Comacchio - TSO e lacrimogeni

Comacchio (Fe): T.S.O. e lacrimogeni

la psichiatria usa mezzi sempre più terribili per togliere la libertà agli individui che giudica, attraverso i suoi parametri pregiudiziali, devianti da una supposta normalità ufficiale.

È accaduto che il 28 maggio scorso, nella ridente cittadina lagunare della bassa ferrarese, che ha appena votato come nuovo sindaco l’esponente di destra Paolo Carli, fautore di una decisa svolta securitaria (recentemente ha chiesto al prefetto di Ferrara nuovi agenti per il contrasto agli immigrati clandestini e agli ambulanti estivi sul litorale, nonché un posto fisso di polizia a Lido delle Nazioni), un uomo di 34 anni, abbia dovuto subire sulla propria pelle la perniciosa attività di questi sicari in camice bianco e dei loro degni compari in uniforme.

Tutto nasce da un paio di segnalazioni, che indicano l’uomo come responsabile di essere entrato in chiesa bestemmiando fra i fedeli e di essersi poi recato davanti ad un bar dove si sarebbe esibito in mosse di arti marziali, almeno secondo i giornali locali, che hanno provveduto a dipingerlo come “un pericolo pubblico di cui avere paura” (testuali parole!).

Proprio davanti al bar un paio di vigili accorrono per informarlo del T.S.O. (Trattamento Sanitario Obbligatorio), ordine di ricovero coatto in una struttura sanitaria precedentemente firmato dal medico curante e controfirmato dal sindaco la mattina stessa.

L’uomo, che tempo fa aveva subito lo stesso provvedimento e che per questo aveva perso il suo lavoro da bagnino, e che evidentemente ne ricordava le sofferenze patite e l’ingiustizia di fondo, riesce a sottrarsi ai vigili, procurando ad una vigilessa la frattura della mandibola e, dopo l’incontro con un carabiniere che tenta di neutralizzarlo con lo spray al peperoncino senza riuscirvi, riesce a fuggire fino alla propria abitazione, al cui interno si barricherà per circa 25 ore consecutive assediato da un’ingente quanto eterogeneo plotone di sbirri, vigili urbani, sanitari della Croce Rossa e vigili del fuoco (il tutto, ricordiamolo, perché era entrato in chiesa bestemmiando e perché eseguiva mosse di karate all’aperto!).

Tutta la via lungo la quale sorge l’abitazione viene subito isolata con un dispiegamento di forze incredibile, viene tolta l’utenza di gas, luce, acqua e telefono: insomma, un vero e proprio assedio.

Tutto finisce quando il colonnello Antonio Labianco, comandante provinciale dei Carabinieri, visti i segni di cedimento dell’assediato, dà infine carta bianca ai reparti speciali dei Gis dei Carabinieri, una ventina arrivati appositamente da Livorno, che fanno irruzione nella casa popolare sfondando la porta d’ingresso e usando addirittura i lacrimogeni.

L’uomo viene quindi, come da copione in questi casi, immobilizzato, sedato e portato di peso sull’ambulanza che lo trasferisce subito in una cella all’interno di una struttura psichiatrica, in stato di arresto, imbottito di psicofarmaci e piantonato a vista, in attesa della decisione del giudice che giorni dopo ha convalidato l’arresto e ne ha disposto la custodia cautelare in carcere, pur se tuttora rimane nella struttura in attesa di perizia psichiatrica.

Nel caso di “accertata pericolosità sociale” scatterà l’internamento in un OPG – ospedale psichiatrico-giudiziario –, ovvero gli ex manicomi criminali (la pericolosità sociale dell’uomo, secondo il giudice, sarebbe comprovata dal possesso di alcune spade orientali che teneva in casa, cosa che di per se non prova nulla; in realtà l’uomo è un appassionato di arti marziali).

Viene inoltre accusato di resistenza e lesioni gravi per la frattura della mandibola della vigilessa, nel tentativo di sottrarsi al T.S.O., mentre nessuna accusa, naturalmente, viene formulata ai carabinieri per le ferite provocate all’uomo a seguito dell’irruzione (eh, beh, certo…era solo per il suo bene!).

I giornalisti infami si chiedono, attraverso la loro cartastraccia, come mai l’uomo abbia reagito in maniera così decisa, perché abbia voluto difendersi davanti alla prospettiva del ricovero obbligatorio. Ed allora glielo ricordiamo noi il perché.

Il Trattamento Sanitario Obbligatorio è un dispositivo perverso che non prevede il rifiuto delle cure da parte del “paziente obbligato”, cosa unica nell’ambito di quella scienza che si chiama medicina, dove ogni tipologia di cura dovrebbe sempre essere praticata in base ad una scelta consapevole del beneficiario e dove dovrebbe sempre esistere la possibilità di potersi sottrarre ad essa in qualunque momento. Cosa che non vale per quella pseudo-scienza che è la psichiatria, il cui unico scopo non è certo quello del beneficio di malati (immaginari) ma è l’irreggimentazione del pensiero e dei comportamenti classificati, di volta in volta, come anormali, strambi, bizzarri o semplicemente stravaganti, conseguenza di patologie mentali totalmente inventate e mai dimostrate ma certamente comode rappresentazioni utili a spiegare l’ingerenza del pregiudizio psichiatrico nella sfera individuale e più strettamente particolare della vita delle persone.

Con la scusa di operare per il tuo bene, perché ti considera “incapace di intendere e di volere”, la psichiatria si arroga insomma anche il diritto di farti del male.

Basta andare in una qualsiasi struttura psichiatrica, che siano i dipartimenti ospedalieri di Diagnosi e Cura, i Centri Diurni o anche le innumerevoli case famiglia, per farsi un’idea della “cura” che intende la psichiatria: contenzioni, psicofarmaci e neurolettici che trasformano gli individui in zombi apatici, iniezioni di farmaci il cui effetto dura anche per un mese intero senza la possibilità di sospendere per eventuali effetti indesiderati, orari prestabiliti per ogni minima cosa, stanze e luoghi asettici senza la possibilità di fare niente dalla mattina alla sera, reclusione a volte totale e a volte poche “ore d’aria” sotto scorta degli “accompagnatori”.I luoghi della psichiatria sono alienanti e servono soltanto a tener buoni gli individui rinchiusi, la cura è solo un pretesto.

Ecco perché siamo contro la psichiatria e dalla parte di tutti coloro che cercano di difendersi da essa a qualsiasi costo.

Ecco perché siamo contro i giornalisti e i loro articoli di merda che cercano di presentare un uomo che bestemmia in chiesa come un pericolo da cui guardarsi, da annullare il prima possibile per il ristabilimento di una pacifica convivenza che tanto rassomiglia a passiva obbedienza alle leggi giuridiche e morali del dominio.

Ecco perché siamo contro lo stato, contro tutti i governi, che in Italia da anni discutono della possibilità di una riforma peggiorativa dei dipartimenti e della loro organizzazione sul territorio, con la concessione anche ai privati della gestione delle strutture psichiatriche e con la reintroduzione di strumenti come l’elettroshock, che a dire il vero in alcune strutture continuano ancor oggi ad adoperare.

La psichiatria non si riforma, si demolisce dalle sue fondamenta: la società odierna, che domani potrebbe trattare come pazzo chi sale su una gru o sul tetto di una fabbrica dopo essere stato licenziato ovvero chi protesta contro le iniquità sociali prodotte da questo ordinamento economico che proietta le sue crisi sulla pelle di chi inesorabilmente sfrutta.

 

Ai numerosi conoscenti e ai tanti sconosciuti “trattati” dalla psichiatria, gli anarchici ferraresi.

Lun, 07/06/2010 – 10:05
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