Le azioni di Ieshia Evans e Micah Xavier Johnson evidenziano come negli USA sia in atto uno scontro di classe.
Possiamo affermare che nel movimento americano è in atto un confronto tra due strategie, la lotta armata e l’agire politico di massa.
Iesha e Micah sono diventati due simboli del riscatto sociale degli oppressi, dei neo schiavi che costituiscono la maggioranza delle periferie e dei quartieri ghetto delle metropoli americane ed europee.
Ieshia Evans, l’infermiera ventottenne madre di un figlio, divenuta un simbolo per la comunità afroamericana dopo aver fronteggiato da sola gli agenti in tenuta antisommossa. La giovane madre, nella sua azione, forte del coraggio delle proprie idee e consapevole in quanto giovane mamma, della necessità di pretendere una società migliore per il proprio figlio. Il suo gesto al contempo esprime quelle paure alla base delle rivendicazioni della comunità afroamericana che si esprimono ed evidenziano nelle manifestazioni, le quali pur essendo pacifiche, sono sempre represse dalla polizia. “Cosa possiamo fare per reagire, per difenderci da qualcuno che viene e ti punta la pistola in faccia o ti colpisce solo perché sei nero? L’ho fatto per te, per tutti. Noi afroamericani dobbiamo restare uniti”.
Micah Xavier Johnson, 25 anni, incensurato, ha prestato servizio militare in Afghanistan come falegname nella 420° Brigata del Genio. Micah era un sostenitore di gruppi militanti come l’African American Defense League e il New Black Panther Party, i suoi riferimenti storici il Black Power e le tendenze musicali del rap militante anni 80/90, come i Public Enemy.
Micah non era un fondamentalista islamico, non apparteneva ad alcuna gang, non faceva uso di crack o allucinogeni, non era un emarginato, non era un disturbato mentale, non apparteneva a famiglia disagiata, Micah era uno dei tanti afroamericani che dopo aver prestato servizio militare in Afganistan sperava nel sogno americano. Sogno americano che svanisce se appartieni a quei milioni di afroamericani, ispanici la cui quotidianità è scandita dal potere “bianco”, con una polizia che seppur multirazziale, ne difende gli interessi razziali con singoli poliziotti sparsi negli USA da cui dipende il diritto di vita o di morte di un essere umano dal colore della pelle scura.
Micah consapevole che con la sua azione di sparare ed uccidere cinque poliziotti, avrebbe firmato la sua condanna a morte, ha voluto lanciare un messaggio verso il popolo del suo stesso colore. Messaggio politico teso a canalizzare la rabbia, in un ambito di lotta di classe, rivolto a quella galassia afroamericana di sottoproletariato, ubicata nei quartieri poveri dove le contraddizioni sociali sono ampie e si sale alla ribalta delle cronache per le guerre tra gang e la violenza gratuita, quartieri questi dove si manifesta la brutalità poliziesca.
Il gesto armato di Micah non può essere interpretato come istigazione alla lotta armata, in quanto l’uso e la detenzione di armi è consentito dal secondo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d’America funzionale ai profitti ed al potere politico delle corrispettive industrie e le lobby delle armi. È per questa parte della costituzione americana che alla fine degli anni ’60 i Black Panther Party For Self Defence determinarono una milizia popolare armata di autodifesa, tesa a tutelare i fratelli afroamericani dalle violenze razziste e per un controllo nei quartieri contro ogni forma di delinquenza organizzata (spaccio di droghe, prostituzione, estorsioni).
Da Sacco e Vanzetti, i martiri di Chicago, Malcolm X, i 136 morti nel 2016 ammazzati dalla polizia americana sono la conseguenza della conduzione di una guerra di “bassa intensità” condotta internamente agli USA.
Risulta palese che l’uso militare derivi dall’incubo che nel cuore del capitalismo e dell’imperialismo, si possa determinare, come in Europa (Francia), un inasprimento dei conflitti sociali tali da sfociare in uno scontro di classe con le nascite e le diffusioni di strumenti di sintesi (Organizzazioni e Partiti Comunisti-Movimento Anarchico). Da Detroit, San Francisco, Rochester, New York, Dallas, Baton Rouge, Chicago, Parigi, Berlino, Barcellona, manca solo l’Italia, sta a noi tutti globalizzare lo scontro di classe contro il pensiero unico predominante, il capitalismo.
Il fondamentalismo capitalista degli USA, che con le politiche imperialiste guerrafondaie dei grandi criminali di guerra divenuti Presidenti (Nixon, Reagan, la famiglia Bush), con Trump che vorrebbe ripercorrerne le “gesta” che hanno segnato in negativo la storia del pianeta ormai destabilizzato, è il principale responsabile anche dell’ultima strage avvenuta a Nizza il cui esecutore è l’espressione dell’altra faccia della stasa moneta del fondamentalismo, quello di stampo religioso.