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Per uno spezzone metropolitano della ri/generazione precaria
La crisi ha un merito: fa comprendere che il mondo del lavoro e del non lavoro stanno sulla stessa barca, e che rischia di affondare. Operai, migranti, atipiche, partite Iva mono-committenti, studenti, disoccupate, tutte e tutti precari. E la precarietà è allo stesso tempo unificante e frammentata. Unificante perché è il modo attuale dello sfruttamento insito nel rapporto di lavoro, fatto di subalternità e ricattabilità. Frammentata, perché ognuno la percepisce in modo diverso. Come reagire? Le forme sindacali non sono adeguate e le proposte dei partiti politici “amici” (si fa per dire) fanno acqua da ogni parte. La cassaintegrazione è scambismo politico e sperequazione.
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In Italia sei lavoratori su 10 non sono tutelati dall’art.18. E anche quando chi è garantito può finire vittima di un licenziamento collettivo. Solo dopo aver introdotto un reddito di base si potrà parlare di riforma del lavoro.
Una risposta ad Alesina e Giavazzi A leggere l’editoriale di Alesina e Giavazzi pubblicato sul Corriere della sera di domenica, uno spettro si aggira per l’Italia. È lo spettro dell’art. 18, causa di ogni male, in particolare della precarietà.
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Il presidente rimanda alle camere il ddl del governo. In fondo in fondo tutti se lo aspettavano. La motivazione è chiara: il testo è un pasticcio unico e introduce l’arbitrato in modo così platelale da non poter essere accettato neanche dal Timidone del Quirinale. In un paese in cui si è abituati a far firmare le dimissioni in anticipo (per tutelare la parte debole, l’imprenditore, costretto a subire le angherie continue dei lavoratori) una norma del genere avrebbe sostituito de facto il giudice con “l’arbitro”. E lo sanno tutti che l’arbitro è un venduto. In ogni caso, per quanto la notizia sia positiva, c’è poco da sperare per il futuro. Si vede lontano un miglio che Napolitano non è un grande giocatore di ping pong; anzi, non è un grande punto e basta. Tempi cupi ci attendono.Ancora più cupi
Il presidente della Repubblica stoppa il testo che disciplina i rapporti di lavoro varato dal governo
Era previsto che già nel contratto di assunzione, in deroga dai contratti collettivi, si possa stabilire il ricorso all’arbitro
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