Francia - Incidente in centrale nucleare Tricastin: uranio nel fiume

fonte: lastampa.it

Perdita nel sito nucleare di Tricastin, a 160 km dal confine italiano
DOMENICO QUIRICO

PARIGI
Tutti negano che ci siano rischi e ricordano, per confermare, che nella terribile graduatoria del pericolo nucleare che va da 0 a 7 l’allarme lanciato ieri si ferma all’1. Non c’è possibilità, almeno pare, di contaminazione dell’aria. Ma il consumo di acqua potabile, pesca e irrigazione in tre comuni della turistica Vaucluse sono stati vietati. La paura non si è dissolta nonostante le rassicurazioni delle autorità. E le associazioni ecologiste non si fidano, vogliono più informazioni. E subito. Preoccupa che l’incidente al sito di Tricastin (160 chilometri in linea d’aria dal confine italiano), dove si lavora il materiale nucleare per la centrale, la più grande di Francia, sia avvenuto alle 6.30 del mattino e che le informazioni, tranquillizzanti, siano state diffuse 12 ore dopo.

Pratica che ricorda tristi precedenti di incidenti nucleari anche gravi. Si nota poi che neppure ieri sera i responsabili della «Socatri», un’associata di Areva, azienda numero uno nel mondo per il nucleare, erano ancora in grado di spiegarnee le cause tecniche dell’incidente, il primo di questo tipo nel mondo. Secondo la versione ufficiale l’incidente è avvenuto durante le normali operazioni di pulizia di una vasca di custodia. Una quantità di 30 metri cubi di soluzione radioattiva si è sparsa al suolo. Una parte ha raggiunto i corsi d’acqua de La Gaffière e dell’Auzon. Le ragioni dell’incidente sarebbero «cedimenti tecnici», dizione vaga che innesca altri sospetti. I liquidi contenevano, per ammissione delle stesse autorità della centrale , dodici grammi di uranio per litro, ovvero 360 chilogrammi, una parte dei quali, non si sa esattamente quanta, è finita nei corsi d'acqua.

Sono, come si vede, cifre impressionanti; e secondo le associazioni ecologiste superano di cento volte il massimo che l’impresa Socatri è autorizzata a disperdere in un anno intero. Senza contare che questi calcoli non tengono conto dell’eventuale presenza di uranio di rilavorazione la cui dispersione è totalmente vietata. Sono scattate le operazioni di emergenza mentre l’autorità di sicurezza nucleare spediva esperti in tv ad assicurare che «non c’è assolutamente alcun rischio per la sanità pubblica». Anche dalla prefettura venivano sfornati comunicati intrisi di sollievo: «Non ci sono segnali che siano state inquinate le falde freatiche, quanto alle acque superficiali le misurazioni dimostrano che l’inquinamento sta diminuendo di ora in ora».

Il consumo di acqua potabile infatti non è stato vietato: nei bacini di Trop Long, Baltarces e Girardes il tasso di 2 microgrammi di uranio per litro è conforme al normale. Ma i risultati delle ultime analisi le più dettagliate, saranno note solo stamani. Anche il sindaco di Bollène, il comune dove sorge l’impresa, Marie Claude Bompard, ha dichiarato che «per il momento tutto va bene». Per il momento. Non certo per la commissione di ricerca e di informazione indipendente sulla radioattività (Cirad) che ha denunciato la mancanza di affidabilità di Tricastin. Catastrofici quelli di «Sortir du nucleaire»: «360 chili di uranio dispersi nell’ambiente. E’ impossibile che quanto è successo non abbia conseguenze sulla salute della popolazione». L’incidente coincide con la tambureggiante campagna di Sarkozy per propagandare il nucleare francese nel mondo. Il presidente vuole sfruttare uno di settori in cui la Francia è all’avanguardia e fare incetta di contratti per nuove centrali e forniture di uranio nel. E’ il grande affare dei prossimi anni. Purché non ritorni la sindrome di Chernobyl.

Mer, 09/07/2008 – 11:29
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