No Borders - Divulgazione contro le frontiere dal Regno Unito

riceviamo e diffondiamo:

No Borders e' un'organizzazione nata in Inghilterra da una decina d'anni,
che al momento conta 11 gruppi locali e un gruppo francese a Calais. Vista
la crescente internazionalizzazione degli organismi di controllo e
repressione dei flussi migratori (vedi Frontex), sarebbe bene che anche le
organizzazioni orizzontali, autonome e antiautoritarie rinsaldassero la
loro rete di contatti e la loro collaborazione.
Qui di seguito la traduzione di alcuni estratti dall'introduzione di un
libretto sulla storia e le battaglie del gruppo No Borders. Si tratta di
un libretto divulgativo da distribuire sul territorio inglese, per cui fa
riferimento in particolare alla situazione locale e a volte puo' risultare
un po' didascalico.

Perche' No Borders?
No Borders e' un network internazionale di gruppi in lotta per la liberta'
di movimento per tutti e per la fine delle politiche di controllo della
migrazione. Parte da una posizione anticapitalista e antiautoritaria
condivisa da molti altri che non fanno necessariamente parte del gruppo No
Borders.
(…) I problemi legati ai confini, ai migranti e ai rifugiati politici sono
gestiti da un universo complesso di organizzazioni, compagnie, agenzie
governative e sigle. Questo non e' un caso, ma il risultato di un sistema
politico ed economico basato sullo sfruttamento e sul costante desiderio
di controllo e profitto. (…)

Siamo tutti clandestini! (No one is illegal!)
Dai tempi delle enclosures e dello sgombero delle Highlands nel XVIII e
XIX secolo alle odierne politiche di “gestione dei flussi migratori” e
sorveglianza, il potere ha cercato di controllare gli spostamenti delle
persone. La paura dell' “altro” e' incoraggiata, e la gente comune e'
costretta a competere per accaparrarsi risorse apparentemente scarse,
mentre certi settori della societa' consolidano il loro benessere e
controllo. Categorizzazioni come “extracomunitario”, “immigrato”,
“clandestino” e “straniero” creano divisioni che distolgono l'attenzione
dalle reali cause della poverta', della devastazione ambientale e delle
diseguaglianze, provocate sia in Inghilterra che nel resto del mondo dal
capitalismo e da rapporti di forza sbilanciati. La rete No Borders adotta
un'esplicita posizione anticapitalista, individuando nel capitalismo la
causa principale dell'ingiustizia sociale e delle diseguaglianze. Come
network antiautoritario, No Borders ripudia tutte le forme di dominazione
e controllo sociale.

No Borders, No Nations, No Deportations!
Pur essendo chiaramente un obiettivo ambizioso, quando guardiamo al
contesto storico dello “stato nazione” e del controllo dell'immigrazione e
alle loro funzioni, la rilevanza di questa presa di posizione diventa
evidente. Lo “stato nazionale” e' il fondamento su cui la nostra vita
politica, economica e sociale e' stata organizzata nel XVIII secolo. Il
controllo dell'immigrazione e' stato introdotto come un modo di gestire
gli ingressi e le intenzioni di chi varca le frontiere. I primi controlli
dell'immigrazione in Gran Bretagna furono introdotti nel 1905, come
risultato diretto di agitazioni di stampo fascista, per prevenire
l'ingresso di rifugiati ebrei.
Nonostante la loro matrice politico-economica, l'idea che l'appartenenza a
una “nazione” sia in qualche modo naturale continua a influenzare il modo
in cui percepiamo noi stessi e gli altri. “Quando si crea una 'comunita'
immaginaria', anche i membri della piu' piccola 'nazione' non conosceranno
mai la maggior parte dei loro compatrioti, non li incontreranno, non
sentiranno neanche parlare di loro, ma nelle loro menti vive l'immagine
della loro comunione” (Benedict Anderson, 1983). Questa illusione di un
armonico interesse comune nazionale maschera le profonde diseguaglianze di
potere e risorse che esistono in un sistema basato sullo sfruttamento dei
molti a vantaggio dei pochi. Inoltre essa nega la somiglianza delle
esperienze di tutti i popoli del pianete che sperimentano gli effetti
negativi di questo sistema.
In netta contraddizione con queste comunita' immaginarie, gli effetti
delle frontiere e del sistema degli stati nazionali sono ben concreti.
Guerra e genocidio, controllo migratorio, centri di detenzione, irruzioni
all'alba, sorveglianza e monitoraggio, razzismo e xenofobia, migliaia di
morti nel tentativo di attraversare i confini. In molti si avvantaggiano
di questo sistema di controllo. Cio' accade sia direttamente nel caso dei
gestori delle prigioni per migranti sia attraverso la gestione delle
migrazioni nel mercato del lavoro globale. Mentre il capitale si muove
liberamente, i movimenti delle persone sono controllati e soggetti a
restrizioni.
Con i loro sforzi per aumentare il potere e concentrare il benessere, il
capitalismo e l'imperialismo hanno creato un profondo divario fra le
“nazioni” ricche dell'Occidente e i paesi in via di sviluppo, e questa
relazione di parassitismo continua. I paesi ricchi sfruttano la terra, le
risorse e la gente nella maggior parte dei paesi del mondo per alimentare
economie orientate al profitto e societa' consumistiche. Naturalmente ci
sono profonde diseguaglianze anche all'interno dei paesi e questo
sfruttamento e' guidato dagli interessi di una minoranza che e' essa
stessa sempre piu' transnazionale, rappresentata da elite globali che
collaborano per mantenere il loro dominio. Le frontiere sono neccessarie
per difendere i benestanti e il loro privilegio. “Stato nazione” e
protezionismo sono economicamente e politicamente desiderabili in questo
sistema, danno impulso all'economia, facilitano la gestione del mercato
del lavoro, rinforzano i confini, mentre altri sono costretti a fuggire
dalle guerre e dalla miseria provocate da questo stesso ciclo violento, o
a vivere da sfruttati le loro precarie esistenze di “clandestini”.
(…)
Le frontiere e i controlli dell'immigrazione creano una gerarchia sociale
fra persone legali e illegali, in possesso o meno dei documenti, cittadini
e non-cittadini, e al tempo stesso proteggono un sistema che mette i
bisogni del capitale prima di quelli delle persone. Con No Borders,
vogliamo lottare per la liberta' di movimento per tutti, non solo per
quelli considerati meritevoli dal sistema. L'idea centrale di No Borders
e' il rifiuto della categorizzazione, la sfida alle distinzioni razziste e
la convinzione che il luogo di nascita e la “nazionalita'” delle persone
non possano determinare le loro vite. Chiediamo liberta' di movimento per
tutti e forme di organizzazione collettive e autonome.
Dal 1999 la gente impegnata in No Borders ha preso di mira le strutture e
le organizzazioni che permettono la gestione della migrazione. Sono stati
organizzati Campi No Borders in varie parti del mondo per entrare in
azione, imparare insieme e portare l'attenzione sulle reali conseguenze
dei controlli di frontiera. (…)
Lavoriamo anche in collaborazione con gruppi di migranti auto-organizzati
per portare solidarieta' ai detenuti, alle lotte dei lavoratori e a colori
che sono in pericolo di essere deportati. Insieme a organizzazioni di
migranti, siamo impegnati in campagne contro un certo numero di
istituzioni private e pubbliche, fra cui centri di detenzione, compagnie
aeree coinvolte nelle deportazioni, corporation e servizi di vigilanza che
lucrano sul sistema di controllo della migrazione, l'International
Organization for Migration (organizzazione dedita a incoraggiare e
organizzare il rimpatrio “volontario” dei migranti in cambio di piccole
somme di denaro N.d.T.) e contro le carte d'identita'.
Facciamo appello a un movimento contro questo sistema di controllo che ci
divide in cittadini e non. Chiediamo la fine del regime delle frontiere
per tutti, anche per noi stessi, per poter vivere in un altro modo, senza
paura, razzismo e nazionalismo.

Links:
http://www.noborders.org.uk/

Mar, 30/03/2010 – 13:34
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