FOA Boccaccio: still feel like rioting. Tutti a Monza stasera!

E’ stato sgomberato il Foa Boccaccio, un’esperienza capace di vivere e trasformare la metropoli; luogo vitale di cospirazione precaria, di aggregazione sociale e di produzione culturale. Realtà avversa alle logiche di profitto e quindi aliena alla monza di oggi, una città vetrina, scintillante per pochi e precarissima per i più .Con il Boccaccio abbiamo condiviso e costruito ogni mayday, le apparizioni di san precario e le sue vertenze brianzole, a fianco del Boccaccio saremo stasera, domani, per tutto il tempo necessario, con ogni mezzo necessario.

Rete San Precario Milano (a seguito la convocazione)

 

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Presentazione del secondo numero dei Quaderni di San Precario

Mercoledì 4 maggio dalle 21. Spazio ShaKe – Interno 4 (MM3, tram 9) viale Bligny 42
San Precario, il Santo di tutti i precari e le precarie, invita i suoi devoti e non solo alla presentazione del secondo volume dei Quaderni per accrescere in conoscenza e coscienza, per apprendere di lotte virtuose, per essere contaminati dalla voglia di sciopero precario.


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Anatema di San Precario contro l’apertura dei negozi il primo maggio

 

Cari negozianti
Gentili manager
Cordiali dirigenti
Chiarissimi Amministratori Delegati

Voi che sul lavoro delle precarie e dei precari costruite le vostre fortune,
voi che in nome della flessibilità degli orari ingabbiate i vostri dipendenti,
voi che ritenete che lavorare sia semplicemente il piacere di una scelta libera e gioiosa,
voi che siete forse liberi di scegliere ma obbligate alla coazione al lavoro tutti i vostri dipendenti,
voi che volete tenere aperte le vostre attività anche durante il 1 maggio, festa dei lavoratori e non del lavoro,
che su di voi cada la maledizione di San Precario.

Vi ricordate il 2004? Anche allora tentaste di scippare la festa dei lavoratori e San Precario fece sentire la sua rabbia picchettando i vostri negozi e chiudendo le attività aperte. Quest’anno volete addirittura far lavorare interinali per sostituire le lavoratrici e i lavoratori che giustamente sciopereranno contro la vostra decisione.

San Precario vuole farvi ravvedere e aiutarvi a prendere la decisione più giusta:

non tenete aperti i vostri esercizi commerciali. San Precario vi assicura che in questo caso, sì che ve ne pentirete.

Mayday 2011: Cavalchiamo la tigre della precarietà

Per dieci anni la Mayday Parade è stata il primo maggio dei precari e delle precarie: l’espressione della nostra creatività, il luogo dove ci siamo riconosciuti, dove abbiamo coltivato le nostre relazioni e i nostri desideri e dove abbiamo reso visibili la nostra gioia e la nostra rabbia. Decine di migliaia di precari l’hanno animata, colorata, gridata e partecipata. Dopo undici anni sappiamo che la Mayday come spazio di espressione e visibilità, come momento di inclusione e ricomposizione della precarietà, ha vinto: oggi persino il papa e il sindacato confederale parlano di precarietà, mentre nelle piazze la generazione precaria esplode di rabbia. È tempo di esigere che i nostri desideri diventino realtà.

Stiamo cavalcando la tigre della precarietà, perché viviamo ogni giorno nell’incertezza ma anche perché sappiamo qual è la nostra forza. Il governo e l’Europa ci impongono privatizzazioni, licenziamenti, austerità, tagli, sacrifici. Non temporaneamente, per effetto della crisi, ma come politica necessaria e senza alternative per gli anni a venire. Di contro, la condizione precaria è diventata un soggetto politico autonomo, che crea azione politica: pone domande, individua soluzioni e sviluppa conflitto.

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Dagli Stati Generali della Precarietà: verso lo sciopero precario!

Immaginate se un giorno i call center non rispondessero alle chiamate, se i trasporti non funzionassero, se le case editrici che sfruttano il lavoro precario fossero bloccate, se le fabbriche chiudessero, se la rete ribollisse di sabotaggi, se gli hacker fermassero le reti delle grandi aziende, se i precari si prendessero la casa che non hanno, gli spazi che gli sono negati. Immaginate se i precari e le precarie incrociassero le braccia, diventassero finalmente protagonisti e dimostrassero che sono forti: il paese si bloccherebbe.

È così che immaginiamo lo sciopero precario, che è stato al centro della terza edizione degli Stati Generali della Precarietà, che si sono tenuti a Roma dal 15 al 17 aprile. Centinaia di precari e precarie ne hanno discusso, per fare sì che uno sciopero precario non sia più un ossimoro, cioè un’espressione che contiene due parole inconciliabili tra loro: sciopero e precario. Perché si sa, i precari non possono scioperare: sono soggetti a ricatti troppo grossi, hanno interiorizzato la sconfitta e la sottomissione al volere delle aziende, sono addirittura i datori di lavoro di se stessi, sono ricattati dal contratto di soggiorno per lavoro e dal razzismo istituzionale. Non vorranno davvero osare ciò che nessuno riesce nemmeno a immaginare.

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