforzare lo sfruttamento di tutti. Gli innumerevoli scioperi dei lavoratori privi di documenti mostrano a che punto padroni e Stato hanno bisogno di questa mano d’opera, ma anche che organizzandosi insieme, i clandestini possono talvolta tenere loro testa ed ottenere di essere messi in regola.
… e capro espiatorio ideale La politica migratoria, e i centri di reclusione che fanno parte dell’ingranaggio, serve soprattutto a stigmatizzare chi non ha documenti. Lo Stato ne fa il capro espiatorio delle difficoltà che incontra oggi il popolo francese. L’utilizzo spettacolare delle espulsioni di Stato contribuisce a dimostrare da una parte l’ampiezza del “pericolo” che l’immigrazione irregolare rappresenta per la Francia e dall’altra l’efficacia di uno Stato che protegge i propri concittadini contro questo pericolo. Lo Stato utilizza artifici come le cosiddette “minacce dell’immigrazione clandestina”, la “feccia delle periferie”, le “donne che portano il velo”, o la campagna sull’identità nazionale, per suscitare i peggio rigurgiti xenofobi e razzisti e tentare di creare consenso intorno al potere e al mondo che produce.
Frontiere ovunque I centri di reclusione costituiscono un elemento indispensabile per applicare una politica europea di controllo dei flussi migratori che, mentre pretende abolire le frontiere all’interno dello spazio di Schengen, all’esterno le rafforza, in particolare con il dispositivo Frontex. Così il controllo inizia aldilà delle porte dell’Europa in accordo con paesi come la Libia, la Mauritania, la Turchia o l’Ucraina, dove vengono finanziati campi di detenzione per stranieri decretati indesiderabili, prima ancora che abbiano avuto la possibilità di mettere piede in Europa. Allo stesso tempo dentro questo spazio territoriale le frontiere si moltiplicano, si spostano e quindi sono ovunque: ogni controllo di identità può portare all’espulsione. Perché la frontiera non è solo una linea che demarca un paese, ma soprattutto un posto di controllo, di pressione, di scelta. Così la strada, i trasporti, le amministrazioni, le banche, le agenzie di lavoro a termine, di fatto funzionano come frontiere. I centri di reclusione, come tutti i campi per migranti, sono particole di frontiere assassine dell’Europa di Schengen. Sono luoghi dove si aspetta, rinchiusi, a volte senza scadenza e senza sentenza, dove si muore per mancanza di cure, dove ci si suicida piuttosto che essere espulsi. Bisogna farla finita con le frontiere! Per tutte queste ragioni e perché la gestione dei flussi migratori non è “giusta”. Perché ciascuno deve poter decidere di vivere dove gli pare. Noi siamo solidali con gli accusati della rivolta e dell’incendio del centro di reclusione di Vincennes.
LIBERTÀ PER TUTTI GLI ACCUSATI! LIBERTÀ DI CIRCOLAZIONE E DI INSEDIAMENTO! CHIUSURA DEI CENTRI DI RECLUSIONE! BASTA COI DOCUMENTI!
SETTIMANA DI SOLIDARIETÀ DAL 16 AL 24 GENNAIO 2010 Primo appuntamento il 16 gennaio 2010: Documentari, Dibattito, Informazioni alle 19.00 al CICP (21 ter, rue Voltaire, 75011 Paris)
End: 02:45
Start: 23/01/2010 - 18:00
End: 24/01/2010 - 02:45
Radiocane Benefit sabato 23 gennaio @ TeLOS -
SARONNO(via Milano 17)
ore 18 : presentazione progetto e discussione
ore 20 : aperi/cena vegan
ore 21.30 : proiezione del video "Divide et Impera"
dalle 22 fino a tarda notte: DJ-SET con "The Enver Brothers"
collettivolafenice@email.it - radiocane@autistici.org
www.radiocane.info
Start: 18:00
End: 23:59
Iniziativa a sostegno dell'assemblea antiautoritaria
contro ogni forma di reclusione
chiudiamo ogni lager
distruggiamo Ponte Galeria!
concerto punkarcòr
Ludd Rising
Light the Bob
What?
Slimer
3njoy Pirateria dalle 18 puntuali
Circonvallazione ostiense 9 metro B Garbatella
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01 / 25
Start: 19:00
End: 23:59
A ROBBI, NICU E ANDREA VA TUTTO IL NOSTRO AMORE E LA NOSTRA COMPLICITA'.
LA RABBIA DELL'AZIONE NON SI SPEGNE.
Lunedì 25/1, dalle ore 19.00, allo spazio di documentazione Fuoriluogo di via san vitale 80 aperitivo benefit, a seguire presentazione del libro "Gli Arditi del Popolo" di Luigi Balsamini. Presentano Gigi e Francesco.
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01 / 26
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01 / 27
Start: 21:00
End: 23:59
Mercoledì 27/1 dalle 21
L38 labs present D.I.Y. products
Video Fai da te
Cena vegan a sostegno dei laboratori
Free shop (libera distribuzione e circolazione di indumenti e accessori da vestiario)
L38 Squat
via Giuliotti 8x, Sixth Bridge
bus 716 da metro B Laurentina
http://www.tmcrew.org/l38squat
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