7 Gennaio: nessuno spazio ai fascisti

La crisi che il sistema capitalistico attraversa e che i padroni stanno riversando contro le condizioni di vita di sfruttate e sfruttati, con le politiche di taglio ai servizi sociali (istruzione, sanità, previdenza), con la riduzione dei salari e delle pensioni (trasformate in un miraggio per milioni di lavoratori e lavoratrici), con l’aumento delle tasse e delle tariffe, produce, almeno in potenza, istanze di lotta contro lo stato di cose presenti.

Il padronato al fine di reprimere e controllare questi movimenti sociali utilizza innumerevoli strumenti: i CIE per ricattare lavoratori e lavoratrici immigrate, la chiesa contro i comportamenti “non conformi”, la polizia e l’esercito nei quartieri, i fascisti come ulteriore strumento di repressione.

Per questo la lotta antifascista è lotta anticapitalista.

Per questo il 7 gennaio:

Non possiamo permettere che chi semina idee razziste, xenofobe ed omofobe attraversi tranquillamente la città senza una risposta concreta e forte da parte dei movimenti antifascisti.

Non possiamo permettere che dopo neanche un mese dall’uccisione a Firenze dei due ragazzi senegalesi, Samb Modou e Diop Mor, da parte di un militante fascista, i suoi camerati scendano in piazza. Loro sono responsabili morali e fisici di quell’assassinio e le loro mani grondano ancora sangue.

Non possiamo permettere che al famoso campeggio di Subiaco che ha “riunito” vecchi, nuovi e futuri fascisti venga data continuità consentendo loro di marciare per la capitale medaglia D’oro alla Resistenza.

Non possiamo permettere a questi personaggi amici e “camerati” di stragisti, assassini e criminali di guerra di restare tranquilli nelle loro sedi e nei loro covi ben protetti e scortati dalla polizia.

Non possiamo permettere e non tollereremo oltre le loro aggressioni a compagni, compagne e in generale a chi vedono come “diverso”, gli agguati agli spazi occupati e liberati, gli assalti ai campi nomadi e gli omicidi di migranti di cui si sono resi protagonisti negli ultimi tempi come in passato.

Il 7 gennaio sfilerà per Roma nel quartiere Appio-Tuscolano una marcia nazionale neofascista spalleggiata dal sindaco Alemanno.

Presidio antifascista Sabato 7 Gennaio dalle ore 16:00 davanti al Comitato di Quartiere dell’Alberone, via Appia Nuova 357.

Con Samb Modou, Diop Mor e tutti i compagni e le compagne assassinat* nel cuore.

ANTIFASCISTE E ANTIFASCISTI DI ROMA

San Precario appare (e rimane) nella sede Inps dopo lettera aperta al ministro del welfare Elsa Fornero


Apparizione di San Precario all’Inps. Il giorno dopo:

Dall’occupazione dell’inps nelle giornate del natale precario: appuntamento pubblico 23 dicembre difronte all’inps, via dell’amba aradam 5, ore 16. Prendiamo parola davanti alla sede dell’inps dove l’apparizione di san precario ha posto la questione del futuro pensionistico ai tempi della manovra “lacrime e sangue” del governo Monti. Alla richiesta di un incontro con il ministro del welfare Elsa Fornero su nuovi diritti per le generazioni precarie – primo tra tutti un reddito garantito – non c’e’stata risposta ma solo il pesante silenzio simbolo degli ulteriori sacrifici che ci attendono.

22 Dicembre 2011. Natale Precario.

 

San Precario all’ INPS – Roma 22 dicembre 2011 from manuel fantoni on Vimeo.

San Precario, nella giornata OccupyChristmas, con un centinaio di devoti è apparso alla sede INPS di via dell’ Amba Aradam 5 a Roma.

Scopo dell’apparizione era la consegna della lettera del Santo dei precari alla piangente Ministra del Lavoro e del Welfare Elsa Fornero.
La processione ha raggiunto il 5° piano dell’edificio, ma della Ministra nessuna traccia e sembra proprio che di confrontarsi con il Santo più Santo d’ Italia non ne voglia sapere.
I devoti hanno attesola contro-apparizione del Direttore Generale dell’Inps Mauro Nori per capire le possibilità di incontro con la Ministra preannunciando che sono disposti all’occupazione ad oltranza. Digos e polizia hanno fatto il loro gioco nell’alzare la tensione nonostante l’azione fosse in uno dei luoghi che ha in mano la sopravvivenza mensile di migliaia di pensionati colpiti duramente dall’iniqua manovra del governo dove brillano le idee della Fornero.

I devoti stanno invitando precari e non a raggiungere il Santo in via dell’Amba Aradam

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Ore 22:00

San Precario e devoti al 5° piano della sede dell’Inps di Via dell’Amba Aradam 5 a Roma.

Dopo un pomeriggio a trattare per poter consegnare alla Ministra Fornero la lettera a lei indirizzata di San Precario (qui in calce) hanno avuto un incontro con il Direttore Generale dell’ Ente Mauro Nori.

L’incontro è avvenuto dopo una intensa giornata dove digos e polizia hanno fatto il loro gioco nell’alzare la tensione quando l’azione era in uno dei luoghi che ha in mano la sopravvivenza mensile di migliaia di pensionati colpiti duramente dall’iniqua manovra del governo dove brillano le idee della Fornero.

I devoti che mai vedranno pensione, così come mai hanno visto un contratto a tempo indeterminato, hanno ottenuto di continuare l’occupazione del piano e di credere alla parola data dal Direttore Generale nel farsi tramite con la Fornero assicurando di base la consegna della missiva di San Precario.

Buona notte precaria al Santo dei Precari, buona notte precaria ai devoti.

Appuntamento a domani

Ore 22:40

Dall’occupazione dell’inps nelle giornate del natale precario: appuntamento pubblico difronte all’inps, via dell’amba aradam 5, ore 16. Prendiamo parola davanti alla sede dell’inps dove l’apparizione di san precario ha posto la questione del futuro pensionistico ai tempi della manovra “lacrime e sangue” del governo Monti. Alla richiesta di un incontro con il ministro del welfare Elsa Fornero su nuovi diritti per le generazioni precarie – primo tra tutti un reddito garantito – non c’e’stata risposta ma solo il pesante silenzio simbolo degli ulteriori sacrifici che ci attendono.

Infoweb su tutte le azioni occpyXmas: www.sciperoprecario.org – www.precaria.org

ARTICOLI

REPUBBLICA

http://roma.repubblica.it/cronaca/2011/12/22/news/precari-27077302/

CORRIERE (Foto)

http://roma.corriere.it/foto_del_giorno/home/index_20111223.shtml

PAESE SERA

http://www.paesesera.it/Societa/Devoti-di-San-Precario-occupano-la-sede-dell-Inps

AGENZIE

INPS, «SAN PRECARIO» IN SEDE CHIEDE INCONTRO CON FORNERO: PRONTI A OCCUPARE

(OMNIROMA) Roma, 22 DIC – «Oggi 22 dicembre ‘San Precariò con un centinaio di devoti è apparso alla sede Inps di via dell’Amba Aradam 5 a Roma. Scopo dell’apparizione era la consegna della lettera del Santo dei precario alla piangente Ministra del Lavoro e del Welfare Elsa Fornero. La processione ha raggiunto il 5° piano dell’edificio, ma della Ministra nessuna traccia e sembra proprio che di confrontarsi con il Santo più Santo d’ Italia non ne voglia sapere. Si sa: scherza coi fanti ma lascia stare i santi e infatti scatta l’occupazione del piano e così appaiono in forze gli angeli custodi della celere con Digos a seguito. I devoti sono in attesa della contro-apparizione del Direttore Generale dell’Inps per capire le possibilità di incontro con la Ministra preannunciando che sono disposti all’occupazione ad oltranza se la Fornero non si da disponibile a ricevere i devoti. I devoti inoltre stanno invitando precari e non a raggiungere il Santo in via dell’Amba Aradam». COsì in una nota i precari di «San Precario».

WELFARE: PRECARI OCCUPANO INPS ROMA, MINISTRO PARLI CON NOI (ANSA)

ROMA, 22 DIC – Decine di attivisti del movimento ‘San Precariò hanno occupato il quinto piano negli uffici della sede centrale dell’Inps a Roma, in via dell’Amba Aradam, nelal zona di San Giovanni. Gli occupanti chiedono di parlare con il ministro del Welfare, Elsa Fornero e protestano «contro il passaggio generalizzato al sistema contributivo anche per gli iscritti alla gestione separata dell’Inps». I manifestanti sono entrati nell’edificio riuniti in una sorta di «processione per la consegna della lettera del Santo dei precari alla piangente Ministra del Lavoro e del Welfare Elsa Fornero». «Cara Ministro – si legge nel testo della lettera – Lei sa benissimo che oggi i cosiddetti lavoratori parasubordinati, coloro che sono iscritti alla gestione separata, tengono in attivo i conti dell’Inps. Secondo le previsioni, l’ammontare medio di una pensione a gestione separata Š di 1570 euro l’anno, 130 euro al mese». «Come sa bene anche che i collaboratori a progetto non usufruiscono di alcun ammortizzatore sociale – aggiunge la lettera – se non nella ridicola formula dell’una tantum sperimentata dal precedente Governo. Con il passaggio generalizzato al sistema contributivo noi, intere generazioni di ‘intermittentì, non avremo mai una vecchiaia sostenuta da un reddito minimamente degno».

MANOVRA: PRECARI OCCUPANO INPS ROMA, ‘MINISTRO FORNERO CI INCONTRI

Roma, 22 dic. – (Adnkronos) – Un gruppo di attivisti del movimento ‘San Precariò ha occupato il quinto piano della sede dell’Inps di dell’Amba Aradam a Roma. I manifestanti, che chiedono un incontro con il ministro del Welfare, Elsa Fornero, si dicono pronti a proseguire l’occupazione ad oltranza. «Siamo precarie e precari. Nel lavoro. Nel reddito. Nel welfare. Nei diritti. Negli affetti. Nelle tutele. Nell’accesso ai saperi ed ai consumi. Nell’esercizio della cittadinanza. Nei sogni, nel tempo. Siamo precari e precarie e – si legge nella lettera indirizzata al ministro – non lo abbiamo scelto. Siamo i milioni di collaboratrici e collaboratori a progetto, partite iva, interinali, stagiste e stagisti, lavoratrici e lavoratori in affitto. Siamo il motore di un’economia in crisi ed al contempo i primi soggetti sacrificabili». «Non vogliamo tutele contrapposte a quelle di altri – si legge ancora nella lettera – vogliamo rispetto, solidarietà e libertà comune. Il reddito che voi immaginate minimo e per sostenere la libertà di licenziarci, noi lo vogliamo di base, universale e incondizionato, lavoro o non lavoro, per sostenere la libertà di scelta sulle nostre vite. Ci siamo interrogati a lungo sul significato delle Sue lacrime, cara Ministro. Ma la sola cosa che sappiamo, al momento, è quel che fa la differenza: ci sono lacrime, pietistiche e paternalistiche, compatibili col sacrificio dei nostri diritti e dei nostri sogni; e ce ne sono altre scomode, di rabbia, furore e gioia, che non hanno cittadinanza». (Asc/Ct/Adnkronos)

 

LETTERA APERTA

Perchè piange il Ministro del Welfare? Occupy Christmas #2 from Penelope on Vimeo.

Spett. Ministro del Lavoro e del Welfare

Dr.ssa Elsa Fornero

Siamo precarie e precari. Nel lavoro. Nel reddito. Nel welfare. Nei diritti. Negli affetti. Nelle tutele. Nell’accesso ai saperi ed ai consumi. Nell’esercizio della cittadinanza. Nei sogni, nel tempo.

Siamo precari e precarie e non lo abbiamo scelto.

Siamo i milioni di collaboratrici e collaboratori a progetto, partite iva, interinali, stagiste e stagisti, lavoratrici e lavoratori in affitto. Siamo il motore di un’economia in crisi ed al contempo i primi soggetti sacrificabili.

Ci può incontrare ovunque: nei call center, nelle agenzie strumentali dei vostri Ministeri, nelle università, nei centri di ricerca, nelle scuole, nei supermercati, nei giornali e nell’editoria, nelle corsie degli ospedali e nelle caserme dei vigili del fuoco. Non esistono luoghi in cui non siamo presenti, perché siamo il frutto delle politiche “per lo sviluppo e l’innovazione” e delle “riforme” del mercato del lavoro realizzate negli ultimi quindici anni da chi ci ha governato e ci governa.

Siamo donne alle prese con una parità di genere tutta apparente, senza tutele, a partire dalla maternità; siamo migranti che sotto il ricatto del permesso di soggiorno legato al contratto di lavoro contribuiamo al benessere di questo paese, pagando pensioni che non avremo mai, partecipando ad un sistema che non ci vuole cittadini, mentre un’aria pesante e razzista arma le mani più brutali. Siamo giovani e meno giovani, intere generazioni precarie costrette a vivere un presente dilatato che non permette di progettare il futuro: giovanissimi diplomati e laureate in un sistema di istruzione e formazione martoriato, vissuti all’ombra della retorica della meritocrazia ma senza un lavoro degno di questo nome; ultra 40enni, iperqualificati e supertitolati, spesso madri e padri di famiglia, costretti a cercare altrove il nostro destino; gli over 50, i reietti, quelli che il mercato del lavoro una volta espulsi considera “vuoti a perdere”.

I nostri figli nascono già precari: per via del debito, del futuro oscuro e di un globo che non sa se sopravvivrà ai prossimi anni.

La crisi ha fatto esplodere la precarietà, rendendo incerto il presente anche dei cosiddetti lavoratori “garantiti”. Noi che eravamo le giovani e i giovani in difficoltà abbiamo visto i nostri padri e le nostre madri diventare precari come noi, rischiare di essere licenziati a più di 50 anni e di vedere le loro pensioni sempre più lontane e sempre più misere.

E se una crisi iniziata 4 anni fa e negata nel corso degli ultimi 2 anni è stato il frutto avvelenato del governo Berlusconi e dei suoi ministri “nani e ballerine”, questo governo è certamente più serio e preparato. Lo è talmente tanto che riuscirà ad imporre per l’ennesima volta ricette fondate sul presupposto che il mercato (anzitutto finanziario) è sovrano e le nostre vite al suo servizio.

E noi, precari e precarie, continuiamo ad avere contratti di ogni tipo, con l’unica garanzia di uno sfruttamento costante ed un debito, condiviso con tutti i cittadini e le cittadine del nostro paese. Un debito chiaramente non nostro, che ci chiedono di pagare per soddisfare gli appetiti insaziabili di una divinità onnipotente e dagli umori incostanti: il mercato,  appunto, che sembra placarsi solo con sacrifici umani.

Per noi non sono previste che briciole di uno stato sociale sempre più ridotto all’osso. Altro che workfare: WorkFear, un welfare fatto solo di paura messa al lavoro!

Il Governo Monti, il Suo Governo, si è dato come prossimo impegno quello di convocare un tavolo “con le parti sociali al fine di riordinare il sistema degli ammortizzatori sociali e degli istituti di sostegno al reddito e della formazione continua”.

Cara Ministro, Lei sa benissimo che oggi i cosiddetti lavoratori parasubordinati, coloro che sono iscritti alla gestione separata, tengono in attivo i conti dell’INPS. Secondo le previsioni, l’ammontare medio di una pensione a gestione separata è di 1570 euro l’anno, 130 euro al mese. Come sa bene anche che i collaboratori a progetto non usufruiscono di alcun ammortizzatore sociale, se non nella ridicola formula dell’una tantum sperimentata dal precedente Governo. Con il passaggio generalizzato al sistema contributivo noi, intere generazioni di “intermittenti”, non avremo mai una vecchiaia sostenuta da un reddito minimamente degno. Dopo aver fatto i conti quotidianamente con la giungla della precarietà, passeremo la seconda parte della nostra vita a fare i conti con i deserti della povertà. La riconfigurazione dell’attuale sistema degli ammortizzatori sociali, iniquo ed arretrato, passando per la riforma del sistema previdenziale, creerà inoltre un inevitabile conflitto generazionale.

Non vogliamo tutele contrapposte a quelle di altri, vogliamo rispetto, solidarietà e libertà comune.

Il reddito che voi immaginate minimo e per sostenere la libertà di licenziarci, noi lo vogliamo di base, universale e incondizionato, lavoro o non lavoro, per sostenere la libertà di scelta sulle nostre vite.

Ci siamo interrogati a lungo sul significato delle Sue lacrime, cara Ministro.

Ma la sola cosa che sappiamo, al momento, è quel che fa la differenza: ci sono lacrime, pietistiche e paternalistiche, compatibili col sacrificio dei nostri diritti e dei nostri sogni; e ce ne sono altre scomode, di rabbia, furore e gioia, che non hanno cittadinanza.

Noi precarie e precari, che distribuiamo quotidianamente ricchezza sociale ad un paese che la utilizza non certo per il nostro benessere, il nostro futuro e la nostra felicità, noi “l’Italia peggiore,” oggi riprendiamo la parola sul lavoro, sul reddito, sugli ammortizzatori sociali, sul sistema pensionistico, sulla maternità/paternità, sul welfare, sul modello di sviluppo, sulla vita.

Cordialmente,
San Precario

Fronte del Porto. Manifestazione venerdi 23 dicembre

dalle caserme, all’acqua, ai trasporti… GOOD BUY ROMA!

In via del Porto Fluviale 12 c’è un enorme palazzo che fu un deposito merci del ministero della difesa. Dopo anni di abbandono è stato occupato, quasi nove anni fa, da centinaia di persone in grave emergenza abitativa che con tanto lavoro lo hanno trasformato in altrettante case e ne hanno fatto un luogo accogliente per sé, per le proprie famiglie e per tutti coloro che hanno avuto la fantasia e la curiosità di affacciarsi alla sala da thè, ad una mostra d’arte, una serata di musica dal vivo, ai corsi di cucina dal mondo, alle feste per grandi e bambini o al cineforum.
Con la delibera n°8/2010 del Comune di Roma, questa e altre 14 strutture tra caserme e forti (Boccea, Pietralata, Bravetta, Papareschi…) vengono fatte oggetto di un accordo tra Comune e Ministero della Difesa per la messa in vendita e il contestuale cambio di destinazione d’uso di questo patrimonio per risanare le casse di un ministero come quello della Guerra che non conosce crisi e vergogna.
Si tratta di un patrimonio inestimabile fatto di ettari ed ettari di terreno libero nel cuore della città nonché strutture appena dismesse che potrebbero essere immediatamente utilizzabili per i tanti bisogni di servizi e spazi pubblici in una metropoli sempre più cara, congestionata ed inaccessibile come questa in cui viviamo. La vendita delle caserme si va a sommare alle conseguenze del Piano “regalatore” di cemento, alle speculazioni che sono via via calate sulla città dai mondiali di nuoto, alle torri dell’ex ministero delle finanze all’eur o l’ex Fiera di Roma… fino al prossimo pacchetto da 35 delibere di deroghe urbanistiche che il Comune di Roma si appresta ad approvare.
Con il Governo Monti, paladino dell’austerity per tutti tranne che per palazzinari e banchieri, tornano alla ribalta i processi di dismissione del patrimonio pubblico: evidentemente il fallimento delle cartolarizzazioni volute da Tremonti che a tutti noi è costato 1,7 miliardi di euro per qualcun altro ha rappresentato un’occasione di lucro che è pronto a replicare.
Accettare la S –VENDITA (perché per il Comune si tratta proprio di due spicci) significa per l’ennesima volta permettere che la crisi economica e di sistema venga usata come grimaldello per l’attacco ai diritti e ai beni comuni a vantaggio dei profitti di pochi e di una crescente e permanente diseguaglianza sociale: dall’acqua controllata dall’Acea di parentopoli e che si oppone al nettissimo risultato referendario per l’acqua pubblica, dall’Atac che da un lato precarizza i lavoratori e dall’altro aumenta ad 1,50 euro il prezzo del biglietto, dalla sanità con ospedali, consultori e ASL che chiudono, al diritto all’abitare in una città con periferie sempre più estese e affitti improponibili, dalla formazione di ogni ordine e grado fino alla gestione dei rifiuti ostaggio dei soliti noti che ostacolano la scelta della raccolta differenziata e del riuso.

Ma ROMA NON E’ IN VENDITA!

 Per questo invitiamo chi nel territorio dell’11° Municipio e nella città tutta si batte contro questo nuovo sacco di Roma e per difendere diritti, spazi pubblici e beni comuni, a ritrovarsi in questa piazza del “Natale Precario”. Dai comitati per l’acqua pubblica, ai comitati NoPup, ai movimenti per il diritto all’abitare, ai comitati che si battono contro il business delle discariche e degli inceneritori, fino a chiunque vuole conquistare e costruire un’altra città libera dalle speculazioni e dai palazzinari, a chiunque crede che riprendersi la città vuol dire anche ribellarsi alla crisi ed alla precarietà in cui vengono sempre più ingabbiate le nostre vite.
 
VENERDI’ 23 DICEMBRE
dalle ore 16.00
Piazza Enrico Fermi alias Piazza del Natale Precario
 
comunic –azione – giochi contro la crisi – teatro – musica
 
dalle ore 18.00 ASSEMBLEA PUBBLICA
voci contro la precarietà e le privatizzazioni
Promuovono: ABITANTI DEL PORTO FLUVIALE – COORDINAMENTO CITTADINO DI LOTTA PER LA CASA

Natale Precario, Natale Insolvente: San Precario e Santa Insolvenza appaiono in tutta Italia

I regali di Natale del governo Monti sono talmente osceni che San Precario non poteva che rispedirli al mittente e per farlo è apparso e apparirà in molte città italiane, spesso accompagnato da Santa Insolvenza. E per essere ancora più esplicito scrive alla Ministra del Lavoro e del Welfare

Apparizioni:

· Milano: Esselunga di Via Ripamonti in solidarietà con i dipendenti della cooperativa Safra di Pioltello che lavora per Esseleunga nella distribuzione e che per Natale hanno ricevuto una bella letterina di licenziamento dopo essere stati spremuti come limoni. www.precaria.org

· Monza – Brianza: nel pieno della crisi globale nascono in Brianza i Ministeri della Lotta composti da lavoratori, studenti,disoccupati e migranti che hanno deciso di unirsi e organizzarsi per superare la sfiducia nelle istituzioni e farsi artefici del proprio destino. Molto più credibili del farlocco e tanto decantato trasferimento di alcuni ministeri al Nord! Il tutto dopo una giornata di azioni nel centro dello shopping natalizio. http://ministeridellalotta.noblogs.org/

· Bologna: è Santa Insolvenza la vera protagonista che appare per due giorni nelle vie del centro portando il suo contributo all’albero di natale di p.zza Maggiore addobbandolo con messaggi che rivendicano il “diritto all’acqua comune”, quello “al desiderio” e quello “agli spazi”. Ma c’e’ anche la palla con scritta “Merry crisi happy new fear” e quello che avverte: “Noi la crisi non la paghiamo davvero, non e’ uno slogan”. Uno degli addobbi viene appeso anche sulla statua del Nettuno: “Niente lavoro volontario, solo sciopero precario”. Dopo gli addobbi sfilata precaria per le vie dello shopping. La Santa appare anche nei supermercati Coop. http://santainsolvenza.noblogs.org

· Napoli: sono gli operatori sociali a portare le insigne del Santo dei Precari irrompendo nel convegno del PD: aspettano da 12 e alcuni da 24 mesi stipendi da 700/800 euro al mese e chiedono che i tagli alle politiche sociali siano cancellati con emendamento entro Natale. Ma non finisce qui San Precario e Santa Insolvenza sono apparsi in comune rivendicando reddito per devoti e non e promettono che non è finita. http://www.napoliurbanblog.com

· Bari: La Novena del Natale Insolvente durante la Novena devoti in preghiera per invocare la venuta di Santa Insolvenza fino al 25 dicembre , così come era stato profetizzato dalla nomina del Governo Monti. Prima Giornata Santa Insolvenza appare sull’autobus la Santa intercede per farci avere la mobilità. Seconda Giornata Santa Insolvenza appare all’ambulatorio la Santa intercede per farci avere la salute. Terza Giornata Santa Insolvenza appare in teatro la Santa intercede per farci avere la cultura. Quarta Giornata Santa Insolvenza appare alla finestra la Santa intercede per farci avere la casa. Quinta Giornata Santa Insolvenza appare sul cantiere la Santa intercede per farci avere il verde. Sesta Giornata Santa Insolvenza appare al supermercato la Santa intercede per farci avere la spesa. Settima Giornata Santa Insolvenza appare a tavola la Santa intercede per farci avere la mensa sociale. Ottava Giornata Santa Insolvenza appare in bicicletta la Santa intercede per farci avere la strada.

· Palermo: è Natale Precario per il diritto alla casa, per il diritto al reddito, contro i governi delle banche, per il diritto all’insolvenza e l’azzeramento del debito per gli indebitati con Equitalia. http://www.facebook.com/#!/AnomaliaPalermo

Rimanete connessi il Santo e la Santa hanno ancora apparizioni da compiere e le sorprese nella capitale come altrove sono in arrivo …

Infoweb su tutte le azioni: www.sciperoprecario.org – www.precaria.org

Perchè piange il Ministro del Welfare? Lettera aperta al Ministro Elsa Fornero

Perchè piange il Ministro del Welfare? Occupy Christmas #2 from Penelope on Vimeo.

Siamo precarie e precari. Nel lavoro. Nel reddito. Nel welfare. Nei diritti. Negli affetti. Nelle tutele. Nell’accesso ai saperi ed ai consumi. Nell’esercizio della cittadinanza. Nei sogni, nel tempo.

Siamo precari e precarie e non lo abbiamo scelto.

Siamo i milioni di collaboratici e collaboratori a progetto, partite iva, interinali, stagiste e stagisti, lavoratrici e lavoratori in affitto.

Siamo il motore di un’economia in crisi ed al contempo i primi soggetti sacrificabili.

OCCUPY CHRISTMAS – San Precario from ginevra on Vimeo.

Ci può incontrare ovunque: nei call center, nelle agenzie strumentali dei vostri Ministeri, nelle università, nei centri di ricerca, nelle scuole, nei supermercati, nei giornali e nell’editoria, nelle corsie degli ospedali e nelle caserme dei vigili del fuoco. Non esistono luoghi in cui non siamo presenti, perché siamo il frutto delle politiche “per lo sviluppo e l’innovazione” e delle “riforme” del mercato del lavoro realizzate negli ultimi quindici anni da chi ci ha governato e ci governa.

Siamo donne alle prese con una parità di genere tutta apparente, senza tutele, a partire dqalla maternità; siamo migranti che sotto il ricatto del permesso di soggiorno legato al contratto di lavoro contribuiamo al benessere di questo paese, pagando pensioni che non avremo mai, partecipando ad un sistema che non ci vuole cittadini, mentre un’aria pesante e razzista arma le mani più brutali.

Siamo giovani e meno giovani, intere generazioni precarie costrette a vivere un presente dilatato che non permette di progettare il futuro: giovanissimi diplomati e laureate in un sistema di istruzione e formazione martoriato, vissuti all’ombra della retorica della meritocrazia ma senza un lavoro degno di questo nome; ultra 40enni, iperqualificati e supertitolati, spesso madri e padri di famiglia, costretti a cercare altrove il nostro destino; gli over 50, i reietti, quelli che il mercato del lavoro una volta espulsi considera “vuoti a perdere”.

I nostri figli nascono già precari: per via del debito, del futuro oscuro e di un globo che non sa se sopravviverà ai prossimi anni.

La crisi ha fatto esplodere la precarietà, rendendo incerto il presente anche dei cosiddetti lavoratori “garantiti”. Noi che eravamo le giovani e i giovani in difficoltà abbiamo visto i nostri padri e le nostre madri diventare precari come noi, rischiare di essere licenziati a più di 50 anni e di vedere le loro pensioni sempre più lontane e sempre più misere.

E se una crisi iniziata 4 anni fa e negata nel corso degli ultimi 2 anni è stato il frutto avvelenato del governo Berlusconi e dei suoi ministri “nani e ballerine”, questo governo è certamente più serio e preparato. Lo è talmente tanto che riuscirà ad imporre per l’ennesima volta ricette fondate sul presupposto che il mercato (anzitutto finanziario) è sovrano e le nostre vite al suo servizio.

E noi, precari e precarie, continuiamo ad avere contratti di ogni tipo, con l’unica garanzia di uno sfruttamento costante ed un debito, condiviso con tutti i cittadini e le cittadine del nostro paese. Un debito chiaramente non nostro, che ci chiedono di pagare per soddisfare gli appetiti insaziabili di una divinità onnipotente e dagli umori incostanti: il mercato, appunto, che sembra placarsi solo con sacrifici umani.

Per noi non sono previste che briciole di uno stato sociale sempre più ridotto all’osso. Altro che workfare: WorkFear, un welfare fatto solo di paura messa al lavoro!

Il Governo Monti, il Suo Governo, si è dato come prossimo impegno quello di convocare un tavolo “con le parti sociali al fine di riordinare il sistema degli ammortizzatori sociali e degli istituti di sostegno al reddito e della formazione continua”.

Caro Ministro, Lei sa benissimo che oggi i cosiddetti lavoratori parasubordinati, coloro che sono iscritti alla gestione separata, tengono in attivo i conti dell’INPS. Secondo le previsioni, l’ammontare medio di una pensione a gestione separata è di 1570 euro l’anno, 130 euro al mese.

Come sa bene anche che i collaboratori a progetto non usufruiscono di alcun ammortizzatore sociale, se non nella ridicola formula dell’una tantum sperimentata dal precedente Governo.

Con il passaggio generalizzato al sistema contributivo noi, intere generazioni di “intermittenti”, non avremo mai una vecchiaia sostenuta da un reddito minimamente degno.

Dopo aver fatto i conti quotidianamente con la giungla della precarietà, passeremo la seconda parte della nostra vita a fare i conti con i deserti della povertà.

La riconfigurazione dell’attuale sistema degli ammortizzatori sociali, iniquo ed arretrato, passando per la riforma del sistema previdenziale, creerà inoltre un inevitabile conflitto generazionale.

Non vogliamo tutele contrapposte a quelle di altri, vogliamo rispetto, solidarietà e libertà comune.

Il reddito che voi immaginate MINIMO e PER SOSTENERE LA LIBERTA’ DI LICENZIARCI, noi lo vogliamo DI BASE, UNIVERSALE E INCONDIZIONATO, lavoro o non lavoro, per sostenere la libertà di scelta sulle nostre vite.

Ci siamo interrogati a lungo sul significato delle Sue lacrime, caro Ministro.

Ma la sola cosa che sappiamo, al momento, è quel che fa la differenza: ci sono lacrime, pietistiche e paternalistiche, compatibili col sacrificio dei nostri diritti e dei nostri sogni; e ce ne sono altre scomode, di rabbia, furore e gioia, che non hanno cittadinanza.

Noi precarie e precari, che distribuiamo quotidianamente ricchezza sociale ad un paese che la utilizza non certo per il nostro benessere, il nostro futuro e la nostra felicità, noi “l’Italia peggiore,” oggi riprendiamo la parola sul lavoro, sul reddito, sugli ammortizzatori sociali, sul sistema pensionistico, sulla maternità/paternità, sul welfare, sul modello di sviluppo, sulla vita.

Quest’anno il natale (precario) cade il 22 dicembre

Stay tuned e cerca l’apparizione di San Precario per Roma…

http://www.facebook.com/events/236302856441521/

Quest’anno il natale è precario | Occupy Christmas 22 dicembre 2011

Il Ministro Fornero ha un solo modo di evitare la conversione del Natale in Natale Precario. La lettera dei fedeli di San Precario, che la invitavano a smettere di piangere per dare risposte certe sul mercato del lavoro e le pensioni, l’ha messa in guardia: il 22 dicembre, se alle istanze dei precari non verrà data risposta, San Precario farà la sua apparizione e occuperà il Natale. Già, ma dove?

http://www.facebook.com/events/236302856441521/

Collegato lavoro: non tutto è perduto!

Da Precaria.org. Un anno fa le Camere approvavano il Collegato Lavoro. Una legge/sanatoria per le imprese che colpisce tutti i precari.

Il suo scopo era quello di rendere impossibile l’impugnazione dei contratti atipici (che nella gran parte dei casi sono illegittimi) da parte dei precari, introducendo tempi strettissimi per far valere i loro diritti.

Una volta scaduto il contratto se non lo si impugna entro 60 giorni addio diritti e soldi.

È fin troppo facile immaginarsi i dubbi di chi vive col ricatto del rinnovo: “Se impugno il contratto non me lo rinnovano più, ma se poi non lo rinnovano non posso più impugnarlo?”

La norma è stata congelata fino al 31.12.2011.

Ciò significa che i lavoratori i cui contratti a termine sono già scaduti hanno tempo fino al 31.12.2011 per impugnarli.

Non solo: il termine di 60 giorni a pena di decadenza si applica anche per il caso di trasferimento (da impugnare entro 60 giorni dalla sua comunicazione), di cessione d’azienda (60 giorni dal trasferimento), di appalti simulati (l’enorme galassia delle cooperative).

Ma non è finita qui.

La riforma prevede, anche quando un lavoratore riesca a ottenere la trasformazione del contratto precario in contratto a tempo indeterminato, un tetto al risarcimento che il datore di lavoro deve pagare: al massimo ci paghera’ dodici mesi di stipendio. Questa norma si applica anche a tutte le cause in corso!

Non tutto e’ perduto

E’ arrivato il momento di farglielo pagare.

Restano ancora poche settimane per far causa.

Diamo concretezza alla nostra indignazione.

San Precario non ti chiede tessere ma un contributo in caso di vittoria.

Un anno fa le Camere approvavano il Collegato Lavoro.

Una legge/sanatoria per le imprese che colpisce tutti precari.

Il suo scopo era quello di rendere impossibile l’impugnazione dei contratti atipici (che nella gran parte dei casi sono illegittimi) da parte dei precari, introducendo tempi strettissimi per far valere i loro diritti.

Una volta scaduto il contratto se non lo si impugna entro 60 giorni addio diritti e soldi.

È fin troppo facile immaginarsi i dubbi di chi vive col ricatto del rinnovo: “Se impugno il contratto non me lo rinnovano più, ma se poi non lo rinnovano non posso più impugnarlo?”

La norma è stata congelata fino al 31.12.2011.

Ciò significa che i lavoratori i cui contratti a termine sono già scaduti hanno tempo fino al 31.12.2011 per impugnarli.

Non solo: il termine di 60 giorni a pena di decadenza si applica anche per il caso di trasferimento (da impugnare entro 60 giorni dalla sua comunicazione), di cessione d’azienda (60 giorni dal trasferimento), di appalti simulati (l’enorme galassia delle cooperative).

Ma non è finita qui.

La riforma prevede, anche quando un lavoratore riesca a ottenere la trasformazione del contratto precario in contratto a tempo indeterminato, un tetto al risarcimento che il datore di lavoro deve pagare: al massimo ci paghera’ dodici mesi di stipendio. Questa norma si applica anche a tutte le cause in corso!

Non tutto e’ perduto

E’ arrivato il momento di farglielo pagare.

Restano ancora poche settimane per far causa.

Diamo concretezza alla nostra indignazione.

San Precarinon ti chiede tessere ma un contributo in caso di vittoria.

Verità e giustizia per Cristian de Cupis: fiaccolata alla Garbatella venerdi 16 dicembre

“Non so praticamente nulla di lui. So che aveva trentasei anni e che abitava a Garbatella. Che il 9 novembre è stato arrestato vivo e che il 12 novembre è stato rilasciato morto. Che su un muro del quartiere c’è scritto “Verità e giustizia per Cristian”.

Il 9 novembre, alle ore 9, Cristian De Cupis, 36 anni, abitante e cittadino della Garbatella, viene fermato dalla polizia ferroviaria, accusato di oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale. Dopo nove ore trascorse presso la stazione degli agenti ferroviari Cristian è condotto al pronto soccorso del Santo Spirito di Roma.

Il 10 novembre, il giorno dopo, è trasferito al reparto di medicina protetta di Belcolle a Viterbo. La mattina di sabato 12 novembre Cristian viene trovato morto nella sua stanza d’ospedale.

La famiglia viene avvertita solo a morte avvenuta e non è stata messa nelle condizioni di inviare un perito di parte all’autopsia.

La media italiana dei morti in carcere fa spavento: un decesso ogni due giorni; un suicidio ogni cinque. Dall’inizio dell’anno a oggi, i morti sono stati 168 (59 suicidi). Di cui 8 nel Lazio. E 4 a Viterbo, maglia nera della regione.

Nel nostro Paese lo Stato può sottrarre una persona, attraverso i fermi, sospendendo ogni diritto umano e costituzionale di comunicazione con i legali e le famiglie, e restituirla morta.

Nelle carceri italiane negli ultimi dieci anni sono morte più di 1.900 detenuti: 150 morti l’anno un morto ogni due giorni di cui più di un 1/3 per suicidio. Molte morti in carcere sono stati archiviate come suicidi e morti naturali. Ma i familiari e cittadini si sono ribellati e in tutto il paese continuano a chiedere verità e giustizia per …Stefano Frapporti, Manuel Eliantonio, Stefano Cucchi, Federico Aldovrandi, Rasman, Mastrogiovanni, Marcello Lonzi, Daniele Franceschi, Aldo Bianzino……….

A un mese dalla morte di Christian, la famiglia De Cupis e il Comitato Verità e Giustizia per Cristian De Cupis, molte associazioni del quartiere e cittadini continuano a chiedere a giustizia e verità per Cristian.

Partecipa insieme a loro alla fiaccolata venerdì 16 Dicembre, ore 18 da Piazza Damiano Sauli a Piazza Biffi nel quartiere della Garbatella.

Non si può morire così….

PARTENZA: – Piazza Damiano Sauli

PERCORSO: Via F. Passino, Piazza B. Romano, Via E. Ferrati, Via

Caffaro, Circ. Ostiense, Piazza E. Biffi

ARRIVO: Piazza E. Biffi, per andare sotto casa di Cristian

DATA: Venerdì 16 Dicembre

ORARIO PARTENZA: 18,00

 

Workshop sulla crisi finanziaria | Giurisprudenza RomaTre

Dal Collettivo FuoriLegge: Cercheremo di condurre un’analisi sulle principali dimensioni della crisi e le conseguenti politiche di austerity che, come da prassi, ricadono sui soliti noti. Sono davvero queste la soluzione al problema? o non fanno altro che nasconderlo nel breve periodo? Parteciperanno alla discussione docenti di economia politica dell’università Roma Tre.

Negl’ultimi tempi abbiamo potuto apprezzare al livello mondiale fenomeni di partecipazione con pochi precedenti. Il filo conduttore di queste esperienze si concretizza in qualcosa che da sempre connota i popoli, ma che da poco assume caratteri qualificanti: le persone sentono il bisogno di aggregarsi per condividere preoccupazioni, indignazioni, lotte e conoscenze, ma questa volta al fine di realizzare analisi e riflessioni originali, rispetto alle quali il regime mediatico/politico, per quanto apparentemente plurale, sembra impermeabile. Questo regime non contempla alcuna interpretazione della crisi economica che non sia quella dettata dal mondo finanziario, e non considera affatto quella che viene dalla Rete, frutto dell’auto produzione degli stessi soggetti che si ritrovano nelle piazze di tutto il mondo. I mercati e la finanza, infatti, vengono ormai intesi come un potere “naturale” in quanto incontestabile, sorgente di benessere per quanti lo accettano pedissequamente e vi partecipano, ma sordo determinatore della soccombenza economica di interi paesi, se non di continenti. Una sordità che si estrinseca nei confronti delle istituzioni democratiche, che perdono in modo progressivo la loro sovranità, diventando orpelli macchinosi superflui agl’occhi di chi, invece, sente prepotentemente aumentare il proprio bisogno di partecipazione democratica nella determinazione delle politiche economiche e sociali che connotano quotidianamente le loro vite. Quelle vite che in miriadi di ambiti sembrano inesorabilmente accomunate dalla dimensione precaria, da intendere oggi come la dimensione senza uscita di coloro i quali non hanno più modo di dire “noi la crisi non la paghiamo” (intendendo con ciò un moto di volontà e orgoglio nell’imputare ai veri debitori i loro debiti), quanto più attualmente “noi la crisi non la possiamo pagare”: non esistono più concrete categorie di diritti sociali da rinunciare o da scambiare per una solvenza salvifica. Ed è proprio per questo che chi interpreta gli interessi del sistema bancario, e in Italia sono gli interpreti del commissariamento europeo, ora paiono essere inclini a concetti di equità e sviluppo: è ormai troppo evidente che i superprofitti di alcuni non possono convivere con la precarietà dei molti. Ma la risposta alla speculazione finanziaria da parte di questi pseudo-tecnocrati rientra pienamente nel meccanismo della speculazione stessa. E così quegli stessi tecnocrati saranno obbligati a derogare alle regole “non regole” del mercato tanto idolatrate, aprendo le saracinesche di fondi monetari internazionali, creati, in fondo, proprio nella consapevolezza del non poter far altro che ricapitalizzare le economie predestinate al collasso. Questo ciclo, che è quantomeno intuito dai tanti che si aggregano in giro per il mondo, è praticamente ignorato dalle opposizioni del nostro paese, ancora perse nella scelta tra lo statalismo e il rispetto del dio mercato, e soprattutto ferme nell’analisi alla richiesta di dimissioni di Berlusconi, in modo talmente improduttivo che a provocarle è bastato un sorrisetto di Sarkozy.

Non esistono in questo paese proposte alternative. Questo dato di fatto ci induce inesorabilmente alla ricerca di luoghi collettivi capaci di alleviare il bisogno di confronto e di elaborazione, di analisi e di proposta, fuori da vecchi schematismi e scevri da settarismi inattuali al cospetto di una nuova sfida per i 99% di ogni dove: trovare la forza di creare dal basso una vera opposizione internazionale all’oppressione impostaci dai mercati e dai banchieri, che già ormai da tempo hanno individuato la preda, nell’imminenza di un’aggressione ai diritti sociali senza precedenti in Italia, chiamata austerity. Per far ciò, accogliendo l’intenzione generalizzata nel nostro ateneo di creare una assemblea capace di rispondere ai bisogni predetti, il collettivo di giurisprudenza di roma3 crede sia opportuno organizzare un workshop su questi temi, aperto a tutte le realtà e a tutti gli individui che si pongono criticamente gli interrogativi per la costruzione di un’alternativa reale e che, nel rispetto dei valori dell’antifascismo, dell’antisessismo e dell’antirazzismo, siano inclini al dibattito e alla discussione, ovviamente orientata prima di tutto alla conoscenza dei fenomeni economici finanziari, ma poi incline anche a criticarne i fondamenti. Le modalità di una tale presa di coscienza consisteranno, per nostra iniziativa, nella produzione di documenti di avvicinamento al workshop, contenenti analisi e prese di parola interessanti e costruttive, in un divenire di autoformazione che può e deve essere stimolato dalle adesioni alla giornata e da ciò che ognuno si sente di proporre all’attenzione degli studenti, culminando così in un giorno, nella metà di dicembre, che sarà organizzato proprio alla luce dei contributi fruiti fino a quel momento.

Nella speranza di una partecipazione ampia e condivisa.

Martedi 13 dicembre dalle 16 – AULA 7 Facoltà di giurisprudenza Roma tre Via Ostiense 159

evento fb:
http://www.facebook.com/events/178017065626953/

Napoli, 10-11 dicembre: “Verso la costruzion​e della rete europea per l’acqua bene comune”

Il 10 e 11 dicembre si terrà a Napoli l’assemblea “Verso la costruzione della rete europea per l’acqua bene comune”, cui prenderanno parte attivisti per l’acqua bene comune provenienti da tutta Europa.

L’obiettivo dell’incontro è avviare il processo di costituzione di una rete europea che metta assieme – in uno spazio comune – tutti i movimenti, le associazioni, i sindacati e i gruppi sociali che lottano in Europa per l’acqua bene comune. Una rete che possa definire una “piattaforma condivisa”, ossia gli elementi di fondo di un’azione e di un progetto comune, identificando di volta in volta campagne e strumenti da adottare, come ad esempio l’ ICE.

Crediamo che dalla crisi non possa esserci un’uscita di tipo finanziario. Tantomeno pensiamo che le ricette neoliberiste e privatrizzatrici che ci hanno portato al disastro possano rappresentare in alcun modo una soluzione ai problemi sociali ed economici in cui versa l’Europa. Al contrario, proprio il governo partecipato dei beni comuni fondamentali, a partire dall’acqua, è una chiave di volta fondamentale per assicurare a tutti l’accesso a beni vitali essenziali, per ridefinire un nuovo modello sociale europeo, per costruire le basi di un’altra economia, sociale e solidale, e di un’ Europa dei diritti e dei beni comuni, lasciandoci alle spalle con la crisi anche l’Europa del mercato e della competizione.

 

 

Programma 10-11 dicembre 2011

Castel dell’Ovo, Napoli

“Verso la costruzione della rete europea per l’acqua bene comune”

Sabato 10 dicembre

ore 10,15-10,30 Saluti e apertura dell’assemblea

Saluto del Sindaco di Napoli, Luigi De Magistris
Intervento del Comitato Acqua Pubblica Napoli

ore 10,30-13,45 prima sessione
 “La piattaforma condivisa della Rete: quali elementi e obiettivi comuni del movimento europeo per l’acqua?”
Coordinano i lavori Tommaso Fattori, Enzo Vitalesta e Gabriella Zanzanaini

ore 11,30 pausa caffè

ore 13,45-14,45 pausa pranzo

ore 14,45-19 seconda sessione
 “Come costruire la Rete? Il percorso, l’organizzazione, le prossime tappe (fra cui il FAME di Marsiglia)”
Coordinano i lavori Renato Di Nicola, Marco Iob e Franco Russo

ore 16,30 pausa caffè

Domenica 11 dicembre

ore 9-14: terza sessione
“Quali strumenti per realizzare gli obiettivi comuni? Campagne, iniziative dei cittadini europei, petizioni etc
Coordinano i lavori Caterina Amicucci, Corrado Oddi, Comitato campano/napoletano Acqua Pubblica

ore 11,30 pausa caffè
* E’ prevista la traduzione simultanea Inglese-Francese-Italiano

In assemblea potranno intervenire, nelle tre sessioni di lavoro, tutt* coloro che chiederanno la parola.

Sono previsti interventi di alcuni ospiti, fra cui Alberto Lucarelli, assessore ai Beni Comuni al Comune di Napoli e gli interventi di rappresentanti di organizzazioni, reti, sindacati e movimenti sociali europei, in particolare hanno assicurato la loro presenza: Gerasimos Arapis – Hspech (Grecia); Luis Babiano – Aeopas (Spagna-Siviglia); Eloi Badia – Engineers Without Borders (Spagna-Barcellona); Santiago Barajas (Spagna – Madrid); Pierre Bauby (France); Jacques Cambon  Attac (Francia); Barbara Castro Urio -Movimiento 15m (Spagna – Barcellona); Birgit Daiber -RLS (Germania); Pilar Esquina (Spagna-Madrid); Monica Espinoza -WSF (Belgio); Ermioni Frezouil -Medsos  (Grecia); Michal Gazovic -Ludiavoda (Slovacchia); Dorothea Härlin -Berliner Wassertisch/GiB (Germania); Santiago Matin Barajas – Ecologistas en Accion (Spagna – Madrid); Georgi Medarov – Za zemiata (Bulgaria); Quim Perez – Ecologistas en Accion (Spagna – Barcellona); Mihaela Popa (France); Anna Poydenot -Ierpe (Belgium); Renato Sabbadini -RLS (Germania);  Pablo Sanchez Centellas -European Public Services Union; Muriel Santoro -Foundation France Libertés (France); Dimitra Spatharidou- Medsos (Grecia); Theodoros – Sindacato della Funzione Pubblica (Grecia); Thierry Uso – Aquattac (Francia); Gabriella Zanzanaini -Food and Water Watch-Europe (Belgio).

 

 
Informazioni logistiche:

 

l’incontro si svolgerà presso Castel dell’Ovo, Via Eldorado, 3 Napoli (vedi mappa).

Per arrivare dall’aeroporto di Capodichino:
Prendere l’Alibus e scendere a P.zza Municipio. Da qui bus R3 (o equivalente) in direzione Mergellina, fermata piazza Vittoria.

Per arrivare dalla stazione centrale di piazza Garibaldi:
– metropolitana in direzione Pozzuoli con fermata a piazza Amedeo* o Napoli Mergellina;
– bus 601 per piazza Vittoria;
*(da piazza Amedeo si può raggiungere la sede con una passeggiata a piedi)

Orario di apertura: lun-ven 8:00-19:00; festivi 8:00-14:00 La zona del Castello non ha una buona disponibilità di parcheggi. Il Castello è accessibile per i disabili.
per l’ospitalità potete consultare il sito dell’Ostello per la Gioventù e prenotare direttamente con convenzione per il convegno. Questi i costi:
Camerata 4 letti, con bagno: euro 16,00
Camera doppia, con bagno: euro 19,00
Camera doppia, uso singola, con bagno: euro 25,00

E’ anche possibile prenotare via mail a questo indirizzo: napoli@aighostels.com.
E’ necessario indicare: partecipazione al convegno, nome, cognome, numero e data delle notti, tipologia di camera e numero di telefono.
E’ necessario portare con se asciugamani e sapone.
 

Per arrivare: dall’areoporto di Capodichino prendere l’ALIBUS fino a Piazza Garibaldi, dove si trova la stazione Centrale, al cui interno puoi prendere la metro linea 2 direzione Pozzuoli e scendere a Mergellina, la quarta fermata.
Quando esci dalla stazione vai a destra prima del Tunnel sempre sulla destra c’è una salita in cima alla quale c’è l’ostello.

Altre possibilità di alloggio non convenzionate a questo link

 

Vi aspettiamo a Napoli!

Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua
Per Info:

E-mail: segreteria@acquabenecomune.org
Telefono: 329 5315090