«NATALE IN CASSA INTEGRAZIONE»: Manifesti contro l’accordo di Italcementi

Bergamo – La scorsa notte sono apparsi sui muri della città dei manifesti che denunciano l’accordo sottoscritto dal gruppo Italcementi riguardo alla cassa integrazione per 538 lavoratori di tutta Italia.

La situazione della azienda di Pesenti è un problema che ormai da mesi ha raggiunto carattere nazionale e che vede come protagonisti della trattativa il gruppo bergamasco, il ministero del lavoro e i sindacati confederali.
Proprio questi sono bersaglio della critica dei manifesti, che riprendono ironicamente le locandine dei classici cinepanettoni.

Il titolo del “film” è «NATALE IN CASSA INTEGRAZIONE», accompagnato dalla descrizione: «Film record di incassi (un miliardo e 600 milioni) realizzato da Carlo Pesenti con il fondamentale contributo delle tre sigle sindacali confederali e grazie alla preziosa collaborazione della coppia Renzi – Poletti. I “rottamatori” del mondo del lavoro e del conflitto sindacale. Si ringraziano gli oltre 500 lavoratori sacrificati sull’altare del profitto. A questi lavoratori va tutta la gratitudine di Pesenti che non ha esitato a recapitare ad ognuno di loro il “pacco” natalizio».

Infatti, inizialmente, dopo la vendita del pacchetto azionario di Italcementi al gruppo Heidelberg Cement, la cassa integrazione proposta dall’azienda riguardava 1080 lavoratori su tutto il territorio nazionale e 680 nella provincia bergamasca.

Invece, l’accordo, firmato il 3 dicembre presso il Ministero del Lavoro a Roma, prevede una cassa integrazione straordinaria per riorganizzazione per 20 mesi (dal 1° Febbario 2016 fino al 23 settembre 2017) per un totale di 430 lavoratori. Inoltre è stato sottoscritto un altro accordo per cessata attività dei siti di Scafa e Monselice per altri 108 lavoratori.

Per Bergamo, i dipendenti interessati sono 250 nella sede centrale e 10 nella cementeria di Calusco.

Inoltre rimane in standby l’applicazione dell’art.42 del Jobs Act per il ricorso agli ammortizzatori sociali per gli anni 2017 e 2018, in attesa che sia insediata l’apposita commissione.

L’accordo ha comunque soddisfatto tutte le istituzioni: azienda, sindacati e politici. Numerose si sono susseguite le dichiarazioni di tutti sull’esito positivo della trattativa: «Un passo importante perché mette un punto fermo sugli ammortizzatori sociali dopo mesi e mesi di incertezza» ha commentato Antonio Misiani, deputato del Partito Democratico.

Ma non tutte le parti in causa risultano totalmente soddisfatte: a nutrire dubbi sono i lavoratori stessi, gli ingranaggi principali e reali dell’azienda che hanno lamentato poca chiarezza e comunicazione da parte delle sigle sindacali riguardo alla trattativa. Alcuni si accontentano di aver ricevuto la cassa per un altro anno, ma la domanda ovvia e principale rimane sempre la stessa: e dopo?

Con la vendita della proprietà alla società tedesca, non si delinea alcuna stabilità futura. Nessuno ad ora sa quale siano le priorità di Heidelberg. Il colosso europeo del cemento ha già “assicurato” che la sede centrale rimarrà in Germania, ponendo un grosso punto interrogativo sui lavoratori della sede bergamasca in via Madonna della neve.

Ma allora quale è stato il reale ruolo dei sindacati e dei politici?

Ad avere una lettura più cinica si potrebbe anche affermare che, per le necessità economiche del Signor Pesenti, oltre 500 lavoratori sono stati veramente “sacrificati sull’altare del profitto”. Insomma il proprietario vuol vendere e per i lavoratori si fa quel che si può. Ma non solo.

Qual è la reale funzione della cassa integrazione?

Giustamente, a primo impatto si può pensare ad un vero aiuto economico alle famiglie dei dipendenti di Italcementi. In un secondo momento, a mente fredda, questa prestazione economica appare però una manovra di transizione contenitiva di possibili malumori e, perché no, anche di possibili conflitti. Lavoratori in sciopero e in agitazione risultano un “pacchetto” poco vendibile e allettante per un compratore.

Riassumendo: due aziende in tranquilla compra-vendita economica, mentre i sindacati confederali hanno svolto il loro ruolo burocratico e politici bergamaschi (nazionali e non) compiaciuti dalla trattativa. Così pubblicamente è andato in scena il film per la salvaguardia dell’Italia, di Bergamo e delle oltre 500 “comparse”

I punti di domanda che attraversano questa contrattazione sono molti e rimangono tutt’ora irrisolti. In un mondo dove è sempre più chiara la contrapposizione tra profitto e difesa del posto di lavoro, rimane l’insoddisfazione dei principali attori: i lavoratori e le lavoratrici di Italcementi.

Print Friendly, PDF & Email

One Response

  1. Giuseppe
    Giuseppe at |

    Dimenticate sempre i 130 del CTG da aggiungere ai numeri totali e ai 250 di Bergamo.

    Reply

Leave a Reply

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.