Dal punto di vista lavorativo, i colossi che gestiscono le privatizzazioni, si chiamino essi Iren o Pro.Ges, tramite il sistema delle partecipate, hanno portato solamente ad un aumento dei costi delle utenze e ad un abbassamento dei salari per chi ci lavora dentro. Nonostante la retorica da “grande famiglia” e la facciata “casalinga” che utilizzano le partecipate per ammorbidire i lavoratori, esse sono multinazionali; il loro obbiettivo non ha nulla di “sociale”, ma significa soldi per loro e sfruttamento per noi. Chi paga i costi sociali di tutti questi processi è un solo unico soggetto, sia esso utente o lavoratore.
Contro la riduzione dei diritti essenziali e dei salari va opposto un livello di conoscenza reciproca, un insieme di azioni e rapporti per tentare di invertire la direzione. In modo che a pagare il peso sociale di questo progetto di depredazione delle vite e dei territori siano finalmente i veri responsabili.
Divisi dai mille contratti diversi conteremo sempre meno e saremo sempre più ricattabili. Occorre quindi tentare di unirsi perché chi tiene in mano i fili delle nostre vite, gestendo a proprio piacimento diritti essenziali e contratti da fame, specula sulla nostra frammentazione. Per fare questo, sarebbe già un primo passo utile abbandonare l’individualismo, condividere le proprie esperienze, iniziare a ri-conoscersi come lavoratori. Dobbiamo pretendere che casa, acqua, energia ed educazione ritornino ad essere pubblici, garantiti e sottoposti a controllo popolare.
Collettivo Insurgent City