La forza del movimento notav!

da www.notav.info

Noi non avevamo dubbi. La manifestazione di oggi è andata come avevamo deciso andasse, ed ancora una volta il movimento ha espresso la sua forza commisurata agli obbiettivi. Nessuna frangia estremista messa in un angolo, nessun falco e nessuan colomba, solo il popolo notav che ancora una volta non si è fatto dettare il copione. Non ci hanno fatto paura i diktat di Maroni o di Ferrentino, e nemmeno la defezione dei sindaci che non vi hanno partecipato.

Al contrario, senza troppi giri di parole, la Valle di Susa ha gridato presente, e come per una sceneggiatura di un fantastico film, ha dato vita ad una marcia nei nostri boschi di migliaia di uomini, donne, bambini, giovani e anziani, che ad ogni scalata salutavano con ironia tutti i “gufi” della giornata, che evidentemente non hanno gufato bene perchè diversi sindaci erano in corteo con noi.

Non abbiamo usato la forza, ma quella di oggi è una grande prova di forza, perchè abbiamo dimostrato ancora una volta, la capacità di saper scegliere cosa fare, come farlo e quando farlo. Se è il caso di dare l’assedio diamo l’assedio, se è il momento dell’assalto diamo l’assalto, se è il momento della marcia che che circunnaviga il non cantiere senza che voli una pietra, diamo vita a una giornata come oggi. Questo perchè lo abbiamo deciso noi, tutti insieme, come tutte le altre volte.

Siamo partiti tutti insieme, torniamo tutti insieme, noi ragioniamo così.

Ancora una volta la Val Susa non si tocca!

Cronoca della marcia Giaglione – Chiomonte del 30/7 

Dalla Valle ribelle che resiste e non si arrende! 

*Mentre la coda della marcia No Tav raggiunge anch’essa il campeggio di Chiomonte, che si sta riempiendo del fiume in piena che ha attraversato i boschi della Val Susa, dalla cronaca di Twitter – che è stata ancora una volta un’altra dei megafoni nella battaglia contro l’alta velocità – inizia a girare un primo commento a caldo sulla “giornata da bollino rosso in Val Susa! visto il traffico No Tav lungo i sentieri stile esodo estivo!”.

Una battuta che restituisce la statura di una marcia convocata come conclusione del campeggio di Chiomonte e trasformatasi in un ennesimo importante appuntamento per il movimento. Numeri alti, importanti: migliaia e migliaia di persone hanno voluto esserci, rispondendo quindi non solo all’aggressione militare che da oramai un mese è in stanza alla Maddalena, ma anche a tutti coloro che si sono prodigati per tentare di mettere i bastoni in mezzo alle ruote attraverso i mezzucci dell’allarmismo mediatico (dal leghista Maroni che grida all’eversione e minaccia sgomberi al vendoliano Ferrentino che invita a disertare il No Tav…).

Diverse le delegazioni arrivate da fuori che oggi ed in queste settimane hanno voluto mettere piede in Val Susa, per respirare un pò di sana aria No Tav, per dare una mano al movimento che nella marcia odierna ha ancora una volta aggiunto un tassello dentro una lotta di medio-lungo corso. Nella spendida eterogeneità composita del movimento No Tav, nella forza determinata e irriducibile anche dinnanzi alla violenza poliziesca e mediatica, la Val Susa ha riempito l’onda della marcia partita da Giaglione e conclusasi a Chiomonte.

Appuntamento che ha quindi anche rotto l’assedio mediatico contro il movimento, mandando in tilt le rappresentazioni fittizie e minoritarie che stampa e politica vorrebbero sciroppare alla cosidetta opinione pubblica. Balle alle quali solamente gli ipocriti e gli stupidi possono pensare di continuare a ritenere veritiere.

La Val Susa, il suo popolo contro l’altra velocità, ha gridato un ‘presente/NoTav’, marciando lungo i sentieri della Valle che resiste e non si arrende, costeggiando le recinzioni di un cantiere inesistente ma protetto da un’orda di poliziotti e carabinieri, preparandosi per la riconquista della Maddalena. Il movimento No Tav insegna che le promesse devono essere mantenute, l’abbiamo sempre fatto e continueremo a fare.

da www.infaut.org

Sabato 30 Luglio torneremo in Val Susa a fianco della comunità ribelle NoTav per continuare l’assedio sociale intorno al cantiere – peralto fantasma e nn più pervenuto – dello scempio politico, economico ed ambientale chiamato Alta Velocità, difesa dagli eserciti di polizia e carabinieri che in assetto da guerra stanno da settimane occupando militarmente tutta la valle.

www.notav.info

La potenza della Valle ribelle

 – contributo delle e degli Indipendenti dopo la straordinaria giornata di mobilitazione del 3/7 –

Quello che è avvenuto il 3 Luglio nella Val Susa è un fatto importante che come altri frammenti che si sono susseguiti e sedimentati temporalmente nel lungo corso dei conflitti sociali di questo paese, francamente scrive la storia. Una giornata per i movimenti correttamente definita epica. Certo giù nella Valle, per chi l’ha frequentata negli anni lo sa bene, una certa eroicità diffusa e soggettivizzata, la troviamo quotidianamente in quella umanità aperta della comunità NoTav. Una forza che si respira, si mastica, che c’è ed esiste nella vita quotidiana della Valle, nelle tante e diverse forme di vita di quei paesi i cui nomi si susseguono tra l’italiano e il francese in quello spaccato di profondo nord.

Tre generazioni in lotta, unite e cooperanti, ognuno con le sue possibilità soggettive. Tre generazioni nella lotta partigiana del popolo NoTav che in una domenica estiva hanno praticato con forme diverse un unico, solido, obiettivo: assediare il presidio poliziesco a difesa degli interessi sporchi delle lobby trasversali del potere politico ed economico. E hai voglia te a ricercare come facevano spesso provocatoriamente i giornalisti presenti lì a caldo intorno agli scontri, dissociazioni e distinguo tra buoni e cattivi e non trovandone reagire nervosamente, così come successo il giorno seguente alla conferenza stampa indetta dai Comitati. Ma si sa, a servire e proteggere strumentalmente i potenti ci si guadagna sempre nella conquista delle piccole posizioni.

E così mentre da Giaglione e dal bosco di Ramatz, migliaia di attivisti praticavano l’assedio cercando di forzare in ogni modo il dispositivo militare a difesa del cantiere Tav, tutto ciò avveniva e risultava possibile proprio perché il corteo pacifico e determinato che a sua volta era partito ore prima da Exilles, aveva consapevolmente scelto di costruire un vero e proprio tappo nei confronti della polizia, coprendo letteralmente le spalle ai rivoltosi che dalla montagna assediavano il presidio militare. Un corteo che pur di garantire il deflusso ai cosidetti cattivi black blok dai quali si sarebbe dovuto dissociare, ha invece resistito per ore alla gasazione che i guardiani del Tav somministravano dalle loro mitragliette.

E allora, se un intero paese si mobilita in difesa dei Valligiani e del movimento NoTav qualcosa vorrà pur dire. La si può definire una minoranza di pochi facinorosi? E come fanno “poche centinaia di violenti infiltrati” a tenere sotto scacco 2000 tra poliziotti, carabinieri e finanzieri, armati di tutto punto, con blindati, idranti, elicotteri e centinaia di lacrimogeni al gas CS vietati peraltro dalla convenzione di Ginevra? E come avrebbero fatto in un numero così ristretto, senza la cooperazione e complicità con tutto il resto della manifestazione, ad assediare un esercito professionista della repressione come l’antisommossa italiana? E chi sono questi black blok? superdotati marziani della guerriglia? La verità al contrario sta emergendo con sempre più forza da quel canale web che così come nella primavera araba funge ormai come vero e proprio spazio di garanzia della cittadinanza rispetto ai poteri forti e la loro dis-informazione di regime. E cioè che si è trattato di una vera sollevazione popolare, di prove tecniche di insubordinazione sociale, di rabbia degna esplosa contro l’arroganza e la violenza della cricca al governo e delle sue lobby.

Sta di fatto che migliaia di persone sono andate li e altre migliaia, anche di più, hanno seguito tutta la giornata e fatto decine di telefonate oltre che attivato un tam tam informativo sulla rete. E’ sempre più evidente come dallo scorso autunno una moltitudine precaria stia dicendo delle cose molto chiare. Lo ha fatto il 14 dicembre a Roma, nelle battaglie contro il business della mondezza, nelle battaglie dei precari e delle precarie, lo ha fatto con il referendum vinto in difesa dei beni comuni praticando l’indipendenza dai partiti e dai sindacati. E l’ha detto una volta di più con la Val Susa e la sua ventennale battaglia.

Allora vogliamo riflettere su un nodo cruciale, problematico, ma denso di potenza: una composizione di popolo molto larga, possiamo dire maggioritaria, afferma ormai in questo paese la propria indisponibilità a proseguire su determinate strade e traiettorie del “cosiddetto” sviluppo, assume la critica al neoliberismo e alle poliche di austerity, sceglie la strada della sovranità popolare esercitandone dal basso la materialità costituente. La stessa composizione sociale larga ed eterogenea che sta pagando la crisi, comincia a pretendere che si smetta di investire nei profitti di pochi e che si cominci a pensare al bene della collettività puntando alla redistribuzione della ricchezza e mobilitandosi contro la devastazione sociale ed ambientale. A questa parte del paese il partito trasversale dell’ordine risponde con arroganza e durezza mobilitando non solo il governo, ma anche e soprattutto, il Pd e la cosi detta opposizione politica, che con un suo pesante portavoce prestato al Quirinale dichiara a poche ore dalla battaglia che si tratta non di resistenza popolare ma invero di azioni eversive. Essendo anche il presedente del CSM, onestamente l’inquietudine aumenta, ma di certo non ci spaventa.

Se questo è il messaggio che viene ignorato e si fa di tutto per continuare ad imporre la propria volontà, compreso l’utilizzo massiccio di forze dell’ordine come vere e proprie truppe di occupazione, vuol dire che si sta imponendo con la violenza e con lo stato di eccezione permanente, il governo del territorio e la conflittualità sociale che vi può esplodere.

A questo punto crediamo con ancora più forza che sia stato non solo un nostro diritto praticare la resistenza nei boschi ma che sia stato soprattutto un dovere nei confronti della futura umanità.

E allora la vediamo anche noi così: Sarà dura, sempre più dura, sicuramente per voi!

Laboratorio Acrobax – Coordinamento cittadino di lotta x la casa

http://www.indipendenti.eu/blog/?p=25630

Comitato di lotta popolare di Bussoleno sotto attacco

Ora arrivano anche i fogli di via… Ecco l’ennesimo attacco da parte della questura di Torino al Comitato di Lotta Popolare di Bussoleno. Dopo la demonizzazione di Stefanino e la denuncia di ieri a Silvano causata dal ritrovamento durante la perquisizione della sua macchina di maschere antigas è arrivato oggi in giornata anche un foglio di via a Fabio, giovane no tav da anni parte integrante del comitato. Fabio oggi mentre si trovava in un bar di Susa a fare colazione con un amico è stato fermato e portato nella caserma dei Carabinieri dove è stato trattenuto per tre ore. Qui gli è stato notificato il provvedimento giudiziario. Già dall’arrivo della notizia molti no tav si sono raccolti in presidio davanti alla caserma. Nella notifica gli è stata vietata la permanenza nei comuni di Chiomonte, Giaglione, Exilles, Gravere e Susa. Fabio da molti anni partecipa attivamente al movimento ed è anche tra i redattori di due siti che fanno informazione no tav, notav.info e infoaut.org. Inoltre per motivi di lavoro è inviato a Chiomonte per Nuova Società giornale on-line diretto da Diego Novelli.
Fabio a differenza di quanto viene dichiarato nella notifica fin da piccolissimo ha vissuto la Val Susa nella sua quotidianità, spesso andava nella casa affittata nel comune di Exilles, e tutt’ora spende molto del suo tempo libero in quell’abitazione. L’amore per la valle quindi lo ha naturalmente spinto a sentirsi parte di questo movimento e a difendere il territorio in cui è cresciuto. Non di certo un professionista della violenza estraneo alla Val Susa come la questura vorrebbe far credere, ma bensì un giovane impegnato nella difesa di una terra che ha sempre amato ed abitato. Sentiamo echi di ventennio, dopo il divieto di accesso alle terre acquistate da notav senza previa autorizzazione nella zona della Maddalena adesso viene addirittura impedito l’accesso ai territori della valle a chi li ha sempre vissuti. Le truppe di occupazione assediate nel loro fortino non solo vietano la libertà di esprimere il proprio dissenso verso un’opera inutile e distruttiva, ma in più ci vogliono cacciare dalla nostra valle facendoci passare per fuorilegge. Ci vietano di visitare i posti in cui siamo cresciuti e abbiamo mosso i primi passi, ci vietano di vivere le immense bellezze che la valle nasconde, ci vietano di incontrare i nostri amici, i nostri parenti nei luoghi naturali di sempre. Ci impediscono di difendere il nostro territorio, ma non riusciranno ad intimidirci con questi provvedimenti, ci troveranno con la nostra testa dura sempre sulle nostre montagne dove la paura non è di casa!

Presto i divieti saranno violati!

p://www.infoaut.org/blog/prima-pagina/item/2215-comitato-di-lotta-popolare-di-bussoleno-sotto-attacco

Dagli Stati generali della precarietà!

Contro l’austerity verso lo sciopero precario – Reddito x tutti!

PROTAGONISTI FINALMENTE. DA SETTEMBRE

dal manifesto del 30/7/2011, pag. 15

Siamo i precari e le precarie che hanno dato vita agli Stati generali della precarietà e da gennaio stanno lavorando alla preparazione di uno sciopero precario, uno sciopero dentro e contro la precarietà che dimostri che se ci fermiamo noi si blocca il paese. Ci siamo riuniti a Genova per discutere dei mesi passati e per decidere insieme il cammino da percorrere d aqui in avanti. Provenivamo da tutta Italia e da Barcellona, dove Democracia Real Ya sta da mesi animando le lotte delle acampadas nelle piazze della città. La precarietà è sempre al centro della scena politica. Ma non i precari, che sono spesso chiamati a mobilitarsi per le cause più giuste, come giustizia, democrazia, diritti del lavoro garantito, beni comuni, ma mai per agire in prima persona e collettivamente per migliorare le proprie condizioni. Noi vogliamo diventare finalmente protagonisti.
Ci rivedremo il 24 e il 25 settembre a Bologna per la Costituente dello sciopero precario, una grande assemblea aperta a tutti i lavoratori e le lavoratrici, nativi e migranti, così come a movimenti, sindacati, attivisti che vogliono partecipare al percorso verso lo sciopero precario. Insieme vogliamo far valere la forza dei precari contro chi dalla precarietà estrae profitti. Vogliamo costruire legami tra persone che sono allo stesso tempo unite dalla comune condizione di precarietà e separate dalle divisioni che fanno la forza delle imprese. Vogliamo discutere insieme di come riprendere in mano e rinnovare la pratica dello sciopero nell’era della precarietà. Saremo a Barcellona il 17 e 18 settembre per partecipare all’incontro europeo di preparazione della giornata di mobilitazione globale del 15 ottobre, quando scenderemo in piazza contro le politiche di austerity, a partire dalla legge di bilancio appena approvata e contro la gestione autoritaria e bipartisan della crisi che i poteri finanziari e i governi trasversali del neoliberismo ci vorrebbero imporre nel silenzio. In autunno lanceremo una campagna popolare di respiro europeo per il diritto al reddito incondizionato e di base, che ridia voce alle rivendicazioni delle generazioni precarie.
Da settembre continueremo il cammino anche lanciando i Laboratori cittadini per lo sciopero precario, che nei mesi scorsi hanno cominciato a lavorare in diverse realtà locali. Saremo anche a Roma il 10 settembre per partecipare all’incontro della rete Roma bene comune e a Milano l’1 e 2 ottobre al seminario sul welfare promosso da Uninomade. Entrambi gli appuntamenti saranno occasioni per ampliare il dibattito su welfare e beni comuni. E continueremo a impegnarci testardamente a coinvolgere i precari e le precarie, a contaminare la società con il punto di vista precario, ad ascoltare i sogni e i bisogni dei nostri fratelli e delle nostre sorelle precarie, a mantenerci aperti alla partecipazione e al contributo di tutti e tutte.
Negli ultimi mesi abbiamo intrapreso il cammino verso lo sciopero precario con le mobilitazioni per il diritto all’insolvenza, la partecipazione allo sciopero dei migranti e alle battaglie contro il razzismo istituzionale, la Mayday di Milano, l’agitazione dei precari dell’editoria al Salone del libro di Torino, l’attività dei Punti San Precario, le giornate di piazza contro Brunetta, l’occupazione del teatro Valle a Roma. Da Genova, e con nel cuore la straordinaria mobilitazione popolare in Val di Susa in difesa dei beni comuni, ripartiamo con la voglia di continuare a lavorare in maniera autonoma e indipendente per affermare il punto di vista precario e verso lo sciopero.
Ribadiamo le nostre rivendicazioni: un reddito di esistenza incondizionato; un nuovo welfare basato sui diritti e sull’accesso a servizi e beni comuni materiali e immateriali; il diritto all’insolvenza per chi non è in grado di pagare la crisi e si trova strozzato dal taglieggio di stato; la rottura del legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro, che sulla pelle dei migranti fa vedere la faccia transnazionale della precarietà. Diciamo basta alle aziende che sfruttano il lavoro precario per mantenere alti i profitti anche in una fase di crisi. Non possiamo essere noi a pagare. Diciamo basta a un welfare che ci abbandona e non risponde alle nostre esigenze. Ci ribelliamo a chi vuole farci piegare la testa ma anche a chi ci prospetta soluzioni populiste e irrealizzabili. Siamo convinti e convinte che sia sempre di più tempo di sciopero precario. Ci vediamo a Bologna.
* Dagli Stati generali della precarietà, riuniti a Genova il 23 luglio 2011

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Siamo i precari e le precarie che hanno dato vita agli Stati generali della precarietà e da gennaio stanno lavorando alla preparazione di uno sciopero precario, uno sciopero dentro e contro la precarietà che dimostri che se ci fermiamo noi si blocca il paese. Ci siamo riuniti a Genova per discutere dei mesi passati e per decidere insieme il cammino da percorrere d aqui in avanti. Provenivamo da tutta Italia e da Barcellona, dove Democracia Real Ya sta da mesi animando le lotte delle acampadas nelle piazze della città. La precarietà è sempre al centro della scena politica. Ma non i precari, che sono spesso chiamati a mobilitarsi per le cause più giuste, come giustizia, democrazia, diritti del lavoro garantito, beni comuni, ma mai per agire in prima persona e collettivamente per migliorare le proprie condizioni. Noi vogliamo diventare finalmente protagonisti.

Ci rivedremo il 24 e il 25 settembre a Bologna per la Costituente dello sciopero precario, una grande assemblea aperta a tutti i lavoratori e le lavoratrici, nativi e migranti, così come a movimenti, sindacati, attivisti che vogliono partecipare al percorso verso lo sciopero precario. Insieme vogliamo far valere la forza dei precari contro chi dalla precarietà estrae profitti. Vogliamo costruire legami tra persone che sono allo stesso tempo unite dalla comune condizione di precarietà e separate dalle divisioni che fanno la forza delle imprese. Vogliamo discutere insieme di come riprendere in mano e rinnovare la pratica dello sciopero nell’era della precarietà.

Saremo a Barcellona il 17 e 18 settembre per partecipare all’incontro europeo di preparazione della giornata di mobilitazione globale del 15 ottobre, quando scenderemo in piazza contro le politiche di austerity, a partire dalla legge di bilancio appena approvata e contro la gestione autoritaria e bipartisan della crisi che i poteri finanziari e i governi trasversali del neoliberismo ci vorrebbero imporre nel silenzio. In autunno lanceremo una campagna popolare di respiro europeo per il diritto al reddito incondizionato e di base, che ridia voce alle rivendicazioni delle generazioni precarie.

Da settembre continueremo il cammino anche lanciando i Laboratori cittadini per lo sciopero precario, che nei mesi scorsi hanno cominciato a lavorare in diverse realtà locali. Saremo anche a Roma il 10 settembre per partecipare all’incontro della rete Roma bene comune e a Milano l’1 e 2 ottobre al seminario sul welfare promosso da Uninomade. Entrambi gli appuntamenti saranno occasioni per ampliare il dibattito su welfare e beni comuni. E continueremo a impegnarci testardamente a coinvolgere i precari e le precarie, a contaminare la società con il punto di vista precario, ad ascoltare i sogni e i bisogni dei nostri fratelli e delle nostre sorelle precarie, a mantenerci aperti alla partecipazione e al contributo di tutti e tutte.

Negli ultimi mesi abbiamo intrapreso il cammino verso lo sciopero precario con le mobilitazioni per il diritto all’insolvenza, la partecipazione allo sciopero dei migranti e alle battaglie contro il razzismo istituzionale, la Mayday di Milano, l’agitazione dei precari dell’editoria al Salone del libro di Torino, l’attività dei Punti San Precario, le giornate di piazza contro Brunetta, l’occupazione del teatro Valle a Roma. Da Genova, e con nel cuore la straordinaria mobilitazione popolare in Val di Susa in difesa dei beni comuni, ripartiamo con la voglia di continuare a lavorare in maniera autonoma e indipendente per affermare il punto di vista precario e verso lo sciopero.

Ribadiamo le nostre rivendicazioni: un reddito di esistenza incondizionato; un nuovo welfare basato sui diritti e sull’accesso a servizi e beni comuni materiali e immateriali; il diritto all’insolvenza per chi non è in grado di pagare la crisi e si trova strozzato dal taglieggio di stato; la rottura del legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro, che sulla pelle dei migranti fa vedere la faccia transnazionale della precarietà. Diciamo basta alle aziende che sfruttano il lavoro precario per mantenere alti i profitti anche in una fase di crisi. Non possiamo essere noi a pagare. Diciamo basta a un welfare che ci abbandona e non risponde alle nostre esigenze. Ci ribelliamo a chi vuole farci piegare la testa ma anche a chi ci prospetta soluzioni populiste e irrealizzabili. Siamo convinti e convinte che sia sempre di più tempo di sciopero precario. Ci vediamo a Bologna.

*Dagli Stati generali della precarietà, riuniti a Genova il 23 luglio 2011

 

Genova 10 anni dopo.

Quelli che camminano verso lo sciopero precario.

Genova 10 anni dopo.

E ti vengono i brividi sulla pelle.

E te la senti dentro, nella testa, nelle gambe, negli occhi, sia che c’eri, sia che non c’eri.

Si perché il laboratorio occupato e autogestito Acrobax nasce l’anno dopo Genova 2001. Nasce dall’entusiasmo dei social forumprecari nel dare vita al laboratorio del precariato metropolitano. Riappropriarsi per la prima volta, e da allora per decine di altre, di uno spazio pubblico vuoto e destinato all’abbandono e/o alla speculazione.

Risignificare l’ormai ex cinodromo della capitale come spazio di aggregazione sociale e politica delle lotte contro la precarietà lavorativa e di vita.

Oggi, dieci anni dopo Genova 2001, è ancora attraversato da quanti in quelle giornate c’erano e continuano a portarsele dentro, ma anche da tanti che non c’erano e si nutrono di quella memoria che abbiamo voluto ingranaggio collettivo.

Per questo ancora una volta torneremo a Genova nelle stesse giornate di quel maledetto G8 del 2001.

Per ricordare ma anche rilanciare, perché in questi 10 anni non ci siamo mai fermati.

Spinti dalla necessità e dal desiderio, vogliamo sostenere e costruire il processo verso uno sciopero precario che, il prima possibile, si metta di traverso a precarizzatori e profittatori affermando il diritto ad un’esistenza libera dal loro ricatto sui nostri territori, i nostri diritti, le nostre vite.

Perché oggi come dieci anni fa siamo di fronte ad un punto di non ritorno, per la profonda crisi che ci si avvita intorno e che senza dubbio scopre il fianco di un capitalismo che sempre più svela il suo volto più ferocemente repressivo anche nei confronti delle popolazioni di cui fino ad oggi aveva potuto comprare il consenso. Oggi il velo si comincia a squarciare, sono solo piccoli strappi per il momento ma che si possono allargare e già si comincia a vedere oltre. Quello che in queste ultime settimane ha fatto il popolo No Tav ha già nel conflitto e oltre il conflitto cominciato a costruire un altro mondo possibile: fatto di autodeterminazione, indipendenza, di rispetto del territorio e dei beni comuni, contro i profitti e la rendita di pochi, per il diritto all’esistenza di tutti.

Così come uno spartiacque è stato per noi il voto referendario per l’acqua bene comune e contro il nucleare. Perchè quei quesiti referendari pongono una questione che ha che fare con la gestione delle risorse idriche, ma anche con la trasformazione dello spazio della partecipazione politica, delle forme di organizzazione sociale dal basso.

Dallo scorso autunno una moltitudine precaria, che fino ad oggi non sembrava avere reali capacità di ricomporsi e cospirare, sta invece dicendo e praticando delle cose molto chiare: lo ha fatto il 14 dicembre a Roma, nelle battaglie contro il business della mondezza, nelle battaglie dei precari e delle precarie, con il referendum dei mille comitati in difesa dei beni comuni vinto proprio nella sfida dell’indipendenza da partiti e sindacati, messi all’angolo di queste battaglie di massa per la loro irreversibile e decennale compromissione con le politiche di liberalizzazioni e privatizzazioni selvagge che hanno arricchito lobby e rendite privando di senso tutti i nostri diritti sul lavoro e ben oltre il lavoro.

Questo è il messaggio che viene ignorato e lo Stato fa di tutto per continuare ad imporre la propria volontà, anche attraverso l’utilizzo massiccio di forze dell’ordine come vere e proprie truppe di occupazione, imponendo con la violenza e con lo stato di eccezione permanente, il governo del territorio contro la conflittualità sociale che vi può esplodere. E’ stato così 10 anni fa a Genova, dove eravamo 300.000 sovversivi e accade ancora oggi gridando ai black block in Val di Susa o continuando a colpire con denunce e arresti chi si batte tutti i giorni nelle lotte sociali.

Finalmente prove tecniche di ricomposizione di un popolo largo che, molto spesso a partire da quell’elemento unificante che è il territorio, afferma la propria indignazione e la propria indisponibilità a proseguire sulla strada del “cosiddetto” sviluppo, anche con posizioni radicalmente critiche nei confronti del neoliberismo e delle politiche di austerity. Perché un movimento intero dopo aver detto i suoi “No, ora basta” carichi di proposte sta scegliendo la strada della sovranità popolare esercitandone dal basso la materialità costituente. Lo fa nella Valle ribelle, lo fa attraverso i referendum, lo fa tutti i giorni resistendo nella precarietà di vita e di lavoro, lo fa occupando le case e difendendo i territori dalla devastazione delle speculazioni e delle grandi opere… perché ancora, 10 anni dopo un altro mondo non solo è possibile, ma anche praticabile!

Con Carlo, Antonio e Renato nel cuore

L.O.A. Acrobax Project

***

GENOVA, DIECI ANNI DOPO

Sabato 23 Luglio 2011 si terrà a Genova una manifestazionale nazionale, nata dall’appello “voi la crisi, noi la speranza”, dieci anni dopo il GB del 2001, al termine di una serie di giornate di iniziative nel capoluogo ligure.

Su Genova, e su questi dieci anni, molte cose si possono e si devono scrivere, discutere, dialettizzare – come sta accadendo nel moltiplicarsi delle iniziative in molte città, e come avviene nella quotidianeità delle nostre lotte e delle nostre vite.

Ma, a prescindere da qualsiasi valutazione, dieci anni dopo riteniamo categorico ed ineluttabile essere ancora nelle strade di Genova.

Per per quelli che  stanno partecipando al percorso di preparazione della manifestazione e per quelli a quel percorso non stanno partecipando, perchè impegnati in altre lotte o perchè magari allontanatosi dall’attivismo.

Per quelli che a Genova c’erano, e per chi quando veniva ammazzato Carlo erano ancora alle elementari od alle medie.

Per quelli che Genova hanno provato a dimenticarla, senza poterci riuscire.

Per quelli che Genova sembra un avvenimento lontano e leggendario, e per quelli che si sentono ancora addosso la rabbia ed anche la frustrazione

Per quelli che hanno trovato il senso di quella storia e di questi anni e magari pensano di aver sempre avuto ragione, e per quelli che ancora si sentono confusi, e per quelli che pensano di aver sbagliato ma non hanno rimorsi.

Per quelli che oggi lottano in Val di Susa, o sul proprio posto di lavoro o contro una discarica, e per quelli che si sono persi per strada

Per quelli che il 23 luglio già riempivano le strade di roma di rabbia e indignazione, e per quelli che per anni hanno avuto paura incontrando una divisa.

Per tutti noi, tornare a Genova si deve, riempire ancora le vie di quella città con i nostri corpi, i nostri desideri e le nostre paure, la nostre rabbia e la nostra memoria, le nostre storie e le nostre contraddizioni.

A Carlo Giuliani, ragazzo.

MANIFESTAZIONE NAZIONALE GENOVA 2011
www.genova2011.org

PULLMAN DA ROMA (partenza sera 22)

infoline: 06.96049359 – 329.9565127

MARTEDI’ 19 LUGLIO

dalle ore 19 alle 23 @ Generazione_P. Rendez-Vous
via Alberto da Giussano, 59 – pigneto
APERITIVO E CENA A SOSTEGNO DELLE SPESE DI VIAGGIO
E PER LA RACCOLTA DELLE PRENOTAZIONI

Alcune delle iniziative di questi giorni (ci spiace se ne abbiamo persa qualcuna)

20 luglio – città dell’altra economica

20 e 21 luglio – forte prenestino

21 luglio – teatro valle

20 luglio – centro sociale spartaco



NoTav: la potenza della valle ribelle

Quello che è avvenuto il 3 Luglio nella Val Susa è un fatto importante che come altri frammenti che si sono susseguiti e sedimentati temporalmente nel lungo corso dei conflitti sociali di questo paese, francamente scrive la storia. Una giornata per i movimenti correttamente definita epica. Certo giù nella Valle, per chi l’ha frequentata negli anni lo sa bene, una certa eroicità diffusa e soggettivizzata, la troviamo quotidianamente in quella umanità aperta della comunità NoTav. Una forza che si respira, si mastica, che c’è ed esiste nella vita quotidiana della Valle, nelle tante e diverse forme di vita di quei paesi i cui nomi si susseguono tra l’italiano e il francese in quello spaccato di profondo nord.

Tre generazioni in lotta, unite e cooperanti, ognuno con le sue possibilità soggettive. Tre generazioni nella lotta partigiana del popolo NoTav che in una domenica estiva hanno praticato con forme diverse un unico, solido, obiettivo: assediare il presidio poliziesco a difesa degli interessi sporchi delle lobby trasversali del potere politico ed economico. E hai voglia te a ricercare come facevano spesso provocatoriamente i giornalisti presenti lì a caldo intorno agli scontri, dissociazioni e distinguo tra buoni e cattivi e non trovandone reagire nervosamente, così come successo il giorno seguente alla conferenza stampa indetta dai Comitati. Ma si sa, a servire e proteggere strumentalmente i potenti ci si guadagna sempre nella conquista delle piccole posizioni.

E così mentre da Giaglione e dal bosco di Ramatz, migliaia di attivisti praticavano l’assedio cercando di forzare in ogni modo il dispositivo militare a difesa del cantiere Tav, tutto ciò avveniva e risultava possibile proprio perché il corteo pacifico e determinato che a sua volta era partito ore prima da Exilles, aveva consapevolmente scelto di costruire un vero e proprio tappo nei confronti della polizia, coprendo letteralmente le spalle ai rivoltosi che dalla montagna assediavano il presidio militare. Un corteo che pur di garantire il deflusso ai cosidetti cattivi black blok dai quali si sarebbe dovuto dissociare, ha invece resistito per ore alla gasazione che i guardiani del Tav somministravano dalle loro mitragliette.

E allora, se un intero paese si mobilita in difesa dei Valligiani e del movimento NoTav qualcosa vorrà pur dire. La si può definire una minoranza di pochi facinorosi? E come fanno “poche centinaia di violenti infiltrati” a tenere sotto scacco 2000 tra poliziotti, carabinieri e finanzieri, armati di tutto punto, con blindati, idranti, elicotteri e centinaia di lacrimogeni al gas CS vietati peraltro dalla convenzione di Ginevra? E come avrebbero fatto in un numero così ristretto, senza la cooperazione e complicità con tutto il resto della manifestazione, ad assediare un esercito professionista della repressione come l’antisommossa italiana? E chi sono questi black blok? superdotati marziani della guerriglia? La verità al contrario sta emergendo con sempre più forza da quel canale web che così come nella primavera araba funge ormai come vero e proprio spazio di garanzia della cittadinanza rispetto ai poteri forti e la loro dis-informazione di regime. E cioè che si è trattato di una vera sollevazione popolare, di prove tecniche di insubordinazione sociale, di rabbia degna esplosa contro l’arroganza e la violenza della cricca al governo e delle sue lobby.

Sta di fatto che migliaia di persone sono andate li e altre migliaia, anche di più, hanno seguito tutta la giornata e fatto decine di telefonate oltre che attivato un tam tam informativo sulla rete. E’ sempre più evidente come dallo scorso autunno una moltitudine precaria stia dicendo delle cose molto chiare. Lo ha fatto il 14 dicembre a Roma, nelle battaglie contro il business della mondezza, nelle battaglie dei precari e delle precarie, lo ha fatto con il referendum vinto in difesa dei beni comuni praticando l’indipendenza dai partiti e dai sindacati. E l’ha detto una volta di più con la Val Susa e la sua ventennale battaglia.

Allora vogliamo riflettere su un nodo cruciale, problematico, ma denso di potenza: una composizione di popolo molto larga, possiamo dire maggioritaria, afferma ormai in questo paese la propria indisponibilità a proseguire su determinate strade e traiettorie del “cosiddetto” sviluppo, assume la critica al neoliberismo e alle poliche di austerity, sceglie la strada della sovranità popolare esercitandone dal basso la materialità costituente. La stessa composizione sociale larga ed eterogenea che sta pagando la crisi, comincia a pretendere che si smetta di investire nei profitti di pochi e che si cominci a pensare al bene della collettività puntando alla redistribuzione della ricchezza e mobilitandosi contro la devastazione sociale ed ambientale. A questa parte del paese il partito trasversale dell’ordine risponde con arroganza e durezza mobilitando non solo il governo, ma anche e soprattutto, il Pd e la cosi detta opposizione politica, che con un suo pesante portavoce prestato al Quirinale dichiara a poche ore dalla battaglia che si tratta non di resistenza popolare ma invero di azioni eversive. Essendo anche il presedente del CSM, onestamente l’inquietudine aumenta, ma di certo non ci spaventa.

Se questo è il messaggio che viene ignorato e si fa di tutto per continuare ad imporre la propria volontà, compreso l’utilizzo massiccio di forze dell’ordine come vere e proprie truppe di occupazione, vuol dire che si sta imponendo con la violenza e con lo stato di eccezione permanente, il governo del territorio e la conflittualità sociale che vi può esplodere.

A questo punto crediamo con ancora più forza che sia stato non solo un nostro diritto praticare la resistenza nei boschi ma che sia stato soprattutto un dovere nei confronti della futura umanità.

E allora la vediamo anche noi così: Sarà dura, sempre più dura, sicuramente per voi!

Laboratorio Acrobax – Coordinamento cittadino di lotta x la casa

Rimandiamo a notav.info per tutte le altre informazioni.

Roma bene comune

Aggiornamenti dal percorso Roma Bene Comune (vai al gruppo facebook)

5 Luglio ’11 – Roma bene comune incontra Alemanno

Si è appena concluso l’incontro tra il sindaco Alemanno,una delegazione di Roma bene comune e gli 8 precari arrampicati da ieri mattina sulle impalcature del palazzo senatorio per protestare contro i tagli previsti nella manovra di bilancio.

Il sindaco ha firmato un protocollo, impegnandosi a: incrementare i fondi per i nidi nella manovra di assestamento di bilancio a settembre; convocare, entro metà luglio, il tavolo governo-regione-roma capitale su un piano straordinario di edilizia residenziale pubblica, gli sfratti e la dismissione degli enti previdenziali; attivare un confronto sul piano industriale di atac e sui meccanismi di valorizzazione del patrimonio; aprire un tavolo di confronto tra Roma bene comune e l’assessorato ai servizi sociali sulla sperimentazione del nuovo modello di servizi sociali in partenza da settembre, al fine di salvaguardare l’occupazione; proseguire il confronto con Roma bene comune in maniera permanente.

Per domani è fissato alle ore 12.30 un incontro con l’assessore La Manda sulle possibili modifiche da apportare alla manovra di bilancio in discussione in aula giulio cesare. E mentre sulla piazza del campidoglio è in corso un’assemblea pubblica con centinaia di persone, invitiamo la città tutta all’assemblea che si terrà venerdì 8 luglio alle ore 18 nel deposito Atac occupato a San Paolo, in via Alessandro Severo, su SOVRANITA’ SOCIALE E BENI COMUNI: LA CITTA’ NON E’ IN VENDITA.

5 luglio ’11 – ore 10:30

La questura di roma, su richiesta del sindaco Alemanno, sta provando a sgomberare il presidio in campidoglio a sostegno degli 8 precari arrampicati da ieri sulle impalcature del palazzo senatorio perché su quella piazza oggi pomeriggio è prevista un’iniziativa della croce rossa.

4 luglio ’11 – SI È APERTA LA TRATTATIVA MA LA PROTESTA CONTINUA

Continua la protesta degli 8 precari arrampicati da questa mattina sui ponteggi del campidoglio, mentre nel corso della giornata si è aperta una trattativa tra una delegazione di manifestanti di Roma Bene Comune e gli assessori al personale Cavallari, alla famiglia De Palo, il delegato alle politiche abitative Berruti e il gabinetto del sindaco.

Nel corso degli incontri, si è ragionato intorno a un protocollo sulle richieste avanzate da Roma Bene Comune:

la modifica nel bilancio delle voci inerenti la condizione lavorativa precaria delle educatrici dei nidi e degli operatori delle cooperative e dei servizi pubblici a rischio di licenziamento, insieme alla netta inversione di tendenza degli attuali meccanismi di privatizzazione dei servizi pubblici; lo stanziamento di 100 milioni di euro per l’edilizia residenziale pubblica.

Non essendo stato raggiunto un accordo definitivo, il confronto fra la delegazione di Roma Bene Comune e  l’amministrazione comunale prosegue. I precari, pertanto, hanno deciso di rimanere sui ponteggi, mentre è in corso un’assemblea pubblica con centinaia di persone sulla piazza del campidoglio.

Il presidio di protesta contro il bilancio proseguirà ad oltranza, anche per sostenere gli 8 che si apprestano a  trascorrere la notte sui ponteggi.

L’assemblea sulla piazza del campidoglio si riconvoca per domani 5 giugno alle ore 17.

4 luglio ’11

E’ in corso, dentro la sala del Carraccio, una trattativa tra una delegazione di Roma Bene Comune e il gabinetto del sindaco per ottenere l’incontro sul bilancio con il sindaco e gli assessori competenti. Intanto, dalle impalcature del Campidoglio dove da questa mattina sono arrampicati 8 studenti e precari spuntano le bandiere NO TAV, in difesa dei beni comuni.

20 giugno ’11 – Roma Bene Comune occupa deposito ATAC a San Paolo

Oggi Lunedì 20 Giugno Roma Bene Comune ha occupato un deposito dell’ATAC a San Paolo, in Via Alessandro Severo, contro la svendita del patrimonio pubblico e per salvaguardare i trasporti pubblici, contro l’ennesimo bilancio comunale all’insegna dei tagli e delle politiche di austerity.

Con la delibera 35 il Comune di Roma vorrebbe svendere il patrimonio ATAC, in linea con le politiche speculative e di privatizzazione volte a favorire rendite e profitti, mantenendo in piedi i privilegi di Parentopoli sulle spalle dei lavoratori e di tutti i cittadini.

Con questa occupazione rivendichiamo l’apertura di spazi sociali e culturali, di case popolari e studentati e la riappropriazione dei diritti negati di tutti e tutte.

Vogliamo ribadire i 27 milioni di SI al referendum del 12 e 13 Giugno, contro la privatizzazione dei servizi pubblici e così diamo inizio alla settimana dell’Indignazione Precaria che culminerà il 22 Giugno con un presidio a Montecitorio, per sfrattare governo e opposizione e rimettere in marcia un processo di democrazia e opposizione sociale dal basso.

Per immaginare un futuro nuovo per il deposito, diamo appuntamento a tutta la città alle ore 17 per un’assemblea pubblica presso il deposito ATAC in Via Alessandro Severo (zona San Paolo).

Tav: blindato dei carabinieri investe pensionata

Nel pomeriggio del 29 giugno un mezzo blindato antisommossa dei Carabinieri diretto a Chiomonte  ha investito e ucciso una pensionata a Venaria, Anna Reccia e aveva 65 anni. Ci sentiamo di sottolineare da queste pagine quanto accaduto. E’ un’operazione militare a tutti gli effetti per la quantità di  numeri e mezzi impiegata e nelle operazioni militari si sa ci stanno anche i morti. Dalle prime notizie l’autista dichiara di essersi fermato a fare rifornimento e poi essere ripartito per fermarsi dopo decine di metri al semaforo. Solo lì dice di essersi accorto di un corpo accasciato a terra dagli specchi retrovisori. Questi mezzi corazzati usati a Chiomonte sono mezzi da guerra dati in mano a dei criminali. Come a Genova ancora una volta l’arroganza e la guerra uccidono sotto i pneumatici dei mezzi dei carabinieri. Fino a quando ancora? Questa morte è responsabilità della lobby si tav.

Il media mainstream dirà che questa è una forzatura strumentale dei notav.  Non è così! In questi giorni decine e decine di mezzi incolonnati fanno su e giù per la valle.  La realizzazione dell’opera prevede centinaia di tir – oltre ai mezzi delle forze dell’ordine – che faanno su e giù per decenni… Perché i giornali non scrivono che il mezzo che ha investito l’anziana signora era diretto al cantiere della Maddalena? Quando diciamo che il Tav è un’opera dannosa, nociva, necrogena intendiamo proprio questo: un costo sociale, umano e ambientale senza misura con i presunti “vantaggi”. Alla famiglia il nostro pensiero…

FONTE:

http://www.notav.info/top/primo-morto-delloperazione-talpa-blindato-dei-cc-investe-pensionata/