Do IT YouRsELf – live a L.O.SKA h 20:30

Quando, oh cazzo, adesso tocca a te! DIY [Do it Yourself]

MANIFESTO DELLA SERATA

Il desiderio di autonomia non si ferma alla semplice autoproduzione. Gli “eventi” inerenti alla cultura del DiY ruotano attorno a spazi “liberati” dove non trovano posto promoter, organismi governativi, poliziotti e qualsiasi altra forma di controllo sulle proprie attività. La cultura del DiY è strettamente legata a tali luoghi dove vengono organizzate le proprie attività, siano esse un concerto, un rave, una riunione, un dibattito politico-sociale.
L’organizzazione degli eventi DiY in ambienti ideologicamente affini risponde anche all’esigenza di instaurare relazioni vere con il posto e le persone che lo gestiscono e di non vedersi inseriti in un mero contesto commerciale del tipo:
gruppo↔organizzatore ↔pubblico.
Tali barriere, così tipiche tanto nel circuito commerciale che in quello cosiddetto “alternativo”, sono state abbattute con successo nel DiY. Tutti si danno da fare come possono, non esistono rock star.
“Un concerto DiY è un’esperienza molto diversa da quella che lo star system ci ha abituato. In un concerto DiY non c’è divisione fra pubblico e gruppo, spesso anche il palco viene eliminato: “ti può capitare di stare a parlare per un po’ con qualcuno che di lì a poco sale sul palco a suonare. Quando finisce scende e tornate a chiacchierare per un po’ fino a quando, oh cazzo, adesso tocca a te!”

Questo contesto di rivendicazione della propria autonomia si realizza sia attraverso l’occupazione di aree cadute in disuso e la conseguente autogestione, sia attraverso l’autoproduzione e distribuzione delle proprie forme d’espressione.
Le feste e i concerti che seguono la pratica del no profit (intesa come nessun prezzo d’entrata o piccolo contributo) trovano un illustre “antenato” nel fenomeno dei Free Festival sviluppatosi in Gran Bretagna dall’inizio degli anni ’70. Festival o esibizioni “libere”, cioè senza prezzo d’ingresso o con particolari n$orme da rispettare e seguire.
Il festival di Windsor del 1972 fu il primo vero e proprio illustre antecedente, organizzato con lo spirito che contraddistinguerà moltissimi eventi simili da allora in poi. Esso segnerà una vera e propria “differenza politica” nell’organizzazione e negli intenti dei free festival e sarà il capostipite della nuova generazione di simili eventi. Organizzato da Bill ‘Ubi’ Dwyer, che era uso a vivere in una comune all’interno di una stazione dei pompieri occupata a Fleet Street a Londra, il festival di Windsor durò tre anni fino a quando nel 1974, dichiarato illegale nel frattempo, venne interrotto dalle forze dell’ordine. La particolarità del festival era proprio la sua locazione: Windsor infatti era il più esteso parco del regno. Intenzione del festival era riappropriarsi di quel terreno per secoli destinato alle cacce della famiglia reale. Nonostante la disfatta del free festival di Windsor, i suoi tre appuntamenti annuali segnarono l’inizio di un nuovo stile di vita controculturale. Lo stesso governo se ne rese conto, il rapporto del 1973 della Commissione Stevenson al ministero dell’ambiente dichiara: “Questi giovani hanno espresso il bisogno di fuggire dall’ambiente che li circonda e dalle inibizioni e limitazioni della vita di tutti i giorni, in particolare nelle nostre città, verso una situazione in cui poter sperimentare nuove forme di socialità e affrontare a viso aperto nuove concezioni e visioni della vita, per decidere da soli che cosa accettare o rifiutare”.

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3 risposte a Do IT YouRsELf – live a L.O.SKA h 20:30

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