Torino. «Pronto? Padalone!»
10 giugno. «Pronto? Padalone! Come stai? E lo so, lo so che gli hanno dato l’obbligo di firma. Non ti preoccupare che questo ora lo aggiusto io». Con queste affettuose parole un giudice del Tribunale di Torino si rivolgeva, al telefono, a un arcinoto Pm. E chissà quante altre volte battute come queste sono state scambiate in quel palazzo. Ma questa volta la conversazione avviene sotto gli occhi, esterrefatti, di un giovane avvocato che si trovava nell’ufficio del giudice per cercare il faldone del processo sui fatti di piazza Rebaudengo che, caso strano, vede tra gli imputati proprio un compagno che era appena stato scarcerato con obbligo quotidiano di firma. Alla richiesta dell’avvocato se, per caso, stesse parlando del processo di piazza Rebaudengo, il giudice si accorge di aver detto una gravissima stronzata e balbetta qualcosa su un processo di molestie sessuali su minori. Quando non si sa più cosa dire, ci si aggrappa alla pedofilia. La difesa presenta immediatamente un’istanza di ricusazione del giudice, motivata dal sospetto che il magistrato abbia espresso quell’inimicizia che ogni giudice coltiva in fondo al cuore nei confronti di un imputato. Dopo una settimana, il giudice in questione annuncia di volersi ritirare dal processo, per evitare che anche solo l’ombra della non-imparzialità si proiettasse sul suo curriculum. E ora, che ne sarà di questo maledetto processo sui fatti di piazza Rebaudengo? Tutto da rifare, per la terza volta. La prossima udienza sarà venerdì 10 luglio 2009, a quasi un anno e mezzo di distanza dai fatti. E il nervosismo di Padalone aumenta.
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