Grugliasco (To) - Contributi solidali con il Barocchio minacciato di sgombero

Riceviamo alcuni contributi solidali con il Barocchio Squat di Grugliasco (To), minacciato di sgombero per fare spazio a un mini manicomio criminale (REMS):

SOLIDARIETA’ al BAROCCHIO! NO allo SGOMBERO!
NO AGLI OPG NO ALLE REMS!


Apprendiamo la notizia che al posto del Barocchio, squat occupato da ormai 23 anni, dovrebbe sorgere una REMS (Residenze per l’Esecuzione Misure Sicurezza). la Legge n°81/2014 prevede la chiusura degli OPG entro il 31 marzo 2015 e l'entrata in funzione delle REMS. Ad oggi gli OPG (Ospedali Psichiatrici Giudiziari) esistono ancora e le REMS in molte regioni non sono ancora entrate in funzione.
Le REMS in realtà non sono altro che dei dei MINI-OPG sul territorio, la suddetta legge infatti,  mantenendo inalterato il concetto di pericolosità sociale, mantiene inalterato il regime di custodia e cura vigente negli Opg.
Chiudere i manicomi criminali senza cambiare il codice penale che li sostiene vuol dire creare nuove strutture, forse più accoglienti,  ma all’interno delle quali finirebbero sempre rinchiuse persone giudicate incapaci d’ intendere e volere. Per abolire realmente gli OPG bisogna non riproporre i criteri e i modelli di custodia e occorre metter mano a una riforma degli articoli del codice penale e di procedura penale che si riferiscono ai concetti di pericolosità sociale del “folle reo, di incapacità e di non imputabilità”, che determinano il percorso di invio agli Opg.
Il problema è superare il modello di internamento, e tale superamento non può passare attraverso gli stessi meccanismi precedentemente in atto nei manicomi. Altrimenti la logica dominante, anche nelle rems, sarà sempre quella dell’esclusione e non dell’inclusione.
Esprimiamo dunque la nostra solidarietà al Barocchio squat; contrari  allo sgombero di un'esperienza abitativa e sociale in piedi da 23 anni, affinché non venga trasformata nell'ennesimo contenitore dell'esclusione sociale!


Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud-⁠Pisa




Abbiamo appreso con un certo stupore l’intenzione paradossale e calata dall’alto (Ministero, Regione) di trasformare, ad alta velocità, un luogo di libertà in un carcere psichiatrico di nuova generazione REMS.
Se non conoscessimo la cecità dei burocrati potremmo pensare ad una vendetta di Stato, fenomeno purtroppo non infrequente in Italia.
Resta la gravità del fatto. Condividiamo la critica sostanziale espressa dai ragazzi del Barocchio squat. Lo squat dove sono nate le esperienze più avanzate di autogestione come la “bellavita”, che poi è dilagata in tutta Italia e prima di tutto in Val Susa, non può essere compatibile con recinti, reticolati, polizia (anche se privata) non può convivere con la privazione della libertà, anche se soltanto per pochi “pazzi”.
Sappiamo la posizione estrema degli occupanti che sono contro ogni forma di detenzione e contro la psichiatria e la rispettiamo. Non poteva essere altrimenti, da parte di questa generazione di giovani anarchici che occupano lo stabile abbandonato dalla Provincia da 23 anni.
Abbiamo dato il nostro contributo alla loro autogestione in momenti difficili, quando una parte del tetto bruciò nel 2013. Il tetto fu ricostruito a regola d’arte. Qui l’autocostruzione è sempre stata condivisa fin dall’inizio quando il Barocchio era un rudere.
Anche noi ci sentiamo parte di questa esperienza vissuta e ormai storica, non solo per Torino. Da anni ambientiamo al Barocchio di Grugliasco e al Mezcal di Collegno (un altro squat) le riunioni settimanali di quella rete di persone e comitati no tav che si chiama Torino e cintura, una scelta non casuale per sostenere l’autogestione che è anche una delle anime del movimento no tav e vorremmo continuare a farlo. Sappiamo che gli occupanti non molleranno e noi li sosterremo.
Ci poniamo come obiettivo immediato il coinvolgimento complessivo del movimento no tav nella difesa del Barocchio. Pensiamo che non sarà difficile, i ragazzi sono conosciuti in valle, partecipano numerosi alle nostre iniziative, ultima la marcia dei Maquis a metà luglio, e segni incoraggianti sono già partiti da altre componenti del movimento come l’Askatasuna, nonostante la diversa impostazione politica, con una dichiarazione immediata di solidarietà, una solidarietà che sappiamo tradizionale fra le occupazioni torinesi al di là delle sigle.
Contate pure su di noi.

No tav Torino e cintura a sarà dura!                                           
Torino, 8 agosto 2015




Intervento di Mario Frisetti al palazzo della Regione, giovedì 6 agosto 2015. Da parte del Barocchio squat occupato e autogestito da 23 anni.


Noi siamo incompatibili. Noi siamo i devianti. I deviati sono i vostri prigionieri psichiatrici. Queste le categorie usate dal basagliano dott. Tavolaccini nella relazione che chiedeva il nostro sgombero nel 1991. Deviati e devianti non possono coesistere perché si ecciterebbero a vicenda.
Noi siamo contro ogni forma di detenzione. Contro ogni galera. Contro la psichiatria.
I nuovi REMS (della legge 81/2014) sono peggio degli OPG.
Combatteremo l’installazione del REMS. Non lasceremo che ce ne costruiscano uno in casa.
E con noi le case occupate e i centri sociali.
Porteremo il conflitto dalla periferia, dove volete relegare gli psichiatrici, al centro, nel cuore della città, cominciando da oggi.
Non possiamo convivere con una prigione psichiatrica con mura alte 4 metri e polizia privata che sostituisce quella di Stato.
Sulla nostra falegnameria è scritto in piemontese “Ognidun a le mat a la sua manera”.
Il nostro simbolo è una tenaglia che taglia le catene.
Abbiamo convissuto per più di 20 anni con gli psichiatrizzati che però erano liberi di andare e venire.
Noi siamo con il Folle Reo. E non lasceremo che lo Stato gli costruisca la prigione per occultarlo alla comunità.
Noi non possiamo vivere senza i matti.
Noi stessi siamo matti.
Loro i deviati, noi i devianti.
Non lasceremo che gli costruiscano la prigione, si chiami OPG o REMS.
Ieri l’ultima vittima del TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio), l’hanno portata al Maria Vittoria fuori conoscenza e con arresto respiratorio.
Si chiamava Andrea Soldi. 45 anni “Non voleva salire in ambulanza e si rifiutava di prendere i farmaci”. I suoi problemi erano iniziati in caserma, durante il servizio militare.
L’hanno strangolato i vigili del reparto progetti e servizi mirati inviati dallo psichiatra che aveva chiesto il TSO, su una panchina di corso Umbria, in mezzo alla gente, certi dell’impunità. “L’hanno accerchiato in 4, l’hanno preso per il collo, è diventato scuro, la lingua usciva dalla bocca e si è accasciato”.

Mario Frisetti, Torino 6 agosto 2015



Il Barocchio Squat non si sgombera.

L'Unione Sindacale Italiana-AIT contrasterà con determinazione chi vuole distruggere una storica e importantissima esperienza autogestionaria e sociale come il Barocchio Squat di Grugliasco, Torino.
Accogliamo l'invito del Barocchio di “Stare Agitati” e in base alle nostre potenzialità di agitare anche altri.
La sperimentazione autogestionaria praticata dal Barocchio è parte integrante del percorso di liberazione da Stato e Capitale che anche l'USI sta percorrendo, per questo motivo invito tutta l'Unione a solidarizzare e ad appoggiare tutte le iniziative che il Barocchio Squat indicherà.
Invito tutte le lavoratrici e i lavoratori a difendere gli spazi di libertà e a contrastare l'attacco della repressione statale contro le esperienze autogestite.
Nessuno sgombero, nessun nuovo manicomio.

Bertoli Franco (Colby), Segretario Nazionale USI-AIT.

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Sab, 15/08/2015 – 20:59
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