Padova | Repressione - Sul processo per l'occupazione della Marzolo

Riceviamo e diffondiamo:

Le lotte non si processano! Difendiamo le occupazioni!
Marzolo Resiste!


Mercoledì 16 novembre inizierà il processo contro 13 compagni e compagne accusati di occupazione e danneggiamento per la prima occupazione della mensa Marzolo avvenuta nel gennaio 2014.
Situata nel quartiere Portello a Padova, la mensa fu chiusa definitivamente e senza nessun tipo di preavviso nel 2009 in seguito ad un contenzioso giuridico tra l’Esu, l’Ente per il Diritto allo Studio, e l’Ateneo nonostante le promesse dell’ex Rettore su una sua apertura nel 2013.
All’epoca, la chiusura della mensa portò 30 lavoratori a perdere il proprio posto di lavoro dopo averlo vinto con un concorso pubblico, come alcuni di loro ci raccontarono durante una visita alla Marzolo Occupata. L’adiacente studentato Fusinato, chiuso invece da più di 10 anni e abbandonato completamento a se stesso, è stato per decenni la casa dello studente per universitari più capiente della città poiché offriva centinaia di posti letto oltre a vari servizi come la palestra, la lavanderia, le aule studio etc.
Ultimamente alcuni tecnici dell’università hanno portato a termine dei rilevamenti in tutto il complesso Fusinato-Marzolo con lo scopo, a quanto dichiarano, di promuovere dei lavori di riqualificazione. Il tempismo con cui arriva questa manovra non ci pone molti dubbi sulla sua utilità: eventuali lavori di ristrutturazione non serviranno certamente a ridare una mensa e un dormitorio agli studenti, ma piuttosto a svendere e trasformare il patrimonio pubblico per il profitto dei “soliti noti” oltre che naturalmente eliminare un’occupazione politica scomoda.


Ci siamo presi solo una parte di ciò che ci spetta.
I motivi che hanno spinto alcuni studenti e compagni a occupare la mensa sono la necessità di riappropriarsi degli spazi pubblici lasciati al degrado della speculazione delle istituzioni e farli vivere secondo le necessità degli studenti e degli abitanti del quartiere, contro gli interessi dei profitti padronali. Riteniamo giusto occupare e restituire alla collettività uno spazio che, non solo ci è stato tolto contro la nostra volontà, ma che abbiamo continuato a pagare con i nostri soldi.
La Marzolo Occupata nasce come uno spazio di lotta e organizzazione contro chi sta facendo pagare la crisi sulle spalle dei giovani, studenti, proletari e immigrati con tagli, disoccupazione, diseguaglianze e privatizzazioni.
Nei due anni di occupazione la mensa è stata anche un luogo di ritrovo e svago per molti studenti e abitanti di Padova, giovani e meno giovani. Un luogo di aggregazione che oltre ad aver ospitato moltissime iniziative politiche, artistiche, culturali e musicali, viene utilizzato come aula studio e sede della mensa popolare settimanale.
La mensa ha dato inoltre la possibilità a molte persone di avvicinarsi a situazioni di lotta e a conoscerle e ha attivamente sostenuto diverse mobilitazioni a Padova e altrove.
Tutto questo è stato possibile grazie all’impegno e alla dedizione di compagni e di molte altre persone che si sono dedicate all’autogestione di questo spazio e ai progetti che ha ospitato.
Ora alcuni di questi compagni saranno sottoposti a processo.


Chi vogliono processare? Chi danneggia cosa?
L'attività della Marzolo Occupata che ha reso agibile l’immobile e restituito all’uso pubblico e sociale o i vertici dell’università che l’hanno abbandonato al degrado con numerosi materiali e macchinari all’interno oramai inutilizzabili?
Questo è un processo politico dove gli inquirenti vogliono processare una lotta che esce dalla compatibilità e dal controllo politico e che per questo va repressa.
In tribunale saranno processati i compagni e le compagne che hanno riaperto un luogo deserto; gli accusatori saranno quelle istituzioni che l’hanno lasciato a marcire ben coscienti della carenza di mense, spazi e aule studio all’interno del polo scientifico universitario. Gli stessi che anni fa con soldi pubblici ne riqualificarono una parte per poi chiuderla subito dopo, gli stessi che, assieme al governo, sono responsabili del continuo danneggiamento del diritto allo studio, dei fondi di ricerca, delle borse di studio e dei servizi agli studenti a fronte, invece, dell'aumento dei costi universitari.
L'attacco giudiziario alla mensa, e una sua ipotetica chiusura con un eventuale sgombero, rappresentano un tassello in più nello smantellamento dell’istruzione pubblica, da anni stravolta da varie contro-riforme sempre a vantaggio delle aziende, aumentando il divario di classe tra i giovani che possono permettersi l'università e chi è costretto ad andare a lavorare dopo le superiori.
Per questo motivo, ci sentiamo di rivolgere le stesse accuse al mittente, università di Padova e all’Esu rei di devastare i diritti degli studenti e di saccheggiare il patrimonio pubblico ad uso e consumo degli interessi della borghesia

Occupare è giusto, occupare è necessario.
L’occupazione è un mezzo di resistenza degli sfruttati; riprendersi gli spazi è parte integrante della lotta di classe, non solo per i centri popolari e sociali ma soprattutto negli estesi percorsi proletari che rivendicano il diritto alla casa opponendosi a coloro, come l’Ater a Padova, che si dedicano alla svendita del patrimonio immobiliare pubblico.
Una lotta quella per la casa, che è sempre più diffusa e che prosegue senza il controllo istituzionale o concertativo dei 3 sindacati governativi e per questo motivo molto repressa. Pratica dell’occupazione messa in campo spesso anche in altri settori, da quello studentesco a quello lavorativo. Se è legale abbandonare spazi pubblici e invece illegale occuparli per un utilizzo collettivo, la legalità che tanto viene sbandierata è solo un riflesso degli interessi della classe dominante.

All’attacco generale di padroni e governo rispondiamo uniti.
L’attacco all’istruzione pubblica s’inserisce nel generale processo di ristrutturazione dei servizi sociali pubblici come trasporti, servizio ferroviario pendolare, sanità, case popolari, con il quale la classe dominante cerca da un lato di fare cassa per rimpinguare le tasche degli industriali alleggerite dalla crisi tutt’altro che terminata (detassazione del costo del lavoro) e per finanziare le missioni di guerra come in Libia e Iraq; dall’altro privatizza i servizi pubblici rendendoli merce dalla quale trarre profitto a discapito di lavoratori e utenti.
L'attacco ai compagni e alle compagne della mensa è un attacco a tutti e tutte coloro che pagano la crisi dei padroni e che cercano di resistergli lottando.
Nonostante le denunce, i processi e le provocazioni la Marzolo Occupata è ancora viva e resiste! Siamo convinti che aprire spazi di lotta e organizzazione, contando solo sulle forze di chi lo anima, significhi rompere la pacificazione che questa città vive quotidianamente e che sia l’unica via per contrapporci a chi ci vuole sottomessi e mansueti a questo sistema, che ogni giorno mostra il suo volto di sfruttamento, precarietà, violenza e di guerra.

Invitiamo tutti coloro che in questi anni di occupazione della Marzolo hanno contribuito a far vivere la mensa sotto varie forme, idee e aspetti, a unirsi a noi nella difesa dei compagni sotto processo e degli spazi occupati e ad allargare la solidarietà a tutte le situazioni di lotta che potrete incontrare nei vostri territori, ma a creare nuovi momenti di confronto e fronti di scontro.

Ad aprire quel portone, a liberare quelle stanze, a presidiare quelle uscite, a far vivere la mensa…
C’ERAVAMO TUTTI!

Alcuni imputati
Ottobre 2016

Presidio di solidarietà mercoledì 16 novembre ore 10.30 tribunale di Padova

Ven, 14/10/2016 – 18:14
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