Grecia - Ultime dalle carceri

Alle 6 del mattino del 18.3.09, Katerina Goulioni, prigioniera che da tempo lottava all' interno delle carceri per il rispetto e la dignità di tutte le recluse, e' stata trovata morta nella nave che la portava, per un trasferimento punitivo, dal carcere di Thiva a quello di Alicarnasos a Creta. Gli sbirri che la trasportavano hanno dichiarato che la sua morte e' stata causata dall’ uso di stupefacenti. La verità è che durante il trasferimento era tenuta in disparte, legata, e dopo la sua morte, i segni della violenza dei porci in divisa erano ben visibili sul suo corpo. Katerina e' stata assassinata perchè da tempo rifiutava il controllo corporeo (della vagina e dell’ ano per intenderci), un metodo vietato che si usa però in quasi tutte le carceri greche.


Alcune ore dopo nel carcere di Allicarnassos, il detenuto neonazista Androutsopoulos, detto Periandros con due altri detenuti (uno dei quali un ex sbirro) hanno attaccato vigliaccamente il compagno anarchico Giannis Dimitrakis, mentre quest' ultimo aspettava il suo trasferimento al carcere di Koridallos. Dopo questo attacco Giannis ha avuto ferite lievi ed è stato trasferito all' infermeria, mentre Periandros e i suoi soci hanno vissuto momenti difficili nelle mani di detenuti solidali con Giannis. Ricevuta la notizia un gruppo di compagni/e si è ritrovato davanti alle celle del carcere di Alicarnassos. E' stato fatto molto rumore, tanti slogan gridati e alcune telecamere di videosorveglianza del carcere lasciate a terra.


Il 21. 3 i detenuti del carcere di Chanià (Creta) hanno rifiutato di tornare alle loro celle e per alcune ore hanno preso il controllo del carcere chiedendo l' immediata fine del sovraffollamento di questo magazzino di uomini. La protesta e' finita alcune ore dopo senza l' intervento delle forze di polizia.

Un detenuto è riuscito a mettersi in contatto con qualcuno fuori e a dare lettura del seguente comunicato presso un mezzo di informazione:

“ Noi prigionieri del carcere di Chanià, oggi 21 marzo 2009, reagendo alle miserabili condizioni di vita, ci siamo rifiutati di rientrare nelle nostre celle, chiedendo l' immediato sfollamento del suddetto carcere.

Come soluzione proponiamo l' immediato trasferimento di un gran numero di noi in altre prigioni del paese. Chiediamo cioè ciò che dovrebbe essere scontato, ciò di cui nessuno può sopportare di essere privato: condizioni di vita umane e dignità!

Come non agire altrimenti, quando siamo stivati in 157 in un carcere ( che è un ex palazzo di governo turco) che dispone di 70 posti letto, quando siamo costretti a vivere in 57 in camerate da 20, quando dobbiamo usare lo stesso bagno prenotando il turno oggi per domani, quando uniamo due letti per dormirci in tre, quando non abbiamo acqua calda e soffriamo il freddo, quando gridiamo ma non veniamo ascoltati, quando lo stato nasconde alla società la verità che non dice!

Dunque ancora una volta lo stato diventa il responsabile etico di una rivolta che è considerata inevitabile.

Le minacce lanciate dallo stato per reprimere la rivolta, così come la persecuzione penale di chi vi sta prendendo parte, la nostra persecuzione penale come criminali, malviventi, non ci mettono paura: esso ci troverà sempre di fronte! Il terrorismo di stato non passerà!

Abbiamo votato e all' unanimità abbiamo deciso che: continuiamo la nostra lotta fino a riuscire a parlare con un rappresentante del Ministero della Giustizia, affinché le nostre richieste vengano accolte...

I prigionieri del carcere di Chanià”


Il giorno dopo, 22.3 il gruppo di sinistra extraparlamentare "Iniziativa per i diritti dei detenuti" ed i/le compagni/e anarchici/che sono arrivati/e fuori dal carcere femminile di Thiva. La direzione ha rifiutato l' ingresso al carcere ad alcuni membri dell' Iniziativa. Le detenute appena hanno avuto notizia di questo rifiuto, a loro volta si sono rifiutate di tornare alle celle, hanno bruciato lenzuola, hanno gridato la loro rabbia chiedendo l' abolizione del controllo corporeo e verità e giustizia per la morte di Katerina.

Poco dopo gli sbirri hanno attaccato la manifestazione ferendo un compagno. Per calmare gli animi e' arrivato il segretario generale del ministero della giustizia che dopo un incontro con membri dell' Iniziativa ha dichiarato che il controllo corporeo sarà immediatamente abolito. La protesta delle detenute è finita senza l' intervento dei guardiani della democrazia...

Lun, 20/04/2009 – 14:11
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