Perugia - Due giorni contro gli omicidi di Stato

Il "Comitato Vertità e Giustizia per Aldo Bianzino", in occasione dell'apertura del processo per la morte in carcere di Aldo Bianzino,
organizza una due giorni di dibattiti iniziative e corteo contro tutte le forme di violenza di Stato.

segue il comunicato:

Libertà: stato di chi è libero, condizione di chi ha la possibilità di agire senza essere soggetto all'autorità o al dominio altrui.

Sicurezza: condizione di chi o di ciò che è esente da pericoli o protetto da possibili pericoli.

Il Comitato Verità e Giustizia per Aldo Bianzino, in occasione dell'apertura del procedimento per omissione di soccorso in relazione
alla morte in carcere di Aldo Bianzino, organizza per il 25 e 26 giugno due giorni di mobilitazione e discussione per ribadire che è impossibile sentirsi liber* e sicur* in uno stato dove la libertà e la sicurezza possono ucciderti. Per non dimenticare che da Capanne a Guantanamo un essere umano in gabbia diventa animale, che sia esso carcerato o carceriere.

Due giornate a cui invitiamo a partecipare i familiari, gli amici, i comitati di chi è morto mentre era in custodia dello Stato, in cui
operatori, attivisti, tutte e tutti, si confronteranno sui temi del carcere, del proibizionismo, della sicurezza. Due giornate in cui
tenteremo di raccontare e riprenderci la nostra città, i nostri territori, le nostre buone pratiche.

Due giorni di riflessione e mobilitazione in cui opporremo al dogma proibizionista la messa in movimento di politiche dal basso, la
sperimentazione di buone pratiche di riduzione dei rischi e dei danni, l’autodeterminazione e la diffusione di strumenti e di percorsi di
criticità e consapevolezza, raccontando le nostre città ed i nostri territori.

Ma LIBERTÀ e SICUREZZA di chi?
Dell'occhio vitreo, di quarzo che ci scruta, ci segue, cattura i nostri gesti, li memorizza e li reinterpreta in mille modi (come negazione dei
diritti umani) senza che noi ce ne accorgiamo. Nei parcheggi, nelle piazze, nelle strade, al lavoro, alla stazione, allo stadio, al supermercato. Telecamere…. puntate sull’effervescenza sociale, su comunità di pratiche, di espressione di dissenso dal controllo sociale di massa, pronte a generare paure allarmiste, fobie reazionarie e intolleranze sociali, pronte a segnalare stili di vita non conformi alla teledipendenza.
Telecamere..... concentrate a intimidire e incutere soggezione a riprendere reati di irrilevante offensività sociale.

L’arma della disinformazione di massa, la produzione di studi scientifici ambigui e tendenziosi utilizzati come base per sviluppare panico, la paura indotta, il controllo sistematico sulle nostre vite e le logiche di ordine pubblico e di criminalizzazione dei comportamenti soggettivi sta limitando pesantemente le nostre esistenze.

Anno 2008: 142 morti.
Anno 2009: 175 morti.
Maggio 2010: 76 morti.
Dal 2000 1.674 morti.

No, non sono i dati di una guerra di bande, sono i morti in carcere in Italia.
1674 morti in carcere mentre fuori dal carcere in questi 10 anni la Cultura della “tolleranza zero”, l’ossessione della sicurezza sono
diventati i nuovi dogmi del regime ….e della chiesa internazionale del proibizionismo.

Prima si crea insicurezza alimentando precarietà, diseguaglianze, ingiustizie sociali ed economiche, poi si invoca sicurezza, repressione e tolleranza zero contro chi subisce queste politiche, siano essi giovani, migranti, consumatori/trici di sostanze, casuali passanti. Poi riempiono le carceri e i centri di detenzione, che sono, sempre più, mezzi per controllare e gestire la società. Un pericoloso effetto collaterale di tre leggi la Fini Giovanardi, la Bossi Fini e la Cirrielli.

Perugia è un laboratorio avanzato di queste politiche: il centro storico con sempre meno residenti e senza aggregati di quartiere stabili, luogo di promozione di grandi eventi commerciali e territorio sempre più militarizzato. Luogo di criminalità organizzata, holding del
narcotraffico, il riciclaggio di denaro, l'usura, il mercato nero degli affitti, “gli affitti rapina”, lo sfruttamento dell'immigrazione e
della prostituzione.
E intanto le carceri scoppiano e in carcere si muore e purtroppo spesso si muore nelle mani dello stato. Questo è successo ad Aldo Bianzino. Morto in nome della sicurezza e del proibizionismo.
E' tempo per noi di prendere posizione, spazio e voce. Di raccontare. Di mantenere viva la memoria collettiva. Di evitare pericolosi insabbiamenti e difendere le nostre esistenze da abusi, repressioni e pestaggi, “venduti”come atti di legalità. E’ tempo di disinnescare le
pratiche dell'inSicurezza e arrestare le aggressioni proibizioniste, disattivare le dinamiche di esclusione e di controllo sui corpi. Di resistere alla criminalizzazione degli stili di vita, alla violenza dell’intolleranza, all’esercizio arbitrario dei poteri di repressione e di controllo e alla manipolazione dell’informazione.
E’ tempo di agire, di porre interrogativi a chiunque desideri verità e giustizia per Aldo Bianzino, Giuseppe Ales, Federico Aldrovandi, Alberto Mercuriali. Marcello Lonzi, Manuel Eliantonio, Stefano Cucchi, Riccardo Rasmann, Giuseppe Uva, Niki Aprile Gatti, Stefano Frapporti, Francesco Mastrogiovanni, Simone La Penna. Nomi diversi, posti diversi, persone diverse, tutti morti.

Perugia, 31/05/2010
Comitato Verità e Giustizia per Aldo Bianzino
www.veritaperaldo.noblogs.org
veritaperaldo@autistici.org


Mer, 02/06/2010 – 12:04
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