Rovereto - A proposito di Alpini
riceviamo e pubblichiamo
Tra un sindaco che si lamenta perché non ci hanno arrestato in piazza, il sindacato di polizia che chiede le dimissioni del vicequestore per non aver mandato abbastanza agenti contro di noi, l'Associazione Nazionale Alpini (che proprio di recente è stata ingaggiata dal ministro della guerra La Russa per collaborare all'introduzione di una sorta di mini-naja e così "avvicinare i giovani alle Forze armate"...) i danni morali per averne rumorosamente contestato la parata di domenica 13 a Rovereto, e varie persone che ci chiedono come mai ce la prendiamo proprio con i "bravi Alpini", sarà il caso di ricordare alcune banalità di base.
Quando si vuol negare l’evidenza
A proposito di Alpini
Vista la gran mole di mistificazioni e di calunnie, sarà il caso di ribadire alcuni dati di fatto.
Gli Alpini sono un corpo militare dell’esercito italiano che ha attraversato indenne tutti i regimi: monarchia e repubblica, fascismo e democrazia.
L’Italia non ha mai fatto guerre di difesa, ma soltanto guerre di aggressione. Gli Alpini vi hanno sempre partecipato, arruolando a forza nelle proprie file centinaia di migliaia di operai e contadini, molti dei quali morti in battaglie in cui non si difendevano i loro interessi, ma quelli dei loro padroni. Ora gli Alpini sono un corpo militare di professione, presente in numerosi teatri di guerra (valgano per tutti i quasi 3000 Alpini di stanza in Afghanistan). In Italia le Penne nere stanno pattugliando le strade di parecchie città, svolgendo anche compiti di controllo sociale (come presidiare discariche e inceneritori in Campania contro le proteste della popolazione) e di repressione (la settimana scorsa alcuni Alpini hanno pestato un immigrato nel Centro di Identificazione e Espulsione di corso Brunelleschi a Torino).
Il loro impiego militare non si è affatto concluso sessant’anni fa.
Se le Penne nere si limitassero ad aiutare gli anziani, a bere vin brulè e a mangiare crauti e mortadella, nessuno li contesterebbe.
La realtà è ben diversa: mentre i pensionati e i nostalgici sfilano nelle parate, i giovani militari continuano a combattere (non a caso il ministro della guerra La Russa ha dichiarato che il “codice di pace” non basta per regolamentare l’intervento degli Alpini in Afghanistan).
Che fascisti e berlusconiani esprimano solidarietà agli Alpini ci sembra del tutto logico. Così come del tutto logico è che lo faccia quel voltagabbana patentato di Cossali (il suo partito, il PD, le missioni di guerra le ha votate tutte).
Se poi vogliamo proprio parlare della sezione di Rovereto, sarà il caso di far notare che il suo fondatore e animatore per anni fu il fascista e cavaliere Leonida Scanagatta, fratello del noto squadrista della prima ora Silvio. Il monumento di via Dante è stato eretto nel 1940, cioè in pieno e feroce impegno bellico da parte del regime mussoliniano. Gli Alpini che si sono uniti ai partigiani nel 1943 (magari dopo aver partecipato alla terribile guerra contro la Russia) lo hanno fatto disertando.
Che si possa dichiarare – come ha fatto il loro presidente “comunista” Zeni – che noi dobbiamo la nostra libertà di parola al sacrificio degli Alpini è un vero e proprio insulto a tutte le donne e a tutti gli uomini morti per le guerre del capitalismo.
Per questo non possiamo che ripetere ciò che abbiamo detto in piazza domenica 13 settembre:
“Via gli Alpini dall’Afghanistan, via gli Alpini dalle città”.
anarchici
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