Operazione "Tramonto" - seconda udienza

fonte lombardia.indymedia.org

Comunicato dell’Associazione Solidarietà Parenti e Amici degli arrestati il 12 Febbraio 2007

Presso la Corte di Assise di Milano si è tenuta ieri la seconda udienza del processo che vede imputati i compagni arrestati lo scorso 12/02/2007 nell’ambito della cosiddetta “Operazione Tramonto” e come accusatrice la Pm Ilda Boccassini.
Lo scenario dell’aula, sbarre fittissime alle gabbie tanto da impedire la visone dei compagni con decine e decine di poliziotti penitenziari schierati davanti ad esse, carabinieri agitati sparsi all’interno e all’esterno dell’aula, Digos presenti in forze, ci è parso utile solo a creare quell’allarme “sociale” che la destra, ora gongolane al potere, già ricerca con le sue dichiarazioni quando dice che senza “sinistra” in parlamento ci sarà il problema delle proteste nelle piazze.
Uno scenario, quello al tribunale, che, simile, alla prima udienza aveva scandalizzato persino i compagni turchi venuti in delegazione a portare solidarietà ai compagni dietro le sbarre.
Anche questa volta la partecipazione del pubblico, caratterizzata dalla presenza di operai, colleghi di lavoro degli imputati, studenti e compagni di lotta, ha riempito l’aula di calda solidarietà.
Un insieme di affetti e di legami che si vogliono recidere anche con l’ostinata proibizione ai parenti, arrivati anche da distanze di 1.000 Km, di avvicinarsi alle gabbie durante le pause processuali, cosa da sempre permessa in processi politici simili a questo.
La Corte ha deliberato sulle richieste, presentate durante la prima udienza il 27/3/2008, da parte del quotidiano Libero e di Pietro Ichino di essere ammessi come parte civile, escludendo il primo e ammettendo il secondo assieme a Forza Nuova, già accettata in fase di udienza preliminare.
L’accettazione di Ichino come parte lesa è stata motivata con presunti danni dovuti alla limitazione della sua capacità di movimento dovuta alla scorta di cui usufruisce. Facciamo rilevare che la scorta, da lui richiesta, gli era stata assegnata dal lontano 2002, ben prima che questi compagni fossero sotto inchiesta.
Si sono poi ripresentati per gli imputati gli stessi problemi dell’udienza precedente nonostante che la Corte avesse già deliberato in merito:

1 - autodeterminazione della composizione delle gabbie;
2 - possibilità di portare in aula scritti e documenti inerenti la difesa processuale;
3 - isolamento in carcere per alcuni imputati;
4 - condizioni vessatorie per i compagni agli arresti domiciliari (impossibilità persino di comunicare via posta cosa che in carcere gli era permessa)
5 - traduzioni per il processo, che avvengono in blindati scomodissimi, molto pesanti in particolare per gli imputati con problemi di salute

La Corte, dopo gli interventi dei difensori, ha permesso ai compagni di unirsi nelle gabbie (cosa che comunque era già stata decisa l’udienza precedente), ha deliberato affinché l’amministrazione carceraria intervenga per sospendere il trattamento dell’isolamento e avvicini tutti i compagni alla sede processuale.
Per quanto riguarda la possibilità di tenere scritti in gabbia, cosa che attiene al diritto di espressione dell’imputato prima ancora che al diritto di difesa, si è ripetuto nuovamente il sequestro di documenti da parte delle guardie carcerarie, questa volta al compagno Claudio Latino, prima dell’entrata in tribunale. Dopo ripetuti tentativi di sollevare la questione, da parte della difesa e degli imputati stessi, gli scritti sono stati consegnati alla Pm perché desse parere. La malafede della stessa si è palesata quando, nel suo intervento, ha richiesto che tutto venisse inviato sia all’amministrazione carceraria ( in quanto a suo parere un testo era scritto al computer che in carcere non è ammesso) sia all’autorità giudiziaria competente per procedere penalmente, in quanto negli scritti si potevano ravvedere ipotesi di reato.
Ma, nell’atto di consegnare il plico alla Corte, prontamente l’avvocato difensore ha intravisto e denunciato che fra le carte c’erano testi che non erano quelli sequestrati al compagno. Si trattava in effetti di stampate da internet consegnate dalla Digos alla Bocassini tratte da siti si solidarietà, in particolare dal sito del Soccorso Rosso.
Il compagno Claudio Latino è intervenuto specificando che i testi a lui sequestrati erano in duplice copia per poterne allegare una agli atti e che il testo scritto a computer gli è pervenuto per posta la quale, essendo egli incarcerato in una sezione di Eiv (Elevato Indice di Vigilanza), subisce un completo monitoraggio se non anche è sottoposta a una censura clandestina. Ha proseguito spiegando che nessun reato specifico che gli viene contestato, qualora fosse confermato, può essere ascritto nella sfera criminale poiché il reato cardine dell’accusa è il reato associativo per finalità di eversione dell’ordine democratico. Quindi un reato politico, un reato che accusa tutti coloro che vogliono sostituire la dittatura attuale della borghesia con la dittatura del proletariato. Essendo accusato di tale reato lui, e gli altri imputati, vogliono difendersi politicamente. Diversamente, l’accusa doveva incriminarli per reati comuni o per associazione a delinquere. Ha detto inoltre che intervenendo in tribunale non intendeva spiegare e convincere nessuno della Corte delle sue idee ma semplicemente esprimere il suo pensiero verso tutti coloro che possono ascoltarlo visto che lui e gli altri compagni vengono dipinti come criminali per isolarli dalla lotta di classe di cui invece fanno parte.
La Corte ha garantito che nel processo sarà rispettato il diritto di espressione ed ha allegato agli atti i documenti di Latino.
Anche come parenti ci associamo alla battuta finale di Latino: “La prossima udienza ricomincia tutto da capo?”.
La difesa ha poi argomentato la richiesta di non competenza di Milano come sede processuale in quanto i reati contestati non hanno investito territorialmente la città, la contestazione della composizione del fascicolo dibattimentale, la formulazione del capo di accusa. Ad esempio nei confronti di un imputato viene ascritto il reato di concorso in associazione datato anni prima che l’associazione in causa, secondo l’accusa, fosse costituita
Ha proseguito eccependo numerose nullità sulla legittimità del rinvio a giudizio. Ne elenchiamo alcune tra le più rilevanti:

1 - Nullità per l’utilizzo di fonti come il Sisde (Servizi segreti) che secondo tutta la giurisprudenza non hanno diritto di ingresso come materia giudiziaria

2 - Non rispetto dei tempi di chiusura indagine e inserimento successivo di materiali relativi alla stessa oltre i termini di legge

Sulla competenza territoriale e sulle nullità la Corte risponderà alla prossima udienza che si terrà il 23 aprile.

Invitiamo a continuare la presenza nell’aula per le prossime udienze

23 Aprile

Maggio: 5/12/21/26 e 28

Giugno: 17 e 25

Luglio: 2/ 16 e 18

Invitiamo tutti inoltre a partecipare al corteo del 25 Aprile a Milano, ore 14.00 Porta Venezia.

Questo perché vogliamo portare la presenza dei nostri parenti e compagni all’interno della piazza, una presenza che con il carcere vogliono negare. Vogliamo anche affermare che resistere oggi per noi significa anche resistere al carcere e alla repressione, alla reazione e alla guerra.

Libertà per i compagni

Libertà ai popoli

Mer, 16/04/2008 – 15:46
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