Ventimiglia | Frontiera - "Dieci minuti, ragazzi": repressione e produzione mediatica dell'emergenza No Border

In queste settimane, i media obbedienti agli imperativi di Questure e Viminale sono molto impegnati a produrre la categoria del No Border [preceduto negli anni da raver, squatter, black block e via dicendo].
Le iconografie da velina della digos tratteggiano a seconda dei casi "No Tav in cerca di altri lidi", "anarco-insurrezionalisti in cerca di visibilità", fino all'innovativo "casseur cosplayer con gli artigli di wolverine"; il tutto infiltrato da imam propagandisti per Daesh.
Una narrazione tesa a ricondurre tutti questi fenomeni di portata storica al banale piano dell'ordine pubblico; ma soprattutto una narrazione che incarna parte di quella superiorità razzista che non concede agli individui migranti, o alle comunità che si formano attorno a lotte e bisogni condivisi, la capacità di agire senza essere eterodiretti da facinorosi europei, riducendoli a collettività informi in cui riecheggiano gli abissi da cui fuggono. Una condotta razzista quanto gli sbirri che gridano "negri di merda", ma del resto le veline ricopiate dai giornalisti arrivano dalle stesse caserme. Le cronache dei media mainstream si sprecano nelle caricature politico-crimonoligiche di chi agisce per contrastare un fenomeno su cui invece tacciono: la progessiva normalizzazione delle diverse declinazioni del campo di concentramento, quello amministrativo o quello umanitario, quello sul territorio nazionale o esternalizzato fuori dai confini europei, con cui gestire categorie di individui trasformati in eccedenze umane.

In questo contesto, mentre le scelte di politica estera e di gestione securitaria delle migrazioni stanno producendo bacini di umanità devastata (e prossimamente fursiosa?) riceviamo e diffondiamo una piccola testimonianza riguardante una delle fasi di produzione dell' "emergenza No Border":

“Dieci minuti, ragazzi”

A Ventimiglia, alla frontiera tra la Francia e l’Italia, centinaia di persone di passaggio venute dalla Somalia, l’Eritrea e altri paesi tentano ogni giorno il passaggio della frontiera per chiedere il diritto di asilo in Francia o continuare il loro cammino verso altri paesi più al nord.

Per inizio agosto é stato proposto un momento di incontro per tutti coloro volessero aiutare queste persone .
Ma lo Stato italiano contina a inviare carabinieri e controlli per initimidire un po tutti, utilizzando mezzi «legali» per intervenire con violenza e perquisire veicoli e abitazioni. Ecco il racconto di un episodio certo minore ma che parla della messa in scena della questura di Imperia sul territorio.


Carabinieri, polizia e gendarmi, con la municipale che pattuglia queste localitá turistiche. Bikini colorati, crema solare e cappello di paglia. Ma non per tutti, può capitare infatti, in una limpida mattinata d’ agosto, di venir controllato e arrestato a Fanghetto, valico transfrontaliero distante 15 km da Ventimiglia perché « le vostre apparenze potrebbero rilevare un collegamento con una presenza antagonista ». Osservazione non del tutto falsa.

E’ così che « due francesi e una donna toscana residente a Parigi » si ritrovano in una caserma di Ventimiglia e ci passeranno 10 ore. L’ accusa è pesante.

Alla terza perquisizione del loro veicolo, BINGO !!, le prove schiaccianti sono rinvenute: un quadretto nero riportante l’ invito a raggiungere le persone di passaggio a Ventimiglia. E allora via, anche una pinzetta e le forbicine da bagno, ogni oggetto della vita quotidiana di chi cerca di vivere in maniera relativamente autonoma diventano un’arma potenziale.

Quasi immediatamente l’Ansa e qualche altro media, probabilmente dopo una telefonatina del piccolo duce della Questura di Imperia [1], parlano di « due donne e un uomo, trovati in possesso di bastoni, spranghe, catene e coltelli ».
La barzelletta! Si tratta di un vecchio rastrello, 3 pesi di misura per la cucina e un coltello un po’ piú grande della norma trovato in una cassetta in mezzo a qualche pentolino.

Per il questore di Imperia, Leopoldo Laricchia, anche la carta igienica una potenziale arma?
Ma per gli sbirri é pesante, i No Borders, che « attraverso i siti social, riconducibili agli ambienti della sinistra radicale, dell`anarchia e dell`antagonismo in genere, ne hanno pubblicizzato l`iniziativa a livello nazionale e non si esclude che la circostanza possa offrire il pretesto per dare vita a contestazioni di natura violenta o illegale ». A colpi di vecchio rastrello, è certo !


[Un NoBorder all’offensiva]

La giornata trascorre in una stanzetta che evoca la sala d’attesa di un ambulatorio medico, con tanto di riviste sull’arma da poter consultare. Nessun interprete per gli stranieri, unica strategia applicata, il tentativo di divisione.


[Per l’attesa nel tugurio, un po di propaganda]

L’italiana del gruppo inizia a subire una serie di pressioni e minacce prima in maniera soft, lo sbirro che fa il gentile “ io lo capisco che volete aiutare queste persone ma poi ci tirate addosso di tutto” e sempre peggio, “ pensavi di prenderci per dei fessi, adesso vedrai come te ne vai in vacanza”. L’altro sbirro,Big Gim, pettorale ben gonfiato e sopracciglia fatte al millimetro, sbatacchia e sbraita nel suo ufficio “ Non ci sto calmo, perché ieri un collega é morto ed é a causa vostra”. Minaccia di perquisizione al domicilio e infine “ per te è una procedura ma per i francesi un’altra, quindi se tu vuoi puoi uscire....”

Da 8 ore dovremo poter uscire “ tra dieci minuti”, “ tra dieci minuti”, “tra dieci minuti”, “ tra dieci minuti”. Alla fine eccoli, arrivano i fogli di via per tutti e tre e piccolo souvenir della questura di Imperia per i francesi, l’allontanamento e il divieto di entrare in Italia per 5 anni.
Qui come altrove la repressione assume forme sempre piu grottesche. In parellelo a queste ridicole scene di criminalizzazione, grazie allo stato italiano le persone di passaggio errano senza acque ne cibo per Ventimiglia.

[1] Piccola nota storica relativa a Imperia, si tratta di una città
fondata da Mussolini negli anni ’20. Il contesto attuale mostra che si
respira la stessa aria e che l’orientemento autoritario e fascista
continua a riprodursi con strumenti di sorveglianza e di controllo.

Sab, 13/08/2016 – 09:03
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