Pattumiera nucleare: tonnellate di scorie a due passi da Torino

da indymedia

La pattumiera del nucleare italiano, vista dall’esterno, sembra una fabbrica qualunque. Un bel reperto di archeologia industriale sperduto nel verde, tra la Dora Baltea e le risaie del Vercellese. Si trova a Saluggia, 40 chilometri da Torino, 120 da Milano. E nonostante l’apparenza bucolica, quarant’anni dopo lo spegnimento dei reattori della centrale, continua a rappresentare un pericolo per l’ambiente e la popolazione. Lo dice l’Arpa Piemonte, che nel 2009 ha rilevato una “lieve contaminazione” in alcuni campioni d’acqua e di terreno ad una profondità di due o tre metri. E lo dice Niccolò Pollari, ex direttore del Sismi, che in un’audizione alla Commissione Difesa, nel 2003 la metteva in cima alla lista dei potenziali obiettivi sensibili del terrorismo internazionale.

Il comprensorio nucleare di Saluggia è suddiviso in due aree separate. Nella prima si trova l’impianto Eurex, che in passato ha prodotto un grosso quantitativo di rifiuti radioattivi sia solidi che liquidi attualmente stoccati all’interno dell’area. Nella seconda, l’ex reattore di ricerca Avogadro che nel 1971 ha cessato la propria attività, e dal ’79 viene utilizzato come deposito. Nei capannoni sono custodite 30 tonnellate di materiali radioattivi, tra cui 164 barre di uranio provenienti dalle centrali di Trino Vercellese e Garigliano, in provincia di Caserta. I materiali stoccati nell’Avogadro, entro due anni, dovranno essere trasferiti nei più moderni depositi francesi. Mentre per le scorie liquide dell’Eurex, che vanno prima solidificate in un impianto ad hoc, occorrerà più tempo.

L’Agenzia regionale per l’ambiente, naturalmente, monitora periodicamente la situazione. E nell’ultima relazione, pubblicata nel 2009, rileva «una lieve contaminazione di alcune matrici ambientali». Acqua e terreno, in cui sono state rilevate tracce di Stronzio 90, Cobalto 60, Cesio 137 e Trizio. Secondo l’Arpa, i livelli non sono preoccupanti. Ma le indagini “hanno evidenziato presso il sito alcune situazioni di criticità presso gli impianti che hanno causato episodi di contaminazione”. Nel giugno 2004, inoltre, la società che gestisce Eurex ha segnalato la “parziale perdita di contenimento della piscina di stoccaggio del combustibile irraggiato dell’impianto”. E in seguito alla fuoriuscita di materiale radioattivo, in un pozzo di Casale Benne, è stata riscontrata la presenza di Stronzio 90 “ad un valore più elevato rispetto ai precedenti”. Casale Benne è una piccola frazione tra la centrale e la Dora Baltea, che qualche chilometro più avanti confluisce nel Po. E il rischio, in caso di incidente, è che la contaminazione raggiunga in brevissimo tempo il Mare Adriatico.

“I rilasci conseguenti ad eventi anomali – scrive l’Arpa – non sono controllabili». E tra gli “eventi anomali”, stando a quanto riferito da Niccolò Pollari nell’audizione 2003, non si può escludere un attentato terroristico. Pollari parla di Saluggia e dei «rifiuti radioattivi liquidi, che sono tra i più pericolosi, in quanto suscettibili contaminazione anche solo per esondazione del Po». Saluggia, secondo l’ex capo dei servizi segreti, è da inserire tra le centrali «a livello alto di pericolosità». E i terroristi potrebbero sceglierla come obiettivo «per massimizzare l’effetto mediatico» di un attentato. L’ipotesi «dell’impatto di un aereo non militare su questi siti – dice Pollari – è remota, ma non da escludere». Anche perchè, avverte il direttore del Sismi, le piscine con residui liquidi di Saluggia, distano «poche decine di chilometri dall’aeroporto di Caselle» e sono «raggiungibili in tre minuti di volo».

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