Puglia - Miseria di un Campeggio Antinucleare

Miseria di un campeggio antinucleare

Dal 20 al 23 agosto scorsi si è tenuto – in una località tra le province di Lecce, Brindisi e Taranto – un campeggio “contro” il nucleare organizzato da appartenenti ai Cobas di Brindisi. Il comunicato di tale campeggio – un appello assai vago – è circolato su vari siti, così compagni da varie parti d’Italia vi hanno preso parte; pur con tutte le riserve e lo scetticismo del caso, conoscendo alcuni tra gli organizzatori e il loro modus operandi, come anarchici salentini abbiamo pensato di vedere che aria tirasse, portando materiale informativo ed una mostra sull’argomento, essendo previste alcune assemblee e dibattiti durante il campeggio.

La situazione che abbiamo trovato è stata però alquanto singolare. Nonostante il campeggio si tenesse in area privata, presa in accordo con il proprietario, dentro stazionavano tre auto di sbirri con relativi uomini in divisa. Quando il proprietario ha espresso il suo disappunto nei confronti dei poliziotti e carabinieri presenti, avvertendoli che il loro comportamento contribuiva solo a creare tensioni, questi si sono spostati davanti all’unico ingresso con un fine evidente: intimorire chiunque arrivasse e volesse partecipare. Già in mattinata i tutori dell’ordine si erano presentati con due camionette, mentre, nelle ore precedenti, il proprietario della masseria era stato convocato in Questura per fargli notare che non proprio tutto all’interno dell’area era in regola (impianti vari) ed offrendogli due possibilità: o procurargli dei problemi per tali irregolarità, oppure consentire agli sbirri di stazionare all’interno del terreno e fornire l’elenco di tutti i partecipanti al campeggio.

Se già la cornice era poco entusiasmante, il peggio è arrivato appena l’assemblea di presentazione del campeggio ha avuto inizio, quando si sono presentati video operatore e giornalista di una tv locale. La situazione era per noi inaccettabile, e poiché gli organizzatori non solo non avevano intenzione di affrontare la questione, ma neppure si erano degnati di darne comunicazione, abbiamo interrotto il relatore e chiesto che si discutesse della presenza di sbirri e tv. Rispetto a quest’ultima, abbiamo appreso che non c’era molto da fare se non allontanarsi per non essere ripresi, in quanto era stato proprio uno degli organizzatori a chiamarla, e ne avrebbe gradite anche dieci, perché avrebbero comunicato all’esterno le tematiche trattate, mostrando nello stesso tempo che là dentro non si faceva nulla di male. Gli sbirri invece, a detta dello stesso appartenente ai Cobas, facevano semplicemente il loro lavoro e farli andare via significava creare dei problemi al proprietario del campeggio e poi, ci è stato fatto notare, noi facevamo proprio il gioco del potere, perché perdendo tempo a parlare di sbirri e tv, si sottraeva spazio alle discussioni sul nucleare! Se questa argomentazione appare come il classico sofisma utilizzato per pararsi il culo e sfuggire a discussioni basilari, ci sembra quantomeno strano che gente con una vita di lotte alle spalle – almeno da quanto si sono preoccupati di comunicarci – non comprenda che “il lavoro” che fanno gli sbirri è solo ed esclusivamente uno: controllare, reprimere ed arrestare. Armati di pazienza che ormai giungeva al limite, abbiamo comunque fatto notare che cacciare gli sbirri lì presenti era proprio il primo passo per una lotta contro il nucleare, oggi più che mai, dal momento che i siti per la costruzione delle centrali sono stati dichiarati di “interesse strategico nazionale” e a difenderli, assieme ai militari, ci saranno domani proprio quelle divise che il quel momento stavano “facendo il loro lavoro”. Inoltre, per evitare le ritorsioni nei confronti del proprietario della masseria, abbiamo avanzato come proposta di comunicare in Questura che, se i poliziotti non fossero andati via, il campeggio si sarebbe spostato in una località balneare lì vicino, potendo creare, “purtroppo”, alcuni disagi ai molti turisti presenti.

Tale proposta, però, non è stata per nulla convincente per gli organizzatori poiché il campeggio, presentato come momento di lotta era, a detta di alcuni partecipanti, solo un campeggio informativo, come se informazione e approfondimento teorico non siano proprio i primi momenti di una lotta, ma evidentemente altri vivono i due aspetti in maniera separata, e possono decidere di partecipare ad alcuni escludendone altri. E poi in fondo, ci hanno fatto sapere “i più grandi” (che in quanto tali pretendono di essere coloro “che hanno fatto le lotte”), il tutto si poteva risolvere con una delegazione dal Prefetto – decisa ovviamente da pochi senza discuterla in assemblea –, per spiegare cosa si volesse fare all’interno del campeggio, tra una pizzica, un seminario femminista (a cui potevano anche partecipare gli uomini: però, che apertura mentale!) e qualche lunga relazione di esperti.

Inutile dire che siamo andati via subito e nelle ore successive anche molti campeggianti hanno fatto altrettanto, senza attendere la fine, mentre l’esperto di turno sosteneva che la battaglia da compiere era trovare gli strumenti economici perché tutti potessero installare un bel pannello solare sul proprio tetto di casa!

Inutile dire che tale episodio è conferma del fatto che la lotta al nucleare sarà un percorso lungo e complesso che dovremo affrontare in maniera autonoma e auto-organizzata, lontano da politicanti, esperti, sindacati, militanti da campeggio e attivisti dell’informazione, oltrechè da figuri autoritari che sanno solo ragionare in termini gerarchici e di “anzianità”.

Alcuni anarchici dal brutto carattere

 

Lun, 14/09/2009 – 12:09
tutti i contenuti del sito sono no-copyright e ne incentiviamo la diffusione