Sembrava un episodio, peraltro subito condannato dal rettore con una lettera inviata a studenti e docenti. L�??aggressione verbale subita, circa dieci giorni fa, da uno studente che aveva cercato di evitare che si strappassero alcuni manifesti sulla giornata contro l�??omofobia, a firma dell�??associazione Bocconi Equal Students (Best), doveva essere una brutta parentesi da archiviare in fretta. Ma non è stato così: mani omofobe hanno imbrattato alcuni poster con insulti e un volgare riferimento alla Shoah. A finire nel mirino sono stati i manifesti che pubblicizzavano un convegno, organizzato dalla stessa Best, che si è tenuto lunedì scorso. Il blitz ha avuto luogo al quarto piano dello storico edificio di via Sarfatti, lo stesso dove era stato aggredito verbalmente lo studente. A incastrare l�??autore (o gli autori) del gesto, ci potrebbero però essere alcune telecamere.
�??Uomini che amano le donne�?� era il titolo del convegno sul talento femminile in ambito lavorativo, e al quale ha preso parte, fra gli altri, Ivan Scalfarotto, vicepresidente del Pd e militante Glbt. Gli insulti sono stati scritti con penna e pennarello blu: �??I froci si curano a Zyklon b�?� (usato nei campi di sterminio nazisti) e �??L�??hiv la vostra punizione�?�, sopra ad una freccia che punta diritto al nome dell�??associazione bocconiana che si batte per i diritti delle persone Glbt. Tra gli studenti c�??è il timore che i rigurgiti omofobi possano presto trovare altri fanatici sostenitori.
I tecnici dell�??università stanno già visionando le immagini catturate dalle telecamere a circuito chiuso. Dal rettorato viene fatto sapere che, qualora si dovesse risalire ai responsabili delle scritte, questi saranno immediatamente deferiti alla commissione disciplinare. «Ora bisogna tutelare e incoraggiare i ragazzi dell�??associazione �?? dice Scalfarotto �?? anche perché bisogna evitare che si verifichi un�??escalation di casi del genere. Purtroppo, la legge Mancino non è stata mai estesa alle tesi omofobiche. Mi chiedo però se scritte del genere, in un Paese civile, non creino sufficiente allarme sociale da poter essere deferite alla magistratura».
Fonti:
Repubblica Milano