G20 Canada - Caricati diversi cortei, prelievi forzati e raid nell'università

informazioni estrapolate da alcuni media di regime canadesi

Il giorno dopo gli scontri e i danneggiamenti per le strade di Toronto, il sistema di sicurezza da un miliardo di dollari, dispiegato per silenziare la rabbia sociale contro il G20, deve dimostrare la propria efficacia, ad ogni costo.

Nella giornata di domenica 27 giugno, mentre un corteo solidale stava sfilando sotto lo studio cinematografico, trasformato in centro di detenzione dove rinchiudere i manifestanti catturati, per reclamare la liberazione di un numero in continua crescita di persone detenute, un furgone senza alcuna insegna è sfrecciato verso la folla; da esso sono scesi agenti in borghese che hanno prelevato un manifestante caricandolo a bordo, prima di ripartire a gran velocità.
La rocambolesca cattura, in stile polizia segreta, ha ovviamente suscitato l'ira dei partecipanti al corteo, inizialmente pacifico. Tutto calcolato. Una fiumara di sbirri antisommossa era pronta a invadere le strade e caricare i manifestanti che fuggivano disperdendosi.
Nelle stesse ore, anche una “critical mass” viene presa di mira dalle squadre antisommossa, pochi minuti dopo la conclusione dell'intervento iniziale che ne dichiarava gli intenti non-violenti.

Sempre nella giornata di domenica, circola la notizia di quattro persone arrestate mentre emergevano da un tombino all'interno del perimetro della “zona proibita”: potenziata di conseguenza la sorveglianza della rete sotterranea, saldati diversi tombini.

Nelle prime ore del mattino, la polizia perquisiva un edificio dell'Università di Toronto, traendo in stato di fermo più di 70 persone e sequestrando materiali da scontro, come mattoni, bastoni e sostanze liquide.
In totale, fino ad ora, ci sono stati circa 500 fermi; con persone trattenute anche venti ore, prima di essere liberate o accusate di reati specifici. Per gestire l'alto numero di casi, è stato allestito un tribunale apposito, all'esterno della città, che lavora a ciclo continuo. Le accuse vanno dalla resistenza all'arresto, al danneggiamento, al porto di armi improprie. Per alcuni dei fermati e incriminati, il rilascio potrà avvenire solo su cauzione.

Le autorità ammettono le proprie difficoltà nell'identificare gli autori dei danneggiamenti a causa dei travisamenti all'interno del blocco nero.

Dom, 27/06/2010 – 23:38
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