Sui fatti della notte tra il 3 e il 4 novembre
COMUNICATO
Questo comunicato nasce non per fare vittimismo o per implorare una qualunque persona o istituzione a crederci. Non ci aspettiamo prese di posizione dalle alte sfere. Questo comunicato nasce, nel rispetto e nella solidarietà ai compagni coinvolti, per l'esigenza di verità sui fatti della notte tra sabato 3 domenica 4 novembre.
Questa storia vogliamo, possiamo e dobbiamo raccontarla solo noi.
Chi c'era, chi sa, chi conosce i fatti. I giornali strimpellino pure le loro canzoncine preimpostate, usino pure a loro piacimento le loro fonti (sconosciute) ma sia lasciata a noi la versione reale.
Nella notte tra il 3 e il 4 novembre alcuni di noi sostavano tranquillamente fuori da un locale della città vecchia, totalmente inconsapevoli che di lì a poco si sarebbero trovati a dover fronteggiare un'aggressione che ha una firma chiara e nitida a tutti. Che lo si ammetta o no.
Una squadraccia (e non prendiamoci in giro, il vocabolo è accuratamente scelto e politicamente usato) arriva nel vicolo Manfredi che pullula di ragazzi e ragazze ed inizia a menare botte all'impazzata. E non schiaffi e pugni. Sono arrivati con mazze in mano e cinghie al polso.
Qualcuno dopo pochissimi minuti è già una maschera di sangue ma strenuamente si difende, pochi altri intervengono a fermare quel massacro. Tra questi, i contusi �??casuali�?�, non picchiatori di professione, non armati di tutto punto, e una ragazza intervenuta solo verbalmente nel tentativo di fermare quell'accanimento. Questi, incredibilmente alla stessa stregua di �??quegli altri�?�, sono stati fermati per quasi 12 ore in questura (senza che venisse loro detto chiaramente di essere in stato di fermo) e poi messi ai domiciliari fino al processo di convalida che si è tenuto lunedì nel primo pomeriggio. Uno di NOI è rimasto ai domiciliari in attesa del processo vero e proprio che si terrà il 15 novembre.
Ora veniamo al dato su cui ogni giornale ha speso (o meglio, sprecato) il suo inchiostro: la politica. I personaggi che sono arrivati in via Manfredi, che siano tesserati o no, sono noti a tutti per la loro appartenenza politica fatta di odio, razzismo e discriminazione, ovvero tutto ciò che quotidianamente combattiamo e per cui investiamo il nostro impegno sociale. Al di là dei distinguo di partiti, associazioni e simili, sono tutte realtà afferenti alla galassia della destra neofascista. La tranquillità con cui sabato notte si è compiuta la �??missione�?� squadrista è frutto dello sdoganamento graduale dei neofascisti baresi a cui sono stati concessi piazze, spazi, strade e impunità dalle istituzioni che nelle grandi occasioni ricordano le giornate di agosto del 1922 e l'ardito Di Vittorio.
Di contro a costoro, la celeberrima �??banda opposta, della sinistra radicale e vicina ai centri sociali�?�. Prima di essere più o meno radicali e prima di frequentare supposti centri sociali (che, lo ripetiamo ancora, a Bari non ce ne sono!) siamo tutti ANTIFASCISTI.
�??Antifascismo dovere sociale�?� è uno degli striscioni che più sentiamo nostri. Essere antifascisti è il nostro istinto primario, che ci dice da che parte stare in ogni ambito della nostra attività politica, che ci salva dal baratro dell'indifferenza e del qualunquismo. E che sopratutto oggi non ci fa avere paura. Ci dà forza un ideale che 70 anni fa fu di chi DAVVERO, con ogni mezzo e con tutta la forza che dà l'ideale della libertà, ha liberato le strade dai fascisti.
Siamo stati colpiti sabato, è vero, ma due dati ci importa sottolineare: che ci siamo difesi, legittimamente e a mani nude, e che IL NOSTRO LAVORO CONTINUA, con più forza ancora.
Non abbiamo paura, nè mai ne avremo a dichiararci PARTIGIANI. Anche perchè quella di sabato notte è stata Resistenza, prima che legittima difesa.
Gli/Le Antifascisti/e Baresi
Fonte:
informa-azione