Carcere - Anche le Vallette in rivolta
fonte: bello come una prigione che brucia - trasmissione anticarceraria su radio blackout
La censura su quanto avviene nelle carceri è funzionale alla loro sopravvienza. La censura è lo strumento che i media stanno impiegando per ridurre la portata della mobilitazione di massa della popolazione detenuta. Apprendiamo da una lettera inviataci da un prigioniero del carcere Lo Russo Cotugno (Le Vallette) di Torino, che uomini e donne reclusi hanno iniziato a mettere in atto diverse forme di lotta e di protesta.
Come ci racconta un amico, tutto è iniziato il 14 agosto. "Quando al Tg5 è passata la notizia che oltre 200 parlamentari europei avrebbero solcato i cancelli delle carceri italiane, qui alle Vallette tutti i blocchi si sono trasformati in uno stadio". A differenza dell'effetto sedativo pubblicamente pianificato e auspicato da Ionta e Alfano, la passerella dei misericordiosi rappresentanti istituzionali ha suscitato l'effetto opposto. Era giusto l'ingrediente che mancava per trasformare un agosto di rassegnazione in un crescendo di proteste e iniziative. Non appena la notizia è circolata all'interno del carcere è stato indetto uno "sciopero della fame di 3 giorni e battitura delle sbarre a qualsiasi ora con urla euforiche. Tutti hanno urlato la loro rabbia".
La lettera, pervenutaci come sempre con un "certo ritardo", ci conferma che il 17 agosto lo sciopero era ancora in corso, aggiungendo che le sezioni del femminile intendevano proseguire e che, nei giorni successivi, tutti i detenuti in lotta avrebbero intrapreso uno sciopero della spesa per 3 settimane.
E' ovviamente indispensabile diffondere la notizia e innescare la solidarietà.
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