Sabato 1 giugno, giornata di mobilitazione cittadina in seguito alle 14 denunce per “resistenza a pubblico ufficiale” inviate ad altrettanti studenti.
Con questi atti penali vogliono dare una risposta puramente repressiva al disagio sociale e alle problematiche politiche che hanno mosso centinaia di studenti e studentesse lo scorso autunno. L’azione repressiva è ampia e si attua in gran parte delle città italiane con le medesime modalità: criminalizzare i movimenti, chiudere spazi di agibilità politica, colpire che decide di esprimere un dissenso fuori dalle istituzioni. E’ il valore stesso del fare politica dal basso che viene messo sotto attacco, allo scopo di limitare la partecipazione politica e relegarci a un problema di ordine pubblico.
La distanza tra istituzioni e cittadini va allargandosi: affluenze al voto ai minimi storici e governi senza base elettorale. La controparte dimostra di avere paura che la politica dal basso si sostituisca a quella istituzionale. Questo è il momento di farsi avanti!
In una situazione di crisi economica e sociale generalizzata, con un welfare fatto a pezzi da anni di politiche liberiste e di austerità, sperano di tappare i buchi di una struttura politica allo sfacelo reprimendo e mettendo a tacere il dissenso espresso dai movimenti sociali.
Nello scorso autunno ci siamo mobilitati per difendere ciò che resta di un’istruzione pubblica ormai al collasso, obiettivo costante delle misure di austerità mentre rimangono invariati o aumentano i fondi alle scuole private. Riforma dopo riforma continuano a tentare di privatizzare l’istruzione, prima ipotizzando l’ingresso di privati nelle nostre scuole (ddl Aprea, bloccato grazie a una tenace mobilitazione), poi diminuendo la rappresentanza studentesca.
Anche le università pubbliche ogni giorno vedono diminuire le risorse, per questo tagliano borse di studio e aumentano le tasse, il tutto a vantaggio delle private che vengono finanziate con soldi pubblici. Siamo pronti ad affermare la nostra idea di sapere diffuso e di tutti, contro la concezione meritocratica e di élite che vogliono propinarci e di cui l’Istituto di Alti Studi IMT è un calzante esempio. Nella stessa maniera definanziano il sistema di trasporto pubblico regionale, quello che utilizzano tutti i giorni gli studenti e i lavoratori pendolari, rendendolo sempre più caro, inefficiente e disagevole (ritardi, soppressioni, abbonamenti rigidi, ecc.), mentre si sceglie di spendere miliardi di euro per i treni ad alta velocità, fruibili da pochi!
Noi non siamo una risorsa finanziaria da sfruttare!
Noi non abbiamo contratto questo debito!
Con questi atti repressivi tentano di sotterrare le nostre ragioni. Siamo pronti a riconquistare gli spazi di agibilità politica e sociale, rivendicando il diritto a poter manifestare liberamente il dissenso in ogni luogo della città, senza zone rosse. Torniamo per le strade di Lucca per dimostrare che in questa città un’ampia composizione sociale in cerca di riscatto sta prendendo forma. E continueremo a mobilitarci.
Denunciare qualcuno per “resistenza a pubblico ufficiale” vuol dire attaccare tutti. Di fronte a questa repressione ribadiamo con orgoglio:
SIAMO TUTTI RESISTENTI!
NON CI AVRETE MAI COME VOLETE VOI!