Manganello, spray e pistola. Vigile addio, chiamatelo sceriffo

fonte repubblica

A Roma un'arma per tutti gli agenti. Da Milano a Bari, ecco le misure di sicurezza
Il sindacato: "Ogni giunta può decidere, è un pericoloso fai da te"
C'è chi ha funzioni di pubblica sicurezza, chi soltanto amministrative

ROMA - Pistole semiautomatiche o a tamburo, calibro 9. Manganelli in gomma. Spray anti-aggressione. Il primo cittadino di Roma arma la mano dei suoi vigili urbani. E non è solo: da tempo, i sindaci di mezza Italia hanno fornito di fondina e rivoltella la polizia municipale. La fotografia della sicurezza nelle nostre città è però una coperta d'arlecchino: vigili con funzioni di pubblica sicurezza o solo con competenze amministrative; con pistola o disarmati; con sfollagente o senza. E poi l'ultimo arrivo: gli spray urticanti.

In base alla delibera 10528, approvata ieri dalla giunta capitolina, i vigili urbani di Roma, in possesso della qualifica di agenti di pubblica sicurezza, potranno essere dotati dunque di pistola "a funzionamento semiautomatico, ovvero a rotazione, calibro nove per diciassette", salvo non sollevino obiezione di coscienza. Non solo. Oltre alla sciabola prevista per la squadra d'onore "per esclusiva esigenza di difesa personale previa autorizzazione del ministero dell'Interno", i vigili avranno anche "spray anti-aggressione omologati per legge" e manganelli di gomma: per la precisione "mazzette distanziatrici di 50/60 centimetri e di peso inferiore ai 500 grammi". La pistola verrà assegnata "in dotazione individuale e in via continuativa", quindi l'agente non avrà l'obbligo di riconsegnarla a fine servizio. Spetta ora al consiglio comunale approvare la delibera del sindaco Gianni Alemanno.

Nulla, comunque, che la legge già non consenta. Un passo indietro: la legge-quadro sull'ordinamento della polizia municipale (65/1986) prevede infatti all'articolo 5 che "il prefetto conferisce ai vigili urbani, previa comunicazione del sindaco, la qualità di agente di pubblica sicurezza". Un decreto ministeriale dell'anno successivo (145/1987) assegna ai vigili con tale qualifica una pistola semiautomatica o a tamburo. La legge 127/97, detta Bassanini bis, ha poi aggiornato le norme della 65/1986, attribuendo maggiori poteri ai consigli comunali.

Dunque la legge c'è: spetta ai sindaci decidere cosa fare dei vigili urbani. A Torino, Milano, Genova, Bologna Firenze, Napoli e Palermo hanno in maggioranza la qualifica di pubblica sicurezza e le pistole d'ordinanza. A Salerno, i manganelli. Mentre a Bari, oltre alla pistola, due giorni fa la giunta comunale ha dato il via libera alla modifica del regolamento interno, introducendo l'uso di casco protettivo, giubbotto antiproiettile, spray irritante e bastone estensibile.

"Ogni sindaco ha la sua preferenza - sostiene Antonio Crispi, Segretario Nazionale Fp-Cgil Enti locali - e sceglie tra manganelli, pistole oppure cani da difesa. È un pericoloso fai da te. A Roma, per esempio, una delibera della giunta Veltroni aveva reso volontaria l'arma, ma poi non ha acquistato neppure una pistola. La militarizzazione del corpo dei vigili porta a un problema di coordinamento con le altre forze dell'ordine e a una confusione dei ruoli. Non dimentichiamo infatti che la polizia locale ha molte funzioni amministrative, in materia di commercio, lavoro nero, abusivismo edilizio. A chi affideremo ora questi compiti?".

Il rischio è il caos in materia di sicurezza e la creazione di doppioni. "Assistiamo a un fenomeno del tutto nuovo nel nostro ordinamento - avverte Marzio Barbagli, curatore dell'ultimo Rapporto sulla sicurezza del Viminale - finora infatti il nostro era un modello accentrato. Oggi invece i sindaci, stretti tra la domanda di sicurezza dei cittadini e la mancanza di poteri, danno risposte estemporanee, che rischiano di creare doppioni nei compiti e problemi di coordinamento. Non credo comunque all'allarme sindaci-sceriffi, ma credo anche che tali iniziative non incideranno significativamente sulla repressione della criminalità".

(19 giugno 2008)

Gio, 19/06/2008 – 12:40
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