Firenze - Sul presidio contro l'OPG di Montelupo

Sabato 31 gennaio, come annunciato, in una ventina circa ci siamo ritrovati in piazza della Libertà a Montelupo per un presidio informativo contro il carcere, la psichiatria e il manicomio giudiziario locale. Avevamo con noi uno striscione (OPG LAGER "IO OBBEDIVO AGLI ORDINI IO NON SAPEVO"), un megafono, dei volantini, degli opuscoli antipsichiatrici e dei pannelli informativi. Sotto gli occhi attenti dei carabinieri e dei digossini, distanti ma sul "chi vive", abbiamo megafonato e parlato con la gente, raccogliendo una certa attenzione e disponibilità. Quindi ci siamo spostati al mercato. Siamo piuttosto soddisfatti di questa iniziativa, che pensiamo abbia avviato in loco un dibattito critico sul carcere e la psichiatria. Da parte nostra, ovviamente, c'è tutta la volontà di continuare questo percorso. Siamo solo all'inizio...

Laboratorio contro la repressione di Firenze


Segue il testo del volantino distribuito:

NEL LAGER DELLA MALATTIA MENTALE
Chiudiamo il manicomio giudiziario di Montelupo

Lo scorso novembre, alcuni detenuti dell'Ospedale Psichiatrico Giudiziario (OPG) di Montelupo Fiorentino hanno preso coraggio. Attraverso due telegrammi e due lettere indirizzate al garante per i diritti dei detenuti Franco Corleone, hanno denunciato l'orrore delle condizioni di vita in queste galere mascherate da ospedali e case di cura: gente legata ai letti, docce fredde come forma di punizione, termosifoni staccati per due settimane di fila e pure qualche autentico pestaggio.

Il coraggio dei detenuti di Montelupo, che dall'interno del lager hanno denunciato alcuni degli abusi subiti, merita tutto il nostro sostegno.

GLI INTERNATI DEI MANICOMI GIUDIZIARI SONO I DANNATI TRA I DANNATI.

DANNATI in quanto prigionieri: non sopportando la galera e rivoltandosi, o dichiarati infermi di mente da un giudice, sono stati avviati al manicomio per essere sedati con psicofarmaci, letti di contenzione, isolamento.

DANNATI in quanto psichiatrizzati: definiti "malati di mente" dai dottori complici dell'abominio carcerario, sono stati privati persino dell'ultima facoltà rimasta al prigioniero: quella di protestare anche solo con le parole o con uno sciopero della fame.

L'inquisizione psichiatrica, infatti, relega anche la loro rabbia nel recinto della malattia mentale e li priva di tutto, di ogni scelta, della possibilità di esprimersi, di accettare o rifiutare le "cure", persino del poco che non viene divorato dal carcere o dagli psicofarmaci.

L'OPG è l'ultimo anello di una catena che lega tutti quanti alla società del profitto e dell'autorità. Questa società infatti, dopo aver creato i poveri e gli infelici, li rinchiude per aver violato delle leggi che non hanno mai sottoscritto: è IL CARCERE, L' ETERNA GABBIA DEI POVERI E DEI RIBELLI.

Alla reclusione, nel caso degli OPG, si affianca l'arroganza totalitaria della psichiatria, che si arroga il diritto di decidere chi e cosa è "normale" e chi non lo è, curando a colpi di elettroshock, letti di contenzione, farmaci, ritorsioni, pestaggi.

In OPG, gli psichiatri esercitano un potere pressochè assoluto sugli internati, decidendo quanto tempo devono restare, quando e se possono uscire accompagnati, quali materiali stampati possono ricevere.

L'internato in OPG non viene considerato un prigioniero che sconta una pena, ma un paziente che riceve delle cure. Il prigioniero si trova quindi nella condizione legale di detenuto a pena sospesa. Questo fa sì che, nei fatti, molti internati passino anche decine di anni rinchiusi, scontando quindi, pure per reati lievi, un ergastolo bianco e non dichiarato.

Se la legge 180 (impropriamente chiamata "legge Basaglia") ha cambiato ben poco il meccanismo di esclusione e controllo della psichiatria, questa legge non ha toccato minimamente i manicomi giudiziari, rimasti tali e quali dagli anni '70.

Lottare contro questi lager, quindi, ci sembra importante anche per un'altra ragione: essi sono una minaccia per tutti noi, visto che alla repressione poliziesca (contro immigrati, poveri, diversi ed oppositori) si affianca sempre più il controllo mentale esercitato dalla psichiatria. Assistiamo infatti a una crescente psichiatrizzazione della società: per fare alcuni (pochi) esempi, si prescrivono sempre più gli psicofarmaci ai bambini giudicati troppo agitati o distratti, si propone l'internamento obbligatorio dei senza dimora (proposto dall'immonda sindachessa milanese Letizia Moratti) o ancora si invoca, senza troppi giri di parole, la riapertura dei manicomi non giudiziari e l'estensione dei mai scomparsi (e purtroppo assai frequenti) ricoveri obbligatori.

I MANICOMI GIUDIZIARI SONO GALERE

FACCIAMOLA FINITA CON LE GALERE
E CON LA SOCIETA' CHE NE HA BISOGNO

Laboratorio contro la repressione
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Lun, 02/02/2009 – 21:55
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