La farsa dell’emergenza economica: parte II

1. A leggere i commenti sui giornali, a partire da quello di Alesina e Giavazzi sul Corriere della Sera del 16 luglio, il dibattito politico ed economico verte esclusivamente sul fatto se la manovra finanziaria varata in questi giorni sia credibile per i mercati e, quindi, sufficiente. Solo in seconda battuta, qualcuno interviene sull’entità e sul merito dei sacrifici richiesti, ma sempre in un’ottica di necessità inevitabile per evitare il peggio. Due sono i protagonisti indiscussi che animano il dibattito: i mercati finanziari e il rischio di default.
I primi vengono considerati come agenti economici neutri, oggettivamente e quasi metafisicamente definiti, giudici crudeli e inflessibili ma imparziali della credibilità, dell’efficienza e della reputazione di uno stato sempre meno sovrano. Le società di rating ne rappresentano le preferenze, anch’esse imparziali e oggettive. I mercati finanziari, in fondo, coincidono con il senso comune, l’opinione pubblica generalizzata, non influenzabile da decisioni individuali.
Il secondo protagonista è il default (fallimento), presentato come il peggiore di tutti i mali, causa di ogni possibile iattura nel futuro. Di converso, la riduzione del deficit pubblico e quindi l’eliminazione del rischio di default viene visto come condizione indispensabile per la crescita economica e della ricchezza, in grado di favorire quelle magnifiche sorti progressive che ci renderanno finalmente felici e contenti.
Tali costruzioni ideologiche sono ben sedimentate a livello sociale e di intellighenzia e costituiscono una delle basi, comune sia a destra che a sinistra, su cui si fonda il meccanismo biopolitico dello sfruttamento contemporaneo della cooperazione sociale. Ciò che distingue la sinistra dalla destra è al limite il metodo per consentire tale sfruttamento, a partire, però,  dalla comune negazione della sua esistenza e di qualsiasi conflitto di classe che ne potrebbe derivare.
Prosegui la lettura »

La farsa dell’emergenza economica: parte I

L’emergenza ha sempre caratterizzato le decisioni salienti della politica italiana, soprattutto quando si tratta di tematiche socio-economiche. La politica dell’emergenza – si sa – è diventata lo strumento principale dell’arte del comando. Certo, da sola, rischia di non essere sufficiente, se non è accompagnata anche da una “predisposizione istituzionale” che accomuna maggioranza e opposizione, sotto l’egida del presidente della repubblica.

Nell’estate del 1992, la necessità di operare in fretta e firmare accordi capestro ai danni dei lavoratori e delle lavoratrici (abolizione della scala mobile) era dettata dall’emergenza di entrare nell’Europa dell’euro.

Nell’estate 2011, la necessità di operare in fretta e promulgare leggi finanziarie draconiane, oltre ad accompagnarsi ad accordi sindacali, di nuovo a danno dei lavoratori e delle lavoratrici (ridimensionamento del contratto collettivo di lavoro) è dettata, invece, dalla necessità di non uscire dall’Europa dell’euro.

Prosegui la lettura »

Pisapia: 528mila euro per 15 consulenti… “precari”!

Vi ricordate l’incontro San precario-Candidati Sindaco alla Casa della Cultura lo scorso novembre? Molti degli oltre 300 cittadini presenti non hanno scordato le parole di Giuliano Pisapia sulla precarietà. Incalzato da alcuni presenti l’ex parlamentare di Rifondazione Comunista aveva solennemente dichiarato tra lo sconcerto generale: ‘Eliminerò la precarietà a Milano’. A queste parole era seguita la condivisione di una lettera in cui prometteva quantomeno la risoluzione del problema per i precari del Comune di Milano e soprattutto per le migliaia di cittadini precarizzati dalle innumerevoli società partecipate da Palazzo Marino, che ricordiamo è il primo datore di lavoro della città. Senza parlare degli interinali, degli stagisti e delle centinaia di dipendenti di settori e servizi esternalizzati negli oltre 20 anni di giunte azzurroneroverdi, ormai fuori dai conteggi e dalle garanzie ancora previste dall’organigramma comunale.
Prosegui la lettura »

E mò Basta! Sgomberato il FOA Boccaccio 003 a Monza!

Questa mattina alle ore 7.00 con la solita messinscena di mezzi  e uomini in divisa, il cui costo e mantenimento è a carico del bilancio pubblico,  è stato sgomberasto per la terza volta il F.O.A. Boccaccio 003.

Nulla di sorprendente. In una città come Monza e in una provincia coma la Brianza, rette entrambi da giunte forcaiole e corrotte, più intente a fare affari speculativi che pensare ai propri residenti, una simile azione non stupisce.

Viene meno, per il momento, un centro di aggregazione che aveva iniziato un percorso di analisi e azione sociale sul tema della condizione precaria, aprendo un Punto San Precario, inserito come altre realtà metrolombarde nel percorso degli Stati Generali della Precarietà e nella costruzione dello sciopero precario in autunno.

Nell’attestare la totale solidarietà al Boccaccio 003, siamo anche certi che nel giro di poco tempo un nuovo spazio autogestito sorgerà nell’area. Nulla di sorprendente, appunto. Soprattutto a fronte dell’acuirsi delle contraddizioni sociali e del lavoro che l’attuale situazione economica ha reso sempre più manifeste.

Per ogni spazio sociale e di pensiero critico che si chiude, altri ne fioriranno, soprattutto laddove la notte della ragione è sempre più nera e la stupidità del potere più diffusa!

San Precario

primo appuntamento: giovedì 7 luglio 2011 21.30.00 – Manifestazione contro lo sgombero – Luogo: Largo Mazzini davanti la Feltrinelli (Adiacenze staz. fs)

secondo appuntamento: rioccupazione!!! (in nottata tra il 7 e l’8 luglio 011)

segui su:

http://boccaccio.noblogs.org/

http://www.monzagiovani.org/

Ieri la Val di Susa era stupenda!

Ieri in Val di Susa una comunità ha assediato una fortezza. Ieri lo Stato ha risposto a questo assedio con più di mille candelotti di gas lacrimogeno.
Lacrimogeni sul corteo, lacrimogeni nel bosco, lacrimogeni ad altezza uomo, lacrimogeni in faccia alle persone.
Ieri in Val di Susa c’era la gente in azione. Una comunità composta da una miriade di modi diversi di approciarsi alla vita, persone che salutavano dalla finestra chi si avviava verso i sentieri, persone che urlavano di rabbia mentre i lacrimogeni gli arrivavano in testa, una comunità che soccorreva chi era intossicato, gente fiera di ciò che è e sarà, persone che hanno fiducia in se stesse e non nello Stato, un gruppo coeso che avanzava, scappava, rideva, urlava, piangeva, gente che tossiva, si inerpicava per i sentieri, una moltitudine che si riempiva il viso di succo di limone, una comunità che ama la sua terra,  fatta di colori e odori, persone che lottano contro l’ingiustizia e la tracotanza, un popolo sudato e accaldato, una folla che gioiva appena sentiva una buona notizia, una comunità che, nelle sue mille sfaccettature, era unita e forte.

Ieri in Val di Susa c’era chi stava da una parte e chi stava dall’altra.

Ieri la Val di Susa era stupenda.

Prosegui la lettura »