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Diritto all’abitare a Viareggio

In vista della Giornata SFRATTI ZERO del 10 OTTOBRE, pubblichiamo un’intervista sulle lotte contro gli sfratti e sul diritto all’abitare a Viareggio.

 

Lucca Libera: come e quando esplode la crisi abitativa a Viareggio?

Samuele: a Viareggio negli ultimi tempi si è avuto un forte impoverimento di tutti quei soggetti, migranti o italiani, che fino a qualche anno fa lavoravano, avevano un tenore di vita medio e vivevano abbastanza tranquillamente in affitto. Nel momento in cui è entrato in crisi il mattone e, in particolare a Viareggio, anche la pesca e la cantieristica sono cadute in difficoltà, tali soggetti non hanno più avuto, dato lo smantellamento del welfare in Italia, alcun tipo di difesa né dal punto di vista sindacale né dal punto di vista istituzionale. Si sono così trovati, da un giorno all’altro, in morosità. Come si sa, dopo quattro o cinque mesi di morosità automaticamente comincia il processo giudiziario che porta allo sfratto. Questa sorte si è allargata a catena, non ha riguardato solo due o tre famiglie: è stata tutta una fascia medio-bassa ad entrare in crisi, e questo in una provincia abbastanza benestante come quella di Viareggio. Di qui la grossa contraddizione che è emersa nel nostro territorio.

Lucca Libera: si tratta dunque di un processo avvenuto nel medio termine.

Samuele: sì, è un processo che si è avviato qualche anno fa, ma noi solo aprendo lo Sportello Casa con l’Unione Inquilini e, poi, con la Brigata Antisfratto, ci siamo materialmente resi conto della situazione. Ma è certamente una dinamica iniziata con la crisi in atto ormai da quattro anni a questa parte.

Lucca Libera: quando nasce lo Sportello?

Samuele: lo Sportello Casa istituito dall’Unione Inquilini è nato un anno e mezzo fa, all’interno del percorso del circolo Caracol, dapprima legato a Rifondazione Comunista da cui è poi fuoriuscito. Lo Sportello dava semplicemente un sostegno legale e burocratico, ma a quel punto ci siamo resi conto che c’era bisogno di qualcosa che andasse al di là di questo, nel senso di un’opposizione concreta agli sfratti, di propaganda e di mobilitazione. Così lo sportello è diventato una vera e propria situazione di agitazione e di movimento.

Lucca Libera: quindi avete cominciato ad affrontare situazioni concrete di inquilini sfrattati?

 Samuele: sì, fondamentalmente abbiamo attuato picchetti e aiutato le persone che già avevano perso la casa a trovare una sistemazione per il mobilio che non sapevano dove mettere. Abbiamo anche affrontato le situazioni di affitto in nero che venivano allo scoperto. Si tratta di un lavoro che si sviluppa pratico e cresce teorico: qualcuno si è rivolto allo sportello e automaticamente sono partite le vertenze sugli sfratti. Nella pratica il picchetto consiste nel presentarsi, cercare di capire di che numero di chiamata si tratta (da uno a quattro) e, a seconda della determinazione dei proprietari a buttar fuori gli inquilini e della determinazione dello stesso ufficiale giudiziario, si sceglie di conseguenza l’atteggiamento politico e sociale da mantenere, fino al punto di decidere di schierarsi fisicamente davanti alla casa non facendo entrare né il proprietario né l’ufficiale. A questo punto inizia una trattativa volta ad impedire nell’immediato lo sfratto. Oltre a questo, lo Sportello presta assistenza costante sulle questioni tecniche, amministrative e burocratiche.

Lucca Libera: in seguito avete fatto altri passi per affermare il diritto all’abitare…

Samuele: sì, in breve tempo siamo passati all’esigenza della riappropriazione, cioè dell’occupazione di spazi sfitti. Ciò significa innanzitutto denunciare l’abbandono degli spazi pubblici e privati, ma anche andare incontro ad un bisogno essenziale e pratico che è quello di avere un’abitazione. Abbiamo così deciso di occupare il terzo piano del collegio Colombo, uno spazio pubblico di proprietà della Provincia che si trova sopra una scuola ma con entrata separata. Ci abitavano già due famiglie in emergenza abitativa con un contratto comunale. Finito il contratto con il Comune, che era in crisi economica, gli hanno staccato luce e gas. Quando siamo arrivati lì, abbiamo riallacciato le utenze e vi abbiamo portato altre famiglie che erano rimaste senza casa, tra queste anche alcune che erano state letteralmente abbandonate in un campeggio dall’Amministrazione Comunale. Infatti, con la fine della giunta di centro-destra Lunardini e l’inizio del commissariamento del Comune, queste famiglie erano diventate il “niente”, abbandonate d’inverno nei bungalow dei campeggi, oltretutto persone di una certa età e con problemi di salute. A loro non è parso vero di avere finalmente un tetto e dei letti confortevoli. Il Colombo, come ho detto, è di proprietà della Provincia, ma solo nella parte inferiore; la parte superiore, la foresteria che è stata occupata, è di proprietà comunale. Siamo dunque entrati anche all’interno di una contraddizione Provincia-Comune: loro si sono trovati in difficoltà nella gestione di questa contraddizione, noi ci siamo inseriti, approfittandone per guadagnare il più possibile in termini di tempo per le famiglie.

Lucca Libera: come sono andati i rapporti con le istituzioni?

Samuele: una realtà giovane come la nostra si è dovuta confrontare con la spocchia e la cattiveria delle istituzioni. Loro all’inizio ci hanno considerato un nulla e ci hanno quindi attaccato a testa bassa. Una volta che si sono accorti della potenza umana e sociale che stavamo esprimendo, hanno fatto marcia indietro e poi, in vista delle elezioni a Viareggio, hanno abbassato di molto i toni. Hanno così compreso che non si trattava di un’iniziativa estemporanea, ma di un problema sociale molto serio e centrale nel territorio.

Lucca Libera: quali sono state le risposte rispetto alle problematiche da voi sollevate?

Samuele: la risposta data all’emergenza abitativa è uguale a quella che ormai vediamo da anni in Italia su varie questioni. Alle emergenze si risponde con la “shock economy”, ovvero con il saccheggio delle risorse finanziarie pubbliche, con le speculazioni, con l’abuso edilizio. E’ ciò che viene fatto in Val Susa con il Tav oppure con gli inceneritori (a biomasse e non) sparsi ovunque. Il Tav è stato inventato con la giustificazione del lavoro e dello sviluppo, gli inceneritori sono la risposta all’emergenza rifiuti. Il tutto con i soldi pubblici. Così, se a Viareggio c’è un problema di emergenza abitativa, si predispone un piano di 10 milioni di euro, di cui una piccola parte sarà utilizzata per una decina di appartamenti per gli sfrattati, il resto, la fetta più grossa, sarà investito per costruire appartamenti di lusso. Teniamo anche conto che questi ultimi, come ben sappiamo a Viareggio, rimarranno chiusi per decenni, vista la situazione generale del mercato del mattone.

Lucca Libera: quindi la Provincia, invece di provare a risolvere il problema, ha tentato di rilanciare su un piano speculativo…

Samuele: attraverso i giornali e attraverso il dibattito politico istituzionale ha fatto esattamente questo tentativo. Un’ennesima operazione di speculazione, tra l’altro a lungo termine. Noi abbiamo risposto picche: di speculazione edilizia si trattava e non di sostegno ai bisogni della popolazione, non si dà alcun aiuto concreto con operazioni di tal genere, sono solo soldi consegnati a qualche palazzinaro. La nostra risposta è stata: non bisogna spendere soldi nel cemento, ma prendere in considerazione edifici già esistenti e magari utilizzare cooperative di lavoratori e artigiani in crisi per ristrutturarli e avere così le abitazioni che mancano. Perché costruire ancora? Nella sezione “Toscana” della guida turistica Lonely Planet, Viareggio è liquidata in tre righe: potete anche non visitare Viareggio, perché negli ultimi anni è stata deturpata dalle speculazioni edilizie. Quando si arriva in autostrada, la prima cosa che si vede di Viareggio è “Finedil case di qualità”, quell’obbrobrioso ammasso di appartamenti per ricchi in cui praticamente non abita nessuno, costruito al posto degli ex hangar del carnevale. Forse una delle operazioni di speculazione e cementificazione più grande della Toscana degli ultimi vent’anni.

Lucca Libera: che dimensioni ha la mobilitazione sorta intorno al diritto all’abitare?

Samuele: in occasione dei picchetti riusciamo ad essere circa sessanta persone, inoltre sentiamo una grande solidarietà intorno a noi. In una realtà un po’ appisolata, sonnolenta, come Viareggio, anche quella borghesia di sinistra, un po’ radical chic, che magari non partecipa materialmente ai picchetti e alle occupazioni, riesce tuttavia a dare una solidarietà formale. Abbiamo cercato, ai fini di una solidarietà cittadina, di sfruttare anche questa predisposizione. Siamo andati da artisti, carristi, commercianti, sportivi ecc. e li abbiamo fotografati con dei cartelli su cui era scritto “io sto con il Colombo occupato”. Consapevoli che di più non possono dare, intanto abbiamo preso questo. Abbiamo così un blocco di militanti, un blocco di famiglie occupanti, un blocco di persone che è riuscito ad ottenere una casa popolare e un corpo silenzioso più ampio di soggetti, ma che è in grado di darci solidarietà rispetto alle azioni che facciamo e di prendere le nostre difese pubblicamente.

Lucca Libera: Mirela e Dimitru, voi siete una delle famiglie sfrattate che hanno trovato alloggio presso il Colombo occupato. Volete raccontarci la vostra esperienza e come siete entrati in contatto con il movimento per il diritto all’abitare?

Mirela: per noi l’Unione Inquilini e gli altri che si sono mobilitati hanno rappresentato l’ultima speranza di tutela dei nostri diritti. Infatti, le ultime amministrazioni comunali di Viareggio ci hanno sempre chiuso le porte in faccia. Siamo stati addirittura offesi e a volte ci hanno dato delle risposte razziste: ci hanno detto di prenderci le nostre valigie e tornarcene nel nostro paese. Noi eravamo disperati, rimasti senza lavoro, senza casa e con due figli a carico. L’unica speranza che abbiamo intravisto è stata l’Unione Inquilini, senza di loro eravamo persi, anche psicologicamente, soprattutto i figli. Il movimento che si è creato intorno all’emergenza abitativa ci ha dato la forza di andare avanti, di lottare. Altrimenti non avremmo saputo cosa fare. C’è stato anche un forte sostegno morale, ci hanno informato su quali enti potevamo contattare e quali erano i nostri diritti. Abbiamo tuttavia incontrato sempre porte chiuse, anche da parte degli assistenti sociali; la risposta era sempre la stessa: tornatevene nel vostro paese oppure andate in mezzo alla strada.

Lucca Libera: quando sono iniziati i problemi per la vostra famiglia?

Mirela: con questa crisi ci siamo ritrovati in pochi mesi senza lavoro e, di conseguenza, impossibilitati a pagare l’affitto. Fino a quel momento non ci saremmo mai immaginati di dover subire una situazione del genere: senza lavoro e senza casa.

Dimitru: per oltre nove anni abbiamo pagato mille euro al mese di affitto, i primi cinque al nero. Ci siamo ritrovati, improvvisamente, senza lavoro e non avevamo molti soldi da parte: come si fa a risparmiare se l’affitto ti porta via così tanti soldi? Il mantenimento di due figli, il cibo e le bollette consumavano quasi interamente gli stipendi. Così ci siamo ritrovati in strada.

Lucca Libera: com’è avvenuto il vostro sfratto?

Mirela: sono arrivati con le forze dell’ordine alle 7 di mattina e hanno picchiato alla porta dicendoci che se non avessimo aperto l’avrebbero sfondata. Naturalmente abbiamo aperto. Ci hanno messo in mezzo alla strada, intanto l’Amministrazione Comunale ci diceva di avere le mani legate. Già nel 2009 avevamo fatto domanda per una casa popolare, inoltre avevamo una domanda per l’emergenza abitativa da un anno. Rispetto a questa ci hanno cancellato dei punti in graduatoria, violazione riconosciuta anche dal difensore civico della Regione. Noi non capiamo perché ci rispondano sempre di avere le mani legate: sono tante le case sfitte e anche gli edifici pubblici vuoti che, almeno provvisoriamente, potrebbero essere utilizzati e assegnati.

 Lucca Libera: state continuando la lotta insieme all’Unione Inquilini?

Mirela: certo, noi abbiamo fiducia solamente in loro, senza di loro saremmo soli. Insieme abbiamo ritrovato la speranza per andare avanti. Sentiamo anche che sta crescendo una forza collettiva che sta cercando di lottare, di mettere insieme varie situazioni per rispondere con i fatti e non con le parole ai problemi che abbiamo di fronte. Tutti intorno all’Unione Inquilini che dà un aiuto indispensabile.

Dimitru: è molto importante che molte persone si uniscano intorno all’Unione Inquilini per avere più forza. Non siamo solo noi stranieri a subire gli sfratti, ci sono anche molti italiani. Se siamo tutti uniti forse anche il Governo si risveglia un po’, deve fare qualcosa in più per questi problemi; se noi aumentiamo di numero nella lotta possiamo avere più forza.

Mirela: le persone sole, senza parenti o amici che diano una mano, possono affidarsi unicamente alle amministrazioni, allo Stato per cercare un aiuto. Ma lo Stato chiude le porte in faccia alle persone indigenti. Non è giusto. Ci chiedono di rispettare le leggi, ma loro sono i primi a non rispettarle, a non dare aiuto a chi ha bisogno come dovrebbero fare secondo la Costituzione e le leggi.

Dimitru: loro prendono stipendi per lavorare negli uffici e non fanno niente per affrontare le situazioni che dovrebbero risolvere. Anche in Comune, a cosa servono tanti funzionari se poi non sanno darti nessuna risposta?