Repubblica.it – 07 dicembre 2010
A rischio molti servizi su pensioni e assistenza. I calcoli di Nidil-Cgil in seguito al taglio del 50 per cento della spesa. La riduzione dei contratti di lavoro precari negli uffici pubblici provocherebbe lunghe code agli sportelli.
ROMA – Tutti a casa: precari e interinali. Il conto alla rovescia è cominciato: a gennaio 2011 un esercito di lavoratori della pubblica amministrazione rischia di perdere il posto. Almeno 3.250 secondo i calcoli della Nidil Cgil, tra Inps, Viminale e Inpdap. Sul tavolo degli imputati, la manovra di bilancio approvata a luglio scorso (decreto 78/2010), che taglia del 50% la spesa per lavoro temporaneo nelle amministrazioni dello Stato, anche a ordinamento autonomo e nelle università. A rischio sono dunque tutti i contratti di somministrazione (cioè gli ex interinali), a tempo determinato, co. co. co., formazione lavoro e lavoro accessorio.
“Nel taglio – spiegano al sindacato – sono comprese tutte le amministrazioni centrali dello Stato, che possono avere diramazioni territoriali, come accade per gli istituti previdenziali. La legge stabilisce inoltre che le disposizioni di riduzione della spesa costituiscono “principi generali, ai fini del coordinamento della finanza pubblica, ai quali si adeguano le regioni, gli enti del Servizio sanitario nazionale e gli enti locali”. Ciò significa che si potrebbero produrre ulteriori tagli se le autonomie locali e il Ssn si adeguassero alla normativa”.
La Ragioneria generale dello Stato nel 2008 valutava che le persone legate da contratti precari con l’amministrazione pubblica erano circa 200mila. La Nidil Cgil fornisce però un calcolo prudenziale dei futuri tagli, limitato a soli tre casi: “Le persone colpite oggi dal taglio di Tremonti sono sicuramente oltre 3.250, tra Inps (1.800 lavoratori in somministrazione tuttora in forza), ministero dell’Interno (650 lavoratori a tempo determinato e 650 in somministrazione già tagliati a luglio) e Inpdap (circa 150 lavoratori in somministrazione)”.
E cosa fanno oggi questi lavoratori? “Servizi utili ai cittadini e alle imprese – risponde la Cgil – al ministero dell’Interno si occupano dei permessi di soggiorno per gli immigrati, evitando così che gli agenti di polizia si preoccupino di scartoffie invece che della sicurezza dei cittadini; all’Inps sono impegnati nelle prestazioni pensionistiche e di indennità di disoccupazione; all’Inpdap sono occupati non solo nelle prestazioni, ma anche nella gestione del patrimonio e, addirittura, nell’avvocatura”. Insomma i tagli rischiano di comportare “una drastica riduzione della qualità e quantità dei servizi pubblici o la loro cessazione di fatto”. La Cgil ricorda poi che “il taglio farà risparmiare allo Stato solo 100 milioni di euro per gli anni 2011, 2012, 2013 a fronte di una manovra di bilancio pari a oltre 12 miliardi per il 2011 e a circa 25 miliardi per gli anni successivi. Il taglio al lavoro precario incide, quindi, per lo 0,8% sull’ammontare della manovra per il 2011 e per lo 0,4% su quello per gli anni 2012 e 2013”.
Non è tutto. I lavoratori precari della P. A. rischiano di rappresentare un pezzo nascosto della crisi. “Quando infatti le imprese private vanno in difficoltà, anche i loro lavoratori precari possono utilizzare forme di ammortizzatori sociali in deroga. Questo nel settore pubblico non è ancora previsto – avverte la Cgil – perché non esistono questi strumenti di sostegno sociale ed economico, pur trattandosi di un vero stato di crisi nel quale si licenziano lavoratori”.
VLADIMIRO POLCHI