Spagna - Anarchica arrestata per un pacco-bomba

fonte: Europa Press - 15.12.09

La detenuta è una integrante del collettivo anarchico "Cruz Negra".
La Policía Nacional e la Guardia Civil hanno arrestato a Getafe una
integrante del collettivo anarchico "Cruz Negra" con l'accusa di aver
inviato in ottobre un pacco-bomba di scarsa potenza alla Dirección
General de Recursos y Régimen Penitenciario de la Generalitat.
Fonti di polizia hanno confermato che l'arrestata è T.H.H., 25 anni,
che si suppone abbia inviato il 7 ottobre al numero 332 della calle
Aragó un pacco-bomba contenente una piccola quantità d'esplosivo,
neutralizzato dagli artificieri Tedax dei Mossos d'Esquadra.
I Tedax avevano provveduto a far detonar l'ordigno sospetto in maniera
controllata, dopo aver verificato che conteneva una piccola quantità
d'esplosivo e dopo aver fatto sgomberare l'edificio. Non ci sono stati
feriti.
Non è la prima volta che gruppi della stessa ideologia cercano di
attentare contro gli uffici della Conselleria. Il 15 dicembre 2005 c'è
stata una deflagrazione di un ordigno incendiario presso la sede del
Centro de Iniciativas para la Reinserción (Cire), che dipende dalla
Conselleria de Justicia. In quell'occasione vennero arrestati 3
giovani legati a gruppi anarchici. Inoltre, il 22 ottobre del 2004
alcuni sconosciuti hanno lanciato molotov contro la sede della
Conselleria de Justicia.


COMUNICATO della CRUZ NEGRA ANARQUISTA: Sull'arresto dei 15 dicembre a Madrid.
(16/12/2009)

Ancora un volta i mass-media ci hanno informato, oggi, dell'arresto a
Getafe di una compagna anarchica. Ancora una volta i mass-media
mentono svergognatamente con l'evidente tentativo di criminalizzare
quel che qui vogliamo denunciare.
Sia quel che sia, non merita alcuna credibilità l'affermazione secondo
la quale la compagna T.H.H. sia la responsabile dell'invio del
pacco-bomba al dipartimento delle prigioni della Generalitat de
Cataluña, lo scorso mese di ottobre. Non lo crediamo, ma vogliamo non
essere malintesi. Lei, come qualsiasi altra compagna colpita dallo
Stato, ha il nostro appoggio incondizionato sia che nel caso di una
sua responsabilità per i fatti dei quali viene accusata sia in caso
contrario. Semplicemente non entriamo in questo tipo di
considerazioni.
Partiamo allora da un dubbio molto serio sulla sua responsabilità per
i fatti per i quali viene accusata. Un dubbio profondo che acquisisce
consistenza proprio mentre stiamo scrivendo questo testo, quando da
fonti della sua difesa abbiamo saputo che gli uffici di polizia in cui
si trova detenuta sono quelli della caserma della Guardia Civil De
Arroyo Molino, in cui domani è previsto il suo interrogatorio. Nemmeno
il tempo necessario per la detenzione preventiva, non le applicano
nemmeno alcun tipo di legislazione speciale, il che con tutte le
pertinenti riserve si deve alla confusione della situazione. Tutto ciò
ci porta a pensare che non ci sia una solida base per l'accusa.
Ma questo non impedisce ai media di continuare a parlare della
compagna come di una "dirigente della CNA". Qualificarla da dirigente
fa capire chi sono i giornalisti: persone incapaci di concepire che
nel mondo ci possa essere qualcosa che non si regga sulla base di una
relazione gerarchica. Dire che è integrata nella struttura della CNA è
totalmente falso. Ciò definisce il ruolo che i media stanno giocando.
Chiariremo il senso di questa menzogna. Quando i corpi di polizia
cercano di concretizzare un'accusa, così come la procura, allora
cercano di portarla sempre al grado più estremo. Un grado che quando
si tratta di un fatto di natura politica non è altro che il tentativo
di avanzare un'accusa di "appartenenza a banda armata". Questa figura
penale, per essere formalizzata, ha bisogno che la persona sia
collegata ad un'organizzazione che, in accordo alla normativa
internazionale, abbia una serie tale di requisiti come la permanenza
nel tempo, le rivendicazioni conosciute, ecc. Quel che in alcune
occasioni ha dato luogo al fatto che siano comparse azioni di
organizzazioni inesistenti, anche se non riuniscono tutti i presunti
tipizzati. In definitiva si tratta di sollevare un problema tecnico
per ingrandire l'accusa ed in questa occasione, ancora una volta, i
media sono venuti a mostrarsi come servi che sono al servizio della
repressione.
Tutta la nostra solidarietà alla compagna arrestata ed il nostro
desiderio è che domani possiamo averla di nuovo tra di noi. Tutto il
nostro disprezzo per coloro che tramano inghippi come quello
denunciato, con il chiaro intento di distruggere la vita di una
persona e. ben oltre. Questo è il fine ultimo della repressione:
cercare di dissolvere tutto il tessuto sociale che si mostra
contrapposto nelle parole e nei fatti.

SALUD Y ANARQUIA.

Federación de Grupos de CNA Península Ibérica

Mar, 15/12/2009 – 20:37
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