Italcementi si rimangia la parola, i dipendenti scioperano

<param

Bergamo – Questa mattina centinaia di lavoratori provenienti da tutti i siti del gruppo Italcementi hanno manifestato a Bergamo per rivendicare il rispetto degli accordi stabiliti, a cui l’azienda ha dichiarato l’intenzione di sottrarsi.

Una manifestazione nazionale che ha interessato le delegazioni dei 14 stabilimenti italiani del gruppo: Calusco, Rezzato, Broni, Colleferro, Matera, Samatzai, Isola delle Femmine, Sarche, Guardiaregia, Scafa, Salerno, Castrovillari, Monselice e Trieste.

Una protesta provocata dall’intenzione del colosso del cemento di sospendere, per poi cessare, le attività produttive nei siti di Scafa (Pe), Monselice (Pd) e Broni (Pv) a partire dal mese di gennaio del 2014. La cassa integrazione prevista dagli accordi con i sindacati sarebbe dovuta servire a rilanciare la produzione non certo a dismettere siti produttivi. A luglio gli operai si erano barricati per giorni nel silos di Vibo Marina in Calabria per protestare contro la proprietà che li aveva messi in cassa integrazione da oltre un anno.

Circa un anno fa il colosso bergamasco era balzato alle cronache per il sequestro, vicino a Colleferro di uno dei principali impianti di produzione di cemento del paese. L’accusa: emissioni oltre i limiti consentiti, in violazione alle prescrizioni dell’Aia (Autorizzazione Integrata Ambientale).

Un pericolo tale da essere definita come un nuovo caso Ilva, come evidenziato dal Gip Giuseppe Cario che faceva presente come “il protrarsi di tale situazione costituisca fonte di pericolo generale”.

Il gruppo della famiglia Pesenti non è noto “solo” per la realizzazione di molte infrastrutture tra cui l’Alta Velocità, il passante di Mestre, diversi lotti della Salerno-Reggio Calabria, ma anche per gli interessi nel mondo dell’editoria (Corriere della sera, Gazzetta del Sud), dalla finanza, dalle bache (Mediobanca, Unicredit), del ramo immobiliare e ovviamente industriale.

Insomma, un gruppo familiare che fin dagli inizi ha saputo scegliere i salotti “più fruttuosi”: come testimonia la crescita dell’azienda durante il periodo fascista, grazie all’amicizia dello zio Antonio con Mussolini. Oppure quando il nonno Carlo, ritorna alla ribalta, accreditandosi difronte alla Costituente negando i legami con il regime e allacciando rapporti con il Vaticano e  la curia bergamasca. E, dulcis in fundo, la presenza nelle liste della loggia massonica P2.

 

Print Friendly, PDF & Email

Leave a Reply

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.