Stazione: prove di sicurezza

Bergamo – Chi ha avuto modo di passare per la stazione negli ultimi mesi si è reso conto di una nuova presenza: per un paio di sere a settimana, dei baschi blu pattugliano la zona. Non sono poliziotti, sono i City Angels. La loro presenza ha destato alcuni interrogativi sul rapporto fra la società e i suoi strati più vulnerabili, fra la città e le sue zone residue.

Vorremo però iniziare pubblicando una lettera pervenuta in redazione, che ben descrive l’umanità presente in stazione, la problematicità che essa porta, il suo essere allo stesso tempo ferina e commovente.

 

“Una stazione nuova e pulita non prevede disordine e sporcizia.

Prevede persone ben allineate, ben vestite e ben intenzionate.

Come nei rendering degli architetti. Con gli alberi e le siepi ben potate.

Ma la stazione, come ogni posto, non può diventare ciò che non è.

La stazione è luogo di passaggio. Luogo di folla. Luogo di lavoratori e studenti pendolari, di tossici e puttane, di sbirri e taxisti, di pusher e trans.

Luogo di molteplici interconnessioni orarie. Al mattino sono cartelle e ormoni, di giorno biciclette e borsette, alla sera balordi e umanità stanca, la notte deserto e risate.

Luogo di ronde retate e violenza.

Di solidarietà dove pensavi di trovare solo la merda.

Di scarpe rotte eppur bisogna andar e vestiti usati che sono da cambiare. Alla Caritas che tanto li danno gratis.

Luogo in cui il comandamento del girarsi dall’altra parte è molto più seguito dell’ama il prossimo tuo come te stesso, che è facile dirlo in chiesa e fare i buoni cristiani a parole.

Ma la merda puzza e poi quello è pure arabo.

E’ la città che li si riversa e passa.

E’ il luogo di passaggio per antonomasia.

Qualcuno va di corsa, qualcuno si ferma.

Qualcuno inizia il viaggio, qualcuno scende e guarda città alta e dice wonderful!

Per qualcuno è luogo non di viaggio ma di commercio o bisogno o incontro.

Per qualcuno è hotel gratis ma menoso che stai dormendo e ti buttano giù dal treno e che coglioni.

Qualcuno ci è pure morto in stazione. Ma sono quelli che occupano 3 righe sul giornale e uno scuotimento della testa.

Qualcuno passa e va al camper a prendere il metano, alle macchinette per le sigarette o il biglietto, a far colazione, a mangiare un hamburger spazzatura, a comprare una dose…

Io non so bene chi ha diritto di starci in stazione e farla un po’ sua.

Spesso mi sono sentito straniero in un mondo che ha le proprie regole e le proprie dinamiche.

A volte invece, assolutamente cittadino di quel mondo.

Un mondo vivo, spesso splendidamente e angosciosamente vivo.

Io non so di chi è la stazione.

Non so chi ha diritto di esserci.

Ma mi chiedo chi ha il diritto di decidere chi non deve esserci.

 Un anno e mezzo fa la città (la giunta, in effetti), si è accorta che in stazione ci sono dei senza fissa dimora.

Nel momento in cui è stato bruciato un treno in effetti, mica per acutezza.

Improvvisamente è balzato agli onori delle cronache il problema marginalità.

Problema vecchio di decenni, che vanta molti tentativi di risoluzione (dalle ronde alle retate, dagli operatori ai gruppi religiosi).

Come se la marginalità si risolvesse dando un letto o un pasto.

Si tenta di curare l’effetto, che sempre è più evidente e fastidioso, e mai le cause.

E’ più facile.”

 

Chi sono allora i “City Angels”, qual è la loro proposta di intervento rispetto alla marginalità? Dal sito ufficiale si può leggere la seguente descrizione: “Ci puoi riconoscere dal basco, simbolo delle forze Onu portatrici di pace, e dalla giubba o maglietta rossa con sopra il nostro logo, un’aquila che protegge la città. Siamo nati nel 1994 a Milano per iniziativa di Mario Furlan. Aiutiamo i più deboli: senzatetto, tossicomani, etilisti, vittime della violenza, persone e animali in difficoltà. Con la nostra divisa siamo un punto di riferimento sicuro per i cittadini e un deterrente visivo per i malintenzionati”. Il loro obiettivo è chiaro: aiutare le persone e, con la loro presenza, essere un deterrente per i criminali.

Purtroppo, ancora una volta, si può constatare che il tema della vulnerabilità viene trattato come un problema di sicurezza dei cittadini. La vulnerabilità è qualcosa da controllare, normare, ridurre. Non è un caso che i City Angels siano stati presentati alla città da Bandera, assessore alla sicurezza, e non da Callioni, assessore ai servizi sociali.

Il rischio che l’approccio esclusivamente securitario possa portare ad episodi come quello di Reggio Emilia dove alcuni volontari sono stati tacciati dal questore per aver diffuso ingiustificato allarmismo sociale.

A Bergamo i City Angels hanno ottenuto senza difficoltà un posto all’interno della stazione autolinee e non può sfuggire che il loro ingresso è corrisposto al ridimensionamento del progetto Terre di Mezzo. L’esperienza Terre Di Mezzo è nata nel settembre 2012 con l’intento di offrire alle persone abusivamente sistemate sui treni e allontanate dai vigilantes un riparo notturno.

Tre operatori a sera, 7 giorni su 7, dalle 22.00 all’1.30, con un furgone da nove posti e 10 posti letto disponibili per gli uomini.

Il servizio è stato interamente finanziato da Trenord, con 80.000 € arrivati a fine agosto 2013. Sono state 435 le persone incontrate in poco meno di un anno di servizio. 1100 notti di accoglienza distribuite secondo due sole regole: non si fanno due notti di fila, a meno che non ci siano altri richiedenti, e chi ha dormito meno notti nel mese in corso ha la precedenza.

Lo scopo del servizio è diventato ben presto quello di essere una possibilità in più, non imposta, ma disponibile. Con ognuna di queste persone è stata instaurata una relazione, seppure minima, che con alcuni, ha permesso un aggancio ai servizi preposti come ad esempio assistenti sociali, centri di ascolto e comunità.

Il lavoro di rete ha consentito delle svolte nelle storie personali di qualcuno.

Questo modello di intervento è ben distante da quello proposto dai City Angels: alla mera beneficenza si preferisce l’ascolto, alla risposta puntiforme si sceglie il lavoro di rete. Si sceglie insomma di mettere al centro la persona, con i suoi bisogni, i suoi legami, le sue aspirazioni.

Il Comune però si sottrae dal sostenere un progetto del genere. Callioni, mercoledì 26 febbraio dalle colonne dell’Eco di Bergamo, risponde a chi chiede una compartecipazione del finanziamento del progetto, sostenendo che questo deve ricadere interamente su Trenord. D’altronde, spiega l’assessore, il beneficio prodotto dall’avere treni più decorosi è a solo vantaggio della compagnia ferroviaria. Il problema della povertà viene ridotto a questione di decoro dei treni.

Purtroppo il problema della marginalità non è una questione di sporcizia.

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