nasce la giustizia virtuale privata. clicca due volte per cancellare un processo.

update: 13-gennaio
Uffici Giudiziari senza rete informatica per molte ore

E’ stata riattivata la rete informatica che serve gli uffici giudiziari di tutta Italia, dopo che per quasi tutto il giorno e’ rimasta bloccata. Lo hanno reso noto alcuni tecnici del tribunale di Milano costatando che con i loro computer hanno potuto di nuovo accedere a internet, alla posta elettronica e agli altri servizi.

Per ora, comunque, non si sa ancora quale sia stata la causa precisa che ha mandato in tilt la rete unica della giustizia, la cosiddetta Rud. C’e’ chi ha parlato di un sospetto virus tra i motivi dell’isolamento. In Procura a Milano, per esempio, vista la paralisi dei computer, cancellieri e impiegati impossibilitati a registrare i fascicoli sul Rege oppure rilasciare certificati penali, si sono dedicati a riordinare i fascicoli, a fotocopiare atti o a numerarli o predisporli per le notifiche. A causa della disfunzione ci sono state anche lamentele degli utenti.
(casualità?)

12- gennaio.Tutte le notizie di reato del paese, i fascicoli dei pubblici ministeri, le comunicazioni tra polizia giudiziaria e pubblico ministero, tra pubblico ministero e giudice delle indagini preliminari di ogni tribunale italiano e quindi le denunce, le querele, le istanze e i verbali degli interrogatori, delle perquisizioni, dei sequestri, delle sommarie informazioni assunte, degli accertamenti tecnici, delle intercettazioni saranno (a regime) interconnesse attraverso un “gestore centrale” organizzato e controllato dal ministero di giustizia che – prevede il protocollo – può concederlo a un fornitore esterno, in outsourcing. Nascerà, dunque, come spiega un addetto al progetto, “una cancelleria virtuale nazionale” al momento priva di ogni norma, disposizione o regolamento.
Questa è la notizia.


È quel che può avvenire, nei prossimi giorni, quando entrerà nella sua fase di sperimentazione (nel primo trimestre a Napoli, nel secondo a Nola e Torre Annunziata, entro il quarto a Milano e Monza) il protocollo d’intesa firmato il 26 novembre 2008 tra il ministro per l’innovazione (Renato Brunetta) e della giustizia (Angelino Alfano).
Alberto Berretti, matematico, professore di sicurezza informatica a Tor Vergata – dunque con una familiarità con il mondo e i metodi dell’hackeraggio – se una “chiave” per crittografare i documenti può essere una protezione definitiva, si raccoglie un sorriso ironico. “Nessun sistema è sicuro.
Questo progetto del ministero di giustizia, per come me lo racconta, mi pare che faccia acqua. Innanzi tutto è pericoloso avere un solo server in un solo luogo. Se scoppia un incendio e tutto va in fumo, che succede? Si liquefa la giustizia italiana? Sono sicuro che abbiano tenuto conto di quest’eventualità e previsto due server e in due luoghi diversi, con il botto di danaro che costa, perché sicurezza significa prevedere che le cose possono anche andare male per caso. Poi il diavolo ci può mettere la coda e anche questo bisogna immaginare e la “chiave” non è la soluzione che risolve tutti i problemi. La crittografia rischia di essere una porta blindata sistemata su pareti di cartone. E’ vero, è difficile rompere la porta, ma è facile aggirarla passando dalle pareti. Oggi i dvd sono cifrati, ma in rete ci sono a tonnellate di dvd craccati, per dire. E poi oggi ci sono programmi di keylogging che copiano in silenzio quanto viene scritto sulla tastiera del computer. Il procuratore magari chiude la porta dell’ufficio e digita la sua “chiave” di accesso crittografato. Pensa di essere solo e sicuro, invece c’è chi gli sta rubando in quel momento la chiave per consegnarla a cyber- criminali che la venderanno al maggior offerente. E se a vincere l’asta dovesse essere Cosa Nostra? Può stare certo che, se questa cancelleria virtuale dovesse davvero farsi, sarà un boccone ghiottissimo per ogni hacker del pianeta”.

L’archivio della “cancelleria virtuale” sarà nella disponibilità delle forze di polizia, e quindi del governo che gestirà il sistema attraverso una società privata (altra minaccia, se si ricordano i traffici spionistici della Telecom di Marco Tronchetti Provera). Anche Cosa Nostra potrà ficcarci il naso, pagando il dovuto.

via: larepubblica

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